domenica 18 dicembre 2011

Wangari Maathai: guarire la terra, guarire noi stessi

(Un ricordo di WANGARI MAATHAI a cura di Pietro Veronesi, su "La Repubblica" del 27 settembre 2011 col titolo "Addio Maathai, regina degli alberi")
 
Wangari Maathai nasce in Kenya, il primo aprile del 1940, e si era distinta  per lo straordinario successo negli studi, diventando la prima donna in tutta l' Africa centro-orientale a conseguire un dottorato. (…) Di qui il titolo accademico che le sarebbe rimasto attaccato per il resto della vita: "the Professor".
Alla fine di quello stesso decennio, mossa da una passione ambientalista all'epoca ancora profetica non solo per l'Africa ma per il mondo intero, scese in campo contro la deforestazione selvaggia che affliggeva il Kenya cosi' come buona parte del continente.
L'idea meravigliosa di Wangari Maathai non fu tanto quella di fondare un movimento che aveva il semplice scopo di ripiantare alberi, il Green Belt Movement; ma di renderne protagoniste le donne. Sono loro, ovunque in Africa, costrette a cercar legna, l'unico combustibile facilmente reperibile in natura, sempre piu' lontano dalla capanna e dal villaggio; loro le autentiche custodi della vita, della tradizione e del futuro; loro, nell'intenzione del futuro premio Nobel, il soggetto della conservazione ambientale e del cambiamento.
Di qui il carattere unico del Green Belt Movement: verde e al tempo stesso femminista; ecologista ed emancipatorio. Il movimento si scontro' quasi subito con le autorita', specie quando si oppose alla svendita a speculatori privati di foreste del demanio ancora intatte e soprattutto nella celebre battaglia (vinta) contro l'edificazione di una mega-sede dell'allora partito unico nel solo parco verde di Nairobi. Wangari Maathai subi' diversi arresti, fu picchiata, additata come nemico pubblico dall'allora presidente-padrone del Kenya Daniel Arap Moi, insultata, minacciata di morte. Lei tenne duro; e quando il tempo di Moi fini', sembro' incominciare il suo.
Il Kenya conobbe una breve stagione di rinnovamento e nel 2002 la Maathai fu eletta trionfalmente al Parlamento e nominata sottosegretaria all' Ambiente. Nel 2004 la consacrazione mondiale: il premio Nobel per la Pace, prima donna africana.
Questa donna stupenda lascia tre figli, una nipote, milioni di alberi piantati in Kenya su sua istigazione e un'eredita' di speranza alle donne povere del mondo.
WANGARI MAATHAI: GUARIRE LA TERRA, GUARIRE NOI STESSI
[Ecco anche sue considerazioni riprese da dal libro "Replenishing the Earth: Spiritual Values for Healing Ourselves and the World"]

Durante i trent'anni e piu' che ho passato come ambientalista e attivista per i diritti democratici, la gente mi ha spesso chiesto se la spiritualita', differenti tradizioni religiose e la Bibbia in particolare mi avessero ispirato, ed avessero influenzato il mio impegno o il lavoro con il Green Belt Movement.
Quando iniziai questo lavoro nel 1977 non ero motivata dalla mia fede o dalla religione in generale. Stavo invece letteralmente e praticamente pensando a come risolvere problemi concreti. Volevo aiutare le popolazioni rurali, in special modo le donne, a soddisfare le necessita' di base che mi descrivevano durante i miei seminari e laboratori. Mi dicevano che avevano bisogno di acqua pulita, potabile; di cibo nutriente in quantita' adeguata; di reddito; di energia per cucinare e riscaldare.
Percio' quando mi facevano le domande sulla spiritualita', all'inizio, io rispondevo che non pensavo allo scavare buche ed al mobilitare le comunita' affinche' difendessero o curassero gli alberi, le foreste, le fonti d'acqua e il suolo, l'habitat delle specie selvatiche, come a un lavoro spirituale. Inoltre, non ho mai differenziato le attivita' "spirituali" e quelle "laiche".
Dopo qualche anno, sono arrivata a riconoscere che i nostri sforzi non erano limitati al piantare alberi, ma che stavamo anche piantando semi di un tipo diverso, quelli necessari per dare alle comunita' la fiducia in se stesse e la conoscenza necessarie a riscoprire la loro vera voce ed a rivendicare i loro diritti (umani, ambientali, civili e politici).
Il nostro scopo divenne espandere quello che chiamiamo "spazio democratico", uno spazio in cui cittadini comuni possono prendere decisioni per se stessi a beneficio proprio, della propria comunita', del proprio paese e dell'ambiente che li sostiene. (…)
Capii che il lavoro del Green Belt Movement era guidato da alcuni valori intangibili. Essi erano: amore per l'ambiente, gratitudine e rispetto per le risorse della Terra, capacita' di darsi potere e di migliorare se stessi, spirito di servizio e volontariato. (…)
Naturalmente, so bene che tali valori non sono appannaggio del Green Belt Movement. Essi sono universali. Non possono essere toccati o visti. Non possiamo dar loro un valore monetario: in effetti, sono impagabili. Questi valori non sono contenuti in specifiche tradizioni religiose, ne' uno deve far professione di fede per essere guidato da essi. Sembrano piuttosto essere parte della nostra natura umana, ed io sono convinta che siamo persone migliori perche' li abbiamo, e che l'umanita' e' migliore avendoli piuttosto che non avendoli. Dove questi valori sono ignorati, li rimpiazzano dei vizi come l'egoismo, la corruzione, l'avidita' e lo sfruttamento.
Nel processo in cui aiutiamo la Terra a guarire, aiutiamo noi stessi.
Per quel che posso dire attraverso le mie esperienze e le mie osservazioni, credo che la distruzione fisica della Terra si estenda anche a noi. Se viviamo in un ambiente ferito, dove l'acqua e' inquinata, il cibo e' contaminato da metalli pesanti e residui plastici, e il suolo e' praticamente immondizia, cio' ci affligge, influisce sulla nostra salute e crea ferite a livello fisico, psicologico ed esistenziale.
Degradando l'ambiente degradiamo sempre noi stessi.

4 commenti:

  1. bellissima testimonianza Mari: non conoscevo questa donna forte e coraggiosa!!!

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  2. Complimenti , per questa dedica ad una grande DONNA

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  3. Se le dedicassero un film, non me lo perderei. Ma ciò che importa è che sia vissuta nella realtà: 100, 1000 Wangari Maathai!

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  4. @Luigi, Valerio e DOC: il premio Nobel per la Pace lo ha meritato veramente, questa splendida donna. Vorrei avere un centesimo della sua forza coraggiosa.
    @DOC: Sarebbe un'ottima idea, dedicarle un film.

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