domenica 8 novembre 2009

CHIUSURE A DOPPIA MANDATA


Non so come usa in Continente. A Palermo, se abbiamo un morto in casa, teniamo la porta aperta: per evitare suoni ripetuti di campanello, perché tutti possano dare l’ultimo saluto al trapassato e abbracciare i suoi familiari.
Col morto in casa, dimentichiamo la paura dei ladri, i chiavistelli contro zingari ed extracomunitari, gli spioncini per chiudere l’ingresso a Testimoni di Geova e a vicini indesiderati. Mi domando allora se le chiusure a doppia mandata, con cui abitualmente ci barrichiamo nelle nostre case, non siano solo la barriera - inutile e forse dannosa - con cui tentiamo di nascondere a noi stessi l’origine autentica e impronunciabile della nostra angoscia e di nominare le nostre paure più profonde: la paura di essere soli, la paura di morire.
Ma se non possiamo chiudere la porta alle nostre angosce più vere, per cosa e per chi è il caso di sprangare l’uscio di casa?
Maria D’Asaro

(“Centonove”: 6.11.09)

1 commento:

  1. Acuta, questa tua riflessione, cara Maria. E' vero: anche "in continente" si usa tenere la porta aperta, con il morto in casa. Questa si richiude, alle spalle del morto e dei vivi che lo accompagnano, solo quando il feretro lascia la casa per l'ultimo viaggio. Perché il morto porta in casa la vita; una vita che spesso - pensa a quante case sono delle fortezze sbarrate a chiunque - è mancata, quando il morto era, apparentemente, vivo.

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