domenica 9 giugno 2024

Fedra e Aiace: a Siracusa le tragedie dove domina la follia

    Palermo – È toccato ad Aiace, tragedia di Sofocle, aprire il 10 maggio scorso la 59° stagione di rappresentazioni classiche al teatro greco di Siracusa, seguita il giorno dopo da Fedra (Ippolito portatore di corone), di Euripide. Dal 13 al 29 giugno completerà il ciclo di spettacoli classici la più celebre commedia di Plauto: Miles gloriosus.
       Le due tragedie scelte quest’anno dall’INDA (Istituto Nazionale del Dramma Antico) sono legate dal filo rosso della follia, di cui sono vittime i protagonisti. 
      La prima narra la vicenda di Aiace che, poiché durante la guerra di Troia si è vantato di non avere bisogno di aiuti divini grazie al suo personale valore, subisce la vendetta di Atena. La dea, infatti, fa impazzire il guerriero quando le armi del defunto Achille, suo caro amico, non vengono assegnate a lui, ma a Ulisse. Allora Aiace, accecato da un’ira cieca e furiosa, massacra tori e greggi dei greci, convinto di uccidere, per vendicarsi del torto subito, i suoi alleati. 
    Quando Aiace riacquista la ragione e si rende conto di aver inutilmente massacrato il bestiame, ritiene di potere lavare l’onta della sua insana condotta solo col suicidio, da cui non riescono a distoglierlo né la compagna Tecmessa, né la presenza di suo figlio, né le suppliche dei suoi marinai. 
    Allontanatosi dall’accampamento con un pretesto, quindi si uccide. La tragedia si conclude con la presenza in scena di Ulisse e del fratello di Aiace, Teucro. Il saggio Ulisse, nonostante l’opposizione dei re Agamennone e Menelao, appoggia il volere di Teucro di dare ad Aiace una degna sepoltura.
   Assai cupa anche la seconda tragedia rappresentata, Fedra (chiamata in origine Ippolito portatore di corone) che narra appunto la vicenda di Fedra e di Ippolito, figlio di Teseo, re di Atene. 
Anche qui c’è una dea vendicativa, Afrodite, che punisce Ippolito, perché l’uomo disdegna l’amore e la compagnia femminile per dedicarsi solo alla caccia e al culto di Artemide. Afrodite si vendica facendo innamorare follemente di lui la matrigna Fedra, seconda moglie di Teseo, padre di Ippolito. 
   Fedra, sconvolta dalla passione impossibile, confessa il suo segreto alla nutrice che però, credendo di fare bene, lo rivela a Ippolito. L’uomo reagisce con rabbia alla comunicazione, inveendo contro la matrigna.  Fedra ritiene allora che l’unica via di uscita dal vicolo cieco della dolorosa situazione sia il suicidio. Lascia però un biglietto in cui accusa il figliastro di aver approfittato di lei.
   Al suo ritorno, Teseo trova il cadavere di Fedra con il biglietto di accusa verso Ippolito. Non crede al figlio che proclama la sua innocenza: lo caccia dalla città e gli lancia una maledizione, con l’aiuto del dio Poseidone. Così il carro guidato da Ippolito si schianta contro le rocce e Ippolito viene riportato agonizzante. Solo ora compare Artemide, che esplicita a Teseo l'innocenza di suo figlio. Il re si rivolge allora ad Ippolito, ottenendone in punto di morte il perdono. 
   Sia nell’Aiace che in Fedra l’amaro destino che attende i protagonisti è causato da forze oscure e ingovernabili, dall’imprevedibile volere degli dei che tramano contro gli esseri umani e ne determinano la rovina. 
    Sia Sofocle che Euripide esprimono un pessimismo radicale sulla condizione umana: “Destino degli uomini è soffrire”, scrive Sofocle nella sua tragedia; mentre nell’Aiace Euripide afferma che “Tutti noi viventi siamo fantasmi e ombre vane”. Secondo i due autori, l’unica libertà che rimane agli umani, l’unica resistenza all’assurdità della vita è quella di rifiutarsi di vivere, riprendendo così in mano il proprio destino.
   Ad avviso della scrivente, spettatrice a Siracusa delle tragedie, sia Aiace (nella traduzione di Walter Lapini, con la regia di Luca Micheletti e musiche originali di Giovanni Sollima) che Fedra (tradotta da Nicola Crocetti e messa in scena dal regista scozzese Paul Curran) sono ben recitate, con un suggestivo apparato scenografico. La tragica ‘staticità’ delle vicende narrate viene ‘alleggerita’ in entrambi gli spettacoli dalla musica, dalle danze e dal vivace dinamismo delle composizioni sceniche. 
    Il pubblico – soprattutto siciliano, ma con spettatori provenienti da tutta l’Italia e persino dall’estero, ha premiato le due tragedie riempiendo per varie sere tutti i 15.000 posti disponibili.
Infine, oltre al citato Miles gloriosus in scena da metà giugno, nella prestigiosa cornice del Teatro greco debutterà per la prima volta il 14 luglio lo spettacolo di danza Roberto Bolle and Friends.
 
Maria D'Asaro, 9.6.24, il Punto Quotidiano

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