venerdì 26 giugno 2015

Batti … cuore!

Totò Guarragi - Agrigento Notizie on line
    La notizia, apparsa il 24 febbraio scorso sul giornale on/line Agrigento notizie, è stata poi rilanciata da altri quotidiani: Totò Guarragi, assessore del comune di Siculiana, paese a ovest di Agrigento, ha rinunciato al gettone di presenza, destinando il compenso per l’acquisto di un defibrillatore. “La cronaca ci racconta spesso di morti 'evitabili' dovute alla mancanza di quest’importante strumento, che – ci ricorda Guarragi - permette di salvare la vita ad una persona in arresto cardiaco. E per questo ho pensato fosse giusto rinunciare al gettone per acquistare il defibrillatore". Lo strumento, che costa circa 800 euro, sarà messo a disposizione, in estate, della frazione balneare di Siculiana marina. Mentre in Italia la corruzione divora enormi risorse, il gesto generoso di un siciliano,  gesto che permetterà di salvare la vita alle persone a cui si dovesse fermare il cuore all’improvviso, riempie oggi, intanto, il nostro cuore di  gratitudine e di speranza.
                                                                       Maria D’Asaro: “Centonove” n.8 del 25.6.2015

martedì 23 giugno 2015

Scintille di possibilità

Nonna Salvatrice e nonno "Turiddu" 
     Mentre papà e mamma lavoravano in città, l’estate di Maruzza trascorreva in paese con la sorellina, con zia Lillia e il nonno: nella magica casa con i mobili antichi, le travi di legno coperte dall’incannucciato, i ritratti di tre generazioni, l’ampia cucina che custodiva il forno a legna e i pentoloni di rame, il terrazzino da cui la sera luccicavano una ad una le stelle della via Lattea.
       Nei lunghi e assolati pomeriggi estivi, le due sorelline facevano la siesta nella stanza con i quadri dei santi e la cassapanca con i piedi di leone. Vicino alla finestra, la tiepida penombra era interrotta da una fessura dell’incannucciato, da cui scorreva un caldo pulviscolo luminoso. 
Maruzza adorava quel fascio di luce: era per lei una promessa di futuro, il bagliore della vita che splendeva con le sue infinite scintillanti possibilità.

venerdì 19 giugno 2015

S come Siracusa. Street Art e Supplici




     A Siracusa, che nella splendida cornice del teatro greco ospita ogni anno da metà maggio a fine giugno le suggestive rappresentazioni classiche, è possibile ammirare anche, in viale Teocrito, delle belle opere di street art. 


Qui l’intervista agli artisti, segnalatami da DOC, che ringrazio:



Ecco le mie foto:


Infine, le 150 parole di questa settimana: 
Siracusa: applausi al dialetto

      Nella trilogia proposta dall’INDA per il 51° ciclo di spettacoli classici al teatro greco di Siracusa, spicca l’edizione originale de “Le Supplici” di Eschilo, per la sapiente regia di Moni Ovadia, che intepreta anche Pelasgo, il re di Argo pietoso verso la richiesta di aiuto delle donne profughe dall’Egitto. Ne “Le Supplici” ha inoltre un ruolo di primo piano il musicista siciliano Mario Incudine, moderno cantastorie della vicenda e autore delle musiche. Così, la tragedia si trasforma in una sorta di musical davvero trascinante e avvincente dove, tranne alcune parti declamate in greco antico, si recita e si canta in dialetto siciliano, con le donne in cerca di asilo che affermano “Megliu muriri ca suppurtari l’omu senza amuri”. Il successo della tragedia dimostra che, se rivisitati  in modo brillante e intelligente, anche i classici greci scritti 24 secoli fa possono essere degli “evergreen”, ancora capaci di donarci riflessioni ed emozioni.
                                               Maria D’Asaro  (Centonove”, n.6 del 18.6.2015)

mercoledì 17 giugno 2015

Il sentiero dei nidi di ragno


           Sarà perché il mio ex cucciolo oggi è stato uno dei 500.000 che hanno affrontato la prima prova di maturità; sarà che tra le tracce da scegliere c’erano la parafrasi di un testo di Italo Calvino - e io amo Calvino! – e  l’affermazione di Malala Yousafzai: “Un bambino, un insegnante, una penna e un libro possono cambiare il mondo. L’istruzione è l’unica soluzione”; e c’erano anche il testamento spirituale del partigiano Dardano Fenulli (fucilato dai tedeschi il  24 marzo 1944 alle Fosse Ardeatine) e le riflessioni della “mia” filosofa Martha Nussbaum tratte dal suo ottimo testo: "Non per profitto. Perché le democrazie hanno bisogno della cultura umanistica”; sarà che ricordo ancora l’emozione della mia maturità, il 1° luglio 1977, quando scrivevo su Pirandello “un interprete della crisi dell’uomo moderno"; sarà che credo nella bellezza e nell’utilità dello studio … così per me gli esami di maturità sono una sorta di colorata e vitale kermesse della cultura. E spero che la cultura, specie quella dei giovani, sia la speranza  viva di questo paese. 
(Qui i testi completi assegnati per la prova di Italiano)






martedì 16 giugno 2015

Petali






Petali
Di possibilità
Si aprono sorridenti
Nel tuo giardino colorato.

Annaffiali ...

sabato 13 giugno 2015

Sulla felicità e dintorni

 
      In quale scaffale della mente inserire il saggio di Giovanni Salonia Sulla felicità e dintorni (Il pozzo di Giacobbe, Trapani, 2011, € 16,00)? Non è un manuale per psicoterapeuti o di psicologia sociale, non è un testo religioso o un saggio etico-filosofico. Non è nessuna di queste cose ed è tutto questo insieme e molto di più. Infatti, dietro l’agile struttura narrativa composta da brevi capitoli intensi e preziosi, il lettore avverte un robusto ‘corpus’ teorico ed esperienziale, una calda coperta di pensieri che lo avvolge e lo riscalda: pensieri ‘incarnati’ che sono il frutto della ricchezza interiore dell’autore, frate cappuccino e psicoterapeuta, già professore di Psicologia sociale e ora direttore scientifico dell’Istituto di Gestalt Therapy Kairòs.  Allora, come ai discepoli di Emmaus, il cuore arde nel petto del lettore, perché quelle di Giovanni Salonia sono parole nutrienti, pregne di senso e di verità. Davvero non si vorrebbe mai prendere congedo dal testo: Sulla felicità e dintorni è una pietanza gustosa che si mangia lentamente per assaporarla a lungo, è una bella serata con gli amici o l’incontro con l’innamorato, che vorresti durasse per sempre. Perché, come scrive Antonio Sichera nella prefazione: “L’autore di questo libro mostra ad ogni momento di capire a fondo il cuore dell’uomo perché vi ha dimorato, perché lo ha molto ascoltato”. 
Questa recensione può solo alludere al tesoro che il libro racchiude, fornendone qualche pallida traccia. L’autore ci esorta innanzitutto a essere competenti nella ricerca della felicità, perché: “La funzione del desiderare può fallire nell’assegnare il nome concreto alla rappresentazione della propria felicità se manca la consapevolezza, cioè se non si è capaci di essere in contatto con se stessi per conoscersi ed orientarsi nella vita.” Salonia ci fornisce poi il filo rosso che lega le sue riflessioni, il nesso tra felicità, tempo e relazioni: “Le relazioni umane sono i dintorni nei quali la felicità viene invocata e accesa, cercata e smarrita (…); “i dintorni della felicità si dilatano nel tempo, nello spazio e attraversano il corpo, la casa, la città”. Se ci salvano solo le relazioni autentiche, ecco indicata una settuplice via di salvezza, che comprende, nella schiera ideale degli altri da cui ricevere felicità e salvezza, ogni ‘altro’, anche il lontano da noi, sia in termini spaziali che temporali: “Anche se in lingue differenti, gli umani si incontrano quando si donano parole piene del loro respiro e capaci di raggiungere le vibrazioni dell’altro. Il punto è accordarsi … perché le parole che vanno e vengono da me all’altro diventino melodia”.  Perché ciò avvenga però: “Bisogna riscrivere la grammatica della relazione. (…) Ci viene chiesto il coraggio e l’audacia di consegnarci a una nuova danza, pur non conoscendone in anticipo il ritmo e i movimenti. Nella cultura della relazione l’altro è sempre l’’oltre’ che mi rimanda a mondi inesplorati della mia umanità.” 
Davvero toccanti poi le pagine dedicate al rapporto tra tempo e felicità: “E’ la relazione che trasforma il tempo da tempo cronologico (kronos) in skopòs, tempo direzionato verso una meta. Tempo e relazione sono quindi uniti da un medesimo destino: si salvano o si perdono insieme. Se l’altro non c’è più, anche il tempo perde di senso. (…) Sperimentando il tempo vissuto della relazione se ne scopre un’ulteriore dimensione: il passaggio dallo skopòs al kairòs, ovvero al tempo della grazia. Il tempo in cui le anime si incontrano”. Illuminanti i passi che esplorano il significato profondo della sessualità: “La sessualità ha il compito di condurci a una soglia che deve essere varcata (…): essa è soglia e non dimora: se smarrisce la dimensione allusiva, intima e costitutiva, si ritorce in impazzimento. (…) Quando la sessualità da farmaco diventa relazione, avviene un salto qualitativo.” Attualissime le riflessioni che legano cibo e relazione: “Il nutrirsi è un’esperienza decisiva per la sopravvivenza … Il cibarsi coinvolge il corpo e l’anima (…). Il modo in cui ci si rapporta con il cibo dipende ed esprime il modo in cui ci si relaziona col mondo”.
        L’autore ci offre poi efficaci chiavi d’accesso per decifrare la società di oggi, liquida e complessa insieme: magistrale l’evocazione di un nesso tra il pensiero di Heidegger e il palcoscenico del Grande fratello; illuminanti le riflessioni sulla diversità, da proporre come fondamento di ogni autentica politica di integrazione; imperdibili e coinvolgenti infine le analisi di classici come Alice nel Paese delle Meraviglie e Pinocchio: “La bontà che trasforma il burattino in ragazzino è quella del ‘cuore buono’, non quella dell’ubbidienza … le regole senza relazione  creano burattini (…) La saggezza da consegnare ad ogni bambino (a cominciare dal Pinocchio che abita dentro di noi) è quella di augurargli un cuore buono e tanta audacia.”      
                                               Maria D’Asaro, “Centonove” n.6 dell’11.6.2015, pag.33

giovedì 11 giugno 2015

Ifigenia: il dramma della modernità

   
      Andare a Siracusa per assistere alle tragedie nella meravigliosa cornice del teatro greco, a mio avviso è un lusso che bisogna concedersi. Imperdibili, in questo 51° ciclo di rappresentazioni classiche, "Le Supplici" di Eschilo per la regia di Moni Ovadia (ne parlo qui) e "Ifigenia in Aulide" di Euripide, per la regia di Federico Tiezzi. L’ottima recitazione di Lucia Lavia (Ifigenia) e di Elena Ghiaurov (che intepreta sua madre Clitennestra) danno smalto e vigore al focus della tragedia: la dolorosa dialettica tra i diritti del singolo (alla vita, alla sicurezza, agli affetti) e il bene della comunità (o quello che si ritiene essere tale); a riprova, ancora una volta, che i classici greci contengono “in nuce” i grandi temi dibattuti poi dalla modernità.   (su Wikipedia  la trama della tragedia)

martedì 9 giugno 2015

Perdonaci, Tania …

Tania Valguarnera
       Il 17 maggio scorso a Palermo, in una domenica fredda e piovosa,  una giovane donna, Tania Valguarnera, mentre attraversa  una via del centro per andare a lavorare in un call-center, muore investita da un automobilista che scappa senza prestarle soccorso. Ennesimo episodio in città di una morte evitabile, causata da una pessima condotta al volante. Poco dopo, il responsabile della tragedia è stato arrestato: era il proprietario del panificio dove compro il pane. Tale “contiguità” mi ha resa più attenta all’impazzare, sui social network, dei tanti commenti, tutti molto violenti, verso l’autore della tragedia. Senza negare la terribile responsabilità del panettiere,  siamo sicuri che i forcaioli di turno siano cittadini e automobilisti esemplari? Anziché gridare al mostro, che dovrà vedersela con la propria coscienza e con la giustizia umana, non sarebbe meglio che, per evitare  in futuro  altre morti assurde, ogni palermitano promettesse di essere attento e scrupoloso alla guida?
                                                                        Maria D’Asaro, “Centonove” n.5 del 4.6.2015

sabato 6 giugno 2015

Supplì(ci) in salsa siciliana ...

     Complimenti a Moni Ovadia: da istrione consumato, al teatro greco di Siracusa ci ha offerto un’edizione davvero originale de “Le Supplici” di Eschilo. Infatti, sotto la sua sapiente regia, la tragedia si trasforma in una sorta di musical trascinante e avvincente dove, tranne alcune parti declamate in greco antico, si recita e si canta in dialetto siciliano, con le donne in cerca di asilo che affermano “Megliu muriri ca suppurtari l’omu senza amuri”.
Zeus, posa i to’ occhi ‘ncapu sta genti, ca supplicanti dumanna aiutu ppi non spusari l’omu parenti. Parti emigranti ppi n’autru statu... ». I versi in siciliano echeggiano fra le pietre millenarie del Teatro Greco siciliano. È l’inizio delle Supplici di Eschilo, ma potrebbe sembrare Andrea Camilleri. È una tragedia, ma si evolve tra il recitar cantando, il recitato e cantate vere e proprie, come delle arie liriche di musiche popolari. «È una sorta di Gatta Cenerentola, con la musica che non si ferma mai, tra ritmi maghrebini, melopea greca e folk, tutta siciliana in versi, dimetri greci e la metrica siciliana dell’ottava rima» spiega Mario Incudine, che si è ritagliato il ruolo a lui consono di cantastorie, una sorta di Eschilo che racconta la tragedia. L’artista ennese è anche l’aiuto di Moni Ovadia, che firma la regia delle Supplici (…). Dall’incontro tra l’autore di Italia talìa e del drammaturgo e compositore musicale è scaturita l’idea di trasformare la tragedia di Eschilo in un “grande cunto”, in cui la musica ha un ruolo portante ed evocativo (da qui).