domenica 31 gennaio 2021

Una sfida sui social si trasforma in tragedia

      Palermo – Bandiere a mezz’asta al Comune di Palermo e un minuto di silenzio in tutte le scuole della città per ricordare Antonella Sicomero, la ragazzina di 10 anni, morta per soffocamento con una cintura stretta attorno al collo, il 21 gennaio scorso.
       La tragedia è stata causata dalla partecipazione di Antonella, quasi sicuramente su “TikTok”, a una sfida nota come “BlackOut Challenge”, che consiste nel filmarsi mentre si cerca di resistere il più possibile con qualcosa che stringa il collo e impedisca di respirare. 
La Procura ha aperto un’inchiesta, mentre gli inquirenti cercano ulteriori informazioni nel cellulare della ragazzina. Antonella era la maggiore di tre figlie – lei, Jasmine e Sofia - e col papà Angelo e con la madre Chiara, incinta del quarto bambino, viveva nel quartiere Kalsa. A trovarla già priva di sensi in bagno, dove stava filmando la sua partecipazione alla sfida mortale, è stata la sorellina di cinque anni. Inutile la disperata corsa all’Ospedale Di Cristina, dove i medici purtroppo ne hanno dichiarato la morte cerebrale. I genitori hanno dato l’assenso per la donazione di fegato, pancreas e reni, organi non compromessi dall’asfissia. 
    Intanto il Garante per la protezione dei dati personali ha disposto sino al 15 febbraio il blocco al social TikTok per gli account “per i quali non sia stata accertata con sicurezza l'età anagrafica”; decisione accettata dai responsabili della piattaforma che hanno dichiarato di essere al lavoro per tutelare tutti gli utenti. 
     Una tragedia come questa impone di misurare le parole. Non c’è quindi molto da aggiungere, perché il rischio è che qualsiasi commento sia scontato, superfluo, impietoso. Si può solo auspicare che la tragica morte di Antonella induca tutti a un supplemento di accorata attenzione verso quella terra di nessuno che è la pre-adolescenza, oggi esposta ai rischi di un accesso precoce e poco consapevole al composito universo dei social. Nella società ‘on-life’ - chiamata così perché senza soluzione di continuità tra la vita reale e l’universo virtuale - i minori, privi di un’adeguata valigia degli attrezzi, sono esposti a troppe sollecitazioni, senza una chiara consapevolezza dei limiti tra praticabile e nocivo, dei confini tra finzione e realtà.  
    “La tragica morte di Antonella sia monito e implorazione per noi tutti - ha detto nell’omelia il vescovo di Palermo, don Corrado Lorefice, che ha celebrato martedì 26 gennaio i funerali della piccola, tra le lacrime e la commozione dei presenti - Questa pandemia ha reso i nostri ragazzi più fragili, più impauriti. Siamo chiamati ad ascoltare la fatica, il disagio dei giovani, dei più piccoli. Facciamolo insieme. Dobbiamo affiancare e sostenere i genitori per facilitare il passaggio, per aprire la via, per allontanare l’angoscia. (…) Che la scuola sia lo spazio vitale di giovani e di adulti capaci di accompagnare i ragazzi nel mondo.
     Si spera allora che la morte di Antonella faccia riflettere la società intera sulla necessità di offrire alternative più sane e nutrienti alla fame di relazioni e di visibilità dei ragazzini. “Abbiamo ricordato con immenso affetto Antonella, alunna della nostra scuola, riflettendo insieme sui rischi di certe sfide sui social, sulla vita e sulla morte. Auspichiamo che questa tragedia contribuisca a mettere fine ai giochi pericolosi in rete.” Queste le parole della professoressa Laura Anna Maria Pollichino, dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo “Perez /Madre Teresa di Calcutta” di Palermo.
    Sicuramente la Scuola di ogni ordine e grado, soprattutto quando tornerà a svolgersi in presenza, avrà un impegno e un ruolo formativo fondamentale nell’educare i ragazzi a distinguere potenzialità e rischi del web.
    E farà bene a proporre ai ragazzi la visione di WarGames, film del 1983 ancora attuale e avvincente. WarGames, anche se in un contesto diverso, lanciava un messaggio chiaro: in certe situazioni "l'unica mossa davvero vincente è non giocare." 


Maria D'Asaro, 31.1.21, il Punto Quotidiano

venerdì 29 gennaio 2021

Che fortuna...

Giorgio De Chirico: Autunno (1935)
Il dipinto raffigura Isabella Pakszwer Far, seconda moglie dell'artista.
(Grazie a Elio Clero Bertoldi, che ha pubblicato immagine e notizie su FB)




Rara fortuna,

da vecchia,

un utero fertile.

Felice di partorire ancora

parole.


mercoledì 27 gennaio 2021

Grazie, Sigrid

 
      Sigrid Helliesen Lund (1892-1987) è stata un'attivista norvegese per la pace, che si è distinta per alcune azioni umanitari: in particolare, per la sua resistenza all'occupazione tedesca della Norvegia durante la seconda guerra mondiale.
    Dopo aver visitato la Germania nel 1934, si unì alla Lega internazionale delle donne per la pace e la libertà. Nell'autunno del 1939, si recò a Praga per portare 37 bambini ebrei in Norvegia e salvarli così dall'Olocausto. Divenne attiva nella Jewish Children's Home di Oslo e svolse un ruolo centrale nel 1942 nel salvare bambini ebrei. 
   Nel febbraio 1944, dovette fuggire dalla Norvegia in Svezia, dove fu nominata capitano incaricato dei servizi di assistenza sociale per i norvegesi che erano stati rimpatriati dai campi di concentramento nazisti. Ha continuato questo lavoro dopo la guerra, estendendo il suo lavoro alla marina mercantile . Ha anche ricoperto la prima presidenza di Save the Children in Norvegia.
       Sigrid Helliesen Lund si unì formalmente alla comunità quacchera di Oslo nel 1947 e divenne una voce di primo piano all'interno della comunità quacchera globale. In Israele, il 14 maggio 2006, è stata annoverata tra i Giusti tra le nazioni per la sua preziosa opera durante l'Olocausto .

Sul senso della Giornata della Memoria, qui le riflessioni del professore Gian Maria Zavattaro, che condivido in pieno.


lunedì 25 gennaio 2021

Cara Paola, caro Claudio

     Cara Paola, caro Claudio,
                                              oggi è il quinto anniversario del rapimento che ha poi causato l'uccisione del vostro Giulio. 
     Da madre, credo che la morte di un figlio sia una dell’esperienze più dolorose per gli umani. In più, voi avete pianto la morte di Giulio non per cause naturali, ma per la violenza criminale di un gruppo di individui. Quindi alla sofferenza già immensa per la morte ‘semplice’, si è aggiunto il dolore per la gratuita ed evitabile brutalità assassina. 
    Con la morte assurda di Giulio, da quel tragico 25 gennaio 2016, tutti in Italia siamo rimasti più poveri e tristi: privi della sua bella e lucida intelligenza, sbigottiti e straziati dalla crudeltà senza scusanti di alcune persone, appartenenti ai servizi segreti egiziani, che lo hanno seviziato e ucciso. 
    Vorrei che vi arrivasse il mio abbraccio accorato, dal sud del nostro Paese. E vorrei che il Paese tutto, in un sussulto di senso di giustizia, non si stancasse mai di chiedere la verità ai responsabili.
      Siate certi che per  Giulio ci sarà sempre un posto speciale nella panchina del mio cuore.

domenica 24 gennaio 2021

Odeuropa: alla ricerca dell'odore perduto...

       Palermo – In una celebre poesia, all’amico Fabullo invitato a cena, Catullo promette di far sentire una fragranza deliziosa: “Un profumo, che alla mia ragazza hanno donato Amore e Bramosia, che, se lo fiuti, pregherai gli Dei di farti diventare tutto naso.” 
        A richiamare alla memoria i versi del poeta latino, è la notizia che un gruppo di ricercatori europei si propone di catalogare gli odori diffusi in Europa negli ultimi cinque secoli. Questo l’obiettivo ambizioso del progetto "Odeuropa", finanziato dall’Unione europea con 2,8 milioni di euro dal programma UE Horizon, con lo scopo di ricostruire la storia sensoriale del continente europeo.
      Come si svolgerà la ricerca? ? Lo spiega la dottoressa Sara Tonelli, ricercatrice della Fondazione Bruno Kessler di Trento: “Col supporto dell’intelligenza artificiale saranno esaminati centinaia di migliaia di documenti, prodotti in sette lingue europee, italiano compreso, per capire dove e quando si parlava di odori e per identificare eventi e luoghi associati a essi. Le tecniche di intelligenza artificiale saranno basate sul ‘deep learning’, al fine di comprendere l’evoluzione del linguaggio sensoriale e delle emozioni ad esso collegato”.
     Il lavoro di ricerca si svolgerà dunque in tre fasi: la prima consisterà nel reperimento e nella catalogazione degli odori diffusi in Europa dal 1600 ad oggi, analizzando pagine di libri antichi, ricettari di cucina, e frugando anche in quadri, soffitte, cantine, palazzi. In una seconda fase, con l’aiuto di chimici, profumieri, storici e studiosi di beni culturali, gli odori ritrovati e ricostituiti – da quello pungente del tabacco grezzo, alla puzza nelle città per le prime produzioni industriali, alle fragranze di particolari erbe aromatiche – saranno salvati in un grande database informatico: “Vogliamo insegnare al computer a vedere un odore”, ha commentato Peter Bell, professore di discipline umanistiche digitali, componente del team che utilizza l’apprendimento automatico e la visione artificiale per addestrare i computer ad analizzare oggetti profumati e informazioni olfattive in immagini storiche. Verrà quindi realizzata una sorta di enciclopedia sensoriale on line, contenente la biografia di ogni singolo odore, compreso il luogo in cui è stato utilizzato e ciò che lo ha prodotto. Alla fine della ricerca, gli odori caratteristici del passato saranno riprodotti e resi fruibili al grande pubblico: accompagneranno ad esempio i visitatori di mostre e musei a immergersi nell’odore dell’epoca considerata.
     Nei nostri giorni, è ormai noto come la perdita dell’olfatto sia uno dei segnali dell’infezione da Covid-19, mentre in condizione di buona salute il nostro naso arriva a percepire circa un trilione di odori. Qualche anno fa, a rivelare il nesso tra la perdita totale o parziale dell’olfatto e un maggior rischio di malattie, è stata una ricerca condotta da Jonas Olofsson dell’Università di Stoccolma, i cui risultati sono stati pubblicati sul Journal of the American Geriatrics Society. Ciò significa che la valutazione dell’olfatto potrebbe fornire informazioni significative sull’invecchiamento e il rischio di morte di un individuo. 
      Benvenuta allora la rivalutazione dell’olfatto, con l’auspicio che cresca la consapevolezza della sua importanza. L’olfatto, oggi emarginato dal dominio di vista e udito - favoriti anche dall’uso della rete e dalla digitalizzazione - col progetto “Odeuropa” riacquista dunque una sua centralità e dignità: la costituzione di un archivio degli odori presenti negli ultimi cinque secoli in Europa sarà una sorta di patrimonio storico immateriale del continente.
     Usiamolo allora questo benedetto naso se, come ci suggerisce la sapienza popolare, “avere naso” vuol dire percepire come stanno veramente le cose; “arricciamolo” se necessario in determinati contesti, per esprimere disapprovazione o disgusto. E, oltre che dalla ragione, lasciamoci guidare talvolta anche dall’istinto e dall’intuito, procedendo con fiducia “a lume di naso”.


Maria D'Asaro, il Punto Quotidiano, 24.1.21

venerdì 22 gennaio 2021

La gattara

       Non la fermano i temporali. Né il freddo invernale. Nè lo scirocco e la deserta calura agostana. Né tantomeno la pandemia con vari DPCM a seguito.  
    Arriva ogni giorno, nelle prime ore del pomeriggio, col suo abbondante e prezioso carico di provviste. E’ la gattara del mio quartiere, che cura e nutre con ogni ben di Dio la numerosa e variopinta colonia di gatti che stazionano vicino la ferrovia. 
    Si chiama G.: d’inverno indossa un lungo cappotto beige su comodi pantaloni marrone. D’estate e d’inverno i lunghi capelli scuri mostrano una ricrescita bianca, inequivocabile segno di un’età non più giovane e della sua noncuranza di un look inappuntabile. I gatti hanno ormai imparato ad aspettarla, come se avessero un misterioso campanello interiore: all’ora del suo arrivo escono dai loro rifugi e si apprestano a gustare, fiduciosi, il cibo donato. 
    Chissà, forse G., nel vasto Universo, merita davvero un posto speciale…

Maria D’Asaro


mercoledì 20 gennaio 2021

Zona rossa







Indossa
Il pullover pervinca
Gli orecchini sfiziosi
Collant privi di smagliature
Stivaletti col tacco.
Pronta.
Per depositare vetro, plastica e carta negli appositi contenitori.

lunedì 18 gennaio 2021

La Nazione delle Piante

Earthrise
      Nel corso della missione Apollo 8, alla vigilia di Natale del 1968,  William Anders scattava una foto che sarebbe diventata celebre: l’alba della Terra vista dall’orbita intorno alla Luna.: (…)un mondo azzurro e verde, con le nuvole bianche che ne intessono delicatamente l’intera superficie.   Quella foto, chiamata dal suo autore Earthrise e catalogata dalla Nasa con la meno poetica sigla AS8-14-2383HR, cambiò per sempre la nostra idea della Terra, rivelandoci un pianeta di maestosa bellezza, ma anche fragile e delicato. Un pianeta verde per la vegetazione, bianco per le nuvole e blu per l’acqua. Questi tre colori, che sono la firma del nostro pianeta, non esisterebbero senza le piante.  Sono loro a rendere la Terra ciò che conosciamo. (…)
     Eppure, di questi esseri che rappresentano la quasi totalità di tutto quello che è vivo (…) conosciamo pochissimo, quasi nulla. E’ un problema enorme, che ci impedisce di comprendere quanto le piante siano importanti per la vita sulla Terra e per la nostra personale, immediata, sopravvivenza. Percependo le piante come molto più prossime al mondo inorganico che alla pienezza della vita, commettiamo un fondamentale errore di prospettiva, che potrebbe costarci caro.
      Per cercare di ovviare alla scarsa consapevolezza e stima che abbiamo per il mondo vegetale (…) questo libro tratta le piante come se facessero parte di una nazione, ossia di una comunità di individui che condivide l’origine, i costumi, la storia, le organizzazioni e le finalità: la Nazione delle Piante. (…) La Nazione delle Piante, col suo tricolore verde, bianco e blu, rappresenta la più popolosa, importante e diffusa nazione della Terra (solo gli alberi sono 3000 miliardi). Costituita da ogni singolo essere vegetale presente sul pianeta, è la nazione da cui ogni altro organismo vivente dipende. 
     Credevate che le superpotenze fossero le vere padrone della Terrao pensavate di dipendere dai mercati di Stati Uniti, Cina o Unione Europea? Be’, vi sbagliate. la Nazione delle Piante è l’unica, vera ed eterna potenza planetaria. Senza le piante, gli animali non esisterebbero; la vita stessa sul pianeta, forse, non esisterebbe e, qualora esistesse, sarebbe qualcosa di terribilmente diverso.

Stefano Mancuso La Nazione delle Piante (Laterza, Bari/Roma, 2019, € 12): pagg.8,9


domenica 17 gennaio 2021

Da Washington a Biden: come si elegge il Presidente USA

    Palermo – Sarà la Storia a dire quanto inciderà sul futuro degli Stati Uniti d’America l’assalto di alcuni sostenitori di Trump al Campidoglio. Comunque, il democratico Joe Biden sarà dal 20 gennaio il 46° Presidente degli USA.
      Negli Usa, Repubblica presidenziale di tipo federale, il mandato del Presidente dura 4 anni e lo stesso Presidente può essere rieletto solo una volta. In caso di morte o dimissioni, gli subentra il Vicepresidente sino alla fine del mandato. Ma come funziona il sistema elettorale americano? 
    Le regole per l'elezione presidenziale sono fissate dall'articolo 2 della Costituzione. Il giorno ufficiale del voto è il martedì successivo al primo lunedì di novembre; tuttavia in molti Stati le operazioni elettorali iniziano anche diverse settimane prima, per permettere a tutti i cittadini di poter esprimere la propria preferenza. Quest’anno poi, anche a causa della pandemia, molti elettori hanno fatto ricorso in appositi seggi al voto anticipato (early voting) oppure hanno votato per posta. Possono votare alle elezioni presidenziali tutti i cittadini americani che hanno compiuto 18 anni.
    Nei 50 stati e nel distretto di Columbia, con la capitale Washington, c’è un sistema elettorale sostanzialmente maggioritario. Però l'elezione del presidente degli Stati Uniti - contrariamente a quanto avviene in altri Paesi dalla forma di governo “presidenziale” - non è a suffragio diretto: infatti gli elettori americani non votano direttamente il Presidente, bensì i cosiddetti Grandi Elettori, che costituiranno lo United States Electoral College, un’assemblea di 538 membri con l’unico scopo di eleggere il Presidente.
Ciascun grande elettore viene eletto sulla base del suo sostegno a uno dei candidati alla Casa Bianca. Per la vittoria finale, il candidato presidente deve conquistare almeno 270 grandi elettori. Per ogni stato americano è prevista l’assegnazione di un numero di grandi elettori proporzionato alla sua popolazione, corrispondente alla somma dei rappresentanti che quello stato elegge alla Camera e al Senato federale. Ecco, ad esempio, quanti grandi elettori eleggono i più popolosi stati americani: California, 55, Texas 38, Florida 29, New York 29, Illinois 20, Pennsylvania 20, Ohio 18, Georgia 16, Michigan 16. Per 48 stati su 50 il risultato elettorale è netto: in essi infatti i voti vengono aggiudicati con un sistema maggioritario secco, chiamato "winner takes all": chi ha più voti si aggiudica tutti i grandi elettori. Fanno eccezione Nebraska e Maine, gli unici stati che assegnano i loro voti elettorali con il sistema proporzionale. 
    Il sistema elettorale affida grande peso a quegli stati – ad esempio Florida, Georgia e Michigan - in bilico fra repubblicani e democratici, dove anche pochi voti hanno un peso determinante nell’assegnazione dei grandi elettori; tali stati sono detti ‘swing states’: qui i candidati concentrano la loro campagna elettorale.
   Conseguenza di questo sistema elettorale maggioritario è che il vincitore delle elezioni non è necessariamente quello che ha conquistato più voti: ad esempio, nelle elezioni del 2016, Hillary Clinton ottenne circa 3 milioni di voti popolari più di Trump; mentre nel 2000, George W. Bush ebbe circa 500mila voti in meno rispetto ad Al Gore, che però risultò sconfitto. Nelle elezioni del 3 novembre scorso, Joe Biden, con 81.282.896 voti, è stato sinora il candidato presidenziale che ha ricevuto più voti nella storia degli USA, conquistando 306 grandi elettori contro i 232 di Trump. 
     Quando si conclude il compito dei grandi elettori? I Collegi elettorali si riuniscono nella capitale di ogni stato il primo lunedì successivo al primo mercoledì di dicembre e, con una votazione a scrutinio segreto, esprimono il loro voto per Presidente e Vice Presidente. I grandi elettori, benché si impegnino a votare per il candidato che dichiarano di appoggiare, teoricamente potrebbero poi preferire un altro candidato: comunque nella storia degli USA i grandi elettori ‘infedeli’ sono stati pochissimi, una decina circa. 
     Quali i requisiti necessari per concorrere alla carica di Presidente degli Stati Uniti? Essere cittadino americano dalla nascita; avere compiuto 35 anni; risiedere negli USA da almeno 14 anni. 
Allora, in questo momento così doloroso e complesso della storia americana e mondiale, a Joe Biden - con i suoi 78 anni il più anziano ad assumere la presidenza nella storia degli Stati Uniti (e il secondo di fede cattolica dopo John Kennedy) - e alla sua Vice Kamala Harris, prima donna e prima nera indo-americana a ricoprire tale carica, tanti auguri e buon lavoro.                                       

Maria D'Asaro, il Punto Quotidiano, 17.1.21

venerdì 15 gennaio 2021

Chiamata verticale

Etty Hillesum
Allora  di più dobbiamo slanciare
una chiamata verticale, che si perda la voce
fra cime, fra stelle, e l’orecchio
smagnetizzato oda l’indistinto esserci
del cielo dentro le parole, il gettito
dall’alto fin qui
alle solitudini terrestri.
A mia specie smemore di suo lato
d’immenso bagliore.

Mariangela Gualtieri, Bestia di gioia, Einaudi, Torino, 2010, pag.65

«In fondo, il nostro unico dovere morale è quello di dissodare in noi stessi vaste aree di tranquillità, di sempre maggior tranquillità, fintanto che si sia in grado d'irradiarla anche sugli altri. E più pace c'è nelle persone, più pace ci sarà in questo mondo agitato».

* Etty Hillesum - nata il 15 gennaio 1914. Scrittrice olandese di origini ebraiche, morta ad Auschwitz il 30 novembre del 1943.

Cominciò a sfogliare il libro. La pagina era bianca e anche la successiva e la seguente e l’altra ancora… Si raddrizzò sullo schienale, sfogliò velocemente il volume e non trovò che una sola frase, proprio all’ultima pagina: «Le storie andranno come noi decideremo di scriverle».

Adriana Saieva, Cos’è la mafia, Buk Buk, Trapani 2020, pp.  107


martedì 12 gennaio 2021

Docenti di tutto il mondo, connettetevi...


L’invito è rivolto non solo ai docenti (che si spera abbiano energie sufficienti per un ulteriore impegno on line, oltre la DAD) ma anche a genitori ed educatori.

La Scuola di formazione etico-politica "G. Falcone" di Palermo organizza un seminario di riflessione (on line)

 


  EDUCAZIONE ALLA CITTADINANZA E ALLA LEGALITA’ DEMOCRATICA

a partire dal testo di Adriana Saieva, Cos’è la mafia? Tre giovani in cerca di risposte, illustrazioni di Roberta Santi  Buk Buk, Trapani 2020, pp.  109, euro 12,90)

Il seminario si svolgerà  Venerdì 15 GENNAIO 2021, dalle ore 17 alle ore 19

Parteciperà, insieme all’autrice del libro, Maria D’Asaro.  Introduce Rosalba Leone.  Modera Augusto Cavadi.

Chi volesse partecipare al seminario più attivamente (con considerazioni critiche sullo strumento didattico proposto, con racconti di esperienze effettuate, con suggerimenti di progetti futuri etc.) potrebbe procurarsi il volume in tutte le principali librerie on line e fisiche d’Italia (ad esempio, attraverso il sito di e-commerce www.sicilybybooks.com)

Il collegamento avverrà tramite il link: Join Zoom Meeting

https://us02web.zoom.us/j/9404946881?pwd=WENLdnJqOXBEZVppTXh5U2JleG4xdz09

Dovrebbe essere sufficiente cliccare sul link, ma se il sistema vi chiedesse altre credenziali:
Meeting ID: 940 494 6881  Passcode: 4FSaieva

Per avere comunque un'idea del testo, ecco i link ad alcune recensioni:

https://www.zerozeronews.it/la-scuola-sdradica-la-mafia-e-impedisce-che-si-riproduca/?fbclid=IwAR0ADpgKVLlBE3wqJBCJaDfUHcyRRqMQ1RyyeVamPTxvkQEyD1lknw74zHE

http://www.piolatorre.it/public/art/cos-la-mafia-come-si-sconfigge-tre-giovani-in-cerca-di-risposte-3187/


http://www.insegnareonline.com/rivista/oltre-lavagna/adriana-saieva-mafia


http://www.ilpuntoquotidiano.it/cose-la-mafia-manuale-per-i-ragazzi/


Adriana Saieva, la docente autrice del testo













domenica 10 gennaio 2021

Quando Capo d'Orlando seppe dire no al pizzo

      Palermo – Nel 1990 in Germania il muro di Berlino era caduto solo da un anno, a Palermo Libero Grassi denunciava in solitudine gli estortori e i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino combattevano eroicamente Cosa nostra. 
      Proprio in quell’anno, il 7 dicembre, nel salone parrocchiale della chiesa “Cristo Re” di Capo d’Orlando, una ridente cittadina sul mare in provincia di Messina, otto commercianti e imprenditori decidevano di non subire più violenze e ricatti da parte delle cosche mafiose dei Nebrodi e fondavano l’A.C.I.O., Associazione di Commercianti e Imprenditori di Capo d’Orlando, prima associazione antiracket italiana. 
     La notizia si impose allora nelle prime pagine dei giornali e portò sotto i riflettori il suo presidente, Tano Grasso, che non smetteva di ripetere che il taglieggiamento mafioso poteva essere sconfitto solo da una coraggiosa azione collettiva.
Il primo atto dell'associazione fu la costituzione di parte civile in un processo agli estortori mafiosi, processo che si tenne nel vicino tribunale di Patti. Arrivarono poi a 140 i commercianti e gli imprenditori che, dopo aver denunciato le pressioni subite dalla mafia dei Nebrodi, raccontarono in aula la loro esperienza. Fu un importante passo collettivo per combattere la mafia, scardinandone il controllo del territorio tramite le richieste del pizzo e minandone il consenso sociale.
Tano Grasso
     Qualche anno dopo sarebbero sorte altre importanti associazioni per contrastare il dominio mafioso sul territorio e sollecitare la società civile nella lotta alla criminalità organizzata: ricordiamo Libera, presieduta da don Luigi Ciotti, fondata nel 1995 su ispirazione di Luciano Violante e Saveria Antiochia, e Addiopizzo, che nacque a Palermo la notte tra il 28 e il 29 giugno 2004, quando un gruppo di giovani amici attaccarono un po’ dovunque in città centinaia di piccoli adesivi con la scritta: “Un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità”.
Il movimento Addiopizzo fece scalpore perché fu portavoce di una vera e propria rivoluzione culturale contro la mafia. Ecco cosa scrivevano i coraggiosi fondatori del movimento: “Il nostro obiettivo è erodere il consenso di cui gode la mafia nell’estesa “zona grigia” della nostra società. Per l’esattezza, il nostro obiettivo critico è il beneplacito della popolazione di cui si avvantaggia il connivente della Cosa nostra degli assassini. Le nostre azioni vogliono porre un argine al silenzio, sono atti di ribellione alla sottocultura mafiosa e una forma di dissociazione attiva dall’indegno quietismo che si è consolidato soprattutto attorno al problema delle estorsioni mafiose.
     Oggi, a trent’anni di distanza, sono una sessantina le associazioni antiracket in tutto il Meridione. La costituzione dell’ACIO è stata commemorata a dicembre con un incontro in streaming a cui hanno partecipato, oltre ad alcuni fondatori dell’associazione, il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho, il procuratore di Messina Maurizio de Lucia, il commissario nazionale antiracket e antiusura Giovanna Castronovo, l’attuale presidente della Federazione Italiana Antiracket Luigi Ferrucci. 
   "Le associazioni sono nate e continuano a sorgere grazie al passaparola - ha detto Tano Grasso che ha esportato il modello Capo d'Orlando in tutta la Sicilia e poi in Campania, in Puglia e nel Lazio - ma il volontariato ha dei limiti e a un certo punto si ferma. Manca il salto di qualità che si potrebbe fare se si intestassero la battaglia contro il racket le grandi associazioni di categoria. Se non lo faranno, questa battaglia resterà confinata a una battaglia di avanguardia". 
     Anche il procuratore di Messina De Lucia ha sottolineato la necessità che l'associazionismo si sviluppi nel Nord Italia, dove le mafie sono pronte ad approfittare della crisi economica. Pericolo incombente ribadito dai membri fondatori dell’ACIO, che dichiarano: “Oggi serve una marcia in più. Con questa pandemia il rischio concreto è che la mafia si impossessi delle aziende di persone perbene e pulite che si trovano in difficoltà. A queste persone diciamo: Evitate di stare soli altrimenti siete esposti al rischio di perdere l’azienda.”
Tra i soci fondatori dell’ACIO c’è Sarino Damiano, vissuto per undici anni sotto scorta. In un’intervista, a chi gli chiede se nel 1990 avesse paura, ammette di essere stato molto preoccupato, ma di aver superato la paura perché ci teneva a lasciare ai figli un esempio di legalità. 
      Attualissime allora le parole dei fondatori di Addiopizzo: “Certo è che, se la società civile e la cittadinanza tutta assumessero un comportamento attivo di lotta e contrasto alla signoria di Cosa nostra, l’imprenditore reticente o compiacente avrebbe meno scusanti. Noi riteniamo quanto è nato dalla nostra iniziativa una delle espressioni di quella intelligenza e passione collettiva che, sebbene a fatica, si risveglia e si riorganizza; ci sentiamo parte di una storia popolare che lentamente si sta scrivendo dal basso, siamo parte di quella moltitudine di siciliani senza nome che in un precario equilibrio tra entusiasmo e disincanto in cuor loro sognano comunque una terra endemicamente ribelle ad ogni forma di sopruso: giusta, laboriosa e creativa.”

Maria D'Asaro, 10.1.21, il Punto Quotidiano

venerdì 8 gennaio 2021

La notte della democrazia americana

        Qualcuno ha paragonato l’assalto violento dei trumpisti a Capitol Hill all’11 settembre, quasi un 11 settembre interno. Esagerato? Sarà la Storia a dirlo. Sicuramente è stata varcata una soglia: il rispetto delle Istituzioni. “Le parole sono pietre”, il titolo di un libro di Carlo Levi, si può utilizzare per attribuire al Presidente uscente la responsabilità politica e morale dell’oltraggio al Congresso americano, del caos e della violenza. Trump infatti, da novembre a oggi, ha continuato a parlare di voti rubati, non riconoscendo la vittoria dei democratici e incitando i suoi elettori a continuare la lotta. Così, seguaci della setta complottista di Qanon, del movimento dei Boongaloo, aderenti ai “Proud Boys - gruppi organizzati di estrema destra da Trump definiti ‘bravi ragazzi’- sono entrati da barbari nel Campidoglio, con la polizia impreparata e un selfie di troppo. Si piangono 5 morti, tra cui un poliziotto. Gravemente ferita la democrazia. Si salverà?

Maria D’Asaro


mercoledì 6 gennaio 2021

L’Universo, misteriosa epifania della Vita

J,Mirò
  La tradizione occidentale greco-cristiana, filosofica e religiosa, è stata chiaramente dualista, intendendo il mondo, e soprattutto l’essere umano, come composto da due elementi: materia e spirito, la materia come massa inerte e lo spirito come autocoscienza indipendente dalla materia. 
     Le scienze, specialmente la fisica e la biologia, non permettono più di conservare questa visione dualistica ancora tanto radicata.
     Lo sguardo alla realtà nelle culture antiche, ancora vive in molte tradizioni, non era dualista. E’ noto il detto diffuso tra indù, tupi-guaranì e pellerossa: «Lo spirito dorme nella pietra, sogna nel fiore, sente nell’animale e sa di sentire nell’essere umano». La pietra non è inerte, immobile, fredda. E’ abitata. Ha anima, o spirito. Ma questo linguaggio continua a essere dualista. La ‘materia’ e lo ‘spirito’ non sono due. E non sono neppure uno. Forse sono due manifestazioni della stessa realtà. O forse due costruzioni della nostra immaginazione. La pietra e l’acqua e anche l’aria e la luce, apparentemente così immateriali, sono atomi e molecole, sono materia. 
     Ma cosa significa ‘materia’? La materia è energia, dice la fisica, ma allora domandiamo: cos’è l’energia, che abbiamo sempre immaginato come qualcosa di ben diverso da ciò che chiamiamo materia? Cos’è quest’energia invisibile, inaccessibile, intangibile? E perché c’è energia? Perché tutto si muove e gira ordinatamente? 
     E perché questa gravità che mantiene uniti, quasi amorosamente, l’atomo e le galassie? E come è possibile, allo stesso tempo, che l’Universo si espanda vertiginosamente? Perché tutto è come è? Cos’è? Perché è come è? 
     Non lo sappiamo; neppure le scienze lo sanno, ma quello che vediamo, sappiamo e ignoriamo ci riempie di meraviglia e di emozione.


Josè Arregi: Il credo dinanzi alle scienze, in AA.VV. Il cosmo come rivelazione 
(Il Segno dei Gabrielli, S.Pietro in Cariano, 2018, €17), pagg.58,59

lunedì 4 gennaio 2021

Ecco Garry Davis, cittadino del mondo

      Palermo – In un tempo di chiusura e arroccamento nelle proprie piccole o grandi patrie, sia per la pandemia, ma anche per populismi e sovranismi imperanti, la scelta controcorrente e speciale compiuta nel 1948 dal cittadino statunitense Garry Davis merita di essere conosciuta. 
     Nato il 27 luglio 1921 nello stato del Maine, nell’estremo nordest degli USA, durante la seconda guerra mondiale Davis si arruolò nell’esercito americano come pilota di caccia bombardieri B-17. L’esperienza militare segnò profondamente la sua vita: Garry infatti rimase sconvolto dalle atrocità viste e compiute. Intanto purtroppo i bombardamenti compiuti col suo aereo causarono tante vittime alla città tedesca di Brandeburgo, mentre suo fratello maggiore morì in guerra. L’utilizzo poi, nel 1945, della bomba atomica su Hiroshima e Nagasaky gli fece infine temere che una guerra futura combattuta con questa terribile arma potesse annientare l’umanità intera.
     Tutto ciò fece maturare in lui una decisione clamorosa: la rinuncia alla cittadinanza americana, avvenuta pubblicamente a Parigi il 25 maggio 1948, con la conseguente assunzione dello status di “cittadino del mondo”. La sua scelta fu appoggiata in Francia dagli scrittori Albert Camus e André Gide, dall’Abbé Pierre e da Robert Sarrazac, ex leader della Resistenza francese. Sarrazac si unì a Davis nella fondazione di un movimento transnazionale pacifico e cosmopolita. Così il 19 novembre di quello stesso anno, a una sessione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, Davis dichiarava: "Noi, il popolo, vogliamo la pace che solo un governo mondiale può dare … invece gli stati sovrani che dicono di rappresentarci ci dividono e ci conducono nell'abisso della guerra totale."  
     Nel gennaio 1949, sempre a Parigi, fondò poi il “Registro internazionale dei cittadini del mondo”, che nel tempo ha radunato tra i suoi iscritti oltre 750.000 persone.  Successivamente, il 4 settembre 1953, al registro internazionale ha fatto seguito l’Organizzazione del governo mondiale dei cittadini, con l'obiettivo  di promuovere dappertutto i diritti umani fondamentali; mentre nel 1954 è stata ufficializzata la “World Service Authority”, l’agenzia esecutiva e amministrativa del governo mondiale dei cittadini del mondo, incaricata di rilasciare passaporti e certificati  a coloro che chiedono di far parte della singolare associazione mondialista. 
      Negli anni novanta, Garry Davis si occupò anche di tutela della natura e partecipò nel 1992 a Rio de Janeiro al primo vertice mondiale sull’emergenza ambientale, avanzando interessanti proposte innovative. Fu in prima linea anche per nell’impegno per la libera circolazione delle notizie in tutto il pianeta e inviò nel 2012 a Julian Assange – fondatore di Wikileaks – il passaporto di cittadino del mondo. Nello stesso anno, ormai novantenne, aveva iniziato a trasmettere sulla Global Radio Alliance un programma radiofonico settimanale, il "World Citizen Radio".
    Garry Davis è morto a 91 anni, il 18 luglio 2013. E’ stato un pazzo? Un ingenuo? Un illuso? Sicuramente è riuscito a guardare più lontano di tanti suoi simili che trovano normale farsi la guerra e costruire armi capaci di distruggere sette Terre insieme. Forse è stato un visionario, un profeta che ha indicato un mondo migliore.

Maria D'Asaro, 3.1.21. il Punto Quotidano

sabato 2 gennaio 2021

Nell'arca

Renè Magritte: Beau Monde (1962)
Comincia a cadere una pioggia incessante. 
Nell'arca, e dove mai potreste andare: 
voi, poesie per una sola voce,
slanci privati,
talenti non indispensabili,
curiosità superflua, afflizioni e paure di modesta portata,
 e tu, voglia di guardare le cose da sei lati.


I fiumi s'ingrossano e straripano.
Nell'arca: voi, chiaroscuri e semitoni,
voi, capricci, ornamenti e dettagli,
stupide eccezioni,
segni dimenticati,
innumerevoli varianti del grigio,
il gioco per il gioco,
e tu, lacrima del riso.




A perdita d'occhio, acqua e l'orizzonte nella nebbia.
Nell'arca: piani per il lontano futuro,
gioia per le differenze,
ammirazione per i migliori,
scelta non limitata a uno dei due,
scrupoli antiquati,
tempo per riflettere,
e tu, fede che tutto ciò
un giorno potrà ancora servire. 

Per riguardo ai bambini
che continuiamo ad essere,
le favole sono a lieto fine. 

Anche qui non c'è altro finale che si addica.
Smetterà di piovere,
caleranno le onde,
nel cielo rischiarato
si apriranno le nuvole
e saranno di nuovo
come si addiceva alle nuvole sugli uomini:
elevate e leggere
nel loro somigliare
a isole felici,
pecorelle,
cavolfiori e pannolini
 - che si asciugano al sole.


Wislawa Szymborska, La gioia di scrivere - Tutte le poesie (1945-2009),
Adelphi Edizioni, Milano 2009, pag. 475 (trad. Pietro Marchesani

(Con l'augurio che ciascuno, nel futuro prossimo, possa trovare la sua arca.
 E abitarla per il tempo necessario.)