sabato 2 dicembre 2017

Noi, creatori di inferno e paradiso

Caravaggio: Le 7 opere di misericordia corporale
(particolare)
        (…) Il giudizio di Dio non è come spesso noi ce lo immaginiamo, o anche come tante volte è stato raffigurato. Veniamo subito al dunque: l’inferno c’è – e si vede – tutte le volte che noi lasciamo morire le persone o le facciamo perdere. Questo è l’inferno, non dobbiamo aspettarne un altro, Dio non ce lo minaccia perché ce lo ha preparato come condanna … Dio non ha motivo di avere questi brutti pensieri, di inventare l’inferno.
    L’inferno è un’invenzione nostra, lo abbiamo inventato noi: perché tutte le volte che c’è una persona che muore di fame, che è disperata, che da straniero muore nel mare, che viene abbandonata, che viene lasciata perdere, questo è l’inferno che Dio ci vorrebbe evitare e dove vorrebbe che nessuno finisse. Neppure noi che lo provochiamo, noi che a un certo punto entriamo in questo circuito di morte o perché l’abbiamo direttamente provocato perché diventiamo conniventi involontari (…).
   Dio non vuole l’inferno, perché l’inferno è un’invenzione nostra ed è, ed è già stata anche provocata dalla Chiesa tante volte quando ha equivocato la regalità di Gesù e l’ha intesa come Sacro Romano Impero, potere temporale (...).E nel nome della dottrina – e qui c’è l’altra profonda ambiguità – ci siamo permessi di perseguitare, bruciare, far morire delle persone. L’ateismo se esiste non è quello legato alla fede, la vera professione di fede cristiana non è dire di credere o non credere al Signore, a Dio. Il vero ateismo è non accogliere Dio là dove Egli vuole essere riconosciuto. Accogliere Dio nella sua grandezza, bellezza - non so come ce lo immaginiamo ognuno di noi - è anche una cosa bella, comoda, qualche volta ci può risultare anche consolante; ma l’ateismo attiene all’ambito dell’amore: si nega Dio negando che Lui possa amare attraverso di noi. La vera negazione di Dio è questa.
      Quindi si può essere credenti perfettamente atei, perché non amiamo. Qualcuno può dire: Io credo in Dio. Ma a noi interessa quello che è accaduto duemila anni fa solo perché ha fondato quello che noi oggi dobbiamo vivere: che l’Amore è da Dio, l’amore Gesù ce lo ha incarnato, l’amore Gesù ce lo vuole far gustare prendendoci cura della nostra umanità. 
     Qualcuno dice: sarebbe bello vedere Gesù … Ma se Gesù dice: Mi vuoi vedere? Mi vuoi abbracciare? Mi vuoi sorridere? Guardati intorno: dove c’è un bisogno, ma dove c’è anche una gioia, perché la vita non deve essere vissuta solo sul fronte del prendersi carico della sofferenza altrui, è anche bello e liberante sapere gioire con gli altri  (…). 
        Aiutare gli altri, quelli che soffrono ci risulta talvolta più gratificante, perché il retro pensiero è: Io sono buono, aiuto gli altri. In questo Nietzsche era molto sottile: se la prendeva con gli atteggiamenti cosiddetti caritatevoli dei cristiani, che in maniera subdola si vogliono sentire bene loro, vogliono mettere al posto la loro coscienza. Non si tratta di questo, si tratta di vedere gioire gli altri, alla fine. Quindi se c’è una sofferenza, dovremmo chiederci: come fare sorridere chi soffre? E gioire con lui.
      Per cui la carità di cui parliamo è Dio che ci rende capaci di amare. Allora, la carità ha diverse forme: la carità personale, quella che dobbiamo vivere nei nostri rapporti quotidiani, e ognuno sa come deve esprimerla; quella di gruppo, quando si decide di lavorare a un progetto di sostegno, a persone o a gruppi che sono in difficoltà; la carità politica, che vuole affrontare i problemi nelle loro cause, per cercare di risolverli.
      Realizzare la carità politica è difficile, perché la carità personale prende la persona e ci si fa carico del problema solo della persona, la carità politica lavora per rimuovere le condizioni che provocano il disagio, la sofferenza, la morte. Assieme alla carità politica, c’è poi la carità internazionale, quella dei grandi progetti, che vanno elaborati con lucidità profetica … (…)

(la sintesi del testo, pronunciato da don Cosimo Scordato il 26 novembre 2017 nella chiesa di san Francesco Saverio a Palermo, non è stata rivista dall’autore: eventuali errori o omissioni sono della scrivente, Maria D’Asaro, che si assume pertanto la responsabilità delle imprecisioni e manchevolezze della trascrizione)

6 commenti:

  1. Belle le parole di don Cosimo Scordato, prete bizzarro che discrimina gli etero e fa il tifo per gli omo.
    L'idea che si possa essere atei e credere in dio perché si ama il prossimo non è peregrina ed è speculare a quella che si possa essere cristiani e non amando non credere a niente e a nessuno è invece un'idea vincente, perché di questi farabutti ce n'è in ogni angolo di strada e di sacrestia.
    Io per esempio non credo nel pancotto che la chiesa uficiale ha cotto e ci ammannisce ogni giorno e momento, ma non odiando nessuno e cercando di far del bene ad animali e non mi ritengo più credente dei milioni di baciapile e leccapalle che ogni giorno vanno in chiesa a battersi il petto ed a confessare -alcuni- il male quotidiano fatto sui più deboli, perché ai più forti mostrano chiappe invitanti.
    Ciao Maria.

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    1. Ciao Vincenzo, grazie per l'attenzione. Mi permetto di obiettare - visto che lo conosco da trent'anni - che, a mio avviso, don Cosimo non è affatto bizzarro e non discrimina nessun essere umano.

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  2. grazie Maria, molti spunti di riflessione emergono da questa lettura. L'ho appena appena letto e sono anche un po' perplessa; lo rileggerò per capire perché in un punto cruciale comincia a lampeggiare un punto interrogativo nella mia testa. Io non ce la faccio proprio a credere in Dio, ma mi sta stretta l'etichetta di atea: quella a privativa mi pone fuori da un cerchio definito, sicuro e confermato... se non credo il problema è mio che mi auto escludo da una verità (riflessione suggeritami dal filosofo Orlando Franceschelli). Eppure la riflessione di Cosimo in qualche modo mi interroga:<<...Il vero ateismo è non accogliere Dio là dove Egli vuole essere riconosciuto. Accogliere Dio nella sua grandezza, bellezza - non so come ce lo immaginiamo ognuno di noi - è anche una cosa bella, comoda, qualche volta ci può risultare anche consolante; ma l’ateismo attiene all’ambito dell’amore: si nega Dio negando che Lui possa amare attraverso di noi. La vera negazione di Dio è questa.>> . Qualcosa in queste parole mi sta stretta. Non riesco a mettere a fuoco. Mediterò

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    1. Cara Adriana, che piacere ed emozione sentirti anche qui ... don Cosimo riesce a essere spiazzante, a presentare punti di vista diversi. Io non so se sono credente davvero: ma sento che è vero che la misura di una realizzazione piena - e quindi divina - è data solo dall'amore ... Un abbraccio forte forte.

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  3. Sostenere che l'inferno non esiste mi trova d'accordo. Ho sempre apprezzato i preti che si discostavano da regole bigotte e rigide e davvero promuovevano e promuovono la parola di Gesù, Il fatto di essere atei ma al contempo essere credenti perché amiamo il prossimo è interessante anche se ribaltabile ossia un credente non deve per forza essere tale per amare il prossimo come se stesso. Mi piace moltissimo il concetto e la definizione di "carità politica" che condivido in pieno. Grande post Maria!

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    1. Ciao Daniele: qualcuno (mi pare Giorgio La Pira) sosteneva che fare politica è la più alta forma di amore per gli altri ... E come non ricordare Sartre con il suo "L'inferno sono gli altri" e Calvino con la sua affermazione che sposo in pieno: "“L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.”

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