domenica 26 giugno 2016

Europa, Europa ...

       Ricordate “Europa Europa”, condotta da Fabrizio Frizzi il sabato sera alla fine degli anni ’80? Caratteristica della trasmissione televisiva era la telefonata del conduttore a un teleabbonato: se quest’ultimo, anziché “Pronto”, rispondeva “Europa Europa” avrebbe vinto un premio. Nel 1986 l’Unione Europea era in fase espansiva: ai sei stati fondatori, nel 1973 si erano uniti Danimarca, Irlanda e Regno Unito e, tra il 1981 e il 1986, anche Grecia, Spagna e Portogallo: era nata l’Europa dei dodici. Intanto, nel 1979, era stato eletto a suffragio universale diretto il Parlamento europeo.
Il sogno europeista è stato sempre ospite gradito  a casa mia: mio padre mi parlava con occhi lucidi dell’orizzonte internazionalista di De Gasperi, Adenauer e Schuman; e già da bimbetta sapevo chi erano Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi e cosa avevano scritto a Ventotene.
Era ancora papà, ormai nonno di mia figlia Irene, che esortava la nipotina di tre anni a rispondere “Europa europa”, se il telefono di casa avesse squillato il sabato sera.
Irene,due anni e mezzo: Dic. 1988
Ed è proprio Irene (che ringrazio) a inserire in FB il commento del suo amico Antonino Sicari riguardo alla BREXIT, commento che sostanzialmente condivido: 

“Prima considerazione: il referendum è uno strumento piuttosto ambiguo: senza dubbio è il riflesso della volontà popolare e si direbbe dunque che è lo strumento più democratico in assoluto, ma è anche uno strumento tramite il quale si delega al popolo – che non necessariamente ha le competenze e le conoscenze sufficienti – la capacità decisionale. Inoltre, il popolo non ricopre incarichi istituzionali e pertanto non è investito dalla responsabilità e dagli oneri tipici di chi governa e deve tenere conto di tutte le ripercussioni delle sue decisioni. Per dirla in parole più comuni, il popolo esprime “la pancia”. Ma se si governasse solo con “la pancia” probabilmente aboliremmo le tasse, torneremmo alla lira ed elimineremmo i vincoli demaniali ... Purtroppo “la pancia” non basta per governare bene (…). Spesso e recentemente vince chi interpreta questa parte del corpo; ma ahimè le scelte impopolari, quelle “di testa” sono ben più importanti e determinanti per un paese, soprattutto in un’ottica di sostenibilità futura e di rispetto delle libertà individuali.
Cameron ha sbagliato anche nel metodo a scegliere il referendum. Lo annunciò in campagna elettorale per un suo esclusivo ritorno di voti.  (…). Il referendum è sì una cosa seria e importante, ma non è sostitutiva dell’assetto istituzionale del paese. Può entrare in gioco quando la classe dirigente non si ritiene legittimata a decidere, come nel caso dell’etica e della bioetica (nobili esempi sono il divorzio e l’aborto). Il referendum non era l’unica via possibile. (…).  Cameron ha approvato una legge specifica per indirlo. Adesso, rischia di consegnare al suo successore un nuovo Regno Unito, libero dall’Unione Europea ma anche dalla Scozia e dall’Irlanda del Nord. 
Una seconda considerazione è relativa all’altro coniuge, quello abbandonato: l’Unione  Europea. Sicuramente l’Unione paga il prezzo della sua incompiuta integrazione, dell’incapacità di anteporre gli interessi comuni a quelli nazionali nella gestione della crisi economica e migratoria. Inoltre, non migliora ancora il rapporto e la distanza tra cittadini e istituzioni sia per l’assente democraticità delle cariche dirigenziali più alte sia per le sbagliate politiche linguistiche. Ricordiamoci che l’Italia fu fatta da un generale e da un re, ma gli italiani li fece la televisione, con la lingua italiana! Non si può pretendere di sentirsi cittadini europei se ognuno continua a parlare solo la propria lingua e se continuiamo a diminuire piuttosto che aumentare il numero di lingue studiate a scuola. (…).
Dunque, sicuramente l’Unione europea è insufficiente, ha fallito e su di noi ricadrà il rimorso nei secoli delle migliaia di morti in mare e delle strazianti immagini quotidiane che non sono troppo diverse da altri genocidi e stragi del passato.  Ricordiamo comunque che l'Unione europea è un’organizzazione politica in cui la sovranità viene ceduta volontariamente dai singoli paesi. Un processo che non era mai accaduto nella storia, in cui la sovranità veniva strappata con la guerra dall’imperante.  (…) Ma ciò richiede tempo. La condivisione del carbone e dell’acciaio, con rinunce e sacrifici per ognuno (a volte non ben ripartiti), ha comunque creato l’antidoto alla guerra di cui l’Europa è stata sempre la scintilla. In conclusione, Ue non significa annullare le differenze, non significa rinunciare agli interessi nazionali né tantomeno perdere l’identità. La nostalgia di un passato in cui ognuno stava saldamente dentro ai proprio confini è semplicemente fittizia. Se avessimo avuto macchine, aerei e telefoni sin dall’antichità, ci saremmo spostati come cittadini del mondo anche allora. È solo una questione di percezione. Chi è sicuro delle proprie origini, della propria identità e della propria cultura, non può temere la condivisione. E adesso, come in passato, ciò che ci divide non è mai stato di più di ciò che ci unisce.” (dalla pagina FB di Antonino Sicari)
Alessandro, Chiara, Irene e nonno Luciano: maggio 1989


       Infine, a Londra vivono e lavorano da cinque anni i miei due unici splendidi nipoti, Chiara e Alessandro: in una Londra integrata nella UE, si sentivano cittadini europei. Ora tutto sarà diverso. Ecco cosa scrive Alessandro:
“I am speechless. I was expecting this outcome, but still, it leaves me astonished, sad and upset. London is my home, it has been my home for the last 5 years. This country has always meant 'future' and 'opportunity'. Now everything will be different.”



4 commenti:

  1. Sono d'accordo con il commento di Antonino Sicari. Questa mattina a Radio3 un ascoltatore ha detto una cosa che condivido: in questo momento così incerto per l'Europa occorrerebbe un gesto per rinnovarne il sogno, qualcosa come la preparazione di una nuova costituzione europea in cui coinvolgere tutti i cittadini della CE, per far sentire loro che fanno ancora parte di un progetto comune.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. @Silvia: Ecco una proposta intelligente e di lungo respiro! Spero che qualcuno la raccolga. Ciao, a presto.

      Elimina
  2. Bel post. Fa capire bene come l’Europa non sia solo questione di banche e finanza… ma sia anche l’insieme di storie, di speranze, di prospettive… soprattutto per i giovani. Grazie.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. @gian maria zavattaro: grazie della cordiale condivisione di orizzonti umani e politici. Buona settimana.

      Elimina