lunedì 15 gennaio 2018

Qualche parola sull'anima ...

                         
  (Dall’imperdibile testo del prof. Giovanni Salonia: Danza delle sedie e danza dei pronomi, Il Pozzo di Giacobbe, Trapani, 2017 €16, pagg. 72/75. A breve, la recensione)

        Nel polemos tra l’energia avvertita dalla funzione-Es  che spinge verso un cambiamento (‘cosa voglio’) e la funzione-Personalità (‘chi sono diventato io’), intesa come assimilazione/identità (anche corporea), è la funzione-Io a inventare l’adattamento creativo tra Organismo e Ambiente, integrazione intima e spontanea delle struttura preesistente (adattamento) con il nuovo (creativo) che emerge dal campo relazionale. Senza novità l’Organismo muore, senza struttura si frantuma. La funzione-Io, quindi, è decisiva per la crescita e per il contatto. 
       Nella Gestalt Therapy l’adattamento creativo  (…) deriva dall’assunzione delle due spinte, entrambe corporee, alla novità e all’identità. (...)
        Come ci ricorda Wislawa Szymborska, l’anima può essere assente nei comportamenti abitudinari di routine, ma deve essere presente quando ci sono scelte che coinvolgono in modo preciso l’Organismo. Qui la funzione-Io si esprime e si rivela producendo la crescita e il contatto: ogni qualvolta la funzione-Io sarà presente al confine di contatto con l’Ambiente in modo genuino, l’esperienza sarà assimilata (funzione-Personalità) realizzando la crescita. (…)
Le esperienze rimaste incompiute, che si presentano come disturbi della funzione-Personalità (come ad esempio la donna che non sa se ha partorito, l’adulto che continua a sognare di dover dare esami da anni superati, il genitore che parla al figlio come amico, il cinquantenne che si comporta da trentenne, e cosi via) sono dovute al fatto che in momenti significativi del ciclo vitale dell’Organismo non è stata presente la funzione-Io. (…)
Qualsiasi comportamento resta puramente esterno se non è presente l’anima. E ogni volta che l’anima appare, essa richiede tre qualità: attrazione, paura e coraggio. Un contatto vero è aperto al nuovo, al non prevedibile. Come dice Szymborska: «Possiamo contare su di lei quando non siamo sicuri di niente e curiosi di tutto».


L’anima la si ha ogni tanto.
Nessuno la ha di continuo
e per sempre.

Giorno dopo giorno,
anno dopo anno,
possono passare senza di lei.

A volte nidifica un po’ più a lungo
solo in estasi e paura dell’infanzia.
A volte solo nello stupore
dell’essere vecchi.

Di rado ci dà una mano
in occupazioni faticose,
come spostare mobili,
portare valigie
o percorrere le strade con scarpe strette.

Quando si compilano moduli
e si trita la carne
di regola ha il suo giorno libero.

Su mille nostre conversazioni
partecipa a una,
ed anche a questo non necessariamente,
poiché preferisce il silenzio.

Quando il corpo comincia a dolerci e dolerci,
smonta di turno, alla chetichella.

È schifiltosa,
non le piace vederci nella folla,
il nostro lottare per un vantaggio qualunque
e lo strepito degli affari la disgustano.

Gioia e tristezza
non sono per lei due sentimenti diversi.
È presente accanto a noi
solo quando essi sono uniti.

Possiamo contare su di lei
quando non siamo sicuri di niente
e curiosi di tutto.

Tra gli oggetti materiali
le piacciono gli orologi a pendolo
e gli specchi, che lavorano con zelo
anche quando nessuno guarda.

Non dice da dove viene
e quando sparirà di nuovo,
ma aspetta chiaramente simili domande.

Si direbbe che
così come lei a noi,
anche noi
siamo necessari a lei per qualcosa.
                                                 (Tratta da Wisława Szymborska, Opere, a cura di Pietro Marchesani)


1 commento:

  1. Ma che argomento complicato, mi è venuta una confusione...non mi immergo dentro però e siccome non sto mai zitta, il mio pensiero è che la l'assenza dell'anima rimane a noi mortali quando un nostro caro ci lascia per altri cieli !!!
    Ti voglio bene cosmoabbracci !!!

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