martedì 7 novembre 2017

Siamo lo sguardo che ci accoglie


Ecco una sintesi di quanto ha scritto David Grossman ne “La Repubblica”il 5/11 scorso . Ringrazio l’amico Massimo Messina, che ha proposto su FB  l’articolo integrale

Vorrei condividere con voi alcune riflessioni fatte di recente nel rileggere Se questo è un uomo, il primo libro di Levi, in cui racconta dei quasi dodici mesi trascorsi nel campo di sterminio di Auschwitz. (…)  ho scelto di parlare dell’unico, cruciale, contatto umano, che Levi ebbe ad Auschwitz con un uomo di nome Lorenzo.
                        “La storia della mia relazione con Lorenzo”, scrive Primo Levi, “è insieme lunga e breve, piana ed enigmatica; essa è una storia di un tempo e di una condizione ormai cancellati da ogni realtà presente, e perciò non credo che potrà essere compresa altrimenti di come si comprendono oggi i fatti della leggenda e della storia più remota. In termini concreti, essa si riduce a poca cosa: un operaio civile italiano mi portò un pezzo di pane e gli avanzi del suo rancio ogni giorno per sei mesi; mi donò una sua maglia piena di toppe; scrisse per me in Italia una cartolina, e mi fece avere la risposta. Per tutto questo, non chiese né accettò alcun compenso, perché era buono e semplice, e non pensava che si dovesse fare il bene per un compenso”.
                              E prosegue Levi: “Infatti, noi per i civili siamo gli intoccabili. I civili, più o meno esplicitamente, e con tutte le sfumature che stanno fra il disprezzo e la commiserazione, pensano che, per essere stati condannati a questa nostra vita, per essere ridotti a questa nostra condizione, noi dobbiamo esserci macchiati di una qualche misteriosa gravissima colpa.  (…). Ci conoscono ladri e malfidi, fangosi cenciosi e affamati, e, confondendo l’effetto con la causa, ci giudicano degni della nostra abiezione. Chi potrebbe distinguere i nostri visi? Per loro noi siamo Kazett, neutro singolare”.
                    Leggo la descrizione di Primo Levi su come le guardie, i Kapos e i civili vedevano i detenuti ebrei, e su come il semplice operaio Lorenzo vedeva lui, e penso a quanto è grande la forza dello sguardo, a quanto è cruciale il modo in cui osserviamo una persona. Una persona che potrebbe essere il nostro partner, un nostro figlio, un collega, un vicino, chiunque abbia una certa rilevanza nella nostra vita e, naturalmente, anche un perfetto sconosciuto, e talvolta persino un nemico. Un semplice operaio italiano di nome Lorenzo guardò Primo Levi come si guarda un uomo. Si rifiutò di ignorare la sua umanità, di collaborare con coloro che la volevano cancellare e, così facendo, gli salvò la vita, niente di meno. Quanto semplice e grande fu quel suo comportamento.
                              Penso alla forza di uno sguardo benevolo nella vita di una persona. Non solo nelle circostanze di follia estrema di Auschwitz ma nella vita normale, di tutti i giorni. E questo mi porta a ripensare a una donna che ho conosciuto, la quale, quando chiese all’uomo di cui era innamorata di sposarla, gli promise che lo avrebbe sempre guardato con occhi benevoli: “Gli occhi di un testimone pieno d’amore”, gli disse. E l’uomo pensò che mai in vita sua gli avevano detto qualcosa di tanto bello.
                         Ho l’impressione che chi ha il privilegio di avere un testimone amorevole nella propria vita, o anche “solo” un testimone che cerca il bene dentro di noi per farlo emergere, ha buone possibilità di diventare una persona migliore, forse anche un po’ più felice. Se abbiamo il privilegio di avere qualcuno nella nostra vita che ci guarda con occhi pieni d’amore ecco che quello sguardo ci dice che forse in noi c’è qualcosa di meglio di quel che pensavamo. Di quel che osavamo credere.
                               Un testimone amorevole ci può anche mostrare come ritornare sulla giusta via nel caso ce ne fossimo discostati, o ci fossimo un po’ persi, e, senza muovere rimproveri o accuse, ci può ricordare l’ “Io” dal quale ci siamo allontanati e il fatto che ci siamo abituati a condurre un’esistenza parallela a quella che potremmo, o vorremmo vivere. (…)

8 commenti:

  1. Ah, che splendida descrizione di cos'è l'amore. David Grossman è una persona meravigliosa.

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    1. Cara Silvia: sono follemente innamorata di David Grossman; spero gli diano il Nobel per la letteratura, prima o poi.

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  2. Toccante, avvolgente, spontaneo e generoso: esattamente come dovrebbe essere uno sguardo di base. Grazie a Levi, Grossman, e a chi diffonde queste perle di sana umanità.

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  3. Mamma mia questi sguardi dicono tutto, sembra di essere in un padiglione della biennale di Venezia !!!
    Hai ragione se tu cresci con una persona benevola hai più possibilità di crescere buona...io sono stata molto fortunata e anche oggi lo sono ho incontrato una persona amorevole !
    Anche a me David Grossman piace un cielo i suoi libri profumano d'amore, le favole le ho tutte le leggo assieme alle mie amichette !!!
    Cosmoabbracci cara Maruzza bellissimissimo articolo !!!

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    1. Ciao, Pippi. Grazie di esserci. Cosmoabbracci e a presto!

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  4. Grazie davvero Maria. Ci sono pagine che ci rimettono in pace con noi stessi e ci spingono ad andare "oltre". Ah, la tua straordinaria sensibilità.

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    1. Ciao cara Santa: scrivi bene, certe parole ci rimettono in pace con noi stessi e ci danno una nuova carica ... Ti abbraccio.

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