sabato 28 agosto 2010

PARABOLE


Se cammini nel centro storico palermitano, o anche nelle sue dissestate periferie, alzando gli occhi in alto, vedi di sicuro occhieggiare, sicure e spavalde, tante antenne paraboliche di ultima generazione. Che convivono con facciate in rovina e sono spesso appese su muri sbrecciati e scrostati. Magari accanto a vecchi balconcini malconci, che ospitano qualche gracile e timida piantina. Ti chiedi come sia la vita, dietro quelle persiane sbilenche. Quali esistenze incerte si nascondano dietro le imposte socchiuse. Si insinua il timore che, per gli abitanti di quelle povere casette, la parabola, alla fine, sia solo una ferita, un rattoppo crudele. Forse un bubbone maligno. Perchè li rende spettatori di un mondo luccicante di lustrini e paillette, che può solo essere guardato e non vissuto. Perché li costringe a guardare le vite degli altri, senza vivere mai veramente la loro. Come tanti, novelli e inconsapevoli, fu Mattia Pascal del terzo millennio.
Maria D’Asaro
(pubblicato su “Centonove” il 27-08-2010)

2 commenti:

  1. Se le parabole divulgate dai Vangeli cristiani ci hanno sempre indicato la via, queste ci portano sulla strada del ritorno: il regresso che è conseguenza del progresso, il paradosso di una moderna povertà interiore, povertà di valori ma anche povertà materiale, con i piatti della bilancia che si inclinano sempre più. Hai proprio ragione, queste antenne (che peraltro esteticamente distruggono il nostro territorio) sono l'emblema della mentalità contorta che contraddistingue questa epoca.

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  2. ...e anche quest'anno è appena ricominciato "Un posto al sole". Come se non ne avessimo avuto abbastanza, di sole: anche troppo, per i miei gusti. Buona fine agosto, Maruzza. Un abbraccio.

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