martedì 23 agosto 2011

Un libro al mese: Maggio 2011




Italo Calvino Lezioni americane - Sei proposte per il prossimo millennio Oscar Mondadori, Cles (Tn), 2010


Ebbene si lo confesso: di certe persone ho facilità a innamorarmi. Non importa se uomini o donne, non importa se vive o defunte: le amo perdutamente lo stesso. Perché lasciano dentro di me un segno profondo che non posso ignorare. Magari, gli scrivo pure una lettera, anche se trapassate: ecco il perché della lettera a Primo Levi ;
ad Alex Langer;
alla mia conterranea Giuliana Saladino.

Una di queste persone è Italo Calvino: Marcovaldo, Le cosmicomiche, i Racconti, le Città invisibili sono, a mio avviso, prove eccelse del suo possesso, avvincente e creativo, di una particolare chimica delle parole.
Cosi, non mi sono lasciata scappare le Lezioni americane, il materiale per le sei conferenze che Calvino avrebbe dovuto tenere nel 1985/86 presso l’Harward/Cambridge University, nel Massachusetts, se un’emorragia cerebrale non avesse tagliato il filo della sua vita, il 19 settembre 1985.
Calvino aveva deciso di discettare di alcuni valori letterari da conservare nel 21° secolo: al momento di partire per gli States, gli mancava solo “Consistency”, che avrebbe scritto ad Harward.


Precisamente, è Calvino stesso che parla: la “leggerezza”, la “rapidità”, l’ ”esattezza”, la “visibilità”, la “molteplicità” dovrebbero in realtà informare non soltanto l’attività degli scrittori, ma ogni gesto della nostra troppo sciatta, svagata esistenza.


Leggerezza: “forse stavo scoprendo … la pesantezza, l’inerzia, l’opacità del mondo: qualità che s’attaccano subito alla scrittura, se non si trova il modo di sfuggirle… il miracolo di Leopardi è stato di togliere al linguaggio ogni peso fino a farlo assomigliare alla luce lunare”.
Rapidità: “il racconto è un’operazione sulla durata, un incantesimo che agisce sullo scorrere del tempo, contraendolo o dilatandolo … l’arte che permette a Sheherazade di salvarsi la vita ogni notte sta nel saper incatenare una storia all’altra e nel sapersi interrompere al momento giusto; due operazioni sulla continuità e discontinuità del tempo”.
Esattezza: “soprattutto tre cose: 1) un disegno dell’opera ben definito e ben calcolato; 2) l’evocazione di immagini visuali nitide, incisive, memorabili; 3) un linguaggio il più preciso possibile come lessico e come resa delle sfumature del pensiero e dell’immaginazione”.
Visibilità: “la mente del poeta, e in qualche momento decisivo la mente dello scienziato, funzionano secondo un procedimento d’associazioni d’immagini che è il sistema più veloce di collegare e scegliere tra le infinite forme del possibile e dell’impossibile”.
Molteplicità: “l’eccessiva ambizione dei propositi può essere rimproverabile in molti campi d’attività, non in letteratura. La letteratura vive solo se si pone degli obiettivi smisurati … Solo se poeti e scrittori si proporranno imprese che nessun altro osa immaginare la letteratura continuerà ad avere una funzione. Da quando la scienza diffida delle spiegazioni generali e delle soluzioni che non siano settoriali e specialistiche, la grande sfida per la letteratura è il saper tessere insieme i diversi saperi e i diversi codici in una visione plurima, sfaccettata del mondo.”


Perché non ho ancora scritto a Calvino? Non ho ancora letto Il Barone rampante, Il Visconte dimezzato … Gli scriverò, prima o poi.

O mi complimenterò direttamente, nell’aldilà …

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