venerdì 5 febbraio 2016

Lumpen Italia: il trionfo del sottoproletariato cognitivo

       « Uno spettro si aggira per l'Italia: lo spettro dell’ignorante ipermoderno …»: con l’opportuna variante, il celebre incipit del Manifesto del partito comunista di Marx ed Engels calzerebbe a pennello come inizio di Lumpen Italia - Il trionfo del sottoproletariato cognitivo (IPOC, Milano, 2015, €16,00), testo in cui Davide Miccione spiega la recente comparsa dell’inquietante nuova ‘forma di vita’ culturale, caratterizzata da un disinteresse assoluto per la cultura e per il funzionamento della realtà, forma di vita “che potrebbe rivelarsi esiziale per il mondo così come sinora lo abbiamo conosciuto”.
      Ma chi è l’ignorante ipermoderno? Dove si trova? Quali sono le sue caratteristiche peculiari? Quali le nefaste conseguenze della sua massiccia diffusione su scala italiana e mondiale? In un libro di gradevole lettura - in parte diario in prima persona dove “sgomento e malinconia però superano il divertimento”, ma anche e soprattutto saggio accurato e rigoroso in cui, come sottolinea nella prefazione Angelo d’Orsi, “il sarcasmo appassionato (…) si fonde con la freddezza dell’anatomo-patologo” - Miccione offre un’analisi dettagliata dell’inedito e grave fenomeno sociale: ci dice innanzitutto  che gli “zombi cognitivi” non sono più il frutto diretto della miseria, sono presenti a nord e sud della penisola, sono diffusi quasi trasversalmente nelle classi sociali e abbondano persino nelle università.          L’ignorante ipermoderno inoltre, portatore insano di un rapporto agghiacciante e distruttivo tra vita e sapere, “è del tutto privo di profondità temporale  e (…) di qualsiasi consapevolezza della storicità di se stesso e di ciò che vede” e non si vergogna affatto della sua ignoranza, che ostenta spesso con orgoglio perchè, al contrario di Socrate che sa di non sapere, egli non sa e non gli interessa sapere: nel suo universo infatti “la comprensione di norme e categorie generali e la conoscenza delle articolazioni attraverso cui la realtà si svolge è il punto massimo del suo disinteresse”, poiché “il mondo come oggetto di conoscenza va svanendo”, “tutto sembra farsi flusso indistinto (…) ridotto a una sorta di nebbia emotivo-sensoriale (…) ad una confusa ed emotiva socializzazione”.
 L’autore indica le cause di quest’odierna “catastrofe antropologica” nelle discutibili scelte politiche su scuola e università fatte in Italia negli ultimi vent’anni, evidenziando il dato scandaloso legato alla persistenza di elevati indici di dispersione scolastica: nelle regioni meridionali, ancora nel 2009, due ragazzi su dieci abbandonano precocemente gli studi. E poi, anche se scolarizzati, più del 70% degli italiani non comprende un semplice testo. Inoltre, d’accordo con Raffaele Simone, Miccione sottolinea il “radicale mutamento delle modalità di attingimento cognitivo (visione vs.lettura, multitasking vs.concentrazione)”, come ulteriore significativa concausa dell’ingrossamento del “sottoproletariato cognitivo”; nella consapevolezza, comunque, che non sono solo italiane “la crisi delle istituzioni formative e la renitenza delle masse alla cultura (…), il consumo ossessivo di televisione (…), l’invasione delle tecnologie informatiche e il loro ossessivo utilizzo simultaneo a quasi ogni altra azione della vita”, “l’idea che abilità tecniche e le competenze spendibili siano ormai immensamente più importanti della cultura generale (…) e l’idea di società in quanto macchina produttiva e di individui come mezzi”.
       Il testo ci riconduce quindi alle cause politiche del fenomeno: il trionfo dell’ignoranza è stato senz’altro favorito dalla “lumpendestra” (la destra stracciona) “populista, emotivista, ‘ipnomediatica”, oltre che dalla visione imperante di un“consumerismo ipermoderno che pone il consumatore e il consumo e non il cittadino o il lavoratore al centro della realtà.
E la sinistra? Dimenticata forse l’incompatibilità tra ignoranza e vita democratica di uno stato, tace o collude: “l’idea di un mondo dove (…) governanti e governati possano scambiarsi di posto, un mondo dove si prova a uscire e a far uscire ogni cittadino dalla minorità, è un sogno che nessuno è più interessato a sognare” .     Leggere Lumpen Italia, testo davvero illuminante e ‘profetico’, risulta allora indispensabile per chi voglia interrogarsi sui perché dell’ignoranza dilagante e fare qualcosa per un’urgente e necessaria inversione di tendenza, prendendo spunto anche dalle cinque proposte elencate da Miccione per “iniziare a desottoproletarizzare l’Italia” . Perché, per  dirlo con le splendide parole di Pasolini citate nel testo a pag.18: “Chi protesta con tutta la sua forza (…) contro il regresso e la degradazione, vuol dire che ama gli uomini in carne e ossa.” 
                                                         
                                                                   Maria D’Asaro: “Centonove” n. 5 del 4.2.2016, pag. 30

4 commenti:

  1. Una disamina forse feroce ma purtroppo, estremamente condivisibile e realistica!
    L'esibizione dell'ignoranza è diventata uno stomachevole vezzo, così come quello del turpiloquio o comunque dell'insulto: pensiamo al: "Capra!", di sgarbiana memoria, che passa per sincerità.
    Dimostrarsi ignoranti e farsene un vanto, è peraltro una tendenza alimentata da chi da tutto questo, guadagna in termini di potere politico, economico, militare...
    Talvolta, capita anche tra persone che insegnano: certi colleghi e/o colleghe, credono ormai che tra semplificare e banalizzare non ci sia differenza. E banalizzano: spesso, con un certo, ridicolo, orgoglio.
    Gramsci diceva però che l'intelligenza richiede impegno, costanza, a volte anche noia... e pulizia morale, oltre che intellettuale. Ecco, probabilmente l'ignoranza è dovuta a questa sorta di libidine della sporcizia, sia pure elegantemente imbellettata.
    Comunque ti ringrazio per la segnalazione: appena possibile leggerò il testo.
    Buona serata
    Riccardo

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    1. @riccardo: scrivi bene: "l'esibizione dell'ignoranza è diventata quasi un vezzo, così come il turpiloquio. Ottimo anche il riferimento alle riflessioni di Gramsci: l'ignoranza regna sovrana anche perchè siamo pigri ... Grazie della condivisione. Buona serata e cordiali saluti.

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