martedì 3 maggio 2016

Pip, noi e il capitalismo

      (…) Stephen e i suoi amici, Garth ed Erik, immaginavano un’utopia del lavoro. La loro teoria era che l’aumento della produttività generato dalla tecnologia e la conseguente perdita di posti di lavoro avrebbero inevitabilmente portato a una migliore distribuzione della ricchezza, oltre che a generosi salari versati alla maggioranza della popolazione quando il Capitale si fosse reso conto che non poteva permettersi di impoverire i consumatori che compravano i prodotti costruiti dai robot. I consumatori disoccupati avrebbero acquisito un valore economico equivalente a quello perduto come lavoratori, e avrebbero unito le forze con le persone che lavoravano ancora nel settore dei servizi, creando così una nuova coalizione di lavoratori e disoccupati permanenti che con le sue enormi dimensioni avrebbe imposto il cambiamento sociale. (…)
Pip (…) in un certo senso trovava confortante che Stephen e i suoi amici non riuscissero mai a eliminare tutti i difetti del loro piano; che il mondo fosse ostinatamente insanabile come la sua vita.
                                         (tratto da Purity di Jonathan Franzen (traduzione di Silvia Pareschi),                                              Einaudi, Torino, 2016, €22;  pag. 54,55

    E noi ci rassegniamo sull’insanabilità del mondo? Ci rassegniamo sull’assurdità del nostro sistema economico capitalistico, che prevede la divisione delle persone tra sfruttatori e sfruttati e prevede, per il suo funzionamento, la continua crescita dei consumi e del PIL? Ma la nostra terra è un pianetino con terra, acqua, risorse e atmosfera finite. E’ da pazzi, stupidi e insensati continuare a mantenere in vita il modello di sviluppo capitalistico. La priorità di una politica “buona”, sana, alternativa sarebbe quella di creare economie basate sullo scambio, anziché sulla produzione, sull’equilibrio e non sulla crescita, sulla tutela delle persone e del pianeta, anziché sul profitto.

2 commenti:

  1. Anch'io sono rimasta molto colpita da quel brano!

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    1. @Silvia Pareschi: il libro è senz'altro intrigante (sono a pag.200) :)

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