domenica 5 novembre 2017

Voto, dunque sono?

Oggi più che mai il proprio essere cittadino/a partecipe, responsabile e consapevole non può essere circoscritto solo all'esercizio del diritto di voto.
Francesco Palazzo e Augusto Cavadi ci offrono però riflessioni utili in tal senso.

Dal blog di Francesco Palazzo:
Nel corso delle campagne elettorali si parla molto dei candidati, poco degli elettori, che contano solo come materiale di sondaggi. A urne chiuse il corpo elettorale scompare per essere ripescato nella successiva tornata ai seggi. Quando ci riferiamo ad esso spendiamo parole buoniste per sottolinearne la disaffezione verso la politica che ha come conseguenza diretta la non partecipazione al voto. Cosa che si annuncia anche per oggi, in cui potrebbero deporre la scheda meno della metà degli aventi diritto. Come nel 2012. Non è un dato che ci vede isolati. Nelle regionali del 2015, dove votarono Campania, Liguria, Marche, Puglia, Toscana, Umbria e Veneto, la media dei votanti è stata poco sopra il 52 per cento. Con la Toscana, ed è quanto dire, che si è attestata sulla soglia più bassa con il 48,28. Generalmente giustifichiamo tale fuga con il disamore che altri provocano nei cittadini, scagionando questi ultimi da qualsiasi responsabilità. Che invece hanno. A meno che non si voglia condividere il seguente schema. Da una parte i cattivi della politica, dall’altra i buoni della società civile, che si vendicano in massa non timbrando il certificato elettorale. La mafia, distribuita tra notabili e popolo, punterà trasversalmente su più candidati e più liste. Farà quello che sa fare e che ha sempre fatto. Non so quanto sposta in termini di consenso. Ma dovrebbe fare più paura il disinteresse di coloro, che rappresentano un numero molto più consistente, non c’è paragone, che se ne staranno a casa senza neppure pensarci. (…)   continua qui

Dal blog di Augusto Cavadi:
Quando le questioni sono complesse, le risposte non possono essere semplici. Quanti hanno sinora raccolto la domanda di Enrico del Mercato sulla crisi della sinistra in Sicilia hanno dunque apportato punti di vista preziosi per avere un quadro meno imperfetto possibile della situazione. Solo a titolo di parziale integrazione, dunque, vorrei aggiungere due o tre considerazioni che non ho sinora letto.
                         La prima: che la Sicilia non è un mondo a sé e che sarebbe strano se la Sinistra (qualsiasi cosa si designi con questo nome, ma già questa semantizzazione meriterebbe un discorso a parte), in crisi nel mondo occidentale, sprizzasse salute da tutti i pori. In particolare sarebbe strano se – in una fase storica in cui, con l’alibi della crisi delle ideologie, partiti e movimenti rinunziano a produrre e aggiornare le proprie teorie politiche – la Sinistra mietesse consensi: ogni volta che lo ha fatto, anche di recente con Renzi a Roma e Crocetta a Palermo, è stato grazie al combinato disposto del disgusto verso una Destra impresentabile  e della curiosità (frustrata) verso messaggeri di supposte novità.
                        Una seconda considerazione riguarda l’incapacità ampiamente dimostrata dagli esponenti del progressismo di saper gestire le sconfitte. Nelle democrazie mature i leader che perdono una tornata elettorale s’impegnano per i cinque anni successivi a organizzare l’opposizione, a vigilare sulle mosse della maggioranza, a criticarne gli errori e a migliorarne con le proprie proposte le decisioni sagge. Da noi non è stato mai così. In tempi più remoti il PCI ha annacquato la sua funzione con il “consociativismo” più o meno palese; in tempi più recenti Leoluca Orlando e Anna Finocchiaro (quando sono stati sconfitti, rispettivamente, da Cuffaro e da Lombardo) sono letteralmente spariti dalla scena regionale lasciando le truppe senza nessun comandante in campo.
               Ancora più decisiva, però, mi sembra una terza considerazione:               continua qui

4 commenti:

  1. Brava....purtroppo è un bel pezzo che non vado più a votare, naturalmente non sono tranquilla.... ciao

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    1. Ciao, Aliza, bentornata! Non si è tranquilli nè votando nè non votando ... Saluti cordiali.

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  2. Avrei voluto commentarlo tempo fa, ma purtroppo non mi è più possibile essere presente come vorrei...
    Avrei voluto dire che la "politica" è morta, esistono gli affaristi, i mestieranti, i politicanti, ecc. ecc. C'è solo una grande confusione, una corsa alla sopravvivenza, il "torna conto", in tutti i sensi.

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    1. Ciao Santa! So che ci sei, anche se non scrivi. Un forte abbraccio.

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