"Vedo molti affannarsi a giustificare in vario modo la guerra (…) pochi a cercare di fermarla o evitarla.
Anche perché non si ha il coraggio né l’onestà di dire che siamo in una situazione di guerra non dichiarata, ma che opera comunque con i suoi effetti nefasti nelle nostre vite. (…) Di contro non si troverà nessuno che, in linea di principio, non si dichiari a ‘favore della pace’.
Ma allora dovremmo forse domandarci: di cosa parliamo quando parliamo di pace? Il fatto è che se, da sempre, della guerra abbiamo racconti, discorsi e retoriche, descrizioni infernali ed azioni eroiche, immagini e fantasmi, e soprattutto strategie, a cominciare da quell’arte della guerra, a cui essa è stata nobilmente associata, niente di tutto ciò è accaduto per la pace.
Come se qui ci trovassimo di fronte a un vuoto teorico e di visione. Basti pensare che non è mai stata sfiorata nemmeno l’idea di un Ministero della Pace, come se la Pace fosse un ideale non politico. (…) La Storia ha visto sempre solo Ministeri della Difesa che si tramutano prontamente, all’occasione, in Ministeri della Guerra. Forse, un tale Ministero della pace rientrerebbe in quelle istituzioni da inventare (perché sconosciute) che Simone Weil auspicava, al di là di quelle a tutela del diritto e delle libertà democratiche. Altre istituzioni, destinate, cioè, come affermava Simone Weil «a discernere e abolire tutto ciò che nella vita contemporanea schiaccia le anime sotto l’ingiustizia, la menzogna e la bruttezza».
Per questo, pensare e dire la pace significa, anzitutto, pensare l’impensato della pace."
Rosella Prezzo Guerre che ho (solo) visto Moretti&Vitali Bergamo 2025, pp.75,76
Ho condiviso su FB, farò di tutto per tornare in tempo a Palermo per essere al De Seta questa sera !
RispondiElimina@Augusto: la tua presenza è speciale per me... grazie.
EliminaConcordo con te ci vorrebbe il ministero della pace!
RispondiElimina@Olga: speriamo bene... buona settimana.
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