domenica 26 settembre 2010

LA PEDAGOGIA DELLA LUMACA


Quello della lentezza non è un discorso che riguarda i bambini, ma prima di tutto è rivolto a noi adulti, genitori, educatori, insegnanti. Mi viene in aiuto il maestro catalano Joan Domènech con il suo «Elogio dell’educazione lenta» quando afferma: «Gli educatori devono aver il tempo per la lettura e l’ozio, per vivere la sessualità e le relazioni personali ed emozionali e di coppia, il riposo per viaggiare e conoscere altre realtà, per la famiglia, i conoscenti, gli amici… Una parte importante la si deve dedicare a poter disimparare, per poter tornare ad imparare, per poter creare. Devono riservare tempo per la riflessione e la meditazione, per l’osservazione della natura e la conoscenza della società. È troppo importante questa professione per non insistere su questi aspetti. Gli educatori devono aver tempo per sognare un’educazione migliore». Troppo spesso, invece, noi che ci interessiamo di scuola e di educazione, siamo preoccupati di fare, di proporre, di realizzare. E tutto questo ci porta poi all’ansia e all’insoddisfazione.
Decalogo per una educazione lenta
Come fare a diminuire, a rallentare, quando è la scuola stessa che chiede «risultati tangibili»? Sempre Joan Domènech snocciola 10 suggerimenti, un decalogo che traduco, faccio mio e sintetizzo:
1) Decidere dove vogliamo andare, senza guardare sempre l’orologio. Poiché vogliamo educare, chiediamoci a cosa miriamo… e condividiamolo con gli alunni e con i colleghi.
2) Coinvolgersi tutti, insegnanti, ragazzi e famiglie. È un aspetto basilare nella costruzione di un progetto educativo.
3) Dare priorità ad aspetti importanti e urgenti, tralasciando gli aspetti del curriculum, della vita di classe e della scuola che non sono urgenti né importanti.
4) Perdere tempo anche con attività non organizzate, impreviste e imprevedibili.
5) Dare ad ogni alunno il tempo necessario per esprimere la propria creatività nelle attività.
6) Coltivare la pazienza e la perseveranza, dando un senso alle attività che si fanno coi ragazzi.
7) Saper vivere in maniera positiva, testimoniando esempi di vita e valorizzando lo humor nell’educazione.
8) Sfruttare il momento, le attività che hanno un senso, senza essere condizionati dal programma da svolgere.
9) Semplificare i programmi scolastici, limitare gli obiettivi e mirare ad approfondire i temi.
10) Basare il cambiamento sulle potenzialità e le capacità dei ragazzi e di tutti i settori della comunità educativa. Saper ascoltare i ragazzi.

Gianfranco Zavalloni - ©Cem Mondialità Giugno/Luglio 2010

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