venerdì 30 settembre 2011

Piazza Guadagna

         Pare che circa due miliardi di persone, nel mondo, vivano in periferie disastrate, lontane dal cuore della città. A Palermo, le chiamiamo Zen, Sperone, Brancaccio.... Si dice: “Scendo a Palermo”, quando ci si muove dalla propria borgata a piazza Politeama.
       Gli alunni che abitano alla Guadagna vanno tutti male a scuola: i  fortunati arrivano alla terza media dopo anni di bocciature. Molti si perdono e nessuno li trova più. Nemmeno l’assistente sociale più in gamba. Si perdono perché il padre è in carcere; perché la madre non c’è e nessuno sa dove sia; perché padre e madre vivono una vita di stenti; perché la madre esce alle sette per fare le pulizie e la ragazzina deve badare al fratellino piccolo; perché padre e madre sono separati e nessuno dei due vuole occuparsi della figlia e comprare qualche libro.
        Forse c’è un maleficio nascosto, un filtro antiscuola, a piazza Guadagna.

 Maria D’Asaro  (Pubblicato su “Centonove” il 23-9-2011)


giovedì 29 settembre 2011

Storie per una buonanotte (II parte)

(seconda parte: continua)
La storia è una sorta di "luogo" in cui diventano legittime cose che non sempre (e non in ogni famiglia) trovano espressione. L´immaginazione e la fantasia, per esempio. Naturalmente siamo tutti contenti di sapere che i nostri figli possiedono una fervida immaginazione. Di solito, però, la incoraggiamo solo fino a un certo punto, finché non interferisce con il "corretto" svolgimento della loro – ma soprattutto della nostra – routine. Però ecco che grazie al racconto l´ordine del mondo si sfalda. E con l´approvazione dei genitori, oltretutto. La realtà nota, quella che i bambini spesso vedono rigida, limitante e arbitraria, comincia a disfarsi, a diluirsi in correnti fantastiche, leggendarie, oniriche. A un tratto tutto è possibile. E anche se la storia verte su argomenti concreti e familiari al bambino, spesso irradia la possibilità di un´altra esistenza, di un diverso modo di essere e di rapportarsi al mondo. La realtà percepita dal bambino è in ogni caso molto soggettiva, fragile, e lui deve compiere un grosso sforzo emotivo e mentale per adattarla e collegarla alle norme e alle regole dettate dall´ambiente in cui vive.

Poiché quelle norme e quelle regole spesso contraddicono le sue sensazioni di base, e talvolta lo opprimono e lo minacciano, il bambino prova un grande sollievo quando può "stemperarsi" nel mondo fantastico che il racconto propone. E se sente che anche i genitori – responsabili ai suoi occhi di far rispettare le leggi della realtà – possono essere suoi complici di questa "violazione", di questo slancio travolgente e spensierato, ecco che la sua esperienza si fa ancora più intensa. E naturalmente anche noi genitori possiamo sentirci liberi in momenti come quelli, farci coinvolgere, rivivere una sensazione dolce e agognata che pensavamo persa per sempre. Anche il linguaggio è una parte importante della "licenza" che la storia ci concede. Leggere ad alta voce ai bambini trasforma la lingua utilizzata nella storia – anche se semplice e quotidiana – in un qualcosa di diverso. Il bambino all´improvviso, anche senza capirlo, avverte che quelle parole sono la chiave di un´esperienza particolare, più "raffinata" di quella alla quale è abituato, dei soliti dialoghi con genitori e amici. E sviluppa una maggiore sensibilità anche nei confronti di un lessico nuovo, un po´ diverso da quello che conosce a casa e all´asilo.

Nostra Signora e il suo 29 Settembre

C’era un tempo in cui Nostra Signora non amava molto Settembre: in quel mese si era ammalato suo padre, aveva dovuto decidere in fretta quale lavoro lasciare, aveva salutato per sempre la sua sorellina.
Però, negli ultimi tempi, quel tempo dell’anno lo aveva rivalutato: è vero, qualcosa finiva, a Settembre.
Ma la sua luce finalmente smorzata, le nuvolette che celavano l’azzurro del cielo, gli scrosci di pioggia improvvisi, si sposavano meglio con la sua essenza: intessuta di chiaroscuri, di azzurro e di grigio, di atmosfere silenziose e soffuse.
E poi, un 29 settembre di un secolo fa, un piccolo fiume l’aveva inondata. Lei, neppure dieci anni, era diventata una donna. Col suo menarca. Lei, che sognava già il suo principe bruno.

mercoledì 28 settembre 2011

Storie per una buonanotte

David Grossmann è un autore che amo. Prima o poi avrà il Nobel, secondo me.
Ecco la prima parte di un suo scritto.
Qualche parola ai papà e alle mamme che hanno letto una storia ai loro bimbi. Ecco, avete appena finito di leggere un racconto ai vostri bambini, avete rimboccato le coperte e li avete salutati, separandovi da loro e dal mondo infantile che li avvolge. Non so se avete letto il racconto di buon grado, con gioia, pronti a tuffarvici insieme ai vostri piccoli. Forse avete faticato a liberarvi dai vostri impegni per sprofondare in un racconto per bambini per lunghi minuti. Come padre, ricordo casi simili.
Ma quasi tutte le volte che leggevo ai miei figli una favola della buonanotte avvertivo quanto quei momenti fossero speciali e diversi dal resto delle ore della giornata.Se durante il giorno un senso di "pragmatismo" impone a bambini e genitori l´obbedienza a un ritmo esterno, esigente e pressante (Fai questo, non far quello, perché l´hai fatto, mi avevi promesso che…, se non fai questo…) ecco che il momento della storia-della-buonanotte crea una specie di bolla di vicinanza e tenerezza nella quale le tensioni possono dileguarsi, svanire, e i due complici della storia – il genitore e il bambino – hanno l´occasione di raggiungere un luogo primario e profondo dentro di sé e anche dentro il legame fra loro.Il bambino è seduto o sdraiato sul letto, accanto alla mamma o al papà. Avverte il calore del corpo, l´odore del genitore. Nel momento in cui alle sue orecchie risuona quella voce particolare – "la voce della storia" – si prepara a passare a una realtà e a una dimensione differente: quella del racconto.
Per esperienza – essendo stato bambino e padre – so che già in tenerissima età i piccoli riconoscono che quello che il papà o la mamma stanno per raccontare è una storia, diversa da ogni altro genere di informazione che gli viene trasmessa. E quando raccontiamo una storia a nostro figlio, anche in noi qualcosa cambia: la nostra voce, il nostro intuito, il nostro modo di porci, l´atmosfera che creiamo. Il bambino lo avverte subito: qui si apre una nuova realtà, ha inizio una magia. E se per gran parte della giornata ognuno di noi si trova immerso nel proprio mondo, ecco che ora – insieme a nostro figlio – siamo invitati a entrare in un altro mondo che non è "solo del genitore" o "solo del bambino", ma è un luogo in cui entrambi godiamo dello speciale status di ospiti, di turisti in viaggio.
(continua)

L'Amaca

(Condivido quanto scritto da Michele Serra su "La Repubblica" oggi)
Pure se da un pulpito molto precario (sono il classico relativista etico), faccio parte del folto gruppo di italiani che avevano facilmente colto già sul nascere, nel potere berlusconiano, quei tratti smodati e quella mancanza di misura che il cardinale Bagnasco ha infine denunciato, suscitando grande fragore mediatico.
E' strano: almeno in teoria, il vaglio morale della Chiesa dovrebbe essere ben più ristretto e severo di quello della gente come me, che non promulga codici di comportamento sessuale né saprebbe indicare Modelli di Famiglia maiuscoli come quello vidimato dal cattolicesimo romano.
Evidentemente, non essendo sospettabile che cotanta autorità morale colga lo scandalo con clamoroso ritardo rispetto a noi dilettanti dell´etica, dobbiamo dedurne che altri impedimenti hanno suggerito a Roma di tacere per tanti anni quanti ne sono bastati, a Berlusconi, per dare a bere a un sacco di italiani che lui governava nel nome dei valori della Famiglia. Sono, questi impedimenti, affare interno della Chiesa. Ma rendono difficile da capire, per quelli come me, l´entusiasmo che ha accolto le parole di Bagnasco, essendo quelle stesse parole, o parole molto simili, già state dette e scritte infinite volte da infiniti altri.
Ben prima di lui.

martedì 27 settembre 2011

Almanacco del secolo scorso

La notizia e’ di qualche giorno fa.
E, anche se è solo una notizia scientifica, è di quelle che bucano il video: pare che, nell’universo, ci sia qualcosa di più veloce della luce, che pure si muove alla ragguardevole velocità di 300.000 km al secondo: i neutrini. Particelle prive di carica e di massa, viaggiano più veloci della luce di ben 6 km. al secondo.
Tempo e spazio sono le categorie fondamentali in cui “navighiamo” noi essere umani.
Muovendoci con tempi un poco più lenti di quelli dei neutrini.

C’era un tempo, addirittura, in cui la Rai dava l’ora esatta.


L'almanacco del giorno dopo



Le previsioni del tempo


Musiche che ci hanno cullato e accompagnato, un secolo fa...



venerdì 23 settembre 2011

SU TRE ZAMPE

Un cane randagio, dal mantello bianco e rossiccio, con  costole a vista e occhi nocciola stupendi, mi segue dall’ospedale di Villa Sofia a un parcheggio di fortuna. Dove il posteggiatore abusivo incassa la mancia di rito. E mi dice: “Pure zoppo, è ‘stu cane … Non solo è digiuno,  non solo sta ‘o friddu e all’acqua … ma pure su tre zampe deve stare. Duluri su duluri… Ma chi senso avi, signù?”  Sto zitta e annuisco, ferma davanti alla portiera della macchina. Incoraggiato dal mio sguardo, il posteggiatore continua: “Accussì è per i cristiani: va bene che Biagio Conte dà un piatto di pasta: ma ci vuole anche un letto. E assistenza. E magari un contorno…” Continuo: “ Anche un poco di aiuto. E rispetto”. Poi dico solo a me stessa: “E qualcuno che ti abbracci, la sera. Dopo avere preparato una ciotola calda di riso”. “Non è vero,  Signù?”

Maria D’Asaro  (Pubblicato su “Centonove” il 23-9-2011)

mercoledì 21 settembre 2011

Autunno


La poesia di Cardarelli che la canzone di Guccini non sono il massimo dell'allegria.
Ma, a mio avviso, hanno una loro crepuscolare bellezza.
Buon cambio stagione!






Autunno
Già lo sentimmo venire
nel vento d’agosto,
nelle piogge di settembre
torrenziali e piangenti
e un brivido percorse la terra
che ora, nuda e triste,
accoglie un sole smarrito.
Ora che passa e declina,
in quest’autunno che incede
con lentezza indicibile,
il miglior tempo della nostra vita
e lungamente ci dice addio.


                                                                                                     Vincenzo Cardarelli

martedì 20 settembre 2011

101 Storie: mercatino batte scuola 2 a 0

Cinque anni di distanza, l’uno dall’altro. Due storie scolastiche e umane assolutamente parallele. Una doppia sconfitta bruciante sulla quale ancora mi interrogo.
Venne prima Luca: ingresso di basso profilo. Il problema grosso furono subito le assenze. Telefono a casa: risponde la madre: - Professoressa, abitiamo a Ciaculli: io non ho macchina, e l’autobus a volte salta una corsa. – Dico che mi dispiace, ma  Luca non può perdere l’autobus tre giorni su sei. La signora promette maggiore collaborazione. Ma la situazione è sempre la stessa: Luca viene poco e studia ancor meno. Bocciato.
L’anno dopo mi riprometto di fare di più. Colloqui con Luca. Telefonate assillanti alla sua famiglia. Tutoring stretto di alcuni docenti. In qualche modo, Luca passa in seconda.
A inizio d’anno, subito due mesi ininterrotti di assenza. – Che succede, signora? – Luca è ricoverato, ha una bronchite.- Appena le è possibile, mi consegni il certificato. –
Il certificato non verrà mai consegnato. Luca rientra a singhiozzo. Le motivazioni delle ulteriori assenze sono poco credibili. Qualcuno sussurra che ormai lavora in un mercatino.
Luca non ha neppure quattordici anni. La scuola è per lui un diritto e un dovere. Lo ribadisco alla madre. La situazione non cambia. Segnalo la frequenza irregolare ai Servizi sociali.
Che fanno una visita domiciliare, a fine anno scolastico. Quando però l’esito positivo è ormai compromesso, anche perchè Luca avrà frequentato si e no quattro mesi in totale: – Ma l’anno prossimo sarà tutta un’altra musica -  promettono all’unisono genitori e assistente sociale.
Ecco di nuovo Luca in seconda. Adesso, ovviamente, c’è un nuovo problema: è alto un metro e settantacinque, ha gli ormoni a mille, fatica a trovare un contatto con professori e nuovi compagni.
I colloqui con i genitori – Professoressa, lo faremo venire – I blandi ammonimenti di un’assistente sociale: - Il ragazzo è in obbligo scolastico: dovrò scrivere in Tribunale? – I timidi tentativi di recupero di qualche insegnante, purtroppo non sortiscono a niente.
Alla fine dell’anno il ragazzo compie sedici anni. Di nuovo bocciato; anche l’assistente sociale non trova soluzione diversa dell’iscrizione a un corso serale.
Il problema è che nessuno controlla se poi, il corso serale, il ragazzo lo frequenti davvero.
A volte lo faccio io, d’iniziativa. Ma non perché mi competa. Non ci sono i corsi di educazione per gli adulti nella mia scuola e quindi il tutto è fuori dalla mia sfera di competenza. Lo faccio così, per coscienza, perché vorrei, sino a quando ne ho la possibilità, dare una mano e una spinta, a questi ragazzi.
Nel caso di Luca,  non sono riuscita a sapere se al corso serale ci sia andato. Forse si, ma poi lo ha lasciato a metà.
Quello che so è che un anno dopo venne Simone, il fratello più piccolo. Che, a parte gli occhi celesti - quelli di Luca erano nocciola scuro – del fratello era veramente la copia: capelli ricci e castani, grandi occhi espressivi e mobilissimi, con un fondo di perduta e straniante tristezza.

La vicenda scolastica di Simone fu, praticamente, fotocopia di quella di Luca.
Giuro che mi sono impegnata molto di più: perché Simone frequentasse (telefonavo, con ostinata regolarità, due volte a settimana), perché i docenti fossero il più accoglienti possibile, perché avesse i libri di testo.Durante un colloquio, quando Simone era, per la seconda volta, in seconda, dopo aver ripetuto anche lui due volte la prima, gli chiesi: - In che cosa non siamo stati capaci di darti una mano? – Lui mi regalò uno sguardo dolcissimo e rispose, convinto: - Professoressa, voi non fate niente di sbagliato … è che a me la scuola non piace. –
Ecco, quello era il punto. Ai suoi genitori, della scuola non importava un bel niente. E noi non siamo stati capaci di fare scattare, in Luca e Simone, quella preziosa scintilla. Che è la curiosità per lo sguardo diverso sul mondo, la possibilità che la cultura ti regali una marcia in più, che ti faccia sentire più uguale e diverso.
Perché è sulla didattica, che ci giochiamo la nostra partita.
La Storia: non da pagina x a pagina y e bla bla bla. Ma storie di donne e di uomini. Di lotte per la dignità, per la vita, per una faticosissima giustizia sociale.
 La Scienza: passione e interesse per come è fatto il mondo, dalle galassie alla cellula. Sapere che la conoscenza è potere, è guarigione, è un’infinita possibilità.
La Musica: la magia di trarre armonie da una chitarra, da un piano, da un flauto, di comprendere note che ti fanno volare lontano. E l’Arte: la capacità di “leggere” un quadro, di scoprire che sai riprodurre Van Gogh o un’anfora greca.
La Geografia: scoprire le mille possibilità di questo pianeta …
E poi Matematica, Inglese, Spagnolo: il dono stupendo di comunicare in lingue diverse …
Non ci siamo riusciti. A fargli sentire che gustare una poesia è un dono prezioso. Che riflettere su noi stessi ci rende più umani.

Simone lo vedo al mercatino rionale, vicino casa. Vende cosmetici e intimo. Un giorno ho comprato una crema, alla sua bancarella. Con fare serioso, ha parlottato al suo capo. Poi, con un largo sorriso: - Per lei lo sconto di un euro. – L’ho ringraziato. Mi sono sentita veramente piccina.
Io ho fallito, con lui e suo fratello. Lui trova la forza di “raccomandarmi” e farmi lo sconto.
Grazie, Simone. Nella partita della vita, il debito è mio.

venerdì 16 settembre 2011

BRAVI & BREAKFAST


Metti, all’interno dello splendido parco dei Nebrodi – vicino al lago Biviere e alle cascatelle del Catafurco - un suggestivo paesino della Sicilia, decimato dallo spopolamento e pieno di inutili casette vuote. Metti un pugno di ragazzi che in quel paesino vogliono continuare a vivere. Magari guadagnando qualcosa, senza inseguire la vana chimera del posto fisso.
Così si inventano un lavoro: trasformare le case dei parenti emigrati in essenziali Bed and Breakfast, dove i palermitani (e non solo) possano trovare un’accogliente dimora. Il manipolo di intraprendenti riesce persino a creare, nel Bosco Soprano, un Parco Avventura, con percorsi acrobatici, arrampicate sportive e varie escursioni. Il tutto a 4 km. dal ridente paesino.
Allora, per una volta, dei tuoi conterranei sei fiera: ragazzi che esaltano la loro terra, a cui aggiungono il valore aggiunto della loro inventiva.
E’ successo davvero: in provincia di Messina, a Longi, 600 metri sul livello del mare.
(Pubblicato su "Centonove" il 16.9.2011) Maria D’Asaro