Nonna Salvatrice e nonno "Turiddu" |
Mentre papà e mamma lavoravano in città, l’estate di Maruzza trascorreva in paese con la sorellina, con zia Lillia e il nonno: nella magica casa con i mobili antichi, le travi di legno coperte dall’incannucciato, i ritratti di tre generazioni, l’ampia cucina che custodiva il forno a legna e i pentoloni di rame, il terrazzino da cui la sera luccicavano una ad una le stelle della via Lattea.
Nei lunghi e assolati pomeriggi estivi, le due sorelline facevano la siesta nella stanza con i quadri dei santi e la cassapanca con i piedi di leone. Vicino alla finestra, la tiepida penombra era interrotta da una fessura dell’incannucciato, da cui scorreva un caldo pulviscolo luminoso.
Maruzza adorava quel fascio di luce: era per lei una promessa di futuro, il bagliore della vita che splendeva con le sue infinite scintillanti possibilità.
Piccolo mondo antico... evocativa la scena di te che guarda il bagliore delle infinite possibilità. Eravamo davvero "belli" da bambini, ed è ancora così leggendoti :*
RispondiElimina@Santa: grazie del dono del tuo sguardo nella mia infanzia. Lasciamo sempre uno spazio al bimbo creativo che abbiamo dentro ... Un abbraccio.
RispondiEliminaQuanto fascino le case dei nonni! E quelle foto! Io passavo pomeriggi interi a sfogliare gli album color seppia che raccontavano la storia della mia famiglia. In posti come quello mi sentivo protetta e pensavo a quello che sarei stata.
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