sabato 2 febbraio 2013

S.E.D.: Serve Empatia (ben) Dosata



In prima media quest’anno è venuta Marianna: corpicino da scricciolo, capelli neri dal taglio ancora da bimba; occhi grandi da cerbiatto spaventato, sempre pronti a un pianto senza un’apparente ragione. Marianna, che sa leggere appena appena e sa fare solo calcoli semplici, ha una docente di sostegno. La ragazzina è stata accolta con sincero affetto da insegnanti e compagni. A differenza del passato, viene a scuola volentieri e, superato l’impatto con la nuova classe e i nuovi insegnanti, ormai i suoi occhi, anziché alle lacrime, si schiudono a qualche sorriso.
Qualche settimana fa, l’equipe di neuropsichiatria infantile che segue l’alunna ha proposto alla famiglia l’aiuto di un’educatrice domiciliare pagata dal Comune.
Ma: - Mio marito non è d’accordo … - confessa la madre di Marianna alla psicopedagogista di scuola. E aggiunge che era contrario anche al riconoscimento ufficiale della disabilità della figlia. – Perché mio marito è duro, è testardo … A casa non c’è mai, perché fa il camionista. Torna, quando torna, anche alle nove di sera … Però vuole comandare lui.
- Possiamo provare a parlarne insieme? – chiede la psicopedagogista.
Così, un sabato mattina, si presentano entrambi. Lei è un donnone dal viso enorme e dagli occhi sbarrati, che parlano anche se la bocca sta zitta. Lui è alto e magro, con un orecchino alla moda all’orecchio sinistro. - Perchè non vuole l’educatrice domiciliare? – chiede l’operatrice scolastica. – Posso assicurarle che dal Comune invieranno una donna, che avrà il massimo rispetto della sua casa e della sua famiglia. I modi e gli orari della sua presenza saranno concordati con sua moglie. Marianna sarà aiutata nel fare i compiti, a leggere meglio, a essere più serena e sicura … -
Il papà guarda la psico-pedagogista. Si scioglie in quattro e quattr’otto: racconta delle sue bocciature, della sua non volontà di studiare, dei suoi problemi a scuola: - Mia figlia è uguale a me … a che le serve avere un aiuto? - La psico-psico lo esorta a pensare a una figlia più brava e capace, che sappia arrangiarsi da sola a fare la spesa, che sappia contare i soldi di resto, che in futuro riesca a seguire un pochino i figli che forse avrà pure lei. Il papà sembra persuaso. – Allora la chiami tu, lunedì, la dottoressa dell’ASL? – conclude rivolto alla moglie.
E quindi, per Marianna via libera al Servizio Educativo Domiciliare.
Serviva solo un po’ di empatia ben dosata, perchè dicesse di sì quell’uomo tutto d’un pezzo che è suo papà.

7 commenti:

  1. Interesante espacio el tuyo,
    buen fin de semana.
    un abrazo.

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  2. E' una storia già sentita, nel senso che anche a me è capitato e sta capitando anche adesso di trovarmi in situazioni come questa...Le persone sono già avvilite di loro per i problemi imposti dalla società e quando si trovano a poter fare una scelta, spesso sono così stanche di lottare e chiedere che ci rinunciano in partenza...Mah! Io però persisto e insisto...Magu.

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  3. Siete state molto brave. In molti avrebbero desistito davanti ad una persona che sembrava così decisa a non sentire ragioni, eppure bastava veramente un po' di empatia... meno male che tutto si è concluso bene! Adesso speriamo che la bambina faccia progressi.

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  4. Edificante... O meglio, lubrificante: l'ingranaggio famiglia-istituzioni può funzionare solo se supportato da persone chiave che creano un ponte. E' questo il genere di ponti di cui abbiamo bisogno, altro che Treni ad Alta Velocità (per pochi facoltosi) e ponti sullo stretto (deliri di onnipotenza). Complimenti vivissimi a chi ancora riesce ad onorare il proprio operato con il cuore, mentre si tagliano posti cruciali e nastri rossi che di rosso hanno solo un inadeguato colore.

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  5. Quando il vertice si espande, nascono piccole grandi storie come queste!
    Perchè poco possiamo fare per i figli se non abbiamo spazio e orecchie per i bambini che i loro genitori sono stati..
    Grazie Maruzza

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  6. @Ricardo: muchas gracias! Visitarè tuo blog. Un abrazo.
    @Silvia: ciao, da Palermo. Grazie per la visita!
    @Magu: fai bene a insistere. Grazie per la visita! A presto.
    @Vele: spero davvero che l'educatrice domiciliare aiuti a crescere la ragazzina, in tutti gli ambiti. Un abbraccio.
    @DOC: credo davvero che il compito di un docente (e di una psico-psico) sia di essere ponte: di cultura, di educazione, di relazioni umane significative e affettuose. Grazie. Un abbraccio.
    @Louise: grazie a te per la tua intelligente e sensibile attenzione. Un abbraccio.

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