sabato 10 gennaio 2015

L'Epifania secondo Matteo

     
d.Cosimo Scordato
    Credo che tutti voi ricordiate che san Tommaso, nella filosofia medioevale, aveva ipotizzato 5 vie nella ricerca di Dio, cinque vie percorribili perché noi potessimo scoprire Dio. Il Vangelo opera un capovolgimento di questa impostazione, che pure aveva un suo senso. La domanda a cui risponde il Vangelo è: Quante vie fa Dio per incontrare ogni persona? La risposta è che ogni persona è la via che Dio percorre per rivelarsi, per farsi incontrare e per donare la sua ricchezza. L’incarnazione del figlio di Dio, la nascita, l’epifania … ci vanno sempre più allargando ci vanno sempre più allargando quest’orizzonte per farci scoprire cosa è disposto a fare Dio per lasciarci incontrare da ciascuno di noi.
Tutti siamo chiamati a incontrarlo. Solo due categorie mettono facilmente degli ostacoli a che Dio si possa fare incontrare o che possa passare attraverso di loro: i potenti e, forse, i religiosi. I potenti che temono che Dio, che viene incontro all’uomo, demitizzi ogni potere. Nel nostro caso, questi maghi che cosa vedono alla fine? Un bambino, con sua madre. (...) E c’è un passaggio interessante nella citazione che viene fatta: (...) Cosa diceva il testo originale Tu Betlemme terra di Giuda non sei davvero l’ultima delle città, da te uscirà un dominatore. Il messia sarà un dominatore: uno che si fa valere, uno che si impone con la sua evidenza, uno che si fa spazio … Come lo cita san Matteo? Aggiungendo un altro termine, un altro passo e cambiando il termine. Da te uscirà non un dominatore, ma una guida, un capo, uno che sarà il pastore del mio popolo, uno che si prende cura … Quindi non un dominatore, un pastore che ci consente di muoverci, di andare in libertà, di scoprirlo. E quindi una categoria (che non si fa incontrare da Dio) sono i dominatori: questi non possono accettare Dio. O agiscono al posto suo, a nome suo – come spesso è capitato nel passato – o mettono da parte tutto e assolutizzano se stessi: Io sono il tuo Dio.
L’altra categoria, quella dei religiosi, è costituita da persone che hanno le idee chiare, le risposte pronte, tutto il sistema dove Dio è già stato accaparrato, e quindi imprigionato e dominato. A immagine e somiglianza nostra, di noi religiosi, ce lo facciamo Dio. Abbiamo questa tentazione, noi religiosi, noi credenti – anche se c’è un grande dibattito tra fede e religione, c’è un’incompatibilità nella tradizione teologica contemporanea: c’è una linea di pensiero di matrice evangelica, cito Karl Barth ma potrei citare anche altri pensatori, che afferma che se c’è religione non c’è fede e viceversa – Ma quello che mi piace sottolineare è che il credente, il religioso (per ora li metto insieme) nel momento in cui credono di avere colto Dio, rischiano di imprigionarlo nei propri linguaggi, nel proprio sistema, anche se in buona fede …
        Allora questi maghi scompaginano tutto. E seguono la stella. Ma non è nel cielo la stella, non inseguiamola nel cielo … In fondo seguono la voce del loro cuore, della loro coscienza, seguono quello che hanno sentito nel più profondo di se stessi … Anche noi troviamo dentro noi stessi il nostro cammino più vero, lo sentiamo riecheggiare dentro di noi stessi, un appello, una chiamata …
E quindi questo mettersi in cammino attraverso le infinite vie che ognuno di noi è chiamato a percorrere. Ognuno percorre una via diversa dagli altri. Perché Dio ci cerca ognuno di noi diversamente. Allora quante sono le vie che Dio traccia verso di noi? Infinite … quante le vite di ogni persona.
         L’epifania del Signore viene a sigillare, per così dire, questo cammino di Dio verso di noi. Ed è bello che Dio vuole essere incontrato non al di fuori della nostra umanità, ma a partire di ciò che di più bello, di più giusto, di più santo sentiamo di dovere cercare … Che sia la strada della bellezza, della verità, della giustizia, della testimonianza … Dio è capace di percorrere tutte le strade pur di poterci incontrare. E Gesù Cristo è l’affermazione di questo cammino di Dio verso di noi, la sua manifestazione capace di raggiungere tutti. Quindi un’esperienza della salvezza sempre e solo inclusiva e non esclusiva (fuori di noi non c’è salvezza) Poi spetta a Dio come ricondurci tutti alla salvezza - questo è un compito tutto suo – anche attraverso vie distorte, a volte, come a tutti noi può capitare di percorrere. Ma Lui continuerà a venirci incontro. (...)
     Questa è la sua epifania. E dentro tutto questo scopriamo che ognuno ha doni da dare. L’esperienza autentica diventa allora uno scambio di doni; riuscire a scambiarci doni. I tre magi lo esemplificano in modo simbolico: l’oro della regalità, l’incenso del culto, la mirra dell’amore. E’ una citazione del Cantico dei cantici: la mirra simboleggia il profumo dell’amore, dell’incontro di amore. Perché ognuno ha qualcosa da offrire agli altri. E dobbiamo gareggiare in questo: Cosa posso offrirti? Cosa posso accogliere da te? Allora la simpatia di questa festa, i regali o la regalità di questa festa, è un invito a scoprire questa ricchezza infinita che Dio suscita in noi. Ogni dono viene da Lui e Lui non si stanca di auto-donarsi, rendendoci capaci di donarci …

 (il testo non è stato rivisto dall'autore, don Cosimo Scordato:  eventuali errori o omissioni sono della scrivente, Maria D’Asaro, che si assume pertanto la responsabilità delle eventuali imprecisioni e manchevolezze della trascrizione)

2 commenti:

  1. Dovremmo far si che ogni giorno sia epifania. Laddove abituati a prendere, il dono diventa davvero crescita per tutti noi. Un abbraccio

    RispondiElimina
  2. @Santa S: grazie per la tua presenza costante, intelligente e affettuosa. Un abbraccio.

    RispondiElimina