sabato 15 gennaio 2011

L'AMACA


Difficile vedere uno spaccato della politica italiana più eloquente di quello andato in onda nell´ultimo "Ballarò". Da un lato un vecchio servitore dello Stato, nonché giurista di alto profilo, Stefano Rodotà, che cercava di illustrare nel dettaglio la questione del legittimo impedimento, all´esame della Consulta. Dall´altro due giovani leader del centrodestra, Gelmini e Cota, insofferenti nei confronti di un puntiglio intellettuale non alla loro portata e soprattutto inconciliabile con la loro esigenza di semplificare, e ridurre ogni questione alla proficua banalità "con Berlusconi-contro Berlusconi", ovvero, si capisce, "con la gente-contro la gente".


In particolare Gelmini (che è ministro dell´istruzione, vedete un po´...) pareva strutturalmente incapace di affrontare un´analisi anche sommaria dei fatti, e cioè del motivo stesso del contendere; e continuava ad accusare di "antiberlusconismo" un Rodotà sempre più spossato, e incredulo di vedersi sgretolare davanti agli occhi non già le sue opinioni, quanto il campo stesso del dibattito. Rodotà incarna, agli occhi della nuova leva del potere italiano, piccolo-borghese e di destra, quanto di più detestabile: perché è un signore, perché è un intellettuale, perché è di sinistra. Nel vederlo soccombere (sia pure con infinita dignità), e soccombendo insieme a lui, ci siamo resi conto di quanto la sconfitta della cultura sia anche la sconfitta della realtà. E viceversa.

(Michele Serra, La Repubblica, 14.1.2011)

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