giovedì 7 ottobre 2010

On the road

   Era un martedì, il giorno delle cenette filosofiche: un momento di incontro e confronto tra amici, sgranocchiando un biscotto o un pezzo di pizza. Quella sera bisognava trovare la nuova sede. La signora, che non ha ben guardato Tuttocittà o Google maps, posteggia alla cieca a comincia a cercare il 28. Attraversa la via e una moto si ferma per farla passare. Ma continua a star ferma anche dopo che lei ha attraversato. Dalla moto, una voce maschile: “Mi chiamo Giuseppe… Non ho mai visto una donna col suo fascino…” La signora cammina, cercando con gli occhi il 28, ma risponde, sorridendo distratta: “Mi chiamo Maria, grazie del complimento…Buona serata anche a lei!”
   Il signore in motocicletta le si accosta di più e, passando a un tu repentino, le chiede: “Vediamoci stasera”. La signora non mette subito a fuoco, continua a camminare e a cercare la casa: adesso sta zitta. L’uomo continua, pressante: “Dammi almeno il tuo numero di telefono: ecco ti dò il mio, voglio incontrarti…” Ora la signora è confusa, in allarme, il passo veloce. Uno strano ronzio le attraversa le orecchie. La voce dell’uomo è calda, vibrante, imperiosa e supplice insieme. Parla all'uomo, forse sbaglia, ha sbagliato già prima? “Guarda che qui vicino mi stanno aspettando: adesso li chiamo…” Tira fuori il cellulare, convulsa: “A quale 28 siete?” “Devi andare alla piazza…- risponde l’amico - il nostro 28 è in piazza, non è quello della via – “Un tizio mi sta dietro” – “Adesso scendiamo..”
     La moto è ancora vicina, adesso inverte la marcia. La signora ha paura. La paura della preda all’odore del predatore. Gli amici sono stati avvertiti: ma quando verranno? La moto le si accosta di nuovo. Questa volta l’uomo non parla: ma la guarda, beffardo e insistente. “Vai in macchina”, le dice la vocina interiore… Già la macchina, non era lontana. Riattraversa di corsa. Un signore al bancoposta. “Non sono sola, se si avvicina di nuovo”. 
    Corre, nella mano le chiavi. La portiera si apre. Il cuore batte veloce. Dentro. Sicura. E’ un’antilope fortunata perché ha un’automobile. Raggiunge la piazza. Di amici, in strada, ce ne sono già tre. “Ma guarda che mi è capitato, sono solo le nove di sera, ….”
    Non mangia, ma discute con gli altri: mangiare carne, allevamenti intensivi o scelta vegetariana? Perché mangiare i maiali e non i cani? Stasera si sente diversa: si sente - ma lo è sempre stata -una specie a rischio. Anche se è un esemplare insignificante, con una gonna jeans alle caviglie e una maglietta appena appena scollata. E ha cinquant’anni… Un amico sorride e sdrammatizza, scherzando: “Certe trentenni non le guarda nessuno, non è da tutte essere abbordate, a cinquant’anni…”
    Dentro, molta tristezza Qualcuno l’accompagna alla macchina. Il pensiero corre a sua madre: mamma avrebbe disapprovato le sue uscite, la sera. Suo padre, invece, non era contento che il suo essere donna le dimezzasse la vita. Magari, qualche volta le avrebbe fatto compagnia, ascoltando in silenzio, col suo intelligente e luminoso sorriso, le discussioni dell’allegra brigata.
    Certo, uscirà ancora, da sola, la sera. Ma le prossime cenette non avranno lo stesso spensierato sapore.

3 commenti:

  1. Ciao. Fa bene l'amico a sdrammatizzare, e mi associo se voleva essere un complimento, ma gli direi che c'è modo e modo di abbordare. Purtroppo nelle strade si aggirano viscidi personaggi che hanno avuto la sfortuna o la sfrontatezza di non imparare le buone maniere. Questo articolo starebbe benissimo anche nella tua sezione "Nonviolenza in cammino", a testimonianza che di strada da fare verso il buonsenso ce n'è ancora parecchia, speriamo mai troppa. Buona giornata, antilope coraggiosa.

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  2. Ciao, Peter: corro a scuola per una riunione. Per fortuna è solo pomeriggio e la scuola è vicino casa.
    Grazie del tuo sguardo (virtuale!) intelligente e affettuoso.

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  3. Che c'è da sperare davanti a tanto squallore? Che chi è così sfrontato a parole, abbia poi difficoltà a passare ai fatti. Ma è solo un piccolo fuocherello di speranza...La strada per il rispetto di chi è fisicamente più debole (in tutte le gerarchie, a tutte le latitudini, da tutti i punti di vista...) è ancora lunga.
    Augusto Cavadi

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