mercoledì 27 giugno 2018

Alda Merini: mistica della meraviglia

Milano - Foto mari@solcare
Amore,
vola da me
con l’aeroplano di carta
della mia fantasia,
con l’ingegno del tuo sentimento.
Vedrai fiorire terre piene di magia
e io sarò la chioma d’albero più alta
per darti frescura e riparo.
Fa’ delle due braccia
due ali d’angelo
e porta anche a me un po’ di pace
e il giocattolo del sogno.
Ma prima di dirmi qualcosa
guarda il genio in fiore
del mio cuore.
Alda Merini

Metti il freddo di una sera d’inverno, la luce inadatta di una sala che non è da conferenze. Fumo di sigaretta e una vecchia in ciabatte. E ragazzi foresti, venuti fin sui Navigli per lei, il poeta. Selvatici di scuola alberghiera, libri letti pochi, poeti meno. Eppure inchiodati, il silenzio sospeso, gli occhi sgranati, davanti alla vecchia che legge poesie, parla di maternità e di amore. La vecchia all’apparenza brutta, sciatta. In ciabatte. 

Ma i ragazzi foresti non riescono a non domandarle: “Che cos’è per lei la bellezza?”. “Perché, non mi vedi?”. Nessun paio di occhi, di labbra, che dubiti. “Al suicidio non ci ho mai neanche pensato, non credete”, aveva anche risposto. Eppure, per sicurezza, le avevano tagliato anche il gas. Gente che mai l’aveva vista né ascoltata, c’è da pensare. 

Ma aveva la forza, a suo modo incontestabile, di farsi ascoltare. Che non derivava solo da cultura né da bravura. Da eleganza anticonvenzionale meno che mai. (…)
In realtà la forza mediatica che l’aveva strappata all’oblio la signora stracciona, la mistica della meraviglia (“Son sempre rimasta fedele/ alla mia meraviglia:/ mi meraviglio/ di un peccato impunito/ e della grazia inattesa”) l’attingeva a qualcosa di profondamente diverso. (…)
Il mistero della sua poesia – che superava i limiti della malattia dello stereotipo della malattia, della povertà e dello stereotipo della povertà, dell’arte e dello stereotipo dell’arte; della mistica e dello stereotipo della mistica – sta tutto nel fatto che la sua persona e la sua parola miracolosamente coincidevano. In un aspetto di non volontarietà, di pura grazia. 
Una disponibilità incondizionata (“il libro prima di nascere Dio lo deposita in te come una manciata di fango che diventa luce”), che rende misteriosamente giustizia anche alla cultura e alla poesia: “Domandano tutti come si fa a scrivere un libro. Si va vicino a Dio e gli si dice: feconda la mia mente, mettiti nel mio cuore e portami via dagli altri, rapiscimi. Così nascono i libri, così nascono i poeti”. 
(“Corpo d’Amore”, Alda Merini).  

(Articolo tratto da: Il regalo di Alda Merini/Il Foglio)










(Foto scattate a Milano da mari@dasolcare: alcune in un parco zona Milano Nord, altre ai Navigli)

4 commenti:

  1. Tu mi posti Alda ed io che faccio, non posso che commuovermi nel ricordo di un poetessa unica che ho avuto anche l'onore di conoscere. Mai banali le sue parole, sempre vere, forti, sensibili

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  2. La cornice fotografica che le hai donato è inusuale: sono certo che la sua anima sbarazzina, lassù nel Regno dei poeti, ne sia compiaciuta. Degna confezione per una grande Donna: non possiamo che ringraziarla, per i luminosi varchi che ci ha aperto. E di riflesso, grazie a questi Mari che ne mantengono vivo il ricordo, pregno di un prezioso sguardo meravigliato che davvero dovremmo recuperare un po' tutti.

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  3. @DOC: grazie, intanto a nome di Alda Merini. E grazie in generale per il luminoso commento. Un abbraccio.

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