venerdì 19 luglio 2019

19 luglio, 27 anni dopo

Agnese col marito Paolo, che ha in braccio Fiammetta, e con Manfredi e Lucia
        Tutti i palermitani ricordano dov’erano, quella domenica pomeriggio del 19 luglio 1992. Io ero in vacanza a Ustica, con Irene, sei anni, che imparava a nuotare, e Riccardino, di appena due anni, che saltellava e imparava a contare dicendo “tette, otto: Uttica!” Il 19 luglio 1992 mia sorella mi chiamò al telefono,  dicendomi che Paolo Borsellino era stato ammazzato con un’autobomba e che da casa di nostra madre, non proprio vicina a via D’Amelio, si era sentito il botto. Non ci eravamo ancora ripresi dalla strage di Capaci, avvenuta neppure due mesi prima, ed ecco, eravamo di nuovo a lutto. Bisogna essere palermitani per capire lo strazio, il dolore, la paura, lo schifo. Da allora niente è stato più come prima. Avevamo la nostra Isis e non è stato facile conviverci e combatterla. (da qui)
                  Il giudice Falcone lo avevo conosciuto, a fine anni ’80, a un convegno per docenti nel quale si sottolineava l’importanza di una didattica antimafia per scardinare il codice culturale mafioso; il giudice Paolo Borsellino lo avevo vicinissimo quando, affranto, aveva pronunciato parole pesanti, il 25 giugno 1992 alla Biblioteca comunale di Palermo, a una manifestazione promossa da MicroMega.
                Senza Giovanni Falcone e Paolo Borsellino ci siamo sentiti tutti tremendamente più soli. Abbiamo tentato di reagire. Non so con quali reali risultati ... Sicuramente comunque – grazie al loro sacrificio – a livello culturale e civile molto è cambiato. E siamo fieri che l’aeroporto palermitano sia stato intitolato a Falcone e a Borsellino. 
                Grazie Giovanni, grazie Paolo. E grazie Rita, che te ne sei andata l’anno scorso. Un grazie grandissimo ovviamente anche a Francesca Morvillo, Antonio Montinaro, Rocco Dicillo, Vito Schifani, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. 
                  Purtroppo – come denunciano i figli del giudice Borsellino, in particolare Fiammetta – sulla strage di via D’Amelio e sugli sconcertanti depistaggi che ne seguirono, ancora un insopportabile silenzio.  



(oggi a Palermo, nella chiesa di san Francesco Saverio, una messa di commemorazione celebrata da don Cosimo Scordato e don Luigi Ciotti: ringrazio Massimo Messina per le foto condivise su FB)


6 commenti:

  1. Bello il modo serio, corretto e senza enfasi ipocrite con cui ci fai ricordare queste due enormi figure. Io non sono Palermitana, l'ho molto frequentata e presuntuosamente capisco cosa si prova. Ieri sera , rivedendo il film su Rai le lacrime scendevano sole per il dolore, ma anche per la rabbia della grande "ingiustizia".

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    1. @Gingi: grazie per l'apprezzamento e grazie per l'accorata partecipazione emotiva a questa tragedia, palermitana enazionale insieme. Buona estate.

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  2. Grazie per questo accorato e vivissimo ricordo.

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    1. @Rossana: grazie a te per l'apprezzamento e la condivisione.

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  3. Parole giuste per ricordare una tragedia che come altre è senza responsabili assegnati alla giustizia e soprattutto è ancora avvolta da squallidi misteri e segreti che tutti noi vogliamo conoscere per un sacrosanto diritto a sapere la verità.

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  4. @Daniele: è difficile sapere la verità quando uomini delle Istituzioni che dovrebbero combattere la mafia sono forse complici o corrotti ...

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