venerdì 7 giugno 2024

La magia espressiva di Natalia Ginzburg

Natalia Ginzburg
        “In che cosa consiste l’importanza dei saggi, degli articoli, delle ‘idee’ di Natalia Ginzburg? Per quale ragione il «giornalismo» di una donna che non esita a riconoscersi incompetente di tutto (di tutto, a eccezione dei fatti letterari e poetici) riesce a sollevare umori così diversi?
     Anche il giornalismo d’opinione si adegua, ormai, alle brave leggi del consumo. E tra i precetti che lo ispirano primeggia la stucchevole e melensa ricetta della «cattiveria». (…)       Ebbene, il primo scandalo della Ginzburg (somma provocazione) è l’innocenza separata dall’ingenuità. Conservarsi innocenti, limpidi e puri di mente senza rischiare, a ogni passo, di fare la figura degli scemi, si converrà che è virtù quasi introvabile.
    Ma il vero scandalo è un altro. Se gli articolo della Ginzburg fossero scritti da un uomo, non li tacceremmo appunto d’ingenuità? Ebbene, la novità del saggismo della Ginzburg consiste nell’uso irritante di un’intelligenza «diversa»: un’intelligenza che viene articolata chiaramente, organizzata razionalmente quanto più ne vengono esaltati, al contrario, gli originari connotati primitivi ed emotivi, le oscure e aggrovigliate premesse passionali. L’impressione non è quella di un pensiero infantile o «naïf», ma di un pensiero il cui pigro organismo, attraversato da intuizioni e concatenazioni fulminee, sia costretto a risvegliarsi e a uscire da un lunghissimo letargo.
    A ogni richiamo, la femminilità si scuote, capricciosa e imperiosa, e si traduce in una forza intellettuale in sé e per sé, in un’arma che impone le sue leggi. Il risultato è che i codici della cultura maschile vengono infranti, nello stesso tempo in cui vengono utilizzati.

Cesare Garboli
     Lo scandalo non finisce qui. Si direbbe infatti che la Ginzburg soffra di un oscuro complesso di «superiorità». Donna, la Ginzburg pensa che la condizione femminile sia un punto di osservazione privilegiato. Dal vasto patrimonio della sensibilità e del pensiero occidentale, la Ginzburg si è limitata ad estrarre due o tre principi-guida (la poesia, il comunismo) che le bastano a orientarsi protetta da una sensazione di infallibile sicurezza. Ora questi principi vengono usati come strumenti «contro», non «per» la nostra civiltà. Il risultato è una lunga serie di infrazioni. Un paesaggio culturale ci viene restituito nel suo aspetto famigliare e addirittura domestico, ma anche stravolto nei lineamenti, irriconoscibile, rimosso dalle fondamenta come se un soffio di caldo vento africano ne avesse spazzato via gli edifici.
    Ultima stranezza. I principi della Ginzburg vengono sposati secondo un radicale, e, appunto, femminile estremismo. Senza mezzi termini, senza se e senza ma. Ora la nostra cultura (specie letteraria) è piena di se e ma, attentissima a muoversi con occhiuta prudenza, vigile temperanza. È una cultura non più genericamente «impegnata», ma fortemente «politicizzata». (…). La cultura nostrana è pretesca, ginnasiale, «ipottatica»? E la Ginzburg è paratattica, severa, impulsiva, e allinea coordinate che sono altrettanti proiettili.
    Così le parti s’invertono. Gli strumenti femminili vengono usati in difesa dell’uomo: ma di un uomo che non esiste, e la cui figura va scomparendo sempre più velocemente dalla faccia della terra. Come Caro Michele anche Vita immaginaria è un addio, un requiem per la virilità: o troppo esausta, nel nostro secolo, o troppo infantile.”

Natalia Ginzburg,  Vita immaginaria (a cura di Domenico Scarpa) Einaudi, Torino, 2021
Risvolto di sovracoperta della prima edizione,  a firma di Cesare Garboli 
(riportato nella presentazione dell’ultima edizione da Domenico Scarpa)


4 commenti:

  1. Saya sangat suka membawa tema classic blogger. Semoga sehat selalu

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  2. Articolo di grande cultura. Grazie di cuore Maria.

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    1. @Pia: grazie a te per il generoso apprezzamento. Buona domenica.

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