sabato 30 aprile 2022

Pio La Torre e Rosario Di Salvo: grazie, 40 anni dopo

 
L'on.Pio La Torre e Rosario Di Salvo
      Il 30 aprile 1982 veniva assassinato a Palermo Pio La Torre, deputato e segretario regionale del Pci siciliano. Ucciso con lui anche il suo autista e guardia del corpo Rosario Di Salvo. A decidere la sua eliminazione furono i vertici mafiosi corleonesi per punire chi si era battuto in prima linea contro la criminalità organizzata ed era diventato promotore della legge che introduceva il reato di associazione mafiosa nonché la confisca dei beni ai mafiosi. Per la sua morte, il 12 gennaio 2007, sono stati condannati 9 boss, fra cui Riina e Provenzano. 

     Ecco l’intervista del TG Sicilia (ore 14) al dottore Francesco Del Bene, Sostituto Procuratore della Direzione Nazionale Antimafia.

Roberto Ruvolo, giornalista TG Sicilia: - L’omicidio di Pio La Torre e di Rosario Di Salvo evidenzia la strategia stragista di Cosa Nostra, perché Pio La Torre aveva capito cosa era diventata la mafia…
Dott. Francesco Del Bene: - L’omicidio di La Torre segna un momento tragico per lo Stato nel momento in cui si materializza l’aggressione dei Corleonesi. Non a caso è stato definito un omicidio dal carattere politico: già nell’ordinanza del Maxiprocesso il pool antimafia (il dottore Falcone, il dottore Borsellino e gli altri componenti) lo aveva indicato come delitto politico in considerazione della mafiosa, ma anche, soprattutto, della convergenza di interessi di altre entità, che andrebbero approfondite nel tempo.

Roberto Ruvolo: - Un delitto non solo mafioso, dunque. Il 4 aprile 1982 Pio La Torre aveva guidato la marcia contro i missili a Comiso…
Dott. Francesco Del Bene: - Oggi, in uno scenario di guerra che vede coinvolto un Paese dell’Europa l’iniziativa di Pio La Torre di organizzare quella marcia, in considerazione della decisione della NATO di istituire a Comiso una delle basi principali per i missili Cruise, segna un momento importante… 
A dimostrazione di come la figura di La Torre sia moderna, quasi contemporanea, alla luce dell’insegnamento straordinario che ci ha fornito per tutti, per l’impegno che ha assunto nel tempo

Roberto Ruvolo: - La Torre è il ‘padre’ del reato previsto dall’art.416/bis del Codice Penale. Che ha posto le basi del Maxiprocesso istituito da Falcone e Borsellino
Dott. Francesco Del Bene
Dott. Francesco Del Bene: - Sì. L’onorevole Pio La Torre aveva presentato già nel 1973 un disegno di legge articolato in 35 articoli che prevedeva il 416/bis, l’associazione mafiosa, e anche la confisca dei beni patrimoniali. Normativa che fu approvata solo nel settembre 1982, dopo l’omicidio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, con la L.646/82.
Mi preme sottolineare che si tratta della prima vera normativa antimafia approvata dallo Stato italiano dal dopoguerra. Tale legge costituì una ‘rivoluzione copernicana’ per gli strumenti di contrasto alla criminalità organizzata

Roberto Ruvolo - Ed è questa la norma legata alla confisca dei beni alla mafia…
Dott. Francesco Del Bene: - Sì. Infatti la norma ha un duplice profilo: quello soggettivo, perché colpisce il mafioso col reato del 416/bis: essere mafiosi per lo Stato italiano è reato. Il secondo profilo è quello patrimoniale: l’accumulazione del patrimonio. I mafiosi operano per accumulare denaro e lo Stato interviene per privarli di questo.

venerdì 29 aprile 2022

La guerra, struttura di peccato

C.Monet: Campi di papaveri presso Vetheuil (1880)
    “Tanti dibattiti in queste ultime settimane hanno analizzato diversi aspetti dell'attuale guerra in Ucraina (…);  può apparire un'affermazione scontata, ma vale la pena ribadirlo che, per il credente, la guerra è un peccato, anzi l’offesa più grave che possa essere commessa contro l'umanità, contro la creazione e contro Dio.
    Non sempre nel passato l'attenzione è stata focalizzata su questo aspetto e non solo perché le guerre del passato erano più limitate, sia negli strumenti che nelle modalità, ma anche perché l'attenzione maggiore, fin dai primi secoli della Chiesa, si era concentrata sui tre peccati gravi dell'adulterio, dell'idolatria e dell'omicidio; la guerra tutt’al più poteva essere pensata come estensione dell'omicidio. 
   In verità le guerre venivano considerate nel loro aspetto apicale in quanto riguardavano i capi dei popoli, che le decidevano ora per allargare i confini, ora per sottomettere un altro popolo, ora per accaparrarsi le risorse. La loro giustificazione veniva operata dai capi dei popoli e la gente non poteva che obbedire; addirittura si era pure ipotizzato che potesse esistere una guerra giusta soprattutto quando si trattava di deporre un tiranno o un usurpatore. 
    Tanti altri, prima di noi (singoli, associazioni, interventi ufficiali del magistero) hanno giustamente condannato la guerra; per conto nostro vogliamo sottolineare che, sul piano etico, essa è la più grave struttura di peccato che può danneggiare la vita degli uomini e della stessa creazione. Il termine “struttura di peccato” potrebbe essere equivocato nella misura in cui dovesse ridimensionare la responsabilità dei singoli che partecipano a una guerra; in verità, vogliamo sottolineare l’ampiamento di responsabilità in quanto la partecipazione a una guerra potenzia il potere di distruzione di cui ci si rende con-rei.
   Cosa avviene, infatti, nella guerra? La guerra è il supremo atto di ateismo perché in essa l’uomo assurge a padrone del mondo, dispone della vita degli altri, compromette la bellezza della creazione, facendo esattamente il contrario di ciò che per i credenti opera Dio, in quanto creatore e promotore della vita delle sue creature. La guerra, inoltre, porta alla luce i peggiori sentimenti di autoesaltazione, di predominio, di accaparramento, di odio nei confronti degli altri perché li si vuole distruggere. Con la guerra vengono fuori le peggiori manifestazioni di disumanità nella forma di una ferocia, neppure accostabile a quella degli animali, che uccidono solo per la sopravvivenza. 
     Per la guerra, purtroppo, si è sempre preparati; basti pensare alla produzione delle armi, alla costruzione degli arsenali, al potenziamento della ricerca in campo militare, per non dire delle sofisticate strumentazioni che possono colpire più facilmente il nemico; la cosa più scandalosa è che, a quanto pare, la maggior parte delle scoperte scientifiche sono originariamente di carattere bellico e, solo successivamente, alcune di esse vengono utilizzate anche in campo medico e sociale. 
     La guerra è tradimento clamoroso della verità delle cose; in essa, infatti, vengono elaborati assurdi processi di ideologizzazione, se non veri e propri sistemi di pensiero, al fine di renderla plausibile, se non addirittura necessaria; così, ogni notizia viene data solo se è funzionale al proprio interesse e alla legittimazione del proprio operato;  mentre, da una parte e dall’altra, il nemico viene sempre demonizzato come unico responsabile di nefandezze. Parlando di struttura di peccato facciamo appello alla coscienza e al senso di responsabilità di ogni persona; il che significa che, per ogni persona (per chi è credente e chi non lo è), la partecipazione alla guerra non è in alcun modo giustificabile ancor più per gli effetti sempre più irreparabili, che essa produce, e per la difficoltà di una qualsiasi riparazione dei suoi danni. 
    Con la presente riflessione vogliamo sottolineare che la guerra non si deve fare e, quindi, ogni persona deve esercitare nei suoi confronti l'obiezione di coscienza, ovvero la presa di posizione della propria coscienza, che si rifiuta di combattere  e di prendere le armi. Lo sappiamo che questa determinazione a non sparare è riconducibile a quello scatto di coscienza, che Fabrizio De André ha saputo cogliere nella sua canzone La Guerra di Piero. Piero potrebbe apparire perdente; in verità, nel suo scatto di umanità, egli non riceverà gli onori delle armi, piuttosto eleverà l'arma del vero onore e della vera dignità di ogni persona."
Don Francesco Romano, don Cosimo Scordato: Giornale di Sicilia, aprile 2022
 

mercoledì 27 aprile 2022

Alla ricerca del fratello perduto

Matisse: La danza (1909)
    Sarebbe stato più grande di lei di due anni. 
Si sarebbe forse dato delle arie da fratello maggiore? Sarebbe stato burbero e sulle sue? O affettuoso e protettivo? Gli sarebbero piaciute la musica, le canzoni e la contabilità, come a mamma, o avrebbe prediletto storia, politica e impegno sociale come papà? 
      Giuseppe - questo il suo nome - sicuramente sarebbe diventato più alto e più bello di Maruzza, perché somigliava alla loro mamma. Sua madre le diceva che era proprio un bel bambino, dai lineamenti delicati e perfetti.
     Peccato che fosse nato morto, dopo un parto assai travagliato che sarebbe dovuto  avvenire qualche giorno prima. Ma, in paese, il medico non era stato capace di cogliere i segni dell’insorgenza del diabete gravidico prima e di una sofferenza fetale poi. Così Maruzza non avrebbe mai saputo se Giuseppe aveva gli occhi neri come lei o azzurri come i nonni paterni o verde/castano come papà e sua sorella. 
    Già, perché per fortuna a Maruzza, due anni dopo, era nata una sorellina: da piccola, silenziosa e un po’ gracilina. Da grande, una potenza di donna, dottore in medicina con due specializzazioni. A Rovigo, nell’ospedale in cui lavorava i pazienti erano contenti di essere curati da una dottoressa così brava e gentile. Purtroppo qualche decennio fa, la sorellina era stata portata via da un tumore incurabile.
Così accanto a Maruzza non c’erano né un fratello e neppure sua sorella. Forse per questo andava mendicando legami fraterni, qua e là: si proponeva come sorella minore di Giuseppe e Teresa, e anche di Augusto… E come sorella maggiore di Adriana, di Silvia e di quante/i si muovessero a compassione delle sue assenze. 
     Per lei, privata dell’abbraccio speciale di Sally e Giuseppe, era inconcepibile che tra fratelli si potesse litigare. E che tra figli dello stesso sperduto pianetino si osasse fare la guerra…

lunedì 25 aprile 2022

Evviva...


Fiorita

di nuovo

la rossa Erythrina,

di ogni guerra incurante.

Evviva…




"Gli alberi sono santuari. Chi sa parlare con loro, chi li sa ascoltare, conosce la verità. Essi non predicano dottrine e precetti, predicano, incuranti del singolo, la legge primigenia della vita."
Hermann Hesse: Il cantico degli alberi, 1919

domenica 24 aprile 2022

Minerva: oasi di pace nello spazio

    Palermo – Il 26 aprile Samantha Cristoforetti, astronauta dell’ESA (Agenzia Spaziale Europea), potrebbe festeggiare il suo 45° compleanno nello spazio.  Dopo vari rinvii, se le condizioni meteo lo permetteranno, la partenza della navicella Crew Dragon di Space X dalla base di Cape Canaveral in Florida, con a bordo l’equipaggio composto da Samantha e dai colleghi della NASA Kjell Lindgren, Bob Hines e Jessica Watkins, è prevista infatti proprio per martedì 26 aprile. La navicella raggiungerà poi la Stazione Spaziale Internazionale, dove i quattro sono attesi da una squadra composta anche da astronauti russi.
   Nell’intervista concessa prima della partenza, Samantha Cristoforetti ha sottolineato quanto sia prezioso lo storico avamposto nello spazio in questo momento così difficile sulla terra, sottolineando l’armonia “fuori dal mondo” tra gli astronauti americani e russi: «Siamo amici tra di noi, io con i miei colleghi americani e insieme con i nostri colleghi russi. Siamo colleghi con la responsabilità di portare avanti una missione in cui hanno creduto, e hanno investito anni e anni di lavoro, tanti scienziati e ricercatori». L’astronauta ha ribadito che «Il lavoro della Stazione Spaziale Internazionale continua, deve continuare. La Stazione spaziale deve rimanere un simbolo di cooperazione pacifica. Nello spazio non esistono conflitti, solo missioni da compiere».
    La missione spaziale, che inizierà formalmente per l’ESA con l’ingresso nella Stazione Spaziale, ha un nome assai suggestivo e di buon auspicio: quello di Minerva, dea della saggezza.
Il perché di questa scelta lo ha esplicitato ancora Samantha Cristoforetti: «La nostra missione si chiama Minerva come la dea della saggezza perché di saggezza non ce ne è mai abbastanza: è un auspicio valido per la vita quotidiana come per le relazioni internazionali. Minerva, inoltre, è anche la dea protettrice delle arti e degli artigiani: mi piaceva onorare l’artigianalità del volo spaziale, la capacità di lavorare in maniera pregiata con le proprie mani. Anche se la serializzazione è arrivata pure nello spazio, ad esempio con i minisatelliti costruiti in grandi numeri con una produzione di massa, ancora oggi per costruire per costruire un veicolo spaziale sono migliaia e migliaia le ore di lavoro di tanti tecnici e tecniche dello spazio».
    Nei cinque mesi di permanenza nella Stazione spaziale – il rientro è previsto entro metà settembre – l’astronauta italiana svolgerà numerosi esperimenti internazionali in microgravità, nell’ambito soprattutto della medicina e della nutrizione. Tra questi, sei sono stati progettati con la supervisione e il contributo dell’Agenzia Spaziale Italiana: ad esempio ‘Prometeo’, esperimento che studierà le conseguenze dello stress ossidativo, cioè del meccanismo di danno cellulare causato da un eccesso di radicali liberi. Di ideazione italiana anche ‘Ovospace’, che indagherà il ruolo della microgravità sulla maturazione e lo sviluppo delle cellule ovariche femminili, ed ‘Evoo’, che studierà l’impatto dell’esposizione alle condizioni ambientali spaziali sull’olio extra vergine di oliva.
Non si esclude la possibilità che, nel corso della missione, Samatha compia con un collega russo un’uscita extra veicolare: la cosiddetta passeggiata spaziale, durante la quale gli astronauti fluttuano fuori dalla Stazione per fare manutenzione e compiere riparazioni. 
   Samantha Cristoforetti - due lauree, in Ingegneria meccanica e in Scienze Aeronautiche - è stata la prima donna italiana a volare nello Spazio, nel corpo astronauti dell'Agenzia Spaziale Europea. Nel corso della sua prima missione ‘Futura’ durata 199 giorni, circa sei mesi e mezzo, a cavallo tra il 2014 e il 2015, ha raggiunto il record europeo e il record femminile di permanenza nello spazio in un singolo volo. Nella Missione Minerva sarà leader del Segmento orbitale americano.
    Volare con la navicella Crew Dragon (di proprietà del miliardario Elon Musk) sarà molto diverso che con la Soyuz: la navicella Crew Dragon è più grande come volume interno e anche più confortevole, ma ha un volume unico, mentre la Soyuz ha due volumi separati e consente quindi una maggiore privacy. Inoltre, il viaggio spaziale con la Crew Dragon sarà molto più lungo, più di 30 ore dal lancio all'arrivo alla Stazione Spaziale, contro le sei della Soyuz. E poi il lancio della Crew Dragon dipende molto dalle condizioni meteo: previsto infatti inizialmente per il 15 aprile, è stato più volte rimandato, cosa che non sarebbe accaduta con la Soyuz.
   Intanto Samantha, madre di due bambini, ha preparato dei giochi da portare nello spazio per intrattenere i piccoli da lassù. E sarà anche la prima TikToker ‘spaziale’…
Maria D'Asaro, il Punto Quotidiano, 24.4.22

venerdì 22 aprile 2022

Laudato sii… per nostra sora matre terra

 
La Terra ha bisogno di passi leggeri,
bisogno di essere accarezzata e non calpestata.
Tutti noi abbiamo necessità di delicatezza,
di ritrovare il cammino gioioso e sacro della bellezza.
E' come se servisse il sussurro più che il grido,
come se avessimo bisogno di nutrire adesso
ogni passo con amore
così da non lasciare cicatrici sul mondo e sull'umanità.
                                (Emanuela Pacifici)


...scambiandovi i doni della terra
scoprirete l’abbondanza
e sarete saziati.
Ma se lo scambio non avverrà in amore
e in generosa giustizia,
renderà gli uni avidi e gli altri affamat                                    (K. Gibran)

Nascere uomo su questa terra è un incarico sacro.
Noi abbiamo una responsabilità sacra, dovuta a questo dono eccezionale che ci è stato fatto, ben al di sopra del dono meraviglioso che è la vita delle piante, dei pesci, dei boschi, degli uccelli, e di tutte le  creature che vivono sulla terra. Noi siamo in grado di prenderci cura di loro.  (Audrey Shenandoah)

L'essere umano sa che, esposta al rischio della catastrofe estrema, la biosfera non è lo spazio del suo dominio, è l'organo dentro cui pulsa la sua vita spirituale. L'amore per l'acqua, il fuoco, il sole, la luna, le piante e gli animali è una condizione del suo amore per se stesso            (Ernesto Balducci)


Soltanto quando capirai
la Sacralità della Terra
diventerai veramente
un Essere Umano...
sentire le pulsazioni
e il battito del cuore della Madre Terra.
E' il primo passaggio
per vivere la vita
con tutta la sua pienezza.                                                       (Hernàn Huarache Mamani)


"Ama la Terra come te stesso"
Un nuovo comandamento, essenziale 
per la nostra sopravvivenza. 
La guerra è una delle attività più 
devastanti per tutti gli esseri viventi.
L'attività militare è causa di gravissimi 
disastri ambientali, che durano nel 
tempo. 
Fermare le guerre, amare la Terra è
la priorità assoluta.

(Grazie di cuore a Lucia Contessa, dalla cui bacheca di FB ho copiato queste riflessioni)

martedì 19 aprile 2022

Questo immenso non sapere...

Claude Monet Ninfee rosa (1898)
     "Ho sempre avuto la sensazione scomoda e stupefacente di non sapere niente. A scuola mi sembrava che, anche studiando qualcosa, le lacune aumentassero a dismisura, fino a farmi smettere anche solo di provare a colmarle. Restavo allibita dal non sapere.
     Lo stesso poi con la letteratura e la poesia: più leggevo, e più mi sfuggiva tutto di mano.
     Imparando a meditare, sono entrata in familiarità lentamente, lentamente, con il non sapere. Mi accorgevo che meno sapevo più sperimentavo.  E più tardi, cercando di passare agli altri la pratica della meditazione, mi sono accorta di come chi sa o crede di sapere molto sperimenta solo esperienze di seconda o di centesima mano, non è mai in intimità con niente, non trema davanti al non conosciuto e non si inoltra. Perché il sapere dell’esperienza non si può accumulare, l’esperienza inganna come tutto il resto, se credi di poterla ripetere quando ti addentri nei territori del non conosciuto. Non ci sono primi della classe, né esperti, né Maestri, se non quelli che ti spingono a conoscere in prima persona, a ferirti e medicarti, e al massimo ti preparano bende e cerotti per quando sosti un momento e li guardi disperato negli occhi: la disperazione dei cani quando non capiscono i nostri comportamenti discontinui. In ognuno di noi c’è un cane spaventato dalla discontinuità dell’esperienza. 
    Una buona pratica, preliminare a qualunque altra, è la pratica della meraviglia, Esercitarsi a non sapere e a meravigliarsi. Guardarsi attorno e lasciare andare il concetto di albero, strada, casa, mare e guardare con sguardo che ignora il risaputo e vede ora…
     La pratica della meraviglia è una pratica che cura anche il cuore più ferito della terra.
     Si può andare a trovare un piccolissimo pezzo di prato, un pizzico di prato c’è sempre, anche in città. E guardare. A lungo. Si apre un universo minimo.  Infinite vicende, mutamenti, arrivi, partenze forme sempre più piccole man mano che lo sguardo si limita a vedere. Esercitare la meraviglia cura il cuore malato che ha potuto esercitare solo la paura."

Chandra Candiani Questo immenso non sapere Einaudi, Torino, 2021

domenica 17 aprile 2022

Il filosofo Ernst Bloch tra Speranza e Utopia

    Palermo – Non è facile coltivare semi di speranza in questo momento storico. Specie per chi non ha fede in un Dio che, in silenzio, tiene le fila delle dolorose e ingarbugliate vicende umane, e ci promette una Resurrezione.
    Eppure, nel secolo scorso, il tedesco Ernst Bloch, laico e non credente, ha teorizzato la centralità nella Storia umana della prospettiva dell’utopia e della speranza, tanto da titolare una delle sue opere principali “Il principio Speranza”. 
   Bloch, nato nel 1885 in una famiglia di origine ebraica, si laureò nel 1908 in filosofia e fu vicino a intellettuali come Max Weber, Bertolt Brecht e Theodor Adorno. Nel 1933, con l’avvento del nazismo al potere, lasciò la Germania e, dopo varie peregrinazioni, si stabilì negli USA. 
Nel 1948 accettò un incarico di docenza all’Università di Lipsia, nella Germania Est, da cui fuggì però nel 1961 perché considerato dal regime comunista della DDR un pericoloso marxista eretico. Si stabilì quindi nella Germania Ovest e ottenne una cattedra universitaria a Tubinga, dove morì nel 1977.
     Già nel 1918 la prima opera di Bloch, Spirito dell’Utopia, conteneva idee e suggestioni che saranno riprese poi ne Il principio Speranza. Nelle pagine dello scritto del 1918, il filosofo sottolineava che la cultura europea aveva fallito, poiché era stata incapace di evitare la tragedia della Prima guerra mondiale. Era necessario, pertanto, ripensare al concetto di utopia: idea fondante e regolativa da non intendere come un contenuto impossibile da realizzare perché privo di basi realistiche, ma come possibilità e tensione progettuale, come itinerario in progress, creativo e costruttivo, per raggiungere un obiettivo lontano, ma conseguibile. In ultima analisi, l'utopia di Bloch poteva essere assimilata a un programma politico a lunghissima scadenza.
    Il filosofo, seguace della cosiddetta corrente calda del marxismo, contestò la freddezza economicistica del socialismo reale, responsabile di avere perso di vista “il vero motore della rivoluzione che risiede nella coscienza umana, che senza sosta tende a un futuro non ancora consapevole, ma presagito”. Per il filosofo, invece, l’utopia, il sogno, l’attesa costituiscono la dimensione fondamentale dell’essere e di quell’”animale utopico” per eccellenza che è l’uomo.
   Ne Il principio speranza (pubblicato in tre volumi, dal 1953 al 1959), Bloch ribadì che speranza e utopia sono elementi essenziali dell'agire e del pensare umano. Per il filosofo, infatti, a mettere in moto lo sviluppo storico sono la coscienza anticipante dell'uomo, la sua capacità di anticipare i progetti più alti: modalità che si manifesta intanto nella dimensione dei sogni e delle aspirazioni che caratterizzano la vita quotidiana, nel mondo fantastico delle favole, nei racconti dei film e degli spettacoli teatrali, come anche nelle utopie sociali quali le grandi concezioni religiose e filosofiche.
    In tutte queste forme della coscienza anticipante dell'uomo, l'elemento fondamentale è la speranza, che non è solo una dimensione individuale e soggettiva, ma costituisce un aspetto reale dello sviluppo concreto delle varie forme di esistenza. Dall'analisi della natura della coscienza anticipante dell'uomo, inoltre, emerge chiaramente il non-ancora come verità profonda che dà valore reale alla speranza, intesa non più come astratto sogno campato in aria, ma come docta spes/speranza sapiente, basata sul dinamismo della realtà.
    La speranza, quindi, non è solo un atteggiamento sentimentale, ma una forza concreta che aiuta a costruire la realtà, in modo razionale e lungimirante. Ecco cosa scrive Bloch nella sua opera: «L'importante è imparare a sperare. Il lavoro della speranza non è rinunciatario perché di per sé desidera aver successo invece che fallire. Lo sperare, superiore all'aver paura, non è né passivo come questo sentimento né, anzi meno che mai, bloccato nel nulla».
    Come la intende Bloch, la speranza non è più solo lo sguardo ottimisticamente diretto al futuro, ma è una sorta di immersione nelle potenzialità insite nel presente: sta a ciascuno dirigere la luce della speranza su ogni attimo della nostra vita presente, altrimenti la luce del faro si perde nella notte del futuro.
    Allora, nell’oggi dominato da “passioni tristi”, da un senso pervasivo di impotenza e incertezza che porta alla chiusura in sé stessi e a considerare il mondo e gli altri come una minaccia, è necessario più che mai lasciarsi ‘contagiare’ dalla speranza, virtù di frontiera, sottoposta in ogni momento al rischio e al fallimento, ma indispensabile per potere coltivare l’idea di “cieli e terra nuovi”.
(...)
     
                 Maria D'Asaro, 17.4.22, il Punto Quotidiano

giovedì 14 aprile 2022

Sono forse il custode di mio fratello?

Caravaggio: Vocazione di san Matteo
      «Quando Dio chiese a Caino dove fosse Abele, Caino rispose irato con un'altra domanda:  - Sono forse io il custode di mio fratello? - Il massimo filosofo morale del nostro tempo, Emmanuel Lévinas, commenta: quella rabbiosa domanda di Caino è all'origine di ogni immoralità. Naturalmente io sono il custode di mio fratello, sono e rimango un essere morale fintanto che non pretendo una ragione particolare per esserlo. 
    Che lo ammetta o no, io sono il custode di mio fratello in quanto il benessere di mio fratello dipende da quello che faccio o mi astengo dal fare. E sono un essere morale perché riconosco quella dipendenza e accetto la responsabilità che ne consegue. Nel momento in cui metto in dubbio quella dipendenza e chiedo come Caino che mi si dica per quale ragione dovrei curarmene, abdico alla mia responsabilità e non sono più un soggetto morale. La dipendenza di mio fratello è quello che mi rende un essere etico; dipendenza ed etica si reggono insieme e insieme vanno a picco. 
     A pensarci bene, il netto giudizio di Lévinas non è nuovo, in quanto ribadisce semplicemente in termini piuttosto originali quello che fu, per millenni, il nucleo degli insegnamenti giudaico-cristiani, riprendendo ed estendendo la nostra comune concezione dell'umanità e dell'essere civilizzato. Con le sue parole Lévinas fa del bisogno dell'altro, e della responsabilità di soddisfare tale bisogno, la pietra angolare della moralità, e dell'accettazione di tale responsabilità l'atto di nascita dell'individuo morale». 

Zygmunt Bauman, La società individualizzata, Il Mulino, Bologna, 2002

martedì 12 aprile 2022

Palermo Lolli

    In questi giorni nostra signora era triste. Non riusciva davvero a farsene una ragione. Del perché gli umani fossero così stupidi, rozzi e brutali. Il pianeta era surriscaldato, con una febbre ormai grave e costante. Ma intanto generali agli ordini di un capo di stato utilizzavano bombe micidiali. Che uccidevano orribilmente migliaia di esseri umani e distruggevano palazzi e fili d’erba, oltre a innalzare purtroppo la temperatura del pianeta. Certo, chi aveva cominciato quella mattanza aveva enormi responsabilità. Ma nostra signora pensava che, se alla violenza brutale delle armi si rispondeva con uguale simmetrica brutale violenza, chi avrebbe vinto, alla fine? Il più armato? Chi aveva più ragione? Quello che avrebbe sparato di più e senza scrupoli? Questi e simili pensieri ronzavano confusi nella testa di nostra signora, nel suo andirivieni dalla stazione Lolli, mentre le splendide palme e il cielo azzurrissimo, al momento, se ne infischiavano delle sue paure.

Maria D’Asaro





domenica 10 aprile 2022

Hai sentito che caldo? E l'Antartide si scioglie


     Palermo – Nella zona orientale dell’Antartide, a metà dello scorso mese di marzo, la piattaforma di ghiaccio ‘Conger’, grande più o meno quanto la città di Roma, si è frantumata come una lastra di vetro. Documentato dal satellite ‘Copernico’, secondo gli scienziati che si occupano di glaciologia, tale evento è uno dei più eclatanti dall’inizio del ventunesimo secolo. 
      L’Antartide contiene circa il 90% dei ghiacciai terrestri. La parte orientale del continente era considerata la più fredda e stabile, poco soggetta allo scioglimento delle superfici glaciali. Il distacco della massiccia piattaforma dimostra che i cambiamenti climatici sono più veloci e più repentini del previsto.
   La superficie della zona glaciale era diminuita gradualmente negli ultimi vent’anni, con una riduzione più evidente dal 2020 ad oggi. Responsabile del definitivo collassamento della piattaforma ghiacciata è stata l’ondata anomala di calore che ha colpito i Poli, con temperature che si sono innalzate di circa 40 gradi rispetto alla media del periodo. 
    A registrare l’eccezionale temperatura di -12°, anziché quella ordinaria del periodo oscillante tra i -45 e i -50°, è stata la base scientifica italo-francese ‘Concordia’, che opera nella zona orientale del continente antartico, nel sito denominato Dome C, un’altura a 3.230 metri sul livello del mare. 
    Purtroppo il riscaldamento climatico incombe anche a casa nostra: l’Istat - Istituto Nazionale di Statistica – certifica che, nel 2020, nei capoluoghi delle regioni italiane la temperatura media annua ha segnato un aumento di +1,2°C rispetto al valore registrato tra il 1971 e il 2000. L’Istat segnala poi che in tutte le città le anomalie di temperatura media sono positive e dovute a rialzi della temperatura, sia minima che massima: le più alte si rilevano a Perugia (+2,1), Roma (+2), Milano (+1,9), Bologna (+1,8) e Torino (+1,7).
    Dal 2014 la temperatura media delle città ha raggiunto i +16 gradi, valore mai registrato: "Segnale –  afferma l’Istat - di un riscaldamento in atto nei sistemi urbani".
   Di fronte a questi dati incontrovertibili, chi ancora nutre dei dubbi sul riscaldamento globale dovrebbe ricredersi. Secondo il recentissimo rapporto dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Chang, il principale e autorevole organismo internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici), il riscaldamento globale costituisce una crisi ambientale da affrontare immediatamente, se si vuole scongiurare l’aumento medio della temperatura oltre 1,5°.
    Consapevoli che questo è il campo d’azione in cui ci vuole un’urgente mobilitazione collettiva, si spera allora che i responsabili dei vari governi nazionali mettano il contrasto al riscaldamento climatico al primo punto dell’agenda politica. 


Maria D'Asaro, 10.04.22, il Punto Quotidiano

giovedì 7 aprile 2022

Ostinata

Caos nero
Là fuori

Tu coltivi balconi fioriti
Inutili, fragili, effimeri, festosi

Ostinata








martedì 5 aprile 2022

La nonviolenza, questa sconosciuta...

    L’approccio nonviolento ai conflitti viene spesso equivocato come pacifismo a tutti i costi, vigliaccheria, cedimento di fronte al violento che opprime. Forse poche prassi sono così equivocate come quella nonviolenta.
  Nella giornata di co-formazione sulla non violenza (cosa non è, cosa è, come funziona e se funziona), il 3 aprile 2022 a Tavola Tonda, Cantieri Culturali della Zisa a Palermo, il professore Andrea Cozzo, docente ordinario di Lingua e Letteratura Greca all’Università di Palermo, esperto di nonviolenza e delle sue dinamiche nel mondo antico e moderno, ha offerto ai partecipanti una sintesi, illuminante e feconda, della teoria e della pratica nonviolenta.

Per chi volesse approfondire, ecco alcuni testi basilari:

Gandhi: Teoria e pratica della nonviolenza (prefazione di Giuliano Pontara), Einaudi, Torino
Cozzo Andrea: Conflittualità nonviolenta, Mimesis, MIlano
Jean Marie Muller: Strategia della nonviolenza, Marsilio Edizioni
J.Galtung – Daisaku Ikeda: Scegliere la pace, Esperia Milano

(gli ultimi due sono testi assai datati, forse non è facile trovarli...)











Palermo, Cantieri Culturali della Zisa (foto mari@dasolcare)

domenica 3 aprile 2022

Ora legale tra storia, dubbi e curiosità

  Palermo – Domenica 27 marzo in Italia e nell’Unione Europea è tornata l’ora legale: le lancette degli orologi sono state spostate un’ora avanti per sfruttare al meglio la luce naturale e risparmiare energia. In Europa l’ora legale vige anche in Svizzera, Norvegia, Città del Vaticano, Principato di Monaco, San Marino, Liechtenstein, Andorra e Regno Unito, paesi fuori dall’Unione.
   Al Regno Unito si deve il primo spostamento delle lancette un'ora avanti nell’estate del 1916, quando fu adottato il cosiddetto British Summer Time. In virtù del notevole risparmio energetico che ne derivava, mentre era in corso il primo conflitto mondiale tale provvedimento venne subito copiato da altri paesi, Italia compresa.
L’ora legale in Italia rimase in uso sino al 1920. Utilizzata a singhiozzo durante la Seconda Guerra mondiale, fu poi ripristinata nel 1965 e dal 1966 venne applicata ogni anno per quattro mesi, dall'ultima domenica di maggio all'ultima di settembre.
Dal 1980 la durata dell’ora legale fu estesa a sei mesi, anticipandone l'inizio alla prima domenica di aprile, e, nel 1981, all'ultima domenica di marzo. Nel 1996 il nostro Paese si è allineato alle direttive dell’Unione Europea, spostando il ritorno all’ora solare all'ultima domenica di ottobre.
B.Franklin
   Nell’età moderna, antesignano dell’ora legale può essere considerato lo scienziato, politico e giornalista statunitense Benjamin Franklin che, nel 1784, pubblicò in un giornale francese un articolo in cui proponeva di risparmiare sulla spesa in candele inducendo le persone ad alzarsi prima, con una serie di misure un po’ particolari: mettere un cannone in ogni via a sparare colpi all’alba per svegliare di botto i dormienti, vietare la circolazione notturna, razionare le candele, tassare le persiane…
La prima vera proposta di cambiamento orario pare sia stata fatta comunque nel 1895 da uno studioso neozelandese, che propose uno spostamento in avanti degli orologi di due ore. Idea ripresa poi dal costruttore britannico William Willett e, nel 1916, varata effettivamente nel suo Paese.
Nel 2018, sul sito della Commissione europea si è svolta un’ampia consultazione pubblica sulle disposizioni relative all'ora legale; tra le domande, nel caso di abolizione del cambio orario, veniva posta l'alternativa tra il mantenere sempre l'ora solare o quella legale. La questione, infatti, in base alla direttiva 2000/84/CE, è di competenza dell'Unione Europea, che ha chiesto a ogni Stato di esprimersi in tal senso. L’Italia ha deciso di mantenere l’ora legale; mentre Finlandia, Lituania, Svezia e Estonia – stati vicini al Polo Nord che pertanto non hanno grandi benefici dal cambiamento orario legale – hanno chiesto all’Unione Europea una revisione delle norme in materia.
Terna, la società responsabile in Italia della gestione dei flussi di energia elettrica sulla rete ad alta tensione, stima periodicamente il risparmio consentito dall'adozione dell'ora legale: tra il 2004 e il 2021 il nostro paese ha risparmiato circa 10, 5 miliardi di KWh, con una minore spesa pari a un miliardo e settecento milioni di euro. 
      Tutti d’accordo, quindi? No: uno studio di alcuni cardiologi americani afferma che l'ora di sonno persa il giorno dopo l'entrata in vigore dell'orario estivo incrementa del 25% la probabilità di subire un infarto cardiaco; rischio che cala del 21% il giorno in cui l'ora di sonno persa viene recuperata. Altri studi evidenziano un aumento di incidenti ed infortuni sul lavoro nel giorno successivo all'entrata in vigore dell'ora legale.  Inoltre, nei giorni successivi al "cambio dell'ora" (il passaggio da ora solare a legale e viceversa), alcune persone lamentano disturbi dovuti all'alterazione del ciclo sonno-veglia: si tratta di una forma leggera – peraltro avvertita solo da poche persone – dello stesso disturbo sofferto da chi viaggia in aereo tra paesi separati da diversi fusi orari (il cosiddetto jet lag). 
C’è poi chi evidenzia che, poiché lo scopo dell'ora legale è quello di consentire un risparmio energetico grazie al minore utilizzo dell'illuminazione elettrica, si otterrebbe un risparmio analogo con l'adozione di un ipotetico stile di vita che abbia orari "centrati" rispetto al mezzogiorno: cioè dormire dalle 20 alle 4 anziché dalle 23 alle 7, perché si sfrutterebbero così interamente le ore di luce. Ovviamente, tali ritmi non possono essere imposti per legge, in un tempo in cui si è abituati alle Notti bianche e a bioritmi da gufi…
Come è gestito il cambio orario nel resto del mondo? In generale, i Paesi della fascia tropicale non adottano l'ora legale, poiché è minima la variazione delle ore di luce nell'arco dell'anno. In Africa l'ora legale è usata pochissimo: in Tunisia viene applicata solo se durante il Ramadan si mantiene l’ora solare, in modo tale che non vengano artificialmente allungate le ore diurne di digiuno prima del tramonto per i fedeli musulmani. 
Nell'emisfero australe, con stagioni opposte rispetto all'emisfero boreale, l'ora legale segue un diverso calendario: in Australia è in vigore da ottobre a fine marzo o inizio aprile, mentre il Brasile la adotta dalla terza domenica di ottobre alla terza di febbraio. Da ottobre 2014 in Russia vige sempre l'ora solare.
Marvin Schneider
     Negli Stati Uniti d’America si passa all’ora legale generalmente nella seconda domenica di marzo e si ritorna a quella solare nella prima domenica di novembre. Lo stato di New York ha un valente Clock Master: dal 1992 il settantanovenne Marvin Schneider si assicura, rivedendone e oliandone gli ingranaggi, che tutti i vecchi orologi della città segnino l’ora giusta. 
     Non si può che augurargli buon lavoro per tanti anni a venire. 
   E aspettare con paziente speranza che tanti silenziosi ‘Clock Peace Master’ facciano scoccare nel nostro martoriato pianeta l’ora legale dell’armonia universale.

Maria D'Asaro, 3.4.22, il Punto Quotidiano