Palermo – All’inizio della pandemia, le videochiamate, il lavoro in modalità smart working, la DAD (Didattica a distanza) sembravano la panacea per la fisicità negata dall’imprevisto lockdown. A poco a poco, si è visto però che le tante ore trascorse in conversazione davanti allo schermo del computer possono provocare spiacevoli effetti collaterali: stanchezza, mal di testa e senso di nausea. Tanto da far coniare le locuzioni “Zoom fatigue” e “Hangover (stordimento/sbornia) da videochiamata”.
Perché? Marissa Shuffler e Gianpiero Petriglieri, esperti dell’apprendimento e del benessere sul posto di lavoro, hanno provato a dare delle risposte.
Innanzitutto, comunicare in videochiamata richiede maggiore fatica rispetto al parlarsi faccia a faccia, anche solo per capire quello che l’altro sta dicendo: dobbiamo prestare costante attenzione all’interlocutore per elaborare segnali non verbali come le espressioni facciali, il tono della voce e il linguaggio del corpo. Al dispendio energetico necessario per ‘tenere insieme’ tutti i segnali comunicativi, si aggiunge spesso la fatica dovuta a eventuali disturbi nella ricezione audio e video.
Un ulteriore fattore di stress è la consapevolezza di essere sotto lo sguardo degli altri, situazione che induce a dare sempre il massimo della performance perché è come se ci si sentisse su un palcoscenico. Anche perché è difficile non guardare il proprio viso sullo schermo e disinteressarsi dell’effetto che si fa nella telecamera.
Secondo Petriglieri inoltre, il fatto che talvolta ci sentiamo “costretti” a fare questo tipo di chiamate contribuisce all’affaticamento mentale. Non solo: aspetti della nostra vita che prima erano separati – lavoro, amici, famiglia – coesistono nello stesso spazio. Questa mancanza di varietà è poco sana. Accade allora che persino le videochiamate con gli amici e i familiari siano stancanti, soprattutto se si tratta di un collegamento con più di tre persone, situazione questa che richiede un livello di attenzione e concentrazione che sa più di lavoro che di rilassamento.
C’è poi da sottolineare che, per ovviare all’assenza di contatto e prossimità fisica la comunicazione virtuale è diventata ipertrofica: i social traboccano di contenuti, Whatsapp risuona di notifiche, il telefono squilla più del solito. Il silenzio è diventato ancora più raro e prezioso di prima della pandemia. Così, paradossalmente, abbiamo forse meno tempo libero rispetto a prima …
Come difenderci da quest’inedita forma di burn-out telematico? Gli esperti suggeriscono intanto di limitare le videochiamate a quelle strettamente necessarie. L’accensione della videocamera dovrebbe essere inoltre facoltativa.
Bisogna poi considerare se le videochiamate siano davvero sempre l’opzione migliore; in alcuni contesti, potrebbe bastare una mail, o dei file condivisi. Risulta molto proficuo anche concedersi dei “momenti di transizione” durante le videoconferenze: fare stretching o un po’ di ginnastica, bere dell’acqua. Petriglieri si spinge ancora più in là suggerendo di tornare alle antiche usanze: «Se vuoi dire a qualcuno ti manca, invece di proporre una videochiamata su Zoom, prova a scrivergli una lettera».
Infine, il professore Giovanni Salonia, docente di Psicologia sociale e psicoterapeuta, evidenzia che: “Uno dei problemi delle videoconferenze e delle lezioni on line è lo sguardo fisso. Al computer lo spettro visivo è ridotto, mentre in presenza risulta più ampio. La fissità e la riduzione dello spettro visivo inducono sonnolenza, stanchezza, stress … Ecco perché abbiamo bisogno di guardare il cielo.”.
Maria D’Asaro, 17.05.2020, il Punto Quotidiano
Devo confessare che il 99,99% degli esseri umani mi stanca e mi annoia sia in videoconferenza che di persona. Meno male che esiste l'altro 0,01%... :-))
RispondiEliminaUn grande abbraccio!
Zio Scriba: ciao Nicola! Confesso di essere anch'io piuttosto solitaria. Spesso a chiacchiere vuote preferisco la compagnia di un buon libro. Ricambio l'abbraccio.
EliminaSono totalmente d'accordo con questa analisi, relativamente alla Didattica a distanza. Per questo ho fatto una scelta alternativa rispetto alla video conferenza, che mi sembra ripetere lo schema della scuola in presenza (molte lezioni registrate e inviate, mail personalizzate per ognuno in a/r, interpretazioni del testo, classroom...).
RispondiEliminaComunque un'esperienza faticosa, senza limiti di tempo. So che puoi capire. Grazie, buona giornata.
@Rossana: per quanto innamorata della scuola, sono assai lieta di esserne uscita in tempo per evitare lo stress della DAD, per certi versi necessaria ma sicuramente non esaustiva e con tanti limiti. Buonanotte e saluti cordiali. Verrò presto a leggere i tuoi post.
EliminaIo sono dell'idea che la DAD non sia affatto la soluzione che soppianta la socialità della scuola con la classe in aula. Può eventualmente affiancarsi ad essa. Le conseguenze poi indicate nel tuo post sono un'ulteriore prova a sostegno di questa tesi a mio modesto avviso.
RispondiEliminaDaniele: d'accordo. Specie con bambini e adolescenti la socialità è ineludibile.
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