sabato 7 marzo 2015

Il coraggio di scegliere ... la libertà nel mondo

Per noi occidentali, impegnati nel ridefinire i confini e il valore dell’idea di libertà la cui ‘tenuta’ oggi è messa a dura prova dal fanatismo sanguinario dei militanti dell’ISIS, risulta utile e illuminante la lettura di due saggi, in qualche modo complementari, quali  Il coraggio di scegliere di Fernando Savater (Gius. Laterza e Figli Spa, Roma/Bari,  2012, € 9,50) e Libertà nel mondo di Hans Küng (ristampato, dopo quasi 40 anni dalla prima edizione, dalla dinamica casa editrice Il Pozzo di Giacobbe, Trapani, 2014, € 7,00).
Fernando Savater, con lo stile gradevole e colloquiale degli ultra noti Etica per un figlio e Politica per un figlio, ci offre ne Il coraggio di scegliere un’interessante disamina su come intendere la libertà nella nostra società che riconosce i suoi fondamenti nel pensiero filosofico occidentale, da Aristotele a Kant. L’autore sottolinea che “Il senso più classico della parola ‘libertà’ proviene dal campo politico, non dall’etica né dalla filosofia o dalla psicologia” e che da sempre “La politica si occupa essenzialmente di come organizzare e distribuire la libertà in seno alla società umana (…) In tale contesto, la libertà non si riferisce a ciò che vogliamo fare, bensì a quanto possiamo fare.” L’autore, citando Hanna Arendt, ci ricorda che l’etimologia greca del termine eleutheria deriva da eleuthein hopos ero  “andare dove desidero”:  nel passato infatti la libertà era intesa essenzialmente come libertà di movimento. Ma oggi la sfera della libertà si è ampliata: “Il divenire dello sviluppo politico è storicamente consistito nella lotta per allargare il numero dei soggetti titolari della libertà: abolizione della schiavitù, soppressione della divisione genealogica fra nati per comandare e nati per obbedire; diritto per tutti di poter scegliere o revocare i governanti, uguaglianza davanti alla legge (…), diritto di esprimere idee.” Di conseguenza “Le lotte politiche del XXI sec. dovranno mirare ad estendere la libertà effettiva a coloro che ancora non ne godono se non in modo deficitario e subalterno.”  Nella seconda parte del libro, che s’intitola appunto Scelte raccomandate, Savater ci indica sei percorsi possibili per vivere al meglio la nostra libertà: la scelta della verità, che è sempre da intendersi come verità qui e adesso, rispetto a qualcosa; la scelta del piacere, che dona letizia alla vita e ci rende,  per un po’, indipendenti dai nostri simili; la scelta della politica, che ci permette di cambiare le cose e di trasformare l’ordine socioculturale involontario nel quale siamo stati gettati nel mondo: ”L’ambizione della democrazia è farci passare da una vita subita (…) a una vita voluta”; la scelta dell’educazione civica, tesa a formare cittadini che apprezzino “la forza della ragione e non le ragioni della forza”;  la scelta dell’umanità, che prevede l’autolimitazione, la simpatia solidale e il rispetto; infine la scelta del contingente, che consiste nell’abbandonare l’idea di trovare alla vita un Senso con la maiuscola e nell’accettarne invece la provvisorietà:“la bellezza del contingente è quella che celebra sia il palpito di ciò che viene dato sia l’ombra di quanto ci manca; tale accettazione incondizionata della vita (…) si chiama gioia”.
Nel libretto Libertà nel mondo, il teologo Hans Küng ci presenta la vicenda umana di Thomas More come prova esemplare di come si possa essere cristiani ‘liberi’  pur vivendo nel mondo. More,  che nel XVI secolo fu gran Cancelliere del Regno britannico sotto Enrico VIII, ovviamente non osservò mai i voti di povertà, castità e obbedienza previsti dalla Chiesa cattolica per i monaci e i consacrati, ma godette delle sue numerose proprietà, degli affetti familiari e del prestigio dovutogli per la competenza e la dedizione con cui attendeva agli alti incarichi pubblici. Thomas More comunque “Viveva nel mondo, ma non si lasciava irretire da esso … conservava dentro di sé una profonda indipendenza dal mondo e una interiore libertà per Dio”. Allora :”Il fatto decisivo per il cristiano non è che egli abbandoni i beni del mondo, ma che non sia da essi soggiogato, che non si abbandoni totalmente ad essi”. Come scrive nella postfazione don Alessandro Plotti, vescovo emerito di Pisa: “Nulla nel mondo è in sé impuro, né la proprietà né il potere, e tutto può diventare nella libertà e nel distacco occasione di crescita, anche umana; l’importante è che nel mondo e dal mondo tutto si trasformi in occasioni di servizio e di amore.” Infine, oggi più che mai, il sacrificio di Thomas More è la risposta sempre attuale alle tentazioni del potere politico di assolutizzare se stesso e di imporre con la violenza il suo credo: More ci ricorda che la vera libertà risiede nell’intimo della propria coscienza e che nulla, neppure la vita fisica, è più preziosa della sua salvaguardia.                
                                          Maria D’Asaro , “Centonove” n.9 del 5.3.2015

3 commenti:

  1. C'è molto da riflettere in questa pagina, hai saputo condensare con precisione e profondità un argomento che di questi tempi richiede tutta la nostra attenzione. Grazie Maria. Ti auguro una serena domenica.

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  2. In entrambi i casi, in un libro esplicitamente, nell'altro più implicitamente, mi sembra che la parola chiave sia "scelta". È la scelta (etica, morale, politica) che ci rende esseri dotati di coscienza. È la scelta che rende pesante o coerente o razionale o giusta la nostra coscienza. Interessante disamina, la tua, breve e chiarissima!

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  3. @Santa S e Veronica: grazie di cuore ad entrambe per la visita, la lettura attenta e l'apprezzamento. A presto! Buona settimana.

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