lunedì 30 maggio 2016

La Sicilia al British Museum


Vergine Maria: mosaico XII secolo
       La storia della Sicilia, in particolare quella del periodo greco e della  fase normanna, avrà a Londra un’importante risonanza perché il British Museum, dal 21/4/2016 al 14/8/2016, ha deciso di dedicare alla nostra isola una mostra speciale, composta da circa 200 oggetti, dal titolo “Sicily culture and conquest” (Sicilia, cultura e conquista). Grazie a quest’iniziativa, la Sicilia verrà apprezzata come “centro culturale del mondo antico e medievale”, come si legge nel depliant di presentazione della mostra al museo londinese.
   Tra gli altri, saranno esposti un busto di marmo di Federico II, una moneta coniata da Ruggero II nel 1138, una mappa commissionata da re Ruggero al cartografo islamico Al-Idrisi, una lapide scritta in quattro lingue (greco, latino, arabo, ebraico) e un mosaico bizantino della Madonna con le mani tese a difesa dell’umanità. Con la speranza che gli ultimi due reperti diventino auspicio di una terra multiculturale e promotrice di pace.
             Maria D’Asaro: Centonove” n.21 del 26.5.2016


Copia mappa della Sicilia, prov. dal Trattato di Al-Idrisi

Lapide quadrilingue (Palermo, 1149)


sabato 28 maggio 2016

Niente fuochi d'artificio, per favore

     Come sempre, Michele Serra (La Repubblica, 27.5.2016) scrive prima e meglio di me quello che vorrei scrivere io ...
      Il marinaio Salvatore Girone ritorna in Italia, raggiungendo il suo compagno di sventura Massimiliano Latorre già rimpatriato per ragioni di salute. È una bella notizia e un indubbio successo del governo italiano, specie del ministro degli Esteri Gentiloni.
Ma il modo con il quale Girone sarà accolto non è un dettaglio; e anzi potrà dirci parecchio sulle persone che ci governano e più in generale sull’equilibrio psicologico del nostro Paese, della nostra comunità politica e della nostra comunità mediatica. Girone e Latorre non sono eroi e non sono prigionieri di guerra. Sono militari italiani imputati dalle autorità indiane di avere, per un tragico equivoco, ucciso due pescatori scambiandoli per pirati.
È successo nel corso del loro difficile compito di sorveglianza di una nave commerciale. Essendo evidenti la loro buona fede e la delicatezza del loro incarico, meritano solidarietà umana e tutela legale. Meritano di essere assistiti e difesi — come in effetti è accaduto, sia pure con qualche comprensibile difficoltà — dalle autorità del loro Paese. Ben altra cosa sono le fanfare patriottarde con le quale la destra, scioccamente, promette di accoglierli, e la pomposa ufficialità istituzionale purtroppo intuibile da alcune dichiarazioni governative.
I reduci di guerra sono reduci di guerra, gli eroi sono eroi; qui si tratta di due lavoratori travolti da un destino sanguinoso, per giunta sanguinoso a carico d’altri. La misura — eterna latitante nelle cose italiane — suggerirebbe di essere, con loro, discretamente affettuosi, e basta. C’è da paventare, al contrario, un’accoglienza da gran pavese, fracassona e retorica, pettoruta e solenne. Smisurata rispetto all’evidenza dei fatti, che ci raccontano di un doloroso incidente di mare, di due mestieri difficili (quello del marinaio italiano, quello del pescatore indiano) che entrano in collisione senza che ci sia dolo dall’una e dall’altra parte.
Festeggiare oltre ogni ragionevole e decente misura il rimpatrio del marinaio Girone equivale a sottovalutare, inevitabilmente, il lutto di povera gente d’India. Tenere insieme il nostro sollievo e il loro dolore non sarebbe impossibile. Ma ci vorrebbero una delicatezza e un equilibrio fin qui ben poco rappresentati.


giovedì 26 maggio 2016

Dio si fa trovare nei gesti di comunione ...

(...) Credo che tutti noi condividiamo un atteggiamento che va oltre la tolleranza religiosa, che cerca invece il dialogo interreligioso come esperienza di crescita per tutti.
d.Cosimo Scordato - Palermo
Ma in questo dialogo ognuno deve salvaguardare la propria identità e mostrare - se ci riesce – in che modo quest’identità non solo è capace di includere in qualche modo quella di cui gli altri sono portatori, ma anche di lasciarsi provocare da quella che viene dagli altri, per ripensare la propria identità in maniera sempre più ricca.
Il mistero della SS. Trinità è annunziato dai cristiani. La concezione ebraica e islamica è per una trascendenza assoluta di Dio nei confronti del mondo: Dio è Dio e il mondo, la creazione, è appunto il mondo/creazione. E questa sottolineatura della differenza di Dio è importante sul piano religioso, degna di attenzione, di rispetto.
Ci sono poi altre prospettive religiose in cui il mondo e il divino si fondono insieme e sono un tutt’uno: è difficile delimitare il confine tra la vita degli uomini, la vita del mondo, i cicli dell’esistenza che si ripetono, che si rinnovano continuamente. E quindi questa differenza profonda tra Dio e il mondo non è particolarmente avvertita, ma anche in questo contesto ci sono grandi esperienze religiose, di tutto rispetto: dal rispetto della natura, al rispetto della vita, al rispetto della ciclicità degli accadimenti cosmici …
Quando noi parliamo di SS. Trinità (...) parliamo di qualcosa che tiene conto della differenza tra Dio e il mondo, della voglia di Dio di avvicinarsi al mondo, ma che mantiene la distinzione in quest’incontro: Dio è Dio in quanto principio di comunione che si dà a noi e che permea dall’interno tutta la realtà, e tutta la realtà è distinta da Lui ma anela verso di Lui, cammina verso la pienezza della vita che si realizza soltanto nella comunione, a partire dalla comunione delle infinite forme della natura, passando attraverso la forma privilegiata della comunione tra le persone, nelle diverse forme che essa prende, da quella coniugale a tutte le altre forme, dell’amicizia, della collaborazione, dell’intesa, tutto quello che vogliamo metterci dentro.  E tutto questo ci fa avvicinare sempre di più alla pienezza della sua Vita, nella quale entreremo definitivamente soltanto alla fine, non sappiamo come, non sappiamo quando … Ma intanto sappiamo e crediamo fermamente che tutto quello che promuove comunione, alimenta e realizza comunione è in Dio. Tutto quello che non realizza comunione è destinato al nulla, si auto nullifica da se stesso.
E quindi il mistero della SS. Trinità non è un grattacapo, non è un rebus da sciogliere. E’ il principio che dà origine alla realtà, la alimenta, la attrae e si anticipa nelle forme più alte della comunione interpersonale. Ogni gesto di amore, ogni gesto di amicizia, ogni gesto di servizio è già introdotto in Dio, fa parte della sua definitività. E così  anche le più relazioni d’amore, che hanno alimentato e continuano ad alimentare la storia degli uomini, di infinite generazioni di uomini … tutte le forme di comunione, di amore queste sono esperienza, già fin d’adesso, di Dio.
E tutto questo la prima lettura ci invita a viverlo come un bellissimo gioco: il movimento degli astri, tutto è presieduto da una sapienza che la scienza cerca di decifrare, a cui la scienza cerca di dare le sue formule, l’armonia planetaria, cosmica – che si porta dentro anche il caos, che si porta dentro anche la casualità e tante altre cose, ma che tende poi a risolvere e cercare armonia – tutto questo ci viene presentato con la figura del gioco: “Giocavo davanti a lui in ogni istante, giocavo sul globo terrestre, ponendo le mie delizie tra i figli dell’uomo.” (...) Il gioco è la categoria più leggera che noi possiamo usare; il gioco si usa anche per la musica: in inglese suonare uno strumento si dice “to play”. Io suono la chitarra si dice “I play” e qui c’è la musicalità di questo movimento degli astri, di tutto il cosmo, nella sua immensa interdipendenza.
Ebbene, nel piccolo e nell’immensità del cosmo, tutti noi siamo chiamati a vivere questo gioco della vita, a partire dai bambini che sono i maestri del gioco, dell’invenzione, della libertà.
Monreale: particolare dei Mosaici
     Per dare leggerezza (...) nei mosaici di Monreale, proprio quando Dio sta creando il cielo e la terra, ha in mano il sole e non si capisce se lo sta suonando come se fosse un tamburello o se lo sta mettendo in giro, come se dovesse appunto dare movimento anche a tutti gli altri corpi celesti che fanno un tutt’uno con i corpi terrestri (...). Ma, tornando al gioco, vivere giocando la vita, giocandola, giocandoci dentro con leggerezza e sapendo andare sempre oltre, anche quando si inciampa, anche quando possiamo scivolare, riprendere poi a camminare, a correre, a passarci la palla, andare avanti …
Tutto questo, care sorelle e fratelli, non toglie serietà, perché non c’è niente di più serio del gioco, perché il gioco ha le sue regole che vanno rispettate, ma ci vuole dare un senso di leggerezza nel nostro vivere quotidiano. E chiudo legando il gioco ai bambini, facciamoli stare in mezzo a noi, accanto a noi, non facendogli perdere troppo presto questa gioia di vivere che sprigionano, questa gioia di inventare le cose. Una volta ho visto un bambino che stava volando, credeva di volare, non capivo come si sosteneva e si alzava da un punto all’altro della chiesa … teneva in mano una piuma di gallina, il bambino stava volando … aveva ragione, in mezzo alla serierà a volte cupa di noi adulti l’irruzione dei bambini viene a restituire l’atto originario di Dio a tutti noi.

(omelia del 22.5.2016 pronunciata nella chiesa di san Saverio - Palermo. Il testo  non è stato rivisto dall'autore, don Cosimo Scordato: eventuali errori o omissioni sono della scrivente, Maria D’Asaro, che si assume pertanto la responsabilità delle imprecisioni e manchevolezze della trascrizione)



lunedì 23 maggio 2016

Cosa fare, oggi, il 23 maggio …

        Nella memoria collettiva, il 23 maggio è il giorno funesto della strage di Capaci, dove, alle 17,58 del 23/5/1992, furono assassinati il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani. Che senso ha ricordare oggi quella strage? Sulla sostanza di una prassi realmente antimafiosa, ci fornisce da anni preziose indicazioni  lo studioso Umberto Santino. E il giornalista Francesco Palazzo, in un editoriale del 27/4 su “La Repubblica”, ci esortava a riflettere “laicamente” sull’antimafia di oggi. Palazzo e Santino concordano su un’antimafia non emotiva, non parolaia, lontana dai soldi pubblici e dalle segreterie dei potenti, con una visione di lungo periodo. E Palazzo rilancia la domanda di Santi Palazzolo, l’imprenditore di Cinisi che ha denunciato un’estorsione: «E’ più antimafia fare le marce o alzarsi alle quattro del mattino, indossare gli indumenti da pasticciere, e dare ogni giorno lavoro onesto a cinquanta persone?».
                                                       Maria D’Asaro:Centonove” n.20 del 19.5.2016

sabato 21 maggio 2016

Ciao, sterculia ...


“Gli alberi sono lo sforzo infinito della terra per parlare al cielo in ascolto” (Tagore)

           L’amore per gli alberi è una costante nella mia vita. Sin da bambina, ho sentito un legame speciale con queste creature silenziose: mi piaceva pensare che il fruscio delle loro braccia di rami e di foglie fosse una sorta di linguaggio sconosciuto e segreto.
Due sterculie davanti alla chiesa di S.Antonino - PA
E confesso che a volte io stessa parlavo con gli alberi: ad Agrigento confidavo loro i miei timori per la salute di mamma e la mia insofferenza per il lavoro in banca. Intanto a Palermo, mi chiedevo che razza di alberi fossero quelli davanti alla chiesa di sant’Antonino, che a giugno tappezzavano i marciapiedi dei loro carnosi fiorellini rosa. A poco a poco, ho imparato a dare loro un nome e un cognome. Ho saputo così che a regalare i fiorellini rosa e fucsia davanti alla chiesa sono le belle sterculie. Da allora il mio rapporto con loro, chiamati per nome come i vecchi amici, è diventato sempre più stretto e più forte.
        Secondo me, gli alberi sono le creature migliori della Terra. Ci regalano legno, ossigeno, frutti, bellezza. Non potremmo vivere senza. In un fazzoletto di campagna ereditato dai miei genitori,  ci sono ciliegi, un albero di noci e alcuni ulivi: è incredibile quanto siano altruisti e generosi …

Ciliegio - Giuliana (Palermo)

     Come Wangari Maathai, vorrei piantare migliaia di alberi. Per ora, mi accontento di accarezzare la splendida chorisia speciosa che cresce nel mio balcone.
Chorisia, a casa mia
Tabebuie impetiginose, davanti alla scuola media "Cesareo" - Palermo

Ecco la splendida fioritura delle tabebuie.

Certi alberi vicini alle case

Certi alberi vicini alle case
sostano in una pace inclinata
come indicando come chiamando
noi, gli inquieti, i distratti
abitatori del mondo. Certi alberi
stanno pazientemente. Vicini
alle camere nostre dove gridiamo
a volte di uno stare insieme
che ha dentro la tempesta
noi che devastiamo facce care
per una legge di pianto.

                                                    Mariangela Gualtieri  (Bestia di gioia, Einaudi, Torino 2010)

Qui una notizia su cipressi spagnoli davvero resilienti (ringrazio DOC per la notizia e la seguente foto di bambù che davvero sembrano cercare il cielo)



Ecco infine un incantevole albero di legno di Gabriele (questo il suo blog, el gropo, dove potete ammirare le sue creazioni artistiche)



mercoledì 18 maggio 2016

Dune






Dune
Di pensieri,
Opache forme cangianti,
Offuscano lontani orizzonti sognati.
Oasi …                                                

sabato 14 maggio 2016

Son tutte belle le mamme del mondo

Una madre è per sempre, come ci ricorda il prof.Salonia ...


         L’8 maggio abbiamo celebrato la Festa della mamma, istituita in Italia a fine anni ’50 grazie al sindaco di Bordighera Raul Zaccari, che volle così incrementare il commercio floreale nella riviera ligure, e al parroco di Tordibetto di Assisi, don Otello Migliosi, intenzionato a promuovere la valenza formativa della maternità. Sull’importanza del ruolo materno, queste le preziose riflessioni dello psicoterapeuta Giovanni Salonia: “Il ritmo dell’incontro madre-figlio si nutre essenzialmente di gesti, di baci, di carezze e la voce della madre è, prima di avere un significato, un altro tipo di carezza: è accoglienza e sicurezza. Sono gesti iscritti nel registro arcaico della corporeità che, anche dopo l’avvento del linguaggio, continuano come humus relazionale buono, di sostegno e fiducia. Ma il sentire iniziale da solo non basta, se ad esso non seguono i gesti giusti di cura amorevole, dettati non dall’improvvisazione e dall’istinto, ma dalla consapevolezza della madre di essere tale.”
                                                                    Maria D’Asaro: “Centonove” n.19 del 12.5.2016

La sensibilità umana e musicale degli anni '50:


giovedì 12 maggio 2016

Florence Nightingale, la donna con la lanterna

L’ho “conosciuta” da ragazzina, attraverso “Il Giornalino” di cui ero affezionata lettrice.
Lei è Florence Nightingale, una donna coraggiosa che ha dato sostanza e dignità al ruolo dell’infermiere. Nel giorno anniversario della sua nascita – 12 maggio, ormai giornata internazionale dell’infermiere – ecco alcune notizie sulla sua vita. (Fonte: Wikipedia)

Florence Nightingale  (Firenze, 12 maggio 1820 – Londra, 13 agosto 1910) infermiera britannica nota come "la signora con la lanterna", è considerata la fondatrice dell'assistenza infermieristica moderna, in quanto fu la prima ad applicare il metodo scientifico attraverso l'utilizzo della statistica. Nata in una famiglia dell'élite borghese britannica (il padre William Edward Nightingale, fu un pioniere dell'epidemiologia) fu chiamata Florence in onore di Firenze, città dove era nata.
Profondamente cristiana, nel 1845 annunciò alla famiglia di volersi dedicare alla cura di persone malate ed indigenti. L'opposizione della famiglia evidenziò il suo carattere molto forte e determinato e la sua ribellione contro i ruoli di moglie e madre attribuiti dalla società alle donne della sua condizione, per il timore che il matrimonio interferisse con la sua vocazione di infermiera. 
Quella di infermiera all'epoca era una professione poco stimata, tanto che nell'esercito le infermiere erano equiparate alle vivandiere. Pur non avendo una formazione di tipo medico-infermieristico, Florence Nightingale riconobbe ben presto le carenze della professione infermieristica come era allora esercitata. Già nel dicembre 1844 divenne la principale propagandista per un miglioramento delle cure mediche negli ambulatori delle "workhouses" per le persone povere. 
Fu decisiva la sua esperienza in Crimea, dove Florence si recò nel 1854 a seguito delle notizie di stampa sulle gravissime condizioni in cui venivano curati i feriti. All'ospedale militare allestito nella caserma  di Scutari, Nightingale e le sue infermiere scoprirono che i soldati feriti erano mal curati nell'indifferenza delle autorità: il personale medico era sovraccarico, le medicine erano scarse, l'igiene trascurata, le infezioni di massa comuni e spesso fatali, la cucina non attrezzata. La Nightingale individuò cinque requisiti essenziali che un ambiente doveva possedere per essere salubre: aria pulita, acqua pura, sistema fognario efficiente, pulizia, luce.  
Fu proprio durante la guerra di Crimea  che Florence Nightingale ricevette il nomignolo "The Lady with the Lamp", che derivò da un articolo di The Times che ne lodava l'abnegazione ("When all the medical officers have retired for the night (...) she may be observed alone, with a little lamp in her hand, making her solitary rounds").
Nel 1860, Nightingale pubblicò Notes on Nursing, un libretto di 136 pagine che fu la pietra angolare del curriculum delle scuole per infermieri, ancor oggi considerato una introduzione classica alla professione di infermiere. Per il resto della sua vita, Nightingale promosse l'istituzione e lo sviluppo della professione di infermiere nella sua forma moderna. La professione infermieristica, fino ad allora piuttosto mal considerata, guadagnò di status: già nel 1882 le sue infermiere avevano una presenza crescente e influente nella professione, occupando posizioni nei principali ospedali di Londra, della Gran Bretagna e dell'Australia. Nel 1858 Florence divenne la prima donna membro della Royal Statistical Society. Nei decenni successivi si dedicò all'osservazione critica e all'attività di consulenza per la sanità britannica. Sotto la sua guida venne introdotta la raccolta di dati per ottenere delle statistiche sui tassi di natalità, mortalità e sulle cause dei decessi. Fece uso massiccio e pionieristico dell'analisi statistica nella compilazione, analisi e presentazione grafica dei dati sulle cure mediche e sulla igiene pubblica. Si occupò anche di assistenza sociale e contribuì alla nascita dei servizi sociali inglesi. Tra il 1883 e il 1908 Nightingale ricevette numerose onorificenze (fu la prima donna a ricevere l'Order of Merit). Il suo compleanno è oggi celebrato come giornata internazionale dell'infermiere.



domenica 8 maggio 2016

Mammina




Riserva
Di affetto.
Cibo dell’anima
Che nutre la vita.
Mammina.                      

giovedì 5 maggio 2016

Ei fu …

             “Ei  fu. Siccome immobile, dato il mortal sospiro, stette la spoglia immemore orba di tanto spiro”: questo l’incipit della poesia “Il 5 maggio”, che però fu scritta dal Manzoni dopo il 17/7/1821, quando, attraverso “La Gazzetta di Milano”, arrivò in Lombardia la notizia della morte di Napoleone, avvenuta appunto il 5/5 a sant’Elena. La lirica, composta da versi settenari, ha un fascino particolare: alla fine di ogni verso dispari c’è una parola sdrucciola, alla fine dei versi  pari una piana, mentre l’ultimo verso ha una parola tronca di rima spesso uguale. Nell’oggi “liquido” e confuso, ci manca il talento manzoniano nel tratteggiare magistralmente personaggi che hanno lasciato un’impronta nella società; ci mancano soprattutto la sua riflessione sul valore educativo dell’opera d’arte, finalizzata a una maggiore comprensione della verità storica, e la sua interessante poetica, secondo cui la letteratura dovrebbe avere il vero come soggetto, l’utile come scopo e l’interessante come mezzo.
                                                                             Maria D’Asaro: “Centonove” n.18 del 5.5.2016


Ei fu. Siccome immobile, 
dato il mortal sospiro, 
stette la spoglia immemore 
orba di tanto spiro, 
così percossa, attonita 
la terra al nunzio sta, 

muta pensando all’ultima 
ora dell’uom fatale; 
né sa quando una simile 
orma di piè mortale 
la sua cruenta polvere 
a calpestar verrà. 

Lui folgorante in solio 
vide il mio genio e tacque; 
quando, con vece assidua, 
cadde, risorse e giacque, 
di mille voci al sonito 
mista la sua non ha: 

vergin di servo encomio 
e di codardo oltraggio, 
sorge or commosso al subito 
sparir di tanto raggio; 
e scioglie all’urna un cantico 
che forse non morrà. 

Dall’Alpi alle Piramidi, 
dal Manzanarre al Reno, 
di quel securo il fulmine 
tenea dietro al baleno; 
scoppiò da Scilla al Tanai, 
dall’uno all’altro mar. 

Fu vera gloria? Ai posteri 
l’ardua sentenza: nui 
chiniam la fronte al Massimo 
Fattor, che volle in lui 
del creator suo spirito 
più vasta orma stampar.

La procellosa e trepida 
gioia d’un gran disegno, 
l’ansia d’un cor che indocile 
serve pensando al regno; 
e il giunge, e tiene un premio 
ch’era follia sperar; 

tutto ei provò: la gloria 
maggior dopo il periglio, 
la fuga e la vittoria, 
la reggia e il tristo esiglio; 
due volte nella polvere, 
due volte sull’altar. 

Ei si nomò: due secoli, 
l’un contro l’altro armato, 
sommessi a lui si volsero, 
come aspettando il fato; 
ei fe' silenzio, ed arbitro 
s’assise in mezzo a lor. 

E sparve, e i dì nell’ozio 
chiuse in sì breve sponda, 
segno d’immensa invidia 
e di pietà profonda, 
d’inestinguibil odio 
e d’indomato amor. 

Come sul capo al naufrago 
l’onda s’avvolve e pesa, 
l’onda su cui del misero, 
alta pur dianzi e tesa, 
scorrea la vista a scernere 
prode remote invan; 

tal su quell’alma il cumulo 
delle memorie scese! 
Oh quante volte ai posteri 
narrar sé stesso imprese, 
e sull’eterne pagine 
cadde la stanca man! 

Oh quante volte, al tacito 
morir d’un giorno inerte, 
chinati i rai fulminei, 
le braccia al sen conserte, 
stette, e dei dì che furono 
l’assalse il sovvenir! 

E ripensò le mobili 
tende, e i percossi valli, 
e il lampo de’ manipoli, 
e l’onda dei cavalli, 
e il concitato imperio, 
e il celere ubbidir. 

Ahi! Forse a tanto strazio 
cadde lo spirto anelo, 
e disperò; ma valida 
venne una man dal cielo 
e in più spirabil aere 
pietosa il trasportò; 

e l’avviò, pei floridi 
sentier della speranza, 
ai campi eterni, al premio 
che i desideri avanza, 
dov’è silenzio e tenebre 
la gloria che passò. 

Bella Immortal! benefica 
Fede ai trionfi avvezza! 
scrivi ancor questo, allegrati; 
ché più superba altezza 
al disonor del Golgota 
giammai non si chinò. 

Tu dalle stanche ceneri 
sperdi ogni ria parola: 
il Dio che atterra e suscita, 
che affanna e che consola, 
sulla deserta coltrice 
accanto a lui posò. 

martedì 3 maggio 2016

Pip, noi e il capitalismo

      (…) Stephen e i suoi amici, Garth ed Erik, immaginavano un’utopia del lavoro. La loro teoria era che l’aumento della produttività generato dalla tecnologia e la conseguente perdita di posti di lavoro avrebbero inevitabilmente portato a una migliore distribuzione della ricchezza, oltre che a generosi salari versati alla maggioranza della popolazione quando il Capitale si fosse reso conto che non poteva permettersi di impoverire i consumatori che compravano i prodotti costruiti dai robot. I consumatori disoccupati avrebbero acquisito un valore economico equivalente a quello perduto come lavoratori, e avrebbero unito le forze con le persone che lavoravano ancora nel settore dei servizi, creando così una nuova coalizione di lavoratori e disoccupati permanenti che con le sue enormi dimensioni avrebbe imposto il cambiamento sociale. (…)
Pip (…) in un certo senso trovava confortante che Stephen e i suoi amici non riuscissero mai a eliminare tutti i difetti del loro piano; che il mondo fosse ostinatamente insanabile come la sua vita.
                                         (tratto da Purity di Jonathan Franzen (traduzione di Silvia Pareschi),                                              Einaudi, Torino, 2016, €22;  pag. 54,55

    E noi ci rassegniamo sull’insanabilità del mondo? Ci rassegniamo sull’assurdità del nostro sistema economico capitalistico, che prevede la divisione delle persone tra sfruttatori e sfruttati e prevede, per il suo funzionamento, la continua crescita dei consumi e del PIL? Ma la nostra terra è un pianetino con terra, acqua, risorse e atmosfera finite. E’ da pazzi, stupidi e insensati continuare a mantenere in vita il modello di sviluppo capitalistico. La priorità di una politica “buona”, sana, alternativa sarebbe quella di creare economie basate sullo scambio, anziché sulla produzione, sull’equilibrio e non sulla crescita, sulla tutela delle persone e del pianeta, anziché sul profitto.