giovedì 5 gennaio 2017

Buon Anno da don Nunzio

         Ecco anche gli auguri di don Nunzio Galantino, segretario generale della CEI (Conferenza episcopale italiana). Articolo apparso  sul "IlSole24oreil 31.12.2016.

papa Francesco e don Nunzio (foto di Ornella Giambalvo)
           Sorte diversa è toccata al Capodanno rispetto al trattamento riservato al Natale. Del Capodanno tutti conoscono le ragioni che gli meritano il carattere della festa: segna  di un nuovo inizio. Anche se in tanti continuano ad attribuire al primo di gennaio – tra lo scaramantico e l’ingenuo – la forza di “principio principiante” piuttosto che quella meno pretenziosa di “principio numerico”. A proposito dell’ingenua illusione di chi considera il  primo giorno dell’anno come “principio principiante”, quand’ero ragazzo venivo invitato a comportarmi bene il primo di gennaio … avrei messo così (illudendomi!) una seria ipoteca di bontà su tutto l’anno. Delle vere ragioni che rendono eccezionale il giorno di Natale sembra invece che interessi davvero poco. Mi è capitato di seguire trasmissioni radiotelevisive sul Natale senza però sentire, nemmeno en passant, un richiamo a Gesù di Nazaret. Eppure non ci sarebbe Natale senza di Lui e senza un rimando alla sua nascita! Davvero, come ha detto con la solita franchezza  papa Francesco durante l’omelia della vigilia: «Questa mondanità ci ha preso in ostaggio il Natale: bisogna liberarlo!». Quasi a ricordarci l’amara realtà di un Natale divenuto ormai “altro” rispetto alla sua origine. Soppiantato e sostituito nelle sue ragioni più vere.(...).
        Al di là di tutto, ma senza per niente rassegnarmi al “Natale preso in ostaggio”, entrambe le ricorrenze continuano a rappresentare per me delle straordinarie opportunità. È così che mi piace andare incontro a eventi e ricorrenze che attraversano la mia esistenza. Ed è così che mi piace guardare alla conclusione di un anno e all’inizio di un anno nuovo. Se dalla fine di un anno mi sento invitato a guardare al tempo che è passato, l’anno che incomincia spinge il mio sguardo verso ciò che mi si apre dinanzi, in termini di possibilità e di progetti. «Il tempo – ho letto da qualche parte – viaggia con diversa andatura a seconda delle persone. Con alcuni il tempo procede al passo, con altri va al trotto, con altri ancora al galoppo. Ma con alcuni se ne sta del tutto immobile senza muovere un passo».  Ci sono  persone che vedono fuggire il loro tempo senza riuscire a occuparlo pienamente e c’è chi sta davanti a una giornata che non passa mai, quasi fosse eterna. Vivere il tempo è un’arte, un esercizio, un dovere. Non sempre però abbiamo la sensibilità che trasforma in arte giornate che si presentano sempre uguali a se stesse, non sempre possediamo le energie sufficienti per fare delle ore di cui disponiamo un esercizio che assicura la crescita nostra e degli altri e non sempre veniamo sorretti dalla forza di trasformare le nostre azioni in dovere assolto in maniera retta e consapevole. 
     Proprio per questo, tra i tanti sentimenti che affollano in queste ore il mio animo, c’è posto innanzitutto per la richiesta di scusa a Qualcuno. Sapermi però ancora in cammino e sapendo di poter ancora contare su ore, giorni e tempo mi piace vedere nel Capodanno il “giorno della promessa e dell’impegno” per una Verità da dire, una Vita da vivere, una Luce da accendere, una Strada da percorrere, una Gioia da donare, una Pace  da costruire e da diffondere, un Sacrifico da offrire. Possibilmente con discrezione ma anche con tanta determinazione.
        Davvero faticose si sono rivelate essere le pagine del calendario che ci apprestiamo a riporre! Raccontano di storie che solo la lontananza fisica dai luoghi che noi abitiamo rende appena sopportabili. Sono pagine che portano impressi i volti impauriti e sfigurati dei milioni di bambini, uomini e donne in fuga dalle loro case per sottrarsi a morte certa e  violenta. Pagine che trasmettono l’odore acre di corpi bruciati in chiese o case a causa della loro fede. Ricordano mestamente le lacrime di chi, fino a qualche giorno fa, è stato costretto a piangere la perdita della propria figlia, partita in cerca di realizzazione dei suoi sogni e ritrovatasi schiacciata, oltre che dal peso insopportabile di un camion, dalla violenta stupidità di un fanatico lasciato girovagare per le strade dell’Europa.
      Sulle pagine del calendario che ci apprestiamo a riporre si sono depositate tante macerie e tanta polvere, quella che il terremoto ha levata in alto. La polvere provocata dal crollo di interi paesi anche a causa della ingordigia di chi ha pensato bene (!) di arricchirsi rendendo meno sicuri edifici pubblici e abitazioni private. Per fortuna le pagine del calendario che stiamo per riporre portano anche il ricordo di vite salvate e di generosità mai riposta, di diffusa accoglienza capace di resistere ai discorsi interessati di sciacalli sempre pronti a catapultarsi sui frutti amari della violenza per contribuire a innalzare muri. 
        Alle pagine belle del vecchio calendario veniamo chiamati a dare continuità, rimettendoci in cammino per contribuire a rendere gli spazi che abitiamo luoghi di relazioni pulite e costruttive. Consapevoli che siamo ancora una volta destinatari di un dono. Il dono dei giorni, della vita fisica, della salute del corpo, dell’intelligenza e della brama di sapere posto in ciascuno di noi. Sicuri che davanti a noi si aprono possibilità nuove che attendono di essere accompagnate da buone ispirazioni e consapevoli che ciascuno di noi è chiamato a scrivere, per la parte che gli spetta, le pagine di un nuovo calendario.  
       A proposito, mi piacciono tanto i calendari che riportano solo l’indicazione della data e una breve frase che illumina la giornata. Mi piace pensare che lo spazio bianco di quelle pagine, giorno per giorno, attende di essere riempito da me, spendendomi perché  il lamento non  prevalga sullo stupore e le delusioni non schiaccino l’entusiasmo. Insomma per fare del tempo un tempo sempre nuovo da vivere, della storia una storia sempre nuova da inventare, della vita una vita sempre nuova da inseguire.
      Per questo «Possano le strade farsi incontro a te. Possa il vento essere alle tue spalle. Possa il sole splendere caldo sul tuo viso. Possa la pioggia cadere leggera sui tuoi campi. E, fino a quando non ci rincontreremo, possa Dio tenerti nel palmo della sua mano» (Antica benedizione gaelica).

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