Sulla manifestazione indetta per il 15 marzo prossimo, condivido le considerazioni dell’amico Augusto Cavadi:
“In questi giorni la proposta di Michele Serra di convocare una grande manifestazione di piazza a Roma, per urlare la necessità che l’Europa abbia un sussulto di dignità e si ponga come soggetto autonomo rispetto alle grandi potenze mondiali, sta dividendo l’Italia trasversalmente all’interno degli schieramenti partitici, delle organizzazioni sindacali, dei movimenti pacifisti.
Se non vedo male, sono in gioco due questioni distinte che vanno affrontate separatamente.
La prima nasce da una (suppongo intenzionale, data l’abilità comunicativa di Serra) ambiguità del suo appello: scendere in piazza per questa Europa (dalla fondazione dell’Unione Europea a oggi) o per un’Europa radicalmente rifondata secondo i suoi primi ideatori a Ventotene (dunque sui princìpi dell’Ottantanove – libertà, uguaglianza, fraternità - , sulla partecipazione democratica, sul perseguimento della giustizia sociale, sul ripudio della guerra come mezzo di risoluzione dei conflitti etc. etc.)?
La moltiplicazione delle esegesi del testo mi pare inutile: nessuno può stabilire a quale delle due Europe si riferisca Serra perché egli per primo si è voluto rivolgere indistintamente ai sostenitori di entrambe. Infatti, se avesse voluto dirimere l’equivoco, avrebbe potuto spendere una parola o di approvazione esplicita o di critica esplicita alla strategia adottata dalla Commissione europea in questi anni di guerra in Ucraina, di stragi a Gaza, di conflitti armati nel mondo. Ha preferito parlare a tutti in modo da convincere la maggior parte: e in effetti stanno aderendo realtà di ogni colore ideologico e di ogni schieramento politico. (continua qui)
E, saggiamente, Francesco Vignarca, coordinatore della Rete Italiana Pace e Disarmo, scrive:
"Credo che sia profondamente sbagliato tutto questo peso che si sta dando al 15 marzo: è una manifestazione voluta da altri (sulla base di una prima piattaforma vuota) che alcuni stanno pensando di riempire con i contenuti giusti. Altri invece non ci vogliono andare per non far sorgere confusione. Va bene tutto, ma dopo un po' vorrei che si ritornasse ad occuparsi dei temi veri, dei percorsi concreti, delle scelte di politica... Questa continua "crociata" su dettagli di parole e presenza/assenza ad una manifestazione, come ho già scritto per me denota una certa sudditanza culturale (E l'errore ormai storico anche delle nostre parti di confondere strumenti con obiettivi) "
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