giovedì 4 agosto 2011

UGUALI SE USIAMO LE STESSE PAROLE




Mentre leggo un libro nella splendida cornice verde e azzurra del Foro Italico, il mio sguardo incrocia tre ragazzi quindicenni, uno con la pelle bianca e due con la pelle scura. Gesticolano, ridono forte, celiano sulle loro – vere o presunte – ragazze. I loro commenti su amici e ragazze sono in perfetto italiano, farcito da colorite, tutto sommato gradevoli, espressioni dialettali. “Espressione orale scorrevole, lessico ricco, ampia la modulazione degli stili espressivi” – commenta l’insegnante che è in me.
E allora penso all’assurdo di politiche scolastiche miopi, mosse spesso da scarsa competenza o dalla paura dei troppi studenti stranieri nella scuola italiana. Invece qualsiasi percorso di inclusione sociale, il diventare cittadini maturi e consapevoli passa per il pieno possesso della lingua comune. Perché aveva proprio ragione don Milani, nella sua poco riletta “Lettera a una professoressa”: “E’ solo la lingua che fa uguali. Eguale è chi sa esprimersi e intende l’espressione altrui”.
Maria D’Asaro
(Pubblicato su “Centonove” il 22-7-2011)

Nessun commento:

Posta un commento