mercoledì 30 ottobre 2024

Alice in Wonderland: giocare con le parole

       “Quel che si consuma in Wonderland è la rivincita del linguaggio infantile, poetico (e folle) nei confronti della parola senza vita e senza contenuto esperienziale. In Alice diventa chiaro come insegnare troppo presto ai bambini il nome delle cose e delle esperienze rappresenti una contraddizione insopportabile: se le parole, infatti, hanno il compito di dare il nome alle esperienze, come possono essere apprese prima dell’esperienza?
     Dio – racconta la Genesi – prima crea il mondo e (solo dopo!) chiede ad Adamo di dare un nome alle cose. Nella nostra educazione operiamo in senso contrario: prima insegniamo i nomi e poi speriamo che avvenga l’esperienza (che sarà comunque perimetrata dalla definizione semantica e non aperta alla creatività).
Nel Paese delle Meraviglie, senza vincoli semantici, nascono parole nuove: «Stranissimissimo», «Bruttificare», la «poesia de Topo»… parole che possono sconvolgerci ma che trasmettono con maggiore luminosità l’esperienza. A pensarci bene, ad esempio, se per esprimere la nostra sensazione di sorpresa usiamo la parola «strano», abbastanza scontata, attutiamo l’originalità della nostra esperienza. Non si può trasmettere con una parola che non sorprende un’esperienza di sorpresa!
     Da qui la necessità dei poeti, che ridanno la vita e il fuoco dell’esperienza alle parole svuotate. Da qui il messaggio cifrato dei folli, che rimane fuso con l’esperienza e toglie alla parola il compito di separare e unire. Da qui il verbo originale dei bambini che, se rispettati, sono capaci di creare parole nuove.
    Dobbiamo dircelo con onestà: di fronte al linguaggio dei bambini e dei folli il nostro impulso immediato è quello di correggere, decriptare, e ricondurre alla normalità. Senza accorgerci che queste operazioni di adultizzazione (se non esiste questo sostantivo,  Alice ci dà il permesso di inventarlo) non fanno altro che svuotare le parole. (…)
    È certamente questa una delle intuizioni più geniali di Carroll: la caduta delle parole (Battaglini). (…) Bisogna apprendere un altro percorso: quello di lasciar cadere i nomi e assaporare la nudità dell’esperienza e delle cose. Oh, se i grandi fossero disponibili a riscrivere i loro vocabolari facendosi guidare dai bambini, dai poeti e dai folli: il nostro linguaggio (ri)aprirebbe orizzonti nuovi o dimenticati!"


Giovanni Salonia  Sulla felicità e dintorni (Il pozzo di Giacobbe, Trapani, 2011) pp.124-126
(A mio avviso, un testo imperdibile: l’ho recensito qui)



domenica 27 ottobre 2024

Sofia, Daniel, Tarteel e Aisfa: uniti per la pace

         Palermo – Nella martoriata Palestina e nello stato di Israele, la speranza di far cessare la follia brutale della guerra ha il volto limpido di quattro giovani. Quello di Sofia Orr e di Daniel Mizrahi, una ragazza e un ragazzo israeliani che hanno fatto l’obiezione di coscienza, rifiutando di indossare la divisa militare e imbracciare le armi e per questo, secondo le leggi israeliane, sono stati per un certo periodo in prigione; e quello di Tarteel Yasser Al Junaidi e Aisha Amer, due donne palestinesi attiviste nonviolente, in lotta contro l’occupazione dei loro territori e in difesa dei diritti umani, calpestati nell’attuale situazione di guerra.
        Sofia e Daniel, Tarteel e Aisfa credono nella possibilità del dialogo tra palestinesi e israeliani e lavorano insieme per una risoluzione nonviolenta del lungo e sanguinoso conflitto tra le parti. Sono una sorta di "gruppo misto" israelo-palestinese, e rappresentano due importanti movimenti: Sofia e Daniel fanno parte di ‘Mesarvot’, una rete di giovani attivisti israeliani che rifiutano di prestare il servizio militare obbligatorio, mettendo in pratica l’obiezione di coscienza: mentre Tarteel e Aisfa fanno parte di Community Peacemaker Teams - Palestina (CPT), un’organizzazione che sostiene la resistenza di base nonviolenta all’occupazione israeliana.
       I quattro attivisti sono stati invitati in Italia dal Movimento nonviolento per la Campagna di Obiezione alla guerra: nel nostro paese (continua su il Punto Quotidiano)

Maria D'Asaro, il Punto Quotidiano, 27.10.24

venerdì 25 ottobre 2024

Fuori la guerra dalla Storia

            Nostra signora certe cose proprio non le capiva. Ad esempio, perché s’insegnasse ai bambini a non litigare e a essere buoni, perché si tenessero seminari agli insegnanti per conoscere e prevenire il bullismo, perché si considerasse terribile un omicidio… e poi non ci si scandalizzasse quando, per una questione di confine o altri disaccordi tra due o più stati, esseri umani uccidessero i propri simili o fossero orrendamente uccisi a loro volta. Perché l’etica che va bene tra due persone, piccole o grandi che siano, viene disattesa e ribaltata se si tratta di affrontare un conflitto tra i popoli di stati diversi? Nostra signora evidentemente era un po’ tarda e questo davvero non lo accettava.
             Domani allora a Palermo, alle 10 a p.zza Croci, nonostante non amasse troppo le manifestazioni, avrebbe marciato con tutte le donne e gli uomini di buona volontà che avrebbero chiesto: “Fuori la guerra dalla Storia!” 




giovedì 24 ottobre 2024

E oggi festeggiamo i 105!

         
       Oggi abbiamo l’immenso ‘prio’ di festeggiare i 105 anni della mitica zia Lillia! 
     
       Un grazie e un abbraccio anche a zia Ninì che con i suoi ‘soli’ 96 anni e mezzo è la sua spalla e il suo supporto (e il suo orecchio, visto che l’unica lieve patologia di cui è affetta zia Lillia è una certa sordità…)





Qui racconto un po' di cose su di lei: 











                                            
                                                                Eccola oggi, la zietta! 

domenica 20 ottobre 2024

Murales e peperoncino, ecco Diamante

       Palermo – Chi si reca a Diamante, ridente cittadina calabrese sulla costa tirrenica nord occidentale, in provincia di Cosenza, si chiede l’origine di questo nome tanto suggestivo. 
      Il perché lo rivela una leggenda popolare: una volta, nel tempo che fu, sarebbe stato visto volare un corvo che aveva nel becco un diamante. La pietra preziosa sarebbe poi caduta nelle acque del torrente che, prima di sfociare nel mar Tirreno, attraversa il paese: torrente che si chiama proprio Corvino…
      Maria Stella Fabiani, nel sito istituzionale del comune di Diamante, fornisce una chiave di lettura del mitico racconto: “Il significato di questa leggenda è fortemente simbolico: (continua su il Punto Quotidiano)

Maria D'Asaro, 20.10.24, il Punto Quotidiano










martedì 15 ottobre 2024

Etty: balsamo per le ferite...

    Grazie di cuore a Lucia Contessa, che in FB dona costantemente perle preziose come questa. 

"Si vorrebbe essere un balsamo  per molte ferite": così scriveva il 13 ottobre 1942 Etty Hillesum  in una  pagina del suo Diario.
E Lucia Contessa continua (in un commento): “E mi risuonano altre parole di Etty, giuste giuste per questi giorni di dolore e lutti lontani e vicini: «Il nostro primo dovere morale è quello di dissodare vaste aree di tranquillità dentro noi stessi, sempre maggior tranquillità, fintanto che si sia in grado d’irraggiarla anche sugli altri. E più c’è pace nelle persone, più pace ci sarà in questo mondo»
    E Lucia aggiunge: “Non possiamo cambiare il mondo, ma il nostro mondo interiore sì, e chi ci riesce irraggia anche gli altri”.  

(qui la biografia di Etty Hillesum:https://it.wikipedia.org/wiki/Etty_Hillesum

Alla fine si legge che: “Il documentario "Bringing Etty Hillesum to Life" riporta alla ribalta la figura della scrittrice olandese per accostarla a una tragedia storicamente più vicina, quella vissuta dal popolo palestinese. Il documentario raccolta di una donna ebrea israeliana (Emma Sham-Ba Ayalon) e di una donna palestinese (Dina Awwad-Srour) che sono state toccate dal diario di Etty Hillesum e hanno avviato un progetto di pace in Israele e nei territori occupati.
Utilizzando brevi estratti dal diario di Etty, le due donne hanno sviluppato delle schede che utilizzano per il proprio lavoro di pace interiore, condiviso in gruppi di pratica che uniscono ebrei e palestinesi. La ricerca personale di Etty Hillesum per un futuro umano risuona con i partecipanti a questi incontri e li aiuta a rinnovare la loro visione della pace.
Una buona parte del documentario si svolge durante un ritiro degli Zen Peacemakers a Westerbork, nel corso del quale vengono letti i nomi di tutti gli ebrei deportati.”)


domenica 13 ottobre 2024

La logica della guerra. Nella Grecia antica e anche oggi

       Palermo – Come nasce e si sviluppa una guerra? Ci sono analogie e dinamiche ricorrenti tra le guerre combattute nell’antica Grecia e quelle odierne? Andrea Cozzo, docente di Lingua e Letteratura greca all’Università di Palermo, nel libro La logica della guerra nella Grecia antica (University Press, Palermo, 2024), risponde con chiarezza a queste domande, attraverso un’analisi rigorosa e accurata di vari scritti della Grecia antica e la disamina di alcune guerre di oggi. 
      Per chi scrive, la lettura del testo è stata tanto dolorosa quanto necessaria: dolorosa perché, attraverso le testimonianze storiche riportate dall’autore, è discesa nell’inferno delle guerre antiche facendo memoria di eventi terribili, lutti, stupri, torture e infinite devastazioni; necessaria perché ha preso ulteriore consapevolezza dell’irrazionale assurdità della guerra come mezzo di risoluzione dei conflitti. Quindi, ad avviso della scrivente, La logica della guerra nella Grecia antica (scaricabile gratuitamente qui: https://unipapress.com/book/la-logica-della-guerra-nella-grecia-antica/), andrebbe letto da ogni persona che vuole accrescere la sua coscienza umana e civile.  
       Cosa si impara, quindi, da questo saggio prezioso? (continua su il Punto Quotidiano)

Maria D'Asaro, 13.10.24, il Punto Quotidiano

giovedì 10 ottobre 2024

Grazie, papà

       Caro papà,
saresti stato fiero del mio tesserino rosso di giornalista, del primo libro pubblicato, di quello che vado scrivendo…Saresti stato il mio lettore più assiduo, critico e attento.
    Avresti amato immensamente Irene e Riccardo, che hai abbracciato piccolini… Luciano, che non hai fatto in tempo a conoscere. Oggi saresti stato un ottimo nonno, ricco di cura e sorrisi.
     Ci sei sempre, all’inizio e alla fine dei miei gesti e delle mie fibre più autentiche: eri contento del mio essere insegnante, saresti stato ultra-felice, oltre che della mia passione per la scrittura, per il mio lavoro di volontaria in carcere, per il mio impegno ecologista e nonviolento.
   A volte, mi sovviene la dolcezza passata della tua presenza, del tuo conforto, del tuo perenne sorriso. Che mi mancano tanto. 
  Sono comunque stata fortunata a essere tua figlia e cerco di abitare la tua 'presenza' e il tuo infinito sorriso. Grazie, papà.

(chissà forse sei stato uno dei 36 giusti che salvano il mondo…)

mercoledì 9 ottobre 2024

Il no alla guerra ha il volto di Sofia...

Sofia Orr
      Sofia Orr e Daniel Mizrahi vengono da Israele, hanno rifiutato armi e divisa, sono obiettori di coscienza e per questo reduci dal carcere.
Tarteel Yasser Al Junaidi e Aisha Amer vengono dalla Palestina, sono attiviste nonviolente e difendono i diritti umani, contro l’occupazione.
      Quattro testimoni di pace, che credono nel dialogo, e lavorano insieme, come “gruppo misto” israelo-palestinese. Rappresentano due importanti movimenti: Mesarvot, che è una rete di giovani attivisti israeliani che rifiutano di prestare il servizio militare obbligatorio, e Community Peacemaker Teams – Palestina (CPT) che sostiene la resistenza di base nonviolenta guidata dai palestinesi contro l’occupazione israeliana.
    Invitati dalla Campagna per l’Obiezione alla guerra, saranno ospiti, con conferenze stampa e iniziative pubbliche in alcune città italiane nel mese di ottobre.
     Un tour di 10 giorni, da Milano a Bari, per far conoscere all’opinione pubblica italiana i volti e la voce di chi, dentro alla follia della guerra, già realizza progetti di pace, a partire dal rifiuto della violenza e delle armi. La richiesta è di sostenere concretamente e politicamente i movimenti nonviolenti, gli obiettori di coscienza, i pacifisti che lavorano per la convivenza dei due popoli. La richiesta di pace che si alza dalle popolazioni civili, è l’unica alternativa alla violenza cieca dell’esercito e dei gruppi armati che a Gaza, in Cisgiordania, in Libano e in Israele stanno seminando odio e vendetta. La spirale che ci sta portando al terzo conflitto mondiale può essere spezzata: l’obiezione alla guerra è il primo passo. Per questo chiediamo alle istituzioni, all’Unione Eurpea, al nostro governo, di riconoscere lo status di rifugiati politici a tutti gli obiettori di coscienza, disertori, renitenti alla leva, che fuggono dalle guerre e chiedono asilo e protezione.
Durante tutto il tour, i 4 testimoni saranno accompagnati e tradotti da Daniele Taurino, presidente di EBCO-BEOC (Ufficio Europeo Obiezione di Coscienza). (qui articolo completo)

lunedì 7 ottobre 2024

Sette ottobre

Paul Klee: Notte blu (1937)


Scie

Smarrite, stranianti

Sentieri straziati, spezzati

Spazi siderali senza speranza

Silenzio    

domenica 6 ottobre 2024

Il Tappeto volante per unire i popoli

     Palermo – L’opera artistica denominata Tappeto volante è uno dei simboli del Museo delle Trame Mediterranee, nel comune siciliano di Gibellina, in provincia di Trapani. L’opera, durante le recenti Olimpiadi della scorsa estate, è stata esposta negli spazi di Casa Italia al Pré Catelan di Parigi, l’edificio storico all’interno del parco del Bois de Boulogne, dove nel 1894 Pierre de Coubertin brindò alla ripresa dei Giochi Olimpici dell'era moderna. A Parigi il manufatto è stato ammirato anche dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
     Il Tappeto volante è stato ideato e realizzato nel 2000 da un collettivo di artisti, geografi, urbanisti ed architetti italiani del gruppo Stalker, Osservatorio/Laboratorio Nomade di arte urbana, insieme a venti esuli curdi e ad alcuni artigiani senegalesi e rom. Costruito con 41.000 corde di canapa e terminali in rame, è di proprietà del nostro Ministero degli Esteri, che lo commissionò in occasione della mostra 'L'Islam in Sicilia, un giardino tra due civiltà'.  
     Per realizzarlo, gli artisti si sono ispirati ai ... (continua su il Punto Quotidiano)

Maria D'Asaro, 6.10.24, il Punto Quotidiano

venerdì 4 ottobre 2024

La logica (illogica) della guerra, ieri e oggi

(Un testo prezioso, che ogni persona pensante dovrebbe leggere. A breve, la recensione).

 “Una guerra può durare per molto tempo. Secondo la tradizione, quella di Troia si protrae per dieci anni, quella del Peloponneso con le sue diverse fasi arriva a 27 anno (431-404) e solo la sconfitta siciliana costò ad Atene circa 40.000 uomini.
     Come è possibile che ci si persuada a condurre una guerra per tanto tempo senza guardare al numero delle vittime, almeno quelle proprie? Tali interrogativi valgono anche per molte guerre odierne: una per tutte quella tra Israele e Palestina. (…)
    A Troia, i Greci di Omero a un certo momento credono di essere costretti a tornare in patria, perché dopo nove anni la guerra è ancora incompiuta, l’impresa è irrealizzata e per giunta non se ne vede la fine, come nota Agamennone (…). Però, lo corregge Odisseo, tornare senza avere preso la città significherebbe rompere il patto con Agamennone stesso, disonorare costui e comportarsi come bambini e vedove piagnucolanti, e insomma non essere ‘uomini’: di più «sarebbe vergognoso rimanere qui per lungo tempo e poi tornare a mani vuote». Proseguire la guerra è dunque una questione di principio e di onore, legata al tempo già impiegato. (…)
    Come scrive Alberto Camerotto, «quando si comincia una guerra non si può più tornare indietro». Una volta intrapresa la strada delle armi, appare necessario arrivare alla vittoria, perché il sangue delle vittime apparirebbe essere stato versato inutilmente, il tempo impiegato sembrerebbe essere stato sprecato e il proprio onore risulterebbe intaccato. La questione di principio si rivela pertanto fondamentale e nessuno pensa, invece, al sangue che, con la cessazione della violenza, verrebbe risparmiato.”

Andrea Cozzo, La logica della guerra nella Grecia antica, Palermo University Press, 2024: pagg.85/87 


mercoledì 2 ottobre 2024

2 ottobre: nonviolenza, la via per la pace...

      L’Assemblea generale dell’ONU ha indetto la Giornata Internazionale della Nonviolenza nel giorno della nascita del Mahatma Gandhi, il profeta della nonviolenza moderna.
       Che senso ha, in tempo di guerre feroci, celebrare la Giornata della Nonviolenza?
     Forse lo stesso Gandhi sarebbe stato contrario a questa ricorrenza, refrattario com’era a cerimonie rituali e formalità. Più interessato al metodo di lotta che alla meta da raggiungere: Abbiate cura dei mezzi e i fini si realizzeranno da soli. Tutta la sua vita è stata una sperimentazione delle tecniche della nonviolenza, per la giustizia, per il disarmo, per la pace.
     In Ucraina, in Russia, in Palestina, in Israele, in Libano, c’è la guerra, e l’Europa intera si sta preparando, riarmandosi e militarizzando la società. Cosa possiamo fare noi?
La nonviolenza ci dice che slogan vuoti e gesti simbolici lasciano il tempo che trovano. Anche il pacifismo, se si limita a chiedere pace e sventolare bandiere, serve a poco. Lo diceva già Aldo Capitini, il fondatore del Movimento Nonviolento: Una volta c’è stato un pacifismo molto blando, tanto è vero che davanti alla prima e alla seconda guerra mondiale vacillò. Il vecchio pacifismo era ottimista e di corta vista. La nonviolenza pone impegni precisi. La nonviolenza è una continua lotta. La nonviolenza è attivissima.
      Oggi gli amici della nonviolenza sono impegnati nella Campagna di Obiezione alla guerra, a sostegno degli obiettori di coscienza, disertori, renitenti alla leva, che hanno capito che per cessare il fuoco bisogna non sparare, per fermare la guerra bisogna non farla.
     Sono centinaia di migliaia i ragazzi di Russia e Ucraina che si sono resi irreperibili per sfuggire alla mobilitazione militare, molti di loro subiscono processi e carcere. Anche in Israele e Palestina cresce sempre di più il numero di giovani che rifiutano le armi e la violenza e insieme attuano progetti di pace e dialogo. (dal blog del movimento nonviolento)