sabato 30 settembre 2023

Caro Vittorio,

    Caro Vittorio, 

        prima del 15 aprile 2011, avevo sentito il tuo nome solo un paio di volte, a proposito di servizi televisivi sulla Palestina. Poi mi è capitato di ascoltare in TV un’intervista a tua madre Egidia. Quell’intervista mi ha toccato il cuore. E ho comprato il libro che lei ha scritto per raccontare la tua storia. 
      “Un figlio è carne della tua carne e sangue del tuo sangue e, come sanno tutte le madri che lo hanno perduto, con lui se ne va per sempre un pezzo di te e della tua anima”, scrive tua madre. 
     Sarà difficile per lei festeggiare il Natale. Avrà poco senso anche per Paola, la mamma di Giulio Regeni, ucciso qualche anno dopo di te in Egitto. 
    Ma tu puoi essere fiero di tua madre: nonostante tutto, ce l’ha fatta a restare umana…
Tua madre, che aveva fatto di tutto per non farti nascere prematuro: “Immobile per più di due mesi, ho trasmesso a mio figlio le emozioni, la gioia e l’angoscia di quell’attesa (…): ho letto libri su libri e, chissà, forse anche da questo è scaturito quel suo grande amore per la lettura e la parola scritta. (…) Vittorio è venuto al mondo col pugnetto alzato. Mi rese ancora più faticoso e doloroso il parto, ma io ricordo sempre con un sorriso quel particolare”.
 Quando continuava a raccontartelo - perché le madri hanno l’abitudine di ripetere all’infinito le storie che riguardano i propri cuccioli – tu sorridevi e sbuffavi. 
Sei stato davvero un bambino speciale… (continua su:  Maria D'Asaro: “Una sedia nell’aldilà”, Diogene Multimedia, Bologna, 2023)

Il libro si può trovare qui:


giovedì 28 settembre 2023

Valencia, orizzonti sognati...

Andare a Valencia per la mostra dedicata a Sorolla, in occasione del centenario della sua nascita, e scoprire una magnifica città mediterranea…

(Qui e qui notizie e quadri del pittore nato a Valencia)
















(continua...)

martedì 26 settembre 2023

Grazie, tenente Petrov...

        Se non fosse stato per la sua lucidità razionale nell’esaminare la difficilissima situazione e per la sua capacità di assumersi un’enorme responsabilità di fronte ai suoi superiori e all’apparato militare sovietico, probabilmente oggi non staremmo qui a raccontarlo. 
       Ci riferiamo al tenente colonnello dell’ex URSS Stanislav Petrov che, quarant’anni fa, all’alba del 26 settembre 1983,  con una sua coraggiosa decisione ha salvato il mondo.
       Il riconoscimento ufficiale più significativo è arrivato a Petrov, mentre era ancora vivo, dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite che, con la risoluzione 68/32 del dicembre 2013, ha dichiarato il 26 settembre “Giornata internazionale per l’eliminazione totale delle armi nucleari”. 
La sua storia l’ho raccontata qui.

(grazie a mio figlio Riccardo che mi ha segnalato l'accaduto)

domenica 24 settembre 2023

Suonano le campane: a Palermo un’altra laurea “difficile”

      Palermo – Il quartiere Albergheria/Ballarò è uno dei più disagiati di Palermo, afflitto da fatiscenza abitativa, criminalità organizzata, degrado sociale e povertà diffusa, anche se oggi fruisce di briciole di benessere, grazie soprattutto ai turisti e alla posizione strategica nello splendido centro storico panormita.
     All’Albergheria circola comunque l’energia positiva di associazioni e volontari che operano per il suo ‘risanamento’. Tra loro Antonino Spitalieri, Nino per gli amici, funzionario della Prefettura da poco in pensione. Per la sua storia, Nino appartiene di diritto a quello che il filosofo Orlando Franceschelli chiama ‘Il popolo del Bene’: “quella folla anonima, dispersa sulla faccia della Terra, costituita da singole personalità attive nei campi più disparati ed accomunate dalla convinzione (controcorrente rispetto ai dettami della cultura dominante) che la felicità altrui è il metro della propria gioia di vivere” (da Gente bella di A.Cavadi, Ed. Di Girolamo, Trapani, 2004). Animatore di comunità attive, di gruppi familiari solidali, promotore di partecipazione civica per la realizzazione del bene comune, Nino è stato tra i ‘padri fondatori’ del ‘Progetto di sostegno scolastico ai ragazzi dell’Albergheria - Candida Di Vita’, rivolto a studenti della scuola superiore, progetto che oggi coordina assieme ad altri volontari, tra cui la professoressa Laura Tutrone, docente di Lettere in una scuola di frontiera cittadina nel quartiere Brancaccio.
Laura e Nino raccontano la loro esperienza.

Come, quando e da chi nasce l’idea?

Nino: Dobbiamo tornare al… secolo scorso: tutto nasce infatti nel 1998, all’interno del ‘Centro sociale san Francesco Saverio’, operante nel quartiere Albergheria e promosso dall’omonima rettoria. Alcuni volontari del centro si erano ben presti specializzati in progetti per famiglie: vale a dire, anziché operare solo, ad esempio, su anziani o bambini, si cercava di intervenire con una progettualità a tutto campo che includesse i bisogni di padri, madri, bambini, nonni insieme, insomma prendere in carico le famiglie disagiate nella loro interezza. 
Un progetto, in particolare, proponeva di fare una sorta di gemellaggio tra famiglie esterne al quartiere con una o più famiglie del quartiere. Ci si occupava, cioè, di qualche particolare problema (ad esempio, li si aiutava a sopperire a delle spese), ma si partecipava anche ai loro momenti di festa. Le famiglie del quartiere si fidavano di questo sostegno alla pari e ci aprivano la porta di casa. 
Fu così che conobbi R., una ragazza che nel 1998 frequentava il primo anno dell’Istituto commerciale. La ragazza non andava bene a scuola e suo padre mi disse che era meglio che ‘si ritirasse’. 
Ma, parlando con R., mi resi conto ben presto che il problema non era la sua negligenza nello studio, ma la mancanza di risorse economiche e culturali della sua famiglia. R. era costretta infatti a studiare su fotocopie che si procurava saltuariamente: non aveva libri e non aveva alcun supporto da familiari e docenti.
Pensai che il primo passo da fare era mettere al corrente i docenti della difficile situazione di R. che, per pudore e vergogna, non ne aveva parlato con i professori. Dopo il colloquio, una docente divenne di fatto tutor della ragazza. Grazie al coinvolgimento delle famiglie di un gruppo di condivisione, a R. vennero acquistati i libri anche negli anni successivi.
La storia di R. ci fece acquisire la metodologia del ‘lavoro di rete’: creare un supporto trasversale per i ragazzi con la voglia di studiare, ma privi delle necessarie risorse. R. riuscì a farcela ogni anno e a conseguire il diploma!

Come si struttura stabilmente il progetto dopo l’intuizione iniziale?

Nino: Intanto il progetto ha avuto immediatamente la ‘benedizione’ di don Cosimo Scordato, allora (e sino al 2020) rettore della chiesa di san Francesco Saverio: fornire aiuto economico e accompagnamento scolastico ai ragazzi del quartiere, volenterosi nello studio, ma svantaggiati dal contesto di partenza, gli è sembrato subito un gesto di promozione umana in linea con la buona novella evangelica, che si deve incarnare in azioni di cambiamento positivo nel territorio.
Il progetto, dal 1998 a oggi, ha avuto sempre un certo numero di iscritti – nell’ultimo anno scolastico 2022/23 gli iscritti sono stati 25 – e si è avvalso della collaborazione di docenti che sostengono gratuitamente gli studenti nello studio di alcune discipline e del supporto economico proveniente dalla comunità San Francesco Saverio, da donazione private, dall’Associazione “Amici di Candida Di Vita”, dal Rotary Club di Palermo est.
Visto che i docenti volontari e i coordinatori prestano la loro opera gratuitamente, i soldi raccolti servono essenzialmente per dare ai ragazzi bisognosi un ‘buono libri’ per acquistare testi scolastici presso la libreria palermitana ‘Portinaio’, che ha dato la possibilità di ottimizzare la somma acquistando libri usati. 
Facciamo un rendiconto annuale pubblico di tutte le entrate e uscite effettuate.
Il nostro progetto di sostegno scolastico porta il nome di Candida Di Vita, nel ricordo di quest’assistente sociale molto impegnata a Palermo nel volontariato e frequentante l’assemblea domenicale della rettoria, morta purtroppo prematuramente nel 2003. Da allora un’associazione a lei intitolata sostiene il progetto con un significativo contributo economico annuale. 
A questo proposito, è opportuno sottolineare che il progetto non ha mai ricevuto un euro di denaro pubblico: l’aiuto di privati o associazioni, che non è mai venuto meno, paradossalmente ne ha garantito la durata venticinquennale, a differenza di progetti simili che dipendono dagli incerti ‘rubinetti’ del finanziamento pubblico.
Inoltre, l’aiuto economico spontaneamente donato, secondo me ha un valore aggiunto perché è ricco dell’intenzionalità positiva del donatore. 
Tra i benefattori, vorrei ricordare Rosa Lunetta, prima donna ad aver conseguito la laurea in Ingegneria nel nostro Paese, componente storica della comunità di San Francesco Saverio, attiva e generosa nei confronti dei nostri ragazzi. Oggi ci sostiene dal cielo.
Dal punto di vista dei volontari, il progetto ha proceduto per ‘inclusione’: è stato fondamentale, ad esempio, l’ingresso, nel 2005, del Rotary Club di Palermo, sezione di Palermo est, con il proprio progetto “Formare i giovani all’Albergheria”.

Della partecipazione del Rotary parleremo tra poco.
Laura, come sei diventata volontaria prima e coordinatrice poi, di questo progetto? Chi sono, oltre te e Nino, i volontari che si occupano dell’iniziativa? 

Laura: Mi sono inserita nel progetto contro la dispersione scolastica quasi per caso, nel 2010, quando stavo per laurearmi in Lettere Moderne. Partecipavo alla messa domenicale a san Francesco Saverio e fui colpita dall’appello accorato a fine messa di Marina (professoressa Marina Di Giorgi, una delle coordinatrici del progetto) a studenti universitari e/o docenti perché dessero una mano all’iniziativa.
Spinta anche da mio fratello, diedi la mia adesione. Ormai da docente di ruolo nella scuola media di primo grado, oggi sono ancora qui con lo stesso entusiasmo.
Per il sostegno didattico il progetto si avvale infatti dei volontari provenienti per lo più dal mondo della scuola (docenti di varie discipline in servizio o in pensione) e di professionisti che vogliono dare una mano.  Per un periodo limitato, negli anni passati, ha fruito anche dell’apporto degli studenti ospiti del Pensionato Universitario.
Tra i volontari, per un ventennio, è stata fondamentale la figura di Franco La Barbera (ora trasferitosi in un’altra città:) un abitante del quartiere Albergheria e operatore della Rettoria, presenza importante perché ha fatto da ponte tra i bisogni del quartiere e il progetto, assicurando anche la sua presenza pomeridiana a fianco di alunni e operatori. Uno dei nostri punti di forza è poi la professoressa Marina Di Giorgi, docente di Italiano, Latino e Greco presso un liceo classico di Palermo: un punto di riferimento per i suoi contatti proficui e costanti con i Docenti degli Istituti superiori frequentati dai nostri studenti, contatti che ci permettono di svolgere un lavoro sinergico tra le nostre attività di supporto e la scuola. 

Parliamo dunque degli studenti: quanti sono stati in questi anni? Quali scuole frequentano? Quanti i diplomati e i laureati? 

Laura: Facendo un po’ di conti, ogni anno abbiamo avuto tra venti e venticinque studenti. Nello scorso anno scolastico, oltre a cinque studenti universitari, sono stati aiutati 25 studenti delle medie superiori, 17 dei quali hanno fruito del buono libri. Due di essi quest’anno hanno conseguito la maturità.
Nel 2022/23 abbiamo seguito studenti che hanno frequentato questi istituti del territorio: l’Istituto Alberghiero, il Liceo delle Scienze Umane, l’Istituto Nautico, l’Istituto Tecnico Commerciale (ex Ragioneria), l’Istituto Professionale per Ottici, e anche alcuni alunni del Liceo Classico, del Liceo Scientifico e di quello Linguistico.
Il primo ragazzo da noi seguito si è diplomato nell’anno scolastico 2000/2001. Il nostro primo laureato ha conseguito invece il diploma di Laurea in Ingegneria a indirizzo illuminotecnico nel luglio 2017. In tutto il percorso, sono stati ottanta in totale i ragazzi che hanno conseguito il diploma di media superiore e nove il diploma di laurea.

Nino, cosa dici riguardo al sostegno agli studenti universitari?

Nino: Accennavo prima alla partecipazione al nostro progetto da parte del Rotary Club di Palermo, sezione di Palermo est: l’associazione ha dato il proprio significativo apporto – economico, organizzativo, didattico – a partire dal 2005, con la presenza importante, via via nel tempo, delle professoresse Cristina Morrocchi, Laura Alderigi e della dottoressa Lidia Maugeri, coordinatrice attuale. 
La presenza del Rotary ha dato un valore aggiunto soprattutto all’accompagnamento dei giovani che, conseguito il diploma superiore, scelgono di frequentare l’Università. I volontari del Rotary utilizzano per gli studenti universitari la medesima metodologia formativa: tutoring, sostegno economico (il Rotary spesso supporta lo studente nel pagamento delle tasse universitarie), monitoraggio del percorso di studio, eventuale supporto didattico nello studio delle discipline.
Qualche anno fa, il Rotary ha anche proposto un’iniziativa presso l’Università degli Studi di Palermo finalizzata a promuovere corsi di specializzazione post diploma per favorire l’inserimento lavorativo degli studenti diplomati.

Come avete affrontato il difficile periodo della pandemia?

Laura: Abbiamo vissuto gli stessi disagi vissuti nella scuola: abbiamo seguito i protocolli vigenti e abbiamo privilegiato il collegamento a distanza tra docente-tutor e studente. Scherzosamente dicevamo che a scuola c’era la DAD (didattica a distanza) e noi praticavamo il SAD (il sostegno a distanza)!
Certo, non è stato facile seguire i ragazzi, ma ce l’abbiamo fatta a continuare…

C’è qualche storia particolare che merita di essere raccontata? 

Laura: Quasi tutti i ragazzi hanno una storia che meriterebbe di essere conosciuta… Andrebbe raccontato il percorso di M., nel 2017 il primo dei nostri ragazzi a laurearsi: dopo la laurea in Ingegneria si è specializzato presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia; ora il suo progetto di impresa è stato selezionato dalla Regione Sicilia; o la storia di I., ormai con un percorso lavorativo stabile in un’azienda. Proprio quest'ultimo è stato intervistato nell’aprile scorso nell'ambito di un servizio organizzato da Rai 2 su “Palermo e la sua rinascita”.
E poi c’è la storia a lieto fine di G., segnalataci da una docente di un liceo delle Scienze umane del territorio che conosceva il nostro progetto: G. aveva lacune in tante discipline e difficoltà a proseguire gli studi. L’abbiamo contattata e abbiamo visto che a casa non aveva neppure un piccolo spazio per studiare: quando poteva, stava in corridoio con gli appunti su una sedia… L’abbiamo aiutata e G. è arrivata al diploma. Poi è stata seguita dal Rotary. G. è riuscita poi a conseguire la laurea in Scienze della Formazione, triennale e poi specialistica!

Come continua oggi il progetto? Quali le novità?

Nino: Una novità importante è che dal 2021 il Progetto lascia la Rettoria di san Saverio e formalizza la confluenza/collaborazione con l’associazione ‘Parco del Sole’, presieduta dal dottore Massimo Messina (con sede presso i locali di san Giovanni Decollato), integrando così l’attività di sostegno scolastico che il ‘Parco del Sole’ già svolge per gli alunni della scuola primaria e secondaria di primo grado. Questa confluenza consente una continuità di intervento, nel territorio, in ogni ordine di scuola: tentiamo così di rispondere ai bisogni formativi dei ragazzi del quartiere di tutte le età.
Grazie anche a questo nuovo assetto, è stato possibile stipulare una convenzione tra l’associazione ‘Parco del Sole’ (di cui siamo ormai parte), l’ERSU (Ente Regionale per il Diritto allo Studio di Palermo) e l’Università degli studi di Palermo: punti importanti di tale convenzione, tra gli altri, sono l’assegnazione per le attività del progetto dei locali ubicati presso la residenza universitaria San Saverio, all’interno del quartiere Albergheria, nonché il riconoscimento di crediti formativi agli studenti universitari che sceglieranno di svolgere il proprio tirocinio nelle nostre attività progettuali.
La vicinanza con il mondo dell’Università potrà inoltre sollecitare e indirizzare i giovani delle scuole superiori nell’eventuale scelta della Facoltà universitaria.

Qual è la situazione a inizio scolastico 2023/24? 

Laura: al momento abbiamo già venti iscritti. Il nostro proposito ambizioso è quello di rivolgere la proposta di aiuto ai ragazzi non solo residenti nel quartiere Albergheria, ma anche a coloro che vengono segnalati dai docenti delle scuole del territorio, mantenendo l’originario scopo del progetto di aiutare chi ha voglia di studiare, ma ne è impedito a motivo del disagio socioeconomico in cui versano le famiglie. Continueremo, inoltre, a favorire le dinamiche di inclusione interculturale tra i nostri studenti di diverse etnie.
Ci si propone per i prossimi anni come obiettivo più alto quello di continuare ad organizzare più frequentemente momenti di confronto comunitario e di convivialità tra i ragazzi e le famiglie, per monitorare il percorso degli studenti anche su un piano sociale ed educativo, attraverso il confronto e il dialogo, su tematiche molto delicate come potrebbero essere l’affettività, l’amicizia e i rapporti interpersonali, la corretta comunicazione. 
Gli indicatori per misurare la consapevolezza degli studenti e il senso di appartenenza al progetto, anche quest’anno - oltre al legame col territorio - saranno il senso di responsabilità e l’impegno costante nello studio, la frequenza e partecipazione alle attività, il rispetto degli orari, la comunicazione adeguata con gli operatori volontari.
Ci proponiamo così di dare sempre più spessore a un percorso significativo di crescita sia per i ragazzi che per le loro famiglie che partecipano alle attività.

Nino e Laura, con quali parole e con quali immagini volete salutare?

Laura: col … suono delle campane! Don Cosimo Scordato, già rettore di san Francesco Saverio e oggi rettore di san Giovanni Decollato, ci ha suggerito questo gesto creativo e gioioso per comunicare agli abitanti dell’Albergheria che un ragazzo del territorio si è laureato. Il primo scampanio per i confetti rossi all’Albergheria c’è stato per M., nel luglio 2017 e poi, come dicevo, ne sono seguiti altri otto. L’ultima nostra ragazza si è laureata nella scorsa estate in Scienze infermieristiche. Speriamo seguano tanti altri rintocchi di festa per la crescita culturale del quartiere!

Nino: con un invito e un appello alle donne e agli uomini di buona volontà di altri quartieri a rischio di Palermo (e non solo): riflettete e…ispiratevi al nostro progetto di contrasto alla dispersione scolastica. Funziona perché si regge su una rete ‘pensata’ e sperimentata di solidarietà trasparente, sinergica e condivisa…

Laura e Nino, grazie. Siamo convinti che questo progetto sarebbe piaciuto a padre Pino Puglisi, che affermava: Se ognuno fa qualcosa, insieme si può fare molto…

Maria D'Asaro, 24.9.23, il Punto Quotidiano

venerdì 22 settembre 2023

Padre Pino Puglisi: il segreto del suo sorriso

        “Il suo sorriso anche oggi, perfino nelle immagini, piccole o grandi, è accogliente, disarmante, rasserenante. Quando anche lui percorreva, instancabilmente, questa bella, caotica e brulicante valle di lacrime, il suo sorriso invitava a godere con lui il piacere del dialogare.
Il sorriso mite ti apriva il cuore e la mente all’incontro, all’accoglienza, alla solidarietà, alla riflessione, all’amore gratuito all’altro e al Totalmente Altro. Il sorriso ti disarmava e metteva a nudo la tua fragilità, ti metteva di fronte alla tua umanità.
     Il sorriso costituisce il primo momento del metodo dialogico e pedagogico di 3P. Il sorriso apre all’ascolto, un ascolto che riconosce la fragilità umana, che ammette l’ignoranza di non sapere quali risposte dare, la difficoltà di trovare le risposte giuste, l’incertezza di dire le giuste parole, di scegliere il momento giusto.
    Chi, come Puglisi, si esprime col sorriso esclude innanzitutto la sicumera e la supponenza di sapere già la risposta ai profondi e tremendi interrogativi che lacerano l’animo nostro informe; invita l’altro ad aprirsi, a non mentire a se stesso, a cercare di trovare una strada, a seguire una luce, ad orientarsi nella babele della complessità di questo caos-cosmo, a non aspettarsi che altri assumano le responsabilità che sono solo proprie. 
    E di questa arte dialogica Puglisi era maestro, perché egli fu un maestro, un formatore di coscienze”.

Cavadi-Scordato: Padre Pino Puglisi Il Pozzo di Giacobbe, Trapani, 2023 (pp.59,60)

Il testo da cui è tratto questo brano sarà ri-presentato a Palermo oggi pomeriggio e domenica 24:




giovedì 21 settembre 2023

Difendere Dio, patria e famiglia: da chi?

J.Bosch: Paese incantato
     Non avrei saputo dirlo meglio...

    “Difendere le famiglie, le nazioni, le identità, Dio”: questo – secondo le dichiarazioni a Budapest della nostra presidentessa del Consiglio dei ministri - il centro dell’azione del suo governo. L’intento è lodevole, ma, per non suonare genericamente retorico,  andrebbe meglio articolato.
    Che significa “difendere le famiglie”? Chi le sta attaccando? Vanno difese dall’inflazione, dai livelli salariali più bassi dell’Occidente, dal quasi totale azzeramento del sistema sanitario pubblico ?
     E allora è compito di tanti pezzi del ceto dirigente, in primis dei partiti che si avvicendano sia come maggioranze parlamentari (potere legislativo) che alla guida del governo (potere esecutivo). 
    Ma da troppe voci provenienti dall’area culturale e politica oggi in cabina di comando si intende difendere la “famiglia” dalla diffusione sociologica – e tendenzialmente giuridica – di altre forme di legami sessuali e/o affettivi alternative alla famiglia monogamica eterosessuale tradizionale. In questa seconda interpretazione, la famiglia tradizionale (per intenderci, il modello da cui si tengono lontani i due maggiori leader della maggioranza attuale: Meloni e Salvini) non ha bisogno di essere difesa: è uno di modelli storicamente succedutisi nella storia occidentale, ha i suoi pregi e i suoi difetti e, pur essendo perfettibile, è tuttora imitato da quei soggetti (ad esempio persone omosessuali) che chiedono il riconoscimento legale della loro convivenza, con i diritti e i doveri conseguenti. 
      Che significa difendere le “nazioni”? La globalizzazione economico-finanziaria, cui plaudono gli elettori del Centro-destra, non può non comportare una globalizzazione simbolico-culturale: essa corre certamente il rischio di essere una “americanizzazione” (statunitense) del globo, ma implica la felice possibilità di fare finalmente dell’umanità un’unica grande nazione (pacifica, solidale, cooperativa).
(continua  qui)

Augusto Cavadi, 17.9.23

P.s. Una chiosa minima: l'unica maniera per difendere la famiglia (l'intera famiglia umana e quella personale) e il senso del divino nel mondo è amare e impegnarsi per una convivialità solidale, armoniosa e inclusiva: auguri e un grazie speciale a Pino Paliaga e Patrizia Testa e a Massimo Messina e a Claudia Costanzo, che celebrano oggi l'anniversario di nozze; due coppie magnifiche che danno luce e speranza alla nostra Palermo (e non solo). 
La nostra premier potrebbe fare una chiacchierata con loro per una occasione di crescita e di confronto...

 

domenica 17 settembre 2023

Oppenheimer, l’atomica tra scienza e potere

      Palermo – Le tre ore esatte di Oppenheimer, kolossal di Christopher Nolan, che del film è regista, sceneggiatore e co-produttore, scorrono veloci per gli spettatori, catturati dal racconto della vita del fisico statunitense considerato ‘il padre della bomba atomica’. I suoi esperimenti sulla fissione dell’atomo portarono infatti alla sua realizzazione e, purtroppo, il 6 e il 9 agosto 1945, al suo tragico utilizzo sulle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki.
   Oppenheimer ha riscosso grande successo al botteghino, richiamando al cinema l’attenzione di un pubblico numeroso ed eterogeneo, attratto anche dall’opportunità di vedere recitare i volti più noti della scena americana del momento, oltre a grandi attori come Matt Damon, che interpreta il generale americano Groves, e Cillian Murphy, nel ruolo del protagonista. 
     Uno dei temi centrali del film – l’eventuale uso dell’energia atomica per scopi bellici – è tornato purtroppo a essere di scottante attualità a seguito del conflitto tra Ucraina e la Russia. Anche per questo, Oppenheimer risulta di grande impatto emotivo e la tormentata vicenda esistenziale dello scienziato, tratta dal libro di Kai Bird e Martin J. Sherwin Robert Oppenheimer, il padre della bomba atomica, narrata con un ritmo sostenuto e con un’ottima sceneggiatura, risulta intrigante e ricca di fascino.
   Le prime scene del film lo presentano come giovane studente assai brillante e inquieto che, nel 1926, incontra a Cambridge il grande fisico Niels Bohr: sarà lui a suggerirgli di recarsi in Germania, a Gottinga, ad approfondire gli studi di fisica teorica.
In Europa, Oppenheimer conosce anche Heisenberg, teorico della meccanica quantistica, premio Nobel per la Fisica nel 1932 e successivamente, nella Germania nazista, coordinatore della ricerca di una nuova arma basata sulla fissione nucleare.
     Tornato negli Stati Uniti, al California Institute of Technology Oppenheimer potenzia con successo le sue ricerche sulla meccanica quantistica. Nel 1942, viene contattato dal generale Leslie Groves perché applichi i suoi studi allo sviluppo di una bomba atomica, battendo i nazisti sul tempo. Nasce così nel Nuovo Messico il laboratorio di Los Alamos, dove il gruppo di scienziati guidato da Oppenheimer mette a punto e sperimenta con successo la prima bomba atomica che, nonostante i dilemmi etici dello scienziato, alla fine della II guerra mondiale verrà sganciata sul Giappone per accelerarne la resa.
  Da allora, la vita del grande fisico sarà tormentata dal rimorso: più della metà del film è incentrata sul suo ripensamento in merito ad altre sperimentazioni di armi atomiche e, in particolare, sull’opportunità della costruzione della bomba ad idrogeno proposta da Teller. Oppenheimer infatti, viste le terribili conseguenze dell’atomica, teme una futura escalation bellica e militare, non esente dal pericolo di un’apocalisse collettiva.
   Negli anni ‘50, in pieno clima maccartista di caccia alle streghe, i precedenti legami dello scienziato col partito comunista americano saranno pagati con l’isolamento e con l’umiliazione di comparire davanti a una Commissione d’inchiesta. A Oppenheimer verrà revocato il permesso di sicurezza che lo legava all’AEC, la Commissione per l’Energia atomica, presieduta dalla figura grigia e ambigua di Lewis Strauss.
Ulteriore punto di forza del film è il pathos con cui vengono presentate le vicende sentimentali dello scienziato, inizialmente legato a una tormentata e dinamica attivista del Partito comunista americano e poi marito di una inquieta e intelligente biologa, anche lei ex aderente allo stesso partito. 
Il difficile rapporto tra ricerca scientifica e potere politico-militare è forse il focus del film: lo spettatore si chiede infatti, assieme a Oppenheimer - che tentò invano di convincere il presidente Truman a limitare lo sviluppo di armi nucleari - se sarà mai possibile un rapporto dialettico e paritario tra scienza e potere. 
   A questo proposito, è significativa la mancata partecipazione al progetto nucleare statunitense di Albert Einstein, presentato nel film come una figura disincantata e quasi onirica: il suo rifiuto è forse dovuto alla sua preveggente intuizione dell’uso militare dell’atomica e alla consapevolezza dell’impossibilità di un suo controllo ‘pacifico’ da parte del mondo scientifico.
E, infine, non si può non pensare al geniale fisico siciliano Ettore Majorana (uno dei ‘ragazzi di via Panisperna’, assieme a Fermi, Rasetti, Segrè, Amaldi…) misteriosamente scomparso nel marzo 1938: dopo aver visto il film, ci si chiede se la sua improvvisa fuga dal mondo – suicidio? ritiro in un monastero? fuga all’estero? – non sia stata in qualche modo legata al suo rifiuto di diventare, come Oppenheimer, ‘distruttore di mondi’…

Maria D'Asaro, 17.9.23, il Punto Quotidiano

venerdì 15 settembre 2023

Caro padre Pino Puglisi

    Caro tre P,
                 chissà che effetto ti fa da lassù la miriade di commemorazioni che ti vede protagonista… Forse ti inducono a un sorriso indulgente, affettuoso e magari un po' triste, visto che – come emerge dall’ultima relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia - Cosa nostra a Palermo è sempre più impegnata ad attrarre i giovani per ampliare la sua manovalanza criminale.
   Oggi, anniversario insieme del tuo compleanno e del tuo assassinio, ti fischieranno le grandi orecchie per le tante parole a te dedicate. Ogni persona che ti ha conosciuto vuole dire qualcosa su di te. Qualche anno fa, in occasione della ricorrenza del 15 settembre e per la tua beatificazione, il 25 maggio 2013, ho scritto qualcosa persino io, prendendo anche una solenne cantonata: ho scritto che utilizzavi le canzoni di Battiato negli incontri con i giovani, facendo loro ascoltare La cura. Sono stata prontamente – e giustamente – ripresa dalla cara Rosaria Lo Cascio che sottolineava l’inesattezza della citazione, visto che la canzone è uscita nel 1996 mentre tu sei stato ucciso nel 1993… Il buon Pino Paliaga ci ha messo una pezza affermando che era vero che ti piaceva Battiato, ma erano altre le canzoni che facevi ascoltare, ad esempio Un oceano di silenzio
    Caro don Pino, scusa la digressione canora: un modo forse banale per dire che da morto sei mancato immensamente a tutte le persone che ti hanno conosciuto e apprezzato e anche a quelle che, come me, non hanno avuto la fortuna di conoscerti.
    Eppure eravamo davvero vicini di casa: tu eri parroco a Brancaccio, un chilometro in linea d’aria da casa mia. Ma io in quegli anni ero un’affezionata frequentatrice della chiesa di san Francesco Saverio, innamorata delle omelie e dall'esempio pastorale di don Cosimo Scordato.
    E proprio don Cosimo, assieme ad Augusto Cavadi, entrambi tuoi conoscenti ed estimatori prima in vita e poi post mortem, qualche giorno fa hanno presentato un libro che parlava di te. 
    Ho l’ardire di pensare che saresti stato contento di ascoltarli dal vivo perché, a mio sommesso avviso, hanno detto parole che avresti apprezzato: hanno entrambi ribadito che tu non devi diventare un’immaginetta, un santino da tenere sul comodino. Don Cosimo ha ribadito che, sul tuo esempio, la Chiesa non può limitarsi a rendere servizi religiosi, ma deve costruire risposte comunitarie ai problemi sociali, risposte che abbiano come faro il Vangelo.
    Alla giornalista Alessandra Turrisi che gli chiedeva il senso del tuo essere stato proclamato beato e martire dalla Chiesa cattolica, guardando lontano, verso Cielo e Terra nuovi, don Cosimo rispondeva che il Vangelo ci invita a essere Beati in vita praticando le Beatitudini: beati i miti, beati i misericordiosi, beati coloro che hanno fame e sete di giustizia, beati i poveri, beati gli operatori di pace… Essere proclamati beati dopo ha un senso relativo… Aggiungeva comunque che tu beato c’eri di fatto appunto perché le Beatitudini le hai incarnate da vivo: perché sono le Beatitudini l’essenza e lo specifico del Vangelo.
   E, ha aggiunto don Cosimo, le Beatitudini si sostanziano nel dono di se stessi: dono naturale e soprannaturale insieme.
    Anche Augusto Cavadi ha detto cose che riterresti sacrosante: se le parrocchie fossero davvero incentrate sullo spirito autentico della Buona novella evangelica e non vi circolasse né potere né denaro né ipocrisia, non sarebbe necessaria la scomunica per i mafiosi… non vi metterebbero piede perché incompatibili con la cultura e la prassi evangeliche.
   E Augusto, a proposito del tuo assassinio, ha parlato di mandanti inconsapevoli, purtroppo anche dentro la chiesa: tutti quelli, preti e non, che si sono mantenuti equidistanti in un certo senso tra mafia e antimafia. Si legge infatti nel risvolto di copertina del loro libro: “La mafia ha rispettato la Chiesa nella misura in cui essa non ha messo in discussione il suo controllo del territorio ed il prete si è fatto ‘affiziu du parrinu’ (l’ufficio del prete), tutto casa e chiesa, promotore di processioni, che ‘campa e fa campari’.
Ma don Pino è venuto allo scoperto, ha scelto di uscire dalla sagrestia e di vivere fino in fondo i problemi, i rischi, le speranze della sua gente.
Alle spalle di ogni cadavere vittima di mafia si cercano giustamente gli esecutori materiali e i mandanti. Ma ogni delitto di mafia ha una terza categoria di colpevoli: i mandanti inconsapevoli, una categoria sociologica fatta da tutte le persone che per non correre rischi personali preferiscono vivere nel ‘puzzo del compromesso."
    Ma tu, caro don Pino, tutto questo lo sapevi già… 
Sorridici ancora e sostienici da lassù: la strada verso la liberazione dalla prepotenza mafiosa è ancora lunga… continua a far aleggiare tra noi il tuo spirito di pace e di giustizia.

Maria D'Asaro

Augusto Cavadi/Cosimo Scordato: Padre Pino Puglisi Il Pozzo di Giacobbe, Trapani, 2023






Le belle foto sono di Sandro Riotta, che ringrazio.

mercoledì 13 settembre 2023

Sally



Sogno

Dolcezza perduta

Abbracci che sciolgono

Catene infinite di pianto

Sally

domenica 10 settembre 2023

Zingaro, la più antica Riserva siciliana

         Palermo – In provincia di Trapani, nel territorio dei comuni di Castellammare del Golfo e di San Vito Lo Capo, in uno dei pochissimi tratti di costa risparmiati dalla cementificazione e da strade litoranee, c’è la riserva naturale orientata dello Zingaro: sette chilometri di costa incontaminata, con falesie che da monte Speziale, l’altezza massima di 913 metri, degradano verso il mare e formano splendide calette che offrono un mare cristallino, per un totale di quasi 1.700 ettari di bellezza naturale.
       La flora della riserva presenta vari ecosistemi mediterranei, con lecci, felci, ciclamini, ginestre; nelle zone costiere si trovano timo, erica, olivastro, alloro, malva, cappero, finocchio selvatico. 
        Pianta simbolo della riserva è comunque la Palma nana: esemplari di Chamaerops humilis (questo il suo nome scientifico) raggiungono i 2-3 metri di altezza. Tra le specie endemiche, vanno segnalate il limonio di Todaro, esclusivo dello Zingaro, che si trova a 750 metri di altezza, sulle rupi di monte Passo del Lupo, e numerose specie di orchidee selvatiche; mandorlo, frassino da manna, carrubo e vite sono invece le specie più comuni introdotte per la coltivazione.
   Nella riserva nidificano varie specie di uccelli, tra cui l'aquila del Bonelli, una delle ultime dieci coppie presenti in Sicilia, e poi il falco pellegrino, la poiana e il gheppio; avvistati anche, durante il periodo delle migrazioni, esemplari di aquila reale e di falco pecchiaiolo. Fra gli uccelli notturni sono presenti la civetta e l'allocco.
   Tra i mammiferi sono molto diffusi il coniglio e la volpe; presenti anche la donnola, il riccio e l'istrice. In passato c’era anche la foca monaca, avvistata per l'ultima volta nelle grotte marine dello Zingaro nel 1972.
    Va segnalata infine, tra la fauna marina costiera, una bio-struttura tipica del mare Mediterraneo, per molti versi simile alle barriere coralline, la cui crescita è legata principalmente all’azione di due specie di molluschi. L'importanza di questa bio-struttura risiede nella sua capacità di modificare l'aspetto e le caratteristiche ecologiche delle coste rocciose, creando pozze di marea che ampliano lo spazio a disposizione delle specie e incentivano così la biodiversità.
    Per visitare la riserva, sono possibili tre itinerari: il sentiero costiero, il principale della riserva e il più frequentato, che si snoda per circa 7 km e collega l’ingresso principale di Scopello a quello di san Vito Lo Capo, e ha una durata, in sola andata, di circa due ore; oppure il sentiero di mezza costa, a circa 290 metri di altezza, più panoramico, con un tragitto di 8,5 Km e con una durata di circa 4 ore e mezza (nei pressi di tale sentiero, in primavera, fioriscono tante splendide orchidee selvatiche); per i visitatori più esperti è possibile infine intraprendere il cosiddetto sentiero alto, lungo 17,5 km, che ha inizio dopo alcune centinaia di metri a sinistra del percorso del sentiero di mezza costa. Da questo tragitto assai impegnativo, della durata complessiva di circa sette ore, è possibile ammirare panorami mozzafiato e salire sino a Monte Passo del Lupo (altezza 868 metri).
     All'interno della riserva si trovano il Museo Naturalistico, il Museo delle Attività Marinare, il Museo della Civiltà Contadina, il Museo della Manna, il Centro di Educazione Ambientale, due aree attrezzate e alcuni antichi caseggiati rurali adibiti a rifugio, presso i quali è possibile anche pernottare. I rifugi utilizzati per il bivacco sono fruibili però solo da ottobre a maggio.
   La riserva è forse una delle aree protette più note e frequentate dell’isola: 214.000 i visitatori nel 2022. Il direttore, il dottore Piero Miceli, ricorda che la riserva dello Zingaro è la più antica della Sicilia, essendo stata istituita con Legge regionale n.98/1981: è nata infatti dopo la marcia del 18 maggio 1980, scaturita da un vasto movimento popolare di protesta contro la costruzione della litoranea Scopello-San Vito Lo Capo. A seguito di ciò, l’Azienda Foreste Demaniali della Regione Siciliana si impegnò ad espropriare l’area, riconosciuta di grande interesse ambientale.
     I siciliani dovrebbero serbare memoria della determinazione popolare che favorì l’istituzione della riserva. E ricordare che, uniti, si può fare qualcosa di concreto per tutelare l’ambiente, bene prezioso per la comunità, presente e futura.
Maria D'Asaro, 10.9.23, il Punto Quotidiano

sabato 9 settembre 2023

mercoledì 6 settembre 2023

V'inseguono mai versi fatali?

Ditemi

V’inseguono mai versi fatali?
Nel corridoio, in auto, alle Poste, in ascensore?

Dichiarando guerra al vostro pensiero corrente,
mentre minacciano tempeste tormentate,
fino a inchiodarvi davanti un foglio di carta o un pc,
per poi, semplicemente, dileguarsi?

Lasciandovi spogli, erosi, svuotati.

Vi supplicano mai massime liriche dell’anima,
delicati ingorghi di fiabe oniriche,
mirabili costruzioni di parole così affiatate
da donare il perché all’inesplicabile,
per poi trasformarsi all’istante
in tenera nebbia impalpabile,
ricamo incompiuto
silenzio incurante di eco deluse?

Ditemi quali trappole
acconciare da suppliche,
quali inganni incastrare nel cielo,
o quale strategico disinteresse esibire,

- fingendo cauta meraviglia -

fino a catturarne un distratto esemplare.

Franco Battaglia, In risposta al cosa manca, Aletti ed., Roma, 2023, p.19

P.s. Avrei voluto scriverla io... Ma Franco mi ha battuta sul tempo. E sulla qualità...