martedì 31 gennaio 2017

Gli scrutini e gli «Hoffnungsträger»

       I primi scrutini di nostra Signora risalgono all’anno scolastico 1984/5: furono a Cerda, paese in provincia di Palermo, noto perché lì vicino c’era il percorso della "Targa Florio". Nei suoi primi scrutini, nostra Signora espose le ragioni didattiche e umane perché una ragazzina fosse promossa dalla II alla III media; ragioni tradotte da una collega - che avrebbe voluto fare “pulizia” nella classe - con queste parole “La prof. di Lettere vuole promuovere Anna perché ha il seno grosso”.
Da allora nostra Signora non vive con particolare entusiasmo questo momento scolastico: questo pomeriggio, mentre si discuteva della classe, alcuni prof. la sollecitavano a stampare il verbale e spicciarsi: “Dai, fammi firmare, che poi il carrozziere chiude …”. Per carità, avevano pure ragione.
Così per nostra Signora è sempre più difficile essere a scuola una «Hoffnungsträger». Cosa sia un hoffnungsträger lo spiegava bene un uomo speciale che tentò di esserlo per tanto tempo, ma si arrese il 3 luglio 1995, impiccandosi a un albero di albicocche. 
      “A Petra Kelly più che a chiunque altro spettava anche individualmente l’appellativo col quale i «Grünen» nel loro insieme spesso erano stati caratterizzati: «Hoffnungsträger», portatori di speranze collettive. La giovane e minuta ex funzionaria socialdemocratica della Comunità europea (…) con foga quasi religiosa e con enfasi profetica aveva proclamato alcune verità semplici (…): che la pace si fa togliendo di mezzo le armi e gli apparati militari, che i diritti umani e di tutti gli esseri viventi non possono sottostare ad alcuna ragione di stato ed hanno carattere assoluto, che l’umanità deve optare se accelerare la corsa al suicidio (ed eco-cidio) o se preferisce un profondo cambiamento di rotta, magari doloroso per qualche rinuncia nel breve periodo, ma anticipatore di una nuova e più ricca qualità della vita. (…)
Forse è troppo arduo essere individualmente degli «Hoffnungsträger», dei portatori di speranze: troppe le attese che ci si sente addosso, troppe le inadempienze e le delusioni che inevitabilmente si accumulano, troppe le invidie e le gelosie di cui si diventa oggetto, troppo grande il carico di amore per l’umanità e di amori umani che si intrecciano e non si risolvono, troppa la distanza tra ciò che si proclama e ciò che si riesce a compiere. (…)
                                                                                 Alex Langer (da “Il Manifesto”, 21/10/1992)

«Hoffnungsträger», portatore di speranza: ecco ciò che dovrebbe essere un Docente. 
In classe, con i colleghi, nella società. Non è facile, parola di nostra Signora.

2 commenti:

  1. Cado troppo facilmente nella trappola di questo post, come è ovvio. Forse lo immaginavi già, che sarei intervenuto. Forse sono proprio i tuoi mari quelli in cui è dolce naufragare? Questa tua riflessione si aggiunge ad altre che hai regalato a chi ti segue. Per chi si fosse messo ora in ascolto conviene andarne alla ricerca.
    Sì, "portatore di speranza". Aggiungo: senza starci troppo a pensare. Un docente stia sempre a volte davanti ai suoi alunni, a volte a fianco, a volte anche dietro, affinché ciascuno di loro scopra e percorra la propria strada, speriamo, appunto, buona e non "cattiva"

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Caro ctldzffr, grazie di esserci almeno in questo spazio virtuale. Non sai quanto mi manchi a scuola: mi manca il confronto - intelligente e affettuoso - sugli alunni, mi manca la tua preparazione didattica; mi manca il semplice e sereno lo scambio di battute davanti al bagno. Oggi ho fatto vedere "Invictus" alla mia terza: spero che li aiuti a scegliere la strada della solidarietà e del perdono e a non farsi irretire dalle sirene dell'intolleranza, della paura e del razzismo.

      Elimina