martedì 7 agosto 2012

La venditrice di aquiloni



Lei è una donna dagli occhi a mandorla: torniamo insieme dal Foro italico, la villa col prato all’inglese di fronte al mare: io ci vado a leggere un libro, lei a vendere la sua merce. Abbiamo la stessa meta: la fermata dell’autobus, vicino la Stazione centrale. Io, al braccio destro, ho la borsa e un giornale. Lei, sotto il sinistro, ha un sacco pieno di palloni, al destro una borsa con degli aquiloni. Rifletto un istante sulle nostre vite così diverse: la mia, che scorre sui binari di un lavoro garantito, e la sua, in balìa della precarietà di occasionali acquirenti. Eppure i lineamenti del suo volto non dicono ansia in eccesso, ma una compostezza serena. Sarà la tranquillità imperturbabile degli orientali oppure la piccola donna è riuscita a librare nel cielo, assieme a quegli aquiloni, anche la nera zavorra che ci impedisce di vivere in modo lieve e leggero?
Maria D’Asaro  (“Centonove” del 27.07.2012)

2 commenti:

  1. Raramente ci si sofferma sulle persone che ci camminano accanto, piacevole spunto di riflessione le tue considerazioni ,
    grazie Mari
    Elisabetta

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  2. Mi piace credere alla seconda ipotesi; la prima ha un senso di DNA della razza, quindi senza merito, la seconda mi dà l'impressione di un qualcosa di conquistato, di assolutamente personale, assimilato, ne sono certo, attraverso sacrifici e dolori.
    Ciao, Marì, speriamo che i roghi cessino presto e che il caldo ritorni ad essere quello estivo, non quello delle fiamme.

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