mercoledì 27 dicembre 2017

Auguri dal web


Buone Feste a tutte le Anime Gentili. 
Passate bei momenti, possibilmente lontano dalla ressa e dalla cagnara. Dedicatevi a cose piacevoli e gustatele a fondo, lentamente. Contemplate la bellezza, e createla dove non c’è. Coccolatevi e coccolate. Regalate dolcezza e tenerezza. Buttate via l’orologio e la sveglia. 
Imparate a sognare una rivoluzione soffice e intima. 
Riappropriatevi delle vostre vite.  (…)
Zio Scriba (alias Nicola Pezzoli)  da qui




Natale è ormai spartiacque, momento dialettico di verità. 
Da una parte è il tempo divenuto maschera e moderna versione della medievale festa dei folli (festum fatuorum, festum baculi, asinaria…), anticamera del Carnevale che lo segue a ruota.
Dall’altra è il tempo che smaschera i falsari  e ci invita a sane  inquietudini  esistenziali.
🌟Per il credente  cristiano è il tempo dell’attesa, non passiva, di un piccolo evento di Betlemme che ha cambiato la storia del mondo.
Che ravviva di continuo la speranza.
🌟Per tutti è il  tempo della riscoperta del dono: modalità relazionale, oblativa di chi nulla chiede in cambio, anzi poi scompare, come i re magi. Dono dell’amore, misericordia, amicizia, gratuità, fiducia, ospitalità, responsabilità, del prendersi cura dell’altro. Tutte esperienze, complesse e paradossali, che non sono cose dell’altro mondo, ma  appartengono al nostro mondo, anzi ne  costituiscono il  lato critico e alternativo.
🌟Tempo di Natale offuscato impoverito dal “contesto oscuro” di indifferenza, disinteresse, dolore  ed anche disperazione”, dall’ “abisso di disuguaglianze”  dei  poveri, dei migranti, delle vittime di ogni violenza, della terra ferita, dei viventi umiliati, delle future generazioni a rischio, per le nostre irresponsabilità.
🌟Tempo di Natale come avvio di una vera fraternità, in cui il dono è nel donare se stessi. (...)

E, dal suo blog, una riflessione di Augusto Cavadi:

         I biblisti sono ormai unanimi: natale non è il centro dei quattro vangeli. Questi testi sono stati costruiti intorno a ciò che i primi cristiani ritenevano il fulcro della propria fede: la resurrezione di Gesù (e non è un caso che della nascita del Redentore parlano solo Matteo e Luca, redatti successivamente a Marco che ne tace). Eppure…Eppure natale è la festa più emozionalmente avvertita dai cristiani e, per molti versi, dagli abitanti del pianeta. Come mai?
La chiesa dei primi secoli è stata strategicamente geniale nell’adottare come ricorrenza della nascita di Cristo non la sua data cronologica  (per altro impossibile da determinare per mancanza di registri anagrafici all’epoca), ma la festa del dio Sole: un modo semplice, immediato, ma efficace di esprimere la convinzione che il  Maestro fosse la nuova Luce apparsa sulla terra per diradare il buio di quei tempi (e non solo di quelli!).
La rilevanza del natale è sottolineata dal cammino che lo precede e dalle tappe che lo seguono. Lo precedono, infatti, quattro settimane di preparazione interiore e comunitaria: l’Avvento. Sono i giorni di attesa dell’Arrivo (Ad-venire) del Messia. Ma in che senso se ne può parlare? Con i Padri della chiesa, e oltre loro, si potrebbe rispondere: in quattro sensi.
Il Verbo di Dio è venuto una prima volta nella persona storica di Gesù; viene ogni giorno nel cuore di ogni uomo e di ogni donna che si aprano con sincera disponibilità alla Luce; viene ogni giorno nella carne dei deprivati (in questi anni sbarcando fisicamente, sulle nostre spiagge, da barconi stracarichi di disperati); verrà per l’ultima volta alla fine dei tempi – o, per lo meno – alla fine del tempo mortale della nostra mortale umanità.
Se le cose stanno così – almeno nella fede tradizionale dei cristiani – essi fanno molto bene a festeggiare la prima venuta del Salvatore a Betlemme ( o a Nazareth o dovunque sia effettivamente avvenuta); ma non fanno altrettanto bene a dimenticare di celebrare le altre due venute (nella propria interiorità e nei propri fratelli più sfruttati dai meccanismi del capitalismo internazionale) e a prepararsi alla fine (prossima o lontana, comunque certa) di questo pianetino sperduto nell’universo.
      Il vangelo di Cristo è un patrimonio etnico limitato all’Occidente, che lo ha gelosamente impacchettato in trattati teologici, dizionari e catechismi , o non piuttosto un evento a cui ogni civiltà ha diritto di attingere liberamente, se necessario traducendo nella propria lingua (nelle proprie categorie culturali) un messaggio comunicato in aramaico venti secoli fa?
      La risposta più chiara l’hanno data, da mille anni, le chiese autocefale dell’Oriente cristiano-ortodosso (greche, slave, russe): esse celebrano il natale il 6 gennaio. Non quando il bimbo viene partorito nel guscio di una famigliola mononucleare, ma quando viene esposto al pubblico e offerto ad estranei vicini e lontani. Vicini come i pastori, gente semplice che non ha bisogno di molte spiegazioni: corre in soccorso di chi ha bisogno, a dare latte e paglia a chi soffre fame e freddo. E lontani come i magi che come personaggi storici non hanno le carte in regola, ma come figure simboliche sono insostituibili: la loro presenza attesta, fin dai primordi, che il vangelo non è un affare provinciale ma una proposta potenzialmente universale, destinata non a soppiantare le sapienze già fiorenti (di cui i magi sono, appunto, esponenti) bensì a integrarsi con esse in tensione verso sintesi inedite  da aggiornare in continuazione.  La poesia dell’Epifania (o Manifestazione) va fruita in tutta la sua ricchezza, senza ridurla a quadretti bucolici da presepe. Essa, infatti, veicola una novità talmente dirompente che oggi, dopo venti secoli, sta davanti a noi come un traguardo utopico più che indietro come un residuo archeologico: la novità proclamata dall’ebreo-romano Paolo di Tarso a proposito di un popolo, vasto quanto l’umanità, in cui sarebbero diventate irrilevanti le differenze fra ebrei e pagani, uomini e donne, nobili e proletari.

10 commenti:

  1. Buongiorno cara Maruzza, il Natale è passato, ora non ci resta che augurarci un buon 2018 e incrociare le dita :-)

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    1. @Silvia: incrociamo davvero le dita ... Buon 2018, cara Silvia, con tanti libri in gestazione, da tradurre e da scrivere! E tanti bei viaggi e coccole a volontà.

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  2. Grazie, Maria, per aver fatto germogliare le mie parole anche sul tuo blog. Un grande abbraccio, e di nuovo auguri di ogni bene!

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    1. @Zio Scriba: grazie a te per le bellissime frasi. Ricambio abbraccio e auguri!

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  3. Rossana Rolando e Gian Maria Zavattaro28 dicembre 2017 alle ore 18:37

    Un saluto affettuoso.

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    1. @Rossana e Gian Maria: grazie per il vostro blog, fonte di riflessione e di ristoro della mente e del cuore. Buon 2018 e saluti cordiali.

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  4. Benvenga il Natale, se foriero anche di così alte riflessioni, a stemperare nausee da panettoni... Condivido appieno le tue sapienti scelte letterarie, cara Maruzza, e porgo dovuti complimenti ai rispettivi autori. Ancora buone feste e... Mari di abbracci.

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    1. @DOC: in effetti il panettone ingrassa e fa alzare il valore dei trigliceridi, le riflessioni di zio Scriba, di Gian Maria, Rossana e Rosario e di Augusto innalzano i valori dello spirito! Ricambio l'abbraccio con l'augurio di ogni bene.

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  5. Da quando non sono più bambino ( una sessantina di anni ), ho perso un pochino la poesia del Natale ed il valore di quei doni, magari modesti, che contenevano ciascuno un pezzettino di cuore, bontà , amicizia. Me ne rimane un lieve senso di imprecisata nostalgia, la nostalgia del tempo che corre e dell'acqua che non è mai la stessa a correre nel medesimo fiume.
    Un grande augurio di Buone Feste e di un sereno duemiladiciotto !

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    1. @Costantino: grazie del tuo sentito e accorato commento. Ricambio l'augurio di Buone Feste e di un sereno e prospero 2018!

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