venerdì 28 gennaio 2011

L'AMACA


Si leggono corsivi irridenti, e puntuti elzeviri, sull´incoerenza degli attuali "moralisti di sinistra" che però da ragazzi, nei Sessanta e Settanta, predicavano il libero amore. L´argomento è di impressionante debolezza, e sconfina nella malafede ove si ometta di dire che il "libero amore", nella sua ingenuità panica, era gratuito. Nonché sottratto - almeno nei suoi presupposti teorici - alle varie Morali, tra le quali la vecchia morale di classe (se sei povera, ama il ricco) oggi molto in auge tra le inquiline dell´Olgettina.

L´amore nel tempo della Restaurazione (questo) non fa specie perché sia scostumato o plurimo o perverso (perversa, eccome, era anche la monogamia imposta per legge). Fa specie perché è rassegnato a una lettura economica che sì, è sempre esistita, ma non era mai stata così dichiarata, ostentata, coltivata. E monocratica. E´ dunque un amore assai poco innamorato, come tristi intercettazioni documentano al di là di ogni ragionevole dubbio. Poiché le vie dell´eros sono infinite, è possibile e perfino lecito che protagonisti e protagoniste di questa vicenda considerino eccitante che sia il denaro l´unico vero dominus delle proprie mosse, sessuali e no. Ma non è lecito, questo no, tirare in ballo il "libero amore": è solo uno sporco modo per irridere alla sua sconfitta, e alla sconfitta della rivoluzione.
M. Serra (La Repubblica, 28..1.2011)

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