martedì 2 aprile 2013

Per chi (non) suona la campana

Giuliana (Palermo)
    Nel paesino di Maruzza non c’erano i rumori di sottofondo, fastidiosi e rassicuranti insieme, che sono il cuore pulsante di una città. Non che a Giuliana regnasse il silenzio, ma c’era una diversa colonna sonora.
Ad animare le vie del paese provvedevano quotidianamente i numerosi venditori ambulanti, che dai camioncini “abbanniavano” con timbro tenorile le loro merci: “Chi beddi puma aiu … Puma d’amuri russi  russi … Accattativilli ‘i muluna … Patati novi e mircati, a sacchi di cinqu chila…” E se non c’era il venditore che urlava i nomi dei suoi prodotti, si udiva spesso la voce di un ragazzo che percorreva le strade cantando a squarciagola  una canzone di successo. O si sentiva il solitario mormorìo dello scemo del paese che, intanto, tormentava con un bastone di legno l’inferriata posta a protezione della strada.
    Maruzza era felice quando si approssimavano le elezioni e i partiti affidavano a un’utilitaria fornita di megafono la propaganda elettorale. Allora da una vecchia seicento, una voce gracchiante e metallica scandiva per le strade del paese: “Vota e fai votare Partito Comunista Italiano” oppure ”Questa sera, a piazza san Michele, l’onorevole … chiuderà la campagna elettorale della Democrazia Cristiana. Tutta la cittadinanza è invitata a partecipare.” All’annuncio seguivano le note di “Bandiera rossa” o l’inno della D.C. e la bambina dai riccioli d’oro era galvanizzata dall’ascolto di quelle canzoni così trascinanti e gloriose.
    A dare un ritmo cadenzato e regolare alla vita del paesino ci pensava l’orologio della piazza, che batteva i suoi colpi ogni quarto d’ora, donando rintocchi speciali a mezzanotte e alle otto del mattino. In ogni stagione poi, non mancavano mai i versi degli uccelli: il garrire allegro delle rondini in primavera, il cinguettio dei passeri e la voce stridula dei “ciavuli”  - così venivano chiamati i corvi - in estate, il tubare dei colombi in ogni periodo dell’anno.
    E infine c’erano le campane, che suonavano spesso, per segnalare alla piccola comunità eventi tristi o lieti. C’erano infatti i rintocchi lenti e funerei che annunciavano la morte di qualcuno: “Cu muriu accamora, 'gna Vice’? Masculu ie’: app’a moriri ‘u su Fulippu, ch’era malatu..” Il “martoriu”, il suono delle campane che comunicava la morte, a Giuliana era infatti diverso a seconda del sesso del defunto. Le campane facevano udire i loro lamenti anche se c’era qualcuno in fin di vita e il prete usciva dalla canonica per portare al moribondo l’estrema unzione. In passato, quando a morire erano spesso anche i bambini, i rintocchi erano diversi: le campane suonavano quasi a festa “’a gluriata”, perché l’anima innocente del bimbo era attesa in Paradiso. Zia Lillia confessava a Maruzza che sua nonna, nel vedere tutti i nove nipoti in salute, ogni tanto esclamava cinicamente: “Ma cca mai sonanu i gluriateddi ?!” Salvo a piangere, quando la nona nipotina a sette mesi morì di pertosse. E “i gluriateddi” suonarono pure per lei.
   Lo scampanìo delle campane annunciava anche i vari uffici liturgici: le  messe, le processioni solenni, l’Angelus, l’ora dei vespri, l’adorazione del Santissimo, la recita del Rosario. Le campane suonavano a festa per i matrimoni e per tutte le feste comandate.
Un giorno però a Giuliana le campane non suonarono affatto. - Papà, davvero l’arciprete ha dato ordine di non far suonare le campane? – chiese Maruzza a suo padre anni dopo. Papà  si limitò a sorridere, annuendo con un impercettibile segno della testa.
   L’arciprete, insoddisfatto dei risultati ottenuti alle elezioni dal suo partito di riferimento, aveva punito i giulianesi privandoli del suono delle campane.


4 commenti:

  1. Se potessi vedermi adesso, cara mari, scorgeresti un sorriso rilassato ed è tutto merito del tuo racconto vivissimo di un mondo lontano.
    L'arciprete insoddisfatto delle elezioni mi piace troppo, molto cristiana la sua reazione!
    Pensavo ai rumori che sento da casa mia, in questa cittadina che nel cuore è più un paesone, nel centro storico dove abito io, a portata delle imperiose campane del duomo.
    beh, a parte queste ultime che a dire il vero mi danno fastidio perché abusate, per il resto ho un giusto mix di rumori che mi rassicura: canti di uccellini assortiti fin dal primo mattino, poi pian piano mescolati ai rumori di fondo cittadini ma non da metropoli. Pace e vita insieme. Bello sarebbe se tutto ciò fosse anche nel mio cuore.
    Scrivi sempre così maruzza, sei mitica.

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  2. @Curly: che bello, per i miei post, essere attraversati dal tuo sguardo, così ricco di echi interiori! Buona serata. A presto. Un abbraccio.

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  3. Credevo di avertelo già scritto... Ma a quanto pare no, così eccomi qui a recuperare. Questo racconto è gradevolissimo, la «bambina dai riccioli d’oro» ha uno scrigno di ricordi davvero prezioso, pieno di biglie e sfere magiche che oggi, più cresciuta, torna a far brillare come meritano. L'arciprete è una perla "Pirandelliana" di tutto rispetto... Complimenti e buona serata, Maruzza.

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  4. @DOC: la bambina dai riccioli d'oro mi incarica di ringraziarti dell'affettuoso apprezzamento. Buon fine settimana. Un abbraccio.

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