"Care amiche, cari amici,
come sapete, da anni sono interessato a un modo ‘pratico’ di esercitare la filosofia, anche come servizio ai non-filosofi. In quest’ottica, vorrei invitare chi di voi non l’ha ancora sperimentate ad una delle nostre “domeniche di chi non ha chiesa” (solitamente la prima domenica di ogni mese).
Sono state pensate come spazio 'laico' di ricerca e di sperimentazione di un’inedita 'spiritualità': un terreno comune in cui credenti, atei, agnostici provino - in totale autonomia, con pari diritti e pari responsabilità - a sondare se, al di là dei fenomeni empirici, non sia fruibile una dimensione ulteriore, o più profonda, della realtà.
E' la "spiritualità non intesa in senso strettamente religioso" che Enzo Bianchi ha delineato "come vita interiore profonda, come fedeltà-impegno nelle vicende umane, come ricerca di un vero servizio agli altri, attenta alla dimensione estetica e alla creazione di bellezza nei rapporti umani". Una spiritualità che "si nutre dell'esperienza dell'interiorità, della ricerca del senso e del senso dei sensi, del confronto con la realtà della morte come parola originaria e con l'esperienza del limite; una spiritualità che conosce l'importanza anche della solitudine, del silenzio, del pensare, del meditare. E' una spiritualità che si alimenta dell'alterità: va incontro agli altri, all'altro e resta aperto all'Altro se mai si rivelasse".
I laboratori della spiritualità sono stati tradizionalmente appannaggio dei mistici. Oggi, per varie ragioni, i luoghi delle pratiche confessionali - quasi sempre rigidamente circoscritti da recinti istituzionali - sono in crisi. Tale crisi rende ancora più urgente la creazione di altri laboratori dove uomini e donne - inseriti nella vita sociale, economica e politica - possano incontrarsi con pensatori, artisti, poeti, scrittori, musicisti, psicologi, cultori delle pratiche meditative. E possano incontrarsi per così dire disarmati: senza altro intento che di contagiarsi la stessa nostalgia di silenzio, di contemplazione e di conciliazione col resto dell'universo.

Come ha scritto Rahn Lav, "spiritualità più profonda e saggezza" sono state in tutte le epoche "patrimonio di pochi". Tuttavia, mentre in altre fasi della storia è "sempre esistita una dimensione di spiritualità e di saggezza, almeno come una possibilità, anche se in maggioranza le persone ne facevano scarso uso" - "c'è sempre stato uno spazio, nelle mappe concettuali esistenti, per l'edificazione e la ricchezza spirituale" - oggi, invece, "le dimensioni della saggezza, della profondità, della spiritualità sono state largamente dimenticate dalla maggior parte della civiltà occidentale, anche dai settori intellettuali della società, e in questo senso stanno evaporando dall'esistenza".
Se le cose stanno così, tra i compiti della "filosofia-in-pratica" rientra il "prendere parte all'impresa di rispondere a questa situazione" creando delle occasioni periodiche in cui sperimentare, contemporaneamente, libertà di parola ma anche rispetto delle identità altrui, nella sincera solidarietà fra ricercatori accomunati da una convinzione di base: se "in un individuo ci sono problemi che devono essere risolti a livello psicologico e che possono richiedere, in certi casi, l'intervento del medico, non bisogna mai dimenticare che ce ne sono, invece, che nessuna terapia può risolvere, perché riguardano il senso della vita e l'atteggiamento intimo della persona nei confronti di quest' ultima".
Aggiungo a questi brevi cenni che coltivare la dimensione spirituale dell'esperienza antropologica non significa ripiegarsi sul proprio ombelico, ma creare la precondizione ineludibile di un assetto planetario, politico ed economico, meno ingiusto. Chi entra in contatto autentico con la propria interiorità avverte l’esigenza di trasformare il proprio rapporto con la storia, la propria prassi. Insomma, una spiritualità laica – come la intendiamo presso la “Casa dell’equità e della bellezza” - prova ad intrecciare meraviglia di fronte al mondo, ricerca del significato degli eventi, apprezzamento del silenzio, capacità di ascolto, gusto della contemplazione del bello, apertura agli strati della realtà non immediatamente percepibili, sincera partecipazione alle sofferenze di tutti i senzienti, impegno costante per una società meno iniqua, delicatezza nelle relazioni con gli altri viventi...E un po' di umorismo, di attitudine a non prendere troppo sul serio né i propri limiti né, tanto meno, gli altrui."
Se questo percorso ti dovesse interessare, contattaci pure all’indirizzo a.cavadi@libero.it
Augusto Cavadi,co-direttore con Adriana Saieva, Casa dell’equità e della bellezza
Via N. Garzilli 43/a, 90141 Palermo