venerdì 31 luglio 2015

Ciao, Giuseppe

      Aveva solo quindici mesi Giuseppe Casarrubea quando, appena due mesi dopo la strage di Portella della Ginestra del 1° maggio 1947, suo padre, Giuseppe come lui, fu ucciso a Partinico nella sede del PCI, la sera del 22 giugno 1947. L’omicidio del padre, forse opera di mafiosi legati a Salvatore Giuliano, ha segnato la sua vita, dedicata alla ricerca storica e, come Dirigente scolastico, all’impegno educativo. Come storico, Casarrubea si è occupato del movimento contadino e, in collaborazione con Nicola Tranfaglia, di storia siciliana del ‘900, soprattutto dell’intreccio tra mafia e servizi segreti. Come Preside – posso testimoniarlo da docente - non ha avuto bisogno di super poteri per spendersi contro la dispersione scolastica, a servizio degli alunni più bisognosi e del territorio. Al prof. Casarrubea, che ci ha lasciati il 7 giugno scorso, il nostro commosso saluto e il nostro costante impegno per una società dove trionfino verità e giustizia.

   
                                           Maria D’Asaro, “Centonove” n. 13 del 30.7.2015

giovedì 30 luglio 2015

Alberi e bambini, secondo Osho

Qualche volta è difficile per te accettare la visione dei bambini, perché tu stesso l’hai perduta! Un bambino si arrampica su un albero: cosa farai? Subito ti impaurisci (…) corri a fermarlo. Se avessi conosciuto la gioia di arrampicarsi su un albero, avresti aiutato il bambino a imparare! … Non l’avresti fermato. La tua paura è giusta, indica amore. Hai paura che il bambino cada e si faccia male, ma fermarlo e impedire di arrampicarsi significa impedirgli di crescere. C’è qualcosa di essenziale nell’arrampicarsi sugli alberi. Se un bambino non l’ha mai fatto, rimarrà in qualche modo più povero, gli mancherà una ricchezza per tutta la vita. (…) Lascia che si arrampichi. E se hai paura, aiutalo, va’ a insegnarglielo. Arrampicati insieme a lui! Aiutalo a imparare in modo che non cada. E ogni tanto cadere non è poi così malvagio (…). I bambini hanno la loro visuale, la loro comprensione, il loro modo d’intendere. Cercate di comprenderli. Una mente comprensiva troverà sempre una profonda armonia con il proprio figlio. E’ lo stupido, la persona inconsapevole quella che non comprende, perché continua a rimanere chiusa nelle proprie idee e non guarda mai al punto di vista dell’altro.

 I bambini portano freschezza al mondo. I bambini sono le nuove edizioni della consapevolezza. I bambini sono una boccata fresca di divinità nella vita. Abbine rispetto. E se sarai felice e consapevole, non occorre preoccuparsi di commettere o di non commettere gli stessi errori dei tuoi genitori: non li commetterai. La consapevolezza farà la differenza.

(da: Osho L’arte di ricrearsi, Arnoldo Mondadori, Milano, 2013, €9)

domenica 26 luglio 2015

Su Kepler 452-b non sarebbe successo ...

Forse su Kepler 452-b non sarebbe successo.
     Che un ragazzo di 17 anni venisse ucciso da suoi due coetanei perché colpevole di riservare delle attenzioni  a una ragazzina, considerata di proprietà di uno dei due.
Il pianeta Kepler 452-b è più grande della Terra del 60% e orbita intorno alla sua stella a una distanza paragonabile a quella che separa la Terra dal Sole. La stella, che si trova  nella costellazione del Cigno, è leggermente più brillante del Sole, il che fa del nuovo esopianeta un miglior candidato a "gemello" della Terra rispetto agli ultimi individuati, che orbitano intorno a stelle meno brillanti.
Kepler 452-b  è cinque volte più massiccio della Terra e orbita intorno alla sua stella ogni 385 giorni (un numero che ricorda in modo suggestivo la durata di un anno terrestre). La sua stella è circa 1,5 miliardi di anni più vecchia del Sole, Kepler 452-b  ha più o meno la stessa età: potrebbe offrire quindi uno scorcio sul futuro destino della Terra.
Intanto ancora, nel nostro pianetino:
Il ragazzo Ismaele, con il suo bellissimo nome e i suoi diciassette anni, è la miliardesima vittima (almeno) della interminabile preistoria delle relazioni sessuali- sentimentali che vede nella femmina un oggetto di proprietà, nei maschi coloro che se la contendono con ogni mezzo, coltello compreso. Una preistoria che dura dall’alba dei tempi al luglio 2015; e chissà fino a quando. La stessa ragazzina (povera ragazzina) oggetto del contendere, nelle tenere e confuse interviste post-delitto, manifesta una sorta di mansueta accettazione del proprio ruolo. Non è poi così sorpresa che il suo fidanzato sgozzatore abbia ucciso per lei: «Era gelosissimo; lo amo e lo aspetto».
La barbarie di quel delitto affonda le sue radici in profondissime, cruente abitudini, in sottomissioni mai discusse perché mai capite, in prepotenze orribili spacciate per “amore”. Sradicarle è un’impresa forse disperata; ma è uno dei pochissimi obiettivi politici, culturali, umani per i quali vale la pena vivere e combattere. Nessuno appartiene a nessuno. Nessuno è il padrone del corpo di un altro. L’amore o è libera scelta o non è amore. (…)"

Le riflessioni sono di Michele Serra (“La Repubblica”, 25.7.2015); le notizie su Kepler 452- b sono tratte anche da questa pagina de “La Stampa”

venerdì 24 luglio 2015

PA/CT: la strada infinita

Che dire ancora, dopo le poco ottimistiche previsioni sui tempi di ripristino del disastrato viadotto Himera che ha compromesso la viabilità dell’autostrada Palermo/Catania? Che basta percorrerla un paio di volte per rendersi conto di come sia davvero una laica “via crucis”: il tragitto dura più di tre ore, spesso senza aria condizionata, senza alcuna sosta prevista, anche se non sempre l’autobus ha un bagno. Astenersi quindi se incontinenti, se si soffre il caldo o si è fumatori incalliti. Oppure bisogna sperare di trovare un autista pietoso disposto a una fermata imprevista perché a una vecchietta scappa la pipì; ma a quel punto scendono con lei anche i  fumatori e a Catania, se va bene, si arriva dopo 3 ore e mezzo. Ai siciliani non rimangono che allora due alternative: o lottare per una viabilità sostenibile che includa anche l’ammodernamento della rete ferroviaria o convertirsi al buddismo e raggiungere presto l’imperturbabilità.
                                            Maria D’Asaro, “Centonove” n. 12 del 23.7.2015


mercoledì 22 luglio 2015

Cento tag di solitudine

Due riflessioni sulla solitudine: la prima di Elena Stancanelli. giornalista; la seconda del prof. Giovanni Salonia, frate cappuccino e psicoterapeuta,  direttore scientifico dell’Istituto di Gestalt Therapy Kairòs 
La stanza, Vincent Van Gogh, 1888

Meglio soli che in FB contattati (il titolo è mio)…

La prossima epidemia mortale che dovremmo affrontare sarà la solitudine. Gli uomini e le donne che verrano avranno il cuore spaccato da quel sentimento notissimo, che finora curavamo con l’amore, l’amicizia, il sesso, il cibo, i libri. Non basteranno più, sembra. Perché la società che stiamo approntando funziona meglio se può rivolgersi al singolo, e quindi disincentiva ogni forma comunitaria. Apparentemente incoraggiandola, certo, come ogni buona azione pubblicitaria sa bene.
Abbiamo inventato social in cui accumulare amici, o chat nelle quali incontrare più gente possibile. Più o meno siamo tutti amici, o amanti, o tutte e due le cose. E perché questo funzioni in maniera fluida, sarà meglio non incastrarsi in legami stabili.
Che ne sarà di tutti gli altri, se dovrai occuparti di uno solo? Hai 10000 amici su Facebook, milioni di contatti disponibili su Tinder, una fraccata di follower su Twitter, non vorrai mica stare a perdere tempo con un compagno, o una compagna?
Uno solo, ti rendi conto?! È una battaglia impari, e già perduta. E pazienza se così diventeremo tanti esserini deboli, sempre impegnati nell’incessante processo di aver fame ed estinguerla, aver fame ed estinguerla. Un movimento celibe, sterile e che di certo non produce affetti. (…)  
E. Stancanelli (“La Repubblica”, 14 marzo 2015)

Vivere la propria vita come un’opera d’arte

Si raggiunge il “potere personale” (termine caro a C. Rogers) e ci si riconcilia con se stessi e con la vita, se si riesce ad esprimere fino in fondo l’artista che vibra e freme nell’intimo di ogni vivente. Impresa ardua, ma inevitabile. Primo passo sarà, forse, accettare la propria intima solitudine secondo il famoso detto di Duns Scoto: Ad personam requiritur ultima solitudo. La solitudine radicale ci fa soggetti. Quindi, entrati in contatto con la propria unicità, sarà necessario rischiare di esporsi al mondo vincendo - ecco il potere! - la fobia di valutazioni esterne. Infine, esprimere pienamente la propria creatività sconfiggendo - ancora potere! - la fobia dell’essere concreti e limitati connessa con il narcisistico rimandare progetti sempre annunciati e mai incarnati. Solo se si riesce a vivere la propria vita come un’opera d’arte, il bisogno di potere dentro di noi si placherà e diventerà creativo e positivo non solo per noi ma anche per gli altri. 
Giovanni Salonia (Yes, we can. Il fascino del potere di creare o distruggere la relazione in Messaggero Cappuccino, da qui

domenica 19 luglio 2015

19 luglio 1992

 
   Tutti i palermitani ricordano dove erano il pomeriggio del 19 luglio 1992. Io ero in vacanza a Ustica, con Irene, sei anni, che imparava a nuotare, e Riccardino, di appena due anni, che saltellava dicendo “tette, otto: Uttica!” Il 19 luglio 1992 avevo un figlio in meno e una sorella in più. Una sorella che, quel pomeriggio, mi chiamò al telefono per dirmi che Paolo Borsellino era stato ammazzato con un’autobomba e che da casa di nostra madre, non proprio vicina a via D’Amelio, si era sentito il botto. Non ci eravamo ancora ripresi dalla strage di Capaci, avvenuta neppure due mesi prima, ed ecco, eravamo di nuovo a lutto. Bisogna essere palermitani per capire lo strazio, il dolore, la paura, lo schifo. Da allora niente è stato più come prima. Avevamo la nostra ISIS e non è stato facile conviverci e combatterla. 
Dovrebbero ricordarselo, il Primario dell’ospedale di Villa Sofia che avrebbe pronunciato l’orribile frase nei riguardi di Lucia Borsellino, figlia di Paolo ed ex assessore regionale alla Sanità, e lo stesso Presidente della Regione Crocetta, che avrebbe ascoltato la frase senza reagire. Comportamenti come quelli del dottore Tutino e del presidente Crocetta ci ricordano che è stata proprio l’enorme zona grigia a fare da brodo di coltura al braccio armato di Cosa nostra. Questi fatti, che ci fanno vergognare come siciliani, rischiano di minare definitivamente la fiducia verso le istituzioni e dimostrano quanto sia urgente e difficile essere autenticamente antimafiosi. La vera antimafia non è fatta di parole, di proclami sterili e vuoti, ma di comportamenti onesti, legali, responsabili, puliti, senza compromessi con le mille zone grigie che affollano la città. 
Solo quest’antimafia, coraggiosamente incarnata da Lucia Borsellino, rende testimonianza e onore al sacrificio del giudice Paolo e dei cinque agenti di scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. 





sabato 18 luglio 2015

Viva santa Rosalia

    Palermo ha appena festeggiato il  391° Festino di Santa Rosalia, patrona della città dal 1624, quando i suoi resti, portati in processione, secondo la tradizione avrebbero fermato l’epidemia di peste che imperversava in città. Rosalia, da tutti appellata “la Santuzza”, visse a Palermo dal 1130 al 1156, quando morì da eremita in una grotta sul monte Pellegrino. I festeggiamenti in suo onore riescono ancora a fare un piccolo miracolo: unire i palermitani di tutte le estrazioni sociali nella sfilata che, la sera del 14 luglio, accompagna il Carro della Santuzza dalla Cattedrale al Foro Italico, percorrendo tutto l’antico quartiere del Cassaro. La festa ha poi il suo culmine nei magnifici fuochi d’artificio che illuminano il foro Umberto I fino alla Cala. L’augurio è che Palermo riesca sempre a incarnare la sua anima migliore: generosa, accogliente, creativa. E si possa dire davvero, tutti i giorni dell’anno: viva Palermo e santa Rosalia!

                                                                         Maria D’Asaro, “Centonove” n. 11 del 16.7.2015

lunedì 13 luglio 2015

E’ stato il figlio?

     Il 15 maggio scorso, a Barcellona, comune in provincia di Messina, chi è stato ad uccidere dopo una lite, con un fucilata all’addome, Roberto Crisafulli: il padre o il fratello? Inizialmente era stato il fratello più giovane, Alessandro, ad autoaccusarsi del delitto. Ma qualche giorno dopo Alessandro ha ritrattato: ad uccidere Roberto sarebbe stato suo padre Cosimo, che lo avrebbe poi costretto a confessare di essere l’omicida. Mentre la magistratura indaga per capire la verità, il pensiero va al romanzo di Roberto Alajmo E’ stato il figlio (da cui è stato anche tratto l’omonimo film, nel 2012, per la regia di Daniele Ciprì), che, pur con qualche variante, narrava una vicenda simile: a dimostrazione che la buona letteratura spesso anticipa e supera la cronaca, la storia e la psicologia. Alla fine dell’avvincente racconto, Alajmo dipanava la matassa; si spera che anche la Magistratura possa sciogliere l’enigma  legato all’omicidio di Roberto.

          Maria D’Asaro, “Centonove” n.10 del 9.7.2015

giovedì 9 luglio 2015

Devo sapere subito se sono viva ...

Dal mio libro sul comodino:  Devo sapere subito se sono vivo,  ecco – a mio avviso – il magnifico incipit del III capitolo, curato da G.Salonia:
(…E’ proprio vero che i poeti, i folli e i bambini sono i ‘Pastori dell’Essere’: essi custodiscono cioè gelosamente la sorgente intima e feconda della condizione umana. “Un solo verso – canta Turoldo – fessura sull’infinito come il costato di Cristo/un solo verso può fare grande il mondo”. Le Comunità Terapeutiche Psichiatriche non sono il territorio dove si imprigiona la follia, ma il luogo in cui si vive, nel quotidiano, la decisiva fatica del diventare umani. Per questo, le comunità devono diventare punto di riferimento, laboratorio di crescita umana per la polis che vuole definirsi e costruirsi quale città vivibile e umana. Alla scuola delle Comunità terapeutiche è possibile confrontarsi con i valori – allo stesso tempo intimi e politici – dell’accoglienza, della diversità, dell’unicità di ogni persona, del potere rigenerativo dell’incontro.
I bambini, poi! Che si riprenda ad ascoltare i bambini è stato uno degli ultimi messaggi di Laing. Quando accade che un bambino si affida a noi dandoci la sua manina e fissandoci con due occhi grandi e teneri, ci sentiamo ri-generati e si rinnova in noi quello che Nietzsche chiama il ‘matrimonio dell’anima col corpo’. In una società complessa e frantumata in soggettività molteplici e autoreferenziali, diventa impegno primario la ricerca di nuove ragioni e di nuove regole del vivere insieme. I bambini (vicini alla sorgente della vita), i poeti (che sperimentano una dimensione di gratuità dell’esistenza) e i folli (feriti mortalmente nelle relazioni più arcaiche) ci permettono di sottrarci allo smarrimento del Man sagt heideggeriano, dell’alienazione, delle apparenze e ci aprono inediti e genuini percorsi di rigenerazione e di ricominciamento per inventare un futuro possibile.

Devo sapere subito se sono vivo, di Salonia, Conte, Argentino (Il Pozzo di Giacobbe, Trapani, 2013,€ 16,00, pagg.55,56)

lunedì 6 luglio 2015

Parola che crea, parola che cura

Poesia e terapia possono stare insieme? Sembra proprio di sì.
Ecco un breve stralcio dalla tesi della dott.ssa Leonora Cupane, psicoterapeuta.
Samuel Coleridge

 (...) Il poeta Samuel Coleridge (…) parla di potere vegetale dell’immaginazione poetica, che opera una crescita: come la pianta s’immerge nella luce e nella terra per ricavarne il nutrimento, analogamente il verbo poetico ci fa partecipare, attraverso una comunione aperta, alla totalità delle cose, di cui si alimenta. La poesia cresce nell’esperienza e ci fa sentire un tutt’uno con l’esperienza, così come la pianta cresce nella terra e ci fa sentire in comunione con essa. E la crescita, lo sappiamo, è lo scopo principale della terapia, forse l’unico. Se la poesia è un’esperienza vitale, e in quanto tale ci fa crescere, quella è la cura. 
Questa tesi non fa altro che dire una cosa sola: la poesia, come la terapia, è un anelito alla riunificazione, all’integrazione, all’interezza dell’esperienza. I suoi strumenti specifici, come le metafore, gli ossimori, le sinestesie, il chiasmo, stabiliscono parentele fra campi lontani, testimoniano la possibilità di dissolvere i confini rigidi dei sensi e fra i sensi e la mente. Anche la rima e le assonanze, affratellando parole attraverso un criterio di somiglianza sonora, promuovono la comunicazione fra zone semantiche differenti che finiscono per far parte di uno stesso campo immaginativo ed emozionale. 
La poesia ha dunque strumenti capaci di avvicinare aspetti separati: è un linguaggio etico, di dialogo, pace e conciliazione, che accoglie e restituisce tutta la complessità e unicità dell’esperienza. Si prende cura dei contrasti esistenti nelle nostre percezioni, emozioni, percezioni e cognizioni, e, senza negarli, li trasforma creativamente in relazioni armoniche. Il diverso diventa simile, il lontano vicino, la luce accoglie l’ombra, ma tutto mantiene la sua singolarità; il conflitto in poesia non viene “prematuramente sedato”, ma anzi diventa generatore di fertili polivalenze attraverso originali creazioni linguistiche che hanno la concretezza di oggetti fisici.  (…)
L’obiettivo di un terapeuta della Gestalt non è di fare diventare tutti i pazienti poeti, ma di riscoprire insieme a loro che «il parlare quotidiano è una poesia dimenticata e come logorata, nella quale a stento è dato ancora percepire il suono di un autentico chiamare» (Heidegger, 2013, p. 42). 
Riunificare, respirare, nominare e chiamare l’altro: ecco i modesti doni che la poesia ci può regalare. 

                                                                                                       Leonora Cupane
(La parola che danza e canta.La parola che crea incanta. La poesia come canale di integrazione terapeutica nella cornice della psicoterapia della Gestalt, 28-05-2015, Istituto Hcc Italy; tratto dalla pagina FB della dott.ssa Cupane)


venerdì 3 luglio 2015

Laudato sii …


         Se il 3 luglio 1995 Alex Langer, uomo di pace ed ecologista,  non ci avesse lasciato, avremmo un Italia migliore e più “verde”. Con l’enciclica “Laudato sii”, anche papa Francesco sollecita e promuove oggi la cura della Terra. Nell’enciclica si sottolineano: “l’intima relazione tra i poveri e la fragilità del pianeta; la convinzione che tutto nel mondo è intimamente connesso; la critica al nuovo paradigma e alle forme di potere che derivano dalla tecnologia; l’invito a cercare altri modi di intendere l’economia e il progresso; il valore proprio di ogni creatura; il senso umano dell’ecologia; (…) la grave responsabilità della politica internazionale e locale; la cultura dello scarto e la proposta di un nuovo stile di vita”. Temi questi che Langer aveva già approfondito nei suoi interventi. 
       Caro Alex, ci manchi tantissimo: in tua memoria, come ci esortavi a fare, cercheremo di costruire insieme una società più verde e solidale.


                                                               Maria D’Asaro,Centonove” n.9 del 2.7.2015

giovedì 2 luglio 2015

Sulla maturità e dintorni

Luciano, 9 anni
      (Oggi  Luciano, il mio splendido ex cucciolo che sta facendo gli esami di maturità al liceo scientifico, ha avuto il colloquio orale. A me è parso abbastanza "maturo", anche se la mamma non è la persona più oggettiva del mondo. Questo l'inizio della sua tesina, relativa al concetto di rappresentazione)
  Il termine "rappresentazione" ha radice etimologica latina … Immanuel Kant (1724-1804) definisce la rappresentazione ("vorstellung") come la classe suprema sotto cui vengono a riassumersi i tipi gnoseologici dell'intuizione, del concetto e dell'idea. Hegel (1770-1831), massimo esponente dell'idealismo tedesco, annullando la funzione limite della cosa in sè (noumeno kantiano), farà della rappresentazione uno stato dello spirito soggettivo … 
Cartesio opera poi un collegamento tra conoscenza astratta e razionale e realtà empirica (...). Si deve a lui il sistema di rappresentazione matematica degli assi cartesiani. E' grazie a tale sistema di rappresentazione che possiamo associare ad ogni funzione f(x) esprimibile algebricamente un preciso significato grafico (…). 
Recenti ricerche di studiosi quali V. S. Ramachandran o A. J. Pineda,  hanno evidenziato che, in alcuni primati ed anche nell'uomo, nell'area del lobo frontale si trovano invece i cosiddetti "neuroni specchio". I neuroni specchio sono una classe di neuroni che si attivano quando un individuo umano (o animale) compie un'azione ed in seguito lo stesso individuo osserva la stessa azione compiuta da un altro soggetto.  
(continua , continua e continua...)