giovedì 29 settembre 2022

Se vuoi la Pace, prepara la Pace...

    Pochi sanno che dal 26 settembre al 3 ottobre la carovana di pace di "Stop The War Now" è in Ucraina. La carovana è organizzata dalle organizzazioni ‘Un Ponte Per’ e dal Movimento Nonviolento.
      E’ un’iniziativa a carattere umanitario e politico: si portano aiuti alla popolazione ucraina e, soprattutto, si stanno incontrando gli obiettori di coscienza, i nonviolenti, il Movimento Pacifista Ucraino.

    Per saperne di più, qui il sito di Azione nonviolenta


martedì 27 settembre 2022

Le pagelle, dopo il voto

    Dalla pagina FB di mio figlio Riccardo (Mariscalco), che ringrazio di cuore per l'autorizzazione a rilanciare il suo post nel blog.
Ecco le sue pagelle politiche:

𝐈𝐭𝐚𝐥𝐞𝐱𝐢𝐭 𝟏: la brexit in salsa italiana non si avvicina neanche lontanamente ai risultati del movimento britannico, invece di restare fuori dall'Europa si resta fuori dal Parlamento (𝒏𝒐𝒏 𝒄'𝒆́ 𝑷𝒂𝒓𝒂𝒈𝒐𝒏𝒆).

𝐔𝐧𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐩𝐨𝐩𝐨𝐥𝐚𝐫𝐞 𝟏: la scelta lungimirante di prendere le distanze dagli altri partiti di sinistra dà i risultati attesi; l'Unione fa la forza, sì, degli altri però (𝑼𝒏𝒊𝒐𝒏𝒆 𝒊𝒎𝒑𝒐𝒑𝒐𝒍𝒂𝒓𝒆).

𝐈𝐧𝐬𝐢𝐞𝐦𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐢𝐥 𝐟𝐮𝐭𝐮𝐫𝐨 𝟏: l'ape Maio, nonostante lo stage diving in pizzeria, non riesce a prendere il volo, ma riesce a battere tutti i pronostici, in negativo (𝑫𝒊 𝑴𝒂𝒊𝒐 𝒊𝒏 𝒑𝒆𝒈𝒈𝒊𝒐).

+ 𝐄𝐮𝐫𝐨𝐩𝐚 𝟒: Più Europa porta a casa meno seggi del previsto, e la spallata del terzo polo a Roma non aiuta (𝑬𝒎𝒎𝒂 𝑺𝒕𝒂𝒊 𝑩𝒐𝒏𝒊𝒏𝒐).

𝐀𝐥𝐥𝐞𝐚𝐧𝐳𝐚 𝐕𝐞𝐫𝐝𝐢-𝐒𝐈 𝟒: Fratoianni vede un po' di luce in fondo al tunnel, forse sono i pochi seggi portati a casa, forse è fotovoltaico, ma girano le pale per un risultato al di sotto delle aspettative (𝑩𝒐𝒏𝒆𝒍𝒍𝒊 𝒎𝒂 𝒏𝒐𝒏 𝒃𝒆𝒏𝒊𝒔𝒔𝒊𝒎𝒐).

𝐏𝐚𝐫𝐭𝐢𝐭𝐨 𝐃𝐞𝐦𝐨𝐜𝐫𝐚𝐭𝐢𝐜𝐨 𝟓: la disfatta è generale su quasi tutto il territorio nazionale, si perdono persino roccaforti come la Toscana e l'Emilia Romagna, inoltre, la guida del partito è totalmente da riformare (𝑺𝒐𝒍𝒐 𝑪𝒂𝒔𝒊𝒏𝒊).

𝐀𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐞 𝐈𝐭𝐚𝐥𝐢𝐚 𝐕𝐢𝐯𝐚 𝟒: il terzo polo, quarto sul campo, si presenta al primo esame nazionale scordando l'Agenda a casa; anche senza Draghi vengono bruciate le occasioni di portare a casa un collegio (𝑰𝒕𝒂𝒍𝒊𝒂 𝑪𝒂𝒍𝒆𝒏𝒅𝒂 𝒏𝒐𝒏 𝒆𝒔𝒕).

𝐌𝐨𝐯𝐢𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨 𝐜𝐢𝐧𝐪𝐮𝐞 𝐬𝐭𝐞𝐥𝐥𝐞 7: L'avvocato del Popolo fa nomi e cognomi: "Reddito di Cittadinanza"; è l'unico che riesce a contendere alla destra alcuni collegi al sud (𝑪𝒐𝒏𝒕𝒆 𝒔𝒊̀).

𝐍𝐨𝐢 𝐦𝐨𝐝𝐞𝐫𝐚𝐭𝐢 𝟓: molti coleotteri e anche alcuni lupi sanno che fingersi morti é la migliore difesa, il proporzionale fa il resto (𝑳𝒖𝒑𝒊 𝒑𝒓𝒆𝒏𝒅𝒆 𝒊𝒍 𝒄𝒐𝒍𝒍𝒆𝒈𝒊𝒐 𝒆 𝒊𝒍 𝒗𝒊𝒕𝒂𝒍𝒊𝒛𝒊𝒐).

𝐅𝐨𝐫𝐳𝐚 𝐈𝐭𝐚𝐥𝐢𝐚 𝟕: La retorica eloquente del presidente ripaga: non viene omessa una singola barzelletta, né un singolo racconto sulle avventure giovanili né una singola teoria sulle persone per bene previste per cambiare il governo a Kiev: è un'esplosione di seggi (𝑩𝒆𝒏𝒗𝒆𝒏𝒖𝒕𝒊 𝒔𝒖𝒍 𝒎𝒊𝒐 𝒄𝒂𝒏𝒂𝒍𝒆 𝒖𝒇𝒇𝒊𝒄𝒊𝒂𝒍𝒆 𝒅𝒊 𝑷𝒂𝒍𝒂𝒛𝒛𝒐 𝑴𝒂𝒅𝒂𝒎𝒂).

𝐋𝐞𝐠𝐚 𝟔: I toni moderati di Salvini non riescono a fare breccia sull'elettorato cattolico, forse, con qualche altra tonnellata di crocifissi e camionata di figure sacre, ce l'avrebbe fatta, ma funziona così, in un mondo in cui tutti Sono Giorgia, pochi Sono Matteo (𝑽𝒂𝒏𝒈𝒆𝒍𝒐 𝒔𝒆𝒄𝒐𝒏𝒅𝒐 𝑴𝒂𝒕𝒕𝒆𝒐).

𝐅𝐫𝐚𝐭𝐞𝐥𝐥𝐢 𝐝'𝐈𝐭𝐚𝐥𝐢𝐚 𝟗: Qualche urlo di troppo, qualche battuta s-garbatella, però Baby Georgia porta a casa il risultato; non si infiamma solo il tricolore ma anche la matita degli italiani: è maggioranza (𝑵𝑽𝑶𝑽𝑨 𝑳𝑬𝑮𝑰𝑺𝑳𝑨𝑻𝑽𝑹𝑨).

domenica 25 settembre 2022

Francesco d'Assisi, la luce di un 'fratello minore'

Ragusa, 24.8.22: presentazione del testo (foto da L'Opinione)
      Palermo – Non è facile sintetizzare in modo esaustivo la ricchezza poliedrica del testo di Giovanni Salonia Il Signore mi condusse (Cinisello Balsamo, Milano, Edizioni San Paolo, 2022), in cui l’autore (frate cappuccino, psicoterapeuta, docente di psicologia sociale) offre un profilo a tutto tondo di Francesco d’Assisi: “un ritratto psicologico e spirituale”, come recita il sottotitolo, che esplora i vari aspetti della vita del santo, con un convincente e suggestivo approccio trans-disciplinare.
       Il libro, con una postfazione del professore emerito Erminio Gius, è stato presentato qualche mese fa a Palermo da illustri relatori, tra i quali la professoressa Ina Siviglia che ha evidenziato come il testo sia attraversato da uno sguardo antropologico non univoco, né unicamente cristiano né solo laico: dalle pagine del libro brilla l’orizzonte di una antropologia umana universale, che può risuonare dentro ogni persona di buona volontà.
       Sia la professoressa Siviglia che il professore Luigi Pellegrini - autore della presentazione scritta al testo - hanno poi evidenziato come san Francesco abbia compiuto quella che il professore Salonia definisce “una rivoluzione culturale e strutturale che ancora oggi rappresenta una delle sfide più radicali del vivere insieme a livello ecclesiale e sociale”: il passaggio “dalla communitas alla fraternitas”, cioè dalle comunità monastiche fondate per svolgere insieme un compito, il bene comune, a quella francescana, fondata essenzialmente sul primato della fraternità, che custodisce le relazioni e compone in unità e armonia i vari carismi.
     La fraternità di Francesco diventa allora ‘figura’ – per usare un termine caro alla psicologia della Gestalt – cioè elemento primario, chiave di volta con cui leggere la sua speciale esperienza umana e spirituale. Scrive Giovanni Salonia: “Nell’esperienza di Francesco e nelle sue parole è centrale non tanto la parola fraternità (…) ma il definirsi e relazionarsi da ‘fratello’.” “Il Padre gli dona dei fratelli da amare nella reciprocità, senza volontà di dominio o di sottomissione.”
“L’essere fratelli è in Francesco l’itinerario privilegiato di conversione. Sempre fratello, di fronte a ogni uomo, sia egli papa o re, lebbroso o peccatore. (…) sempre fratello ‘minore’. (…) Non un fratello santo che guarisce, ma un fratello che abbracciando impara ad essere fratello. Un fratello che si prende cura del corpo malato dell’altro non per dare o dimostrare qualcosa, ma unicamente perché fratello”. 
   Con il primato della fraternità “Francesco rivoluziona la teologia della creazione man mano che sente dentro il suo cuore il cantico dell’essere figlio e del trovarsi tra fratelli. Anche gli animali sono fratelli.” Diventano fratelli, come si legge nel meraviglioso Cantico delle creature, tutti gli elementi della natura, compreso il corpo e la morte.

Presentazione del testo a Palermo



     La radice del nuovo modello di fraternità proposto da Francesco – che vuole seguire nel suo cammino umano e spirituale l’esempio di Gesù, fratello maggiore – è la connessione tra obbedienza e amore.  “Il cuore dell’obbedienza è la comunione”: sottolinea il professore Salonia. E Francesco insiste sulla necessità di rimanere nella comunione “anche nei casi estremi, quando non si può ubbidire. Una prospettiva rivoluzionaria nella storia della vita consacrata, perché coniuga (e non oppone) il primato della coscienza con quello della fraternità”.
    L’autore analizza altri aspetti fondamentali della fraternità francescana: Francesco non si considera mai un padre fondatore e accetta l’inquietudine e la sofferenza che questa scelta non verticistica gli comporta: “Francesco ha dovuto far fronte alla paura che la scelta di essere innanzitutto fratello comportasse lo smarrimento dell’eredità, ovvero dell’ispirazione, ma nello stesso tempo, l’assisiate non voleva ripiegare verso una soluzione paterna, che avrebbe sconfessato la novità della fraternitas”. “Anche in punto di morte Francesco rimane fratello e non chiama figli i suoi frati: «Io ho fatto la mia parte; la vostra, Cristo, ve la insegni».
In quest’ottica – evidenzia ancora Salonia - le tante separazioni e frantumazioni nell’ordine sono state, in fondo, gesti di vitalità ed espressioni di genuinità. Proprio perché la fraternitas di Francesco richiede una costitutiva accettazione dell’essere fratelli, ogni frate e ogni generazione hanno il diritto e il dovere di ripensare l’ordine «secondo i luoghi, i tempi e le fredde regioni», rinunciano al sogno della stabilitas, del pensiero unico, di una comunione nello stile della communitas”.
   Di cosa ha bisogno la fraternità per realizzarsi? Ha bisogno di ecclesialità, di sentirsi in comunione, sempre e comunque con la Chiesa; ha bisogno soprattutto della povertà, appellata ‘sorella’ anche lei. Francesco si spoglia di tutto e chiede addirittura l’elemosina: “Scegliere di diventare povero con i poveri, di chiedere l’elemosina invece di farla, significa così superare nell’intimo la tentazione di sentirsi più buoni degli altri, di avere pretese, per ritrovarsi nell’uguaglianza tra fratelli; significa vivere la radicalità della condizione umana, dell’essere-gettati-nel-mondo, senza illusione di protezione o garanzie speciali”
   In questa prospettiva di radicale cambiamento rispetto ai valori sociali “L’abbraccio con lebbroso viene indicato da Francesco stesso come il punto culminante della sua esperienza di conversione. Egli, docile allo Spirito, ha compiuto un cammino di progressiva liberazione: ha attraversato/superato la paura della povertà materiale e delle umiliazioni, del rifiuto, del disprezzo.”
   Il testo offre tanti preziosi spunti di riflessione, a cui si può solo accennare: l’importanza dei sentimenti come via dell’amore “l’amore non è per Francesco un guadagno ingenuo, separato dalla concretezza dell’umano. Senza contatto con le emozioni e i sentimenti, non c’è amore autentico e incarnato. Abbiamo bisogno delle emozioni: sono i nostri vissuti più istantanei e intensi, che ci muovono e ci orientano nel mondo. E non possiamo fare a meno dei sentimenti: ci danno il calore, l’energia, il sapore e la direzione dell’esistenza e ci rivelano parti intime, vibranti, a volte sconosciute, del nostro cuore. (…) Già le Preghiere di Francesco sono impregnate di sentimenti intensi e di emozioni travolgenti.” “Accanto alla lode, un altro sentimento riempie il cuore di Francesco: la gratitudine. I sentimenti di gratitudine per il Signore a tratti sono incontenibili.” “Questo inesauribile innamoramento per Dio si coniuga in Francesco in un tenero, affettuoso, delicato amore per il fratello (…); la tenerezza è parte costitutiva del cuore di Francesco”.
     E poi il valore della cura, secondo una ‘grammatica’ soprattutto fraterna e materna: “Se l’obbedienza e l’amore si proteggono a vicenda, allora fra chi comanda e chi ubbidisce si instaura un reciproco prendersi cura, secondo il codice fraterno/materno.” “La fraternitas come principio di convivenza richiede precise qualità relazionali quali l’amore materno, il rispetto della creatività del singolo, una maggiore libertà di movimento rispetto alla communitas, una normativa essenziale.”
   Una nuova concezione di sapienza: “Il sapere che salva è il sapere vivere in relazione.” “Con grande intuito, Francesco chiede alla semplicità di ‘proteggere’ (di ‘autenticare’) la sapienza. (…)  Maestro di sapienza ‘illetterata’, Francesco ci ricorda in definitiva che non è ‘ingoiando’ libri e nozioni che si diventa sapienti, ma per la via della ricerca dell’interiorità, dell’essenzialità, della creatività, della relazione, dell’umile mettersi in discussione. 
Francesco, maestro di una sapienza "folle", ci ricorda l’inutilità di una saggezza impaurita e la necessità dell’audacia, frutto dell’essere in contatto con la propria ispirazione e con l’Altro, unica protezione dalle seduzioni dell’applauso e del consenso degli opinion-leaders. La semplicità francescana non è semplicioneria o ignoranza della complessità dell’esistenza, bensì capacità ascetica di purificarsi del superfluo, faticosa ricerca dell’essenziale, ascolto attento del proprio cuore e di quello del fratello.”
Professore Giovanni Salonia

   Il testo, quindi, ci propone un Francesco vibrante e attuale, del cui trascinante esempio di vita c’è oggi urgente bisogno. Con un felice sintesi, papa Francesco ha scritto nell’Enciclica ‘Laudato sii’: «In Francesco si riscontra fino a che punto sono inseparabili la preoccupazione per la natura, la giustizia verso i poveri, l’impegno nella società e la pace interiore».
     E l’impegno per la pace nella società: ricorda Salonia che quando a Francesco viene richiesto di risolvere dei conflitti, egli non veste mai i panni del giudice, ma rimane un fratello che aiuta: “Possiamo dire che inventa il ruolo di quello che oggi si chiama mediatore. (…) Francesco resta fratello del lupo e degli abitanti di Gubbio. Restare fratello delle parti in gioco si rivela il modo migliore per la soluzione dei conflitti”.
     Benvenuto quindi il contributo così ‘innamorato’ del professore Salonia. Nella citata presentazione palermitana, il professore Eugenio Borgna ha sottolineato la bellezza unitaria del libro, che si può gustare quasi come un romanzo e dalla cui lettura credenti e non credenti escono ritemprati e rinnovati.
       Nei nostri giorni afflitti da pandemia, crisi climatica, diseguaglianze sociali, ingiustizie, guerre… in cui l’umanità sembra avviluppata in una pericolosa frammentarietà ‘liquida’ e litigiosa, incapace di costruire un’umanità solidale e fraterna...  davvero “il canto di Francesco e dei suoi frati può offrire una strada per l’oggi e per il prossimo futuro della condizione umana”. 
                                                                                   
                                                                                                                                                        Maria D'Asaro, 25.9.22, il Punto Quotidiano

sabato 24 settembre 2022

Sostiene Pereira

 
Una recensione acuta, che vorrei aver scritto io. Grazie, Rossana.

       “Quando è uscito Sostiene Pereira, nel 1994, la destra fascistoide lo ha interpretato come un romanzo comunista – brezneviano - e come un attacco al berlusconismo. Il libro racconta, in realtà, la situazione politica del regime portoghese di Salazar, nel 1938, negli stessi anni in cui in Spagna infuria la guerra civile che porterà alla vittoria di Francisco Franco e in Europa si sono affermati i vari fascismi - a partire dal fascismo italiano del 1922 - e il nazismo tedesco.
        Antonio Tabucchi non ha scritto quindi il suo romanzo con riferimento alla situazione italiana del 1994, ma il riconoscimento del berlusconismo e della destra nei tratti descritti all’interno del romanzo la dice lunga sulle permanenze che connotano l’eterna categoria di fascismo (Ur-fascismo di Eco).
       Così, quando oggi si parla di pericolo fascista - non si vuol certo affermare che la storia si possa ripetere identica, piuttosto si teme che certi tratti della destra novecentesca - nazionalismo, xenofobia, controllo del Parlamento, strumentalizzazione della religione e della tradizione, invenzione del nemico... - possano ripresentarsi in altra veste. Ma non è su questo aspetto che vorrei soffermare l’attenzione e richiamare l’importanza del romanzo di Tabucchi.
     E’ un racconto fine, ironico, avvolgente ... (continua qui)

Rossana Rolando, dal blog Persona e Comunità.


venerdì 23 settembre 2022

Primo: salvare la casa che brucia


       Se l’Italia fosse – e in fondo lo è – una grande famiglia, cosa vorrebbe una madre? Le madri sono abituate a pensare in termini di priorità: si adoperano innanzitutto perché i figli stiano bene, abbiano risorse e istruzione e, da grandi, un lavoro onesto. Perché ci sia tra loro rispetto, uguaglianza, pari opportunità. Se un figlio è malato o ha un problema, sarà quello da attenzionare di più…   
    Ovviamente la madre vuole per tutti una buona casa dove abitare. Se la casa fosse in procinto di bruciare, la madre, i genitori si darebbero da fare con urgenza per salvare la casa.
         Sappiamo che ora la casa/Italia – e, con lei, la casa mondo – è in pericolo, sta male, ce lo dicono da anni gli scienziati del clima.  La prima cosa, per permettere alla famiglia umana di continuare a vivere insieme, è salvare la casa/mondo.
    Oggi 23 settembre, alle 16, manifestano nelle piazze di tutta Italia i ragazzi di Friday For Future, e assieme a loro genitori e nonni - i Parents for future - per chiedere alla politica innanzitutto, e a ciascuno, ove possibile, di fare qualcosa per salvare la nostra meravigliosa casa comune. 

A Palermo si manifesterà alle 16 a piazza Verdi (davanti al teatro Massimo).

Qui il sito dei Parent for future Italia; segnalo in particolare, nell'Home page, l’Eco manifesto in 7 punti: Quello che serve davvero per fronteggiare la crisi climatica (in pdf, scaricabile).

Segnalo poi, per i Docenti, il gruppo dei Teachers for future:

Pace, Ambiente e Giustizia sono correlati: all’iniziativa aderisce anche La Rete Italiana per la Pace e il Disarmo, che aderisce alla manifestazione.










mercoledì 21 settembre 2022

Francesco, maestro umile di nonviolenza

     “Le agiografie raccontano tanti episodi in cui Francesco si accosta a briganti e delinquenti non come persone da giudicare (né in primis da convertire), ma unicamente da rispettare e amare, perché lui è fratello minore. Rivoluzionaria in questo senso l’indicazione che dà ai frati in missione presso i Saraceni: il primo modo di comportarsi è che «non facciano liti o dispute, ma siano soggetti ad ogni creatura umana per amore di Dio».  
    
E se a Francesco viene chiesto di risolvere dei conflitti tra fratelli non riveste mai la parte del giudice, ma rimane un fratello che aiuta. Possiamo dire che inventa il ruolo di quello che oggi si chiama mediatore. 

    Basti pensare al racconto del lupo di Gubbio. Sia stato un lupo o un brigante ha poca rilevanza, il titolo del racconto (Del santissimo miracolo che fece santo Francesco quando convertì il ferocissimo lupo d’Agobbio) parla in modo unilaterale di un Francesco che ammansisce il lupo, ma scorrendo la narrazione è chiaro come Francesco, da fratello (ecco il suo essere mediatore) ristabilisce una circolarità fraterna.
      Riconosce che il lupo mangia le persone, ma che lo fa per fame, per cui gli eugubini devono cambiare atteggiamento: non cacciare bensì sfamare il lupo. Francesco resta così fratello del lupo e degli eugubini.

    La conversione non sarà solo del lupo (come dice il titolo), ma anche degli abitanti di Gubbio. Restare fratello delle parti in gioco si rivela il modo migliore per la soluzione dei conflitti.”




Da:  Il Signore mi condusse, di Giovanni Salonia, Cinisello Balsamo (Mi), Ed. San Paolo, 2022, p.59

domenica 18 settembre 2022

Danilo, campione italiano di bugia

     Palermo – Il Campionato italiano della Bugia non può che svolgersi in Toscana, non lontano da Collodi, paese da cui prese lo pseudonimo Carlo Lorenzini, l’autore di Pinocchio: l’originale competizione, ideata nel 1966 da Giancarlo Corsini, si tiene infatti a Le Piastre, frazione montana del comune di Pistoia, da cui dista pochi chilometri. 
     La 46° edizione dell’estroso Campionato si è svolta il 6 e 7 agosto scorso ed è stata dedicata al cinema: i partecipanti alle varie sezioni ((grafica italiana, grafica internazionale, sezione letteraria, radiofonica e verbale) hanno disegnato o proposto storie ‘bugiardissime’ legate all'arte cinematografica italiana e mondiale.
     Durante le varie gare se ne sono sentite davvero delle belle; alla fine i dieci giurati, coadiuvati dal magnifico rettore dell’Accademia della Bugia Emanuele Begliomini, nella sezione verbale hanno proclamato Bugiardo d’Italia 2022 il siciliano Danilo Malerba, originario di Lentini, in provincia di Catania.
      Danilo ha raccontato che che col suo amico Alfio va sempre al cinema 4D a vedere i film con la realtà aumentata: quando guarda ‘Jurassic Park’ avverte nettamente la puzza dei dinosauri; evita invece i film di guerra come “Salvate il soldato Ryan” per non rischiare troppo… 
Ovviamente il cinema a 4D non esiste. E anche se esistesse Danilo non potrebbe vederlo perché è cieco… Ma la sua dialettica e la sua ironia sono state così convincenti da fargli vincere il primo premio. Il campione della bugia, intervistato dalla giornalista Eleonora Mastromarino del TG regionale siciliano, ha confessato però che nella vita cerca di essere sincero: “Le bugie hanno le gambe corte e ti tornano addosso… Ma ogni tanto volare con la fantasia e lavorare d’invenzione è bello e liberatorio…”
Ricco di ironia e creatività, tra le altre cose Danilo porta avanti con determinazione il progetto “Vela solidale” che propone la vela come strumento di aiuto, di sostegno e di inclusione nelle disabilità cognitive e nel disagio sociale.
      Alla divertente competizione hanno partecipato anche dei bambini: Leonardo Filippelli, proveniente da Pescia (in provincia di Pistoia) è stato proclamato il bambino più bugiardo d’Italia: Leonardo millantava di essere il bambino più ricco e famoso del mondo grazie alla sua capacità di doppiare la sirena dell’automobile del film ‘Ghostbusters’, sirena che ha poi imitato alla perfezione. 
Tra i premiati delle altre sezioni, al toscano Paolo Rinaldi è stato attribuito il Bugiardino radiofonico. Il suo racconto/radiocronaca riguardava l’avvento di una nuova, ennesima variante di Covid-19, altamente contagiosa già attraverso lo sguardo, da combattere quindi con una speciale protezione: gli occhiali FFP2…
      Durante la manifestazione, sono state attribuite anche due lauree: premiato con la laurea di bugiardo alla carriera il novantenne Guido De Maria, l’autore di ‘Gulp fumetti in TV’. “E’ il nostro doveroso riconoscimento – ha spiegato il Magnifico rettore dell’Accademia, Emanuele Begliomini - per la sua splendida carriera a chi ha fatto sognare intere generazioni di bambini e di adulti ancora bambini, regalando loro favole che altro non sono che splendide bugie”. La seconda laurea ad honorem è stata conferita a Enzo Iachetti, che ha ringraziato esibendosi in un’applaudita lectio magistralis.
      Intervenuto con trucco e abbigliamento da pirata dei Caraibi, ha poi sorpreso la visita dell’attore statunitense Johnny Depp. Che però, alla fine della sua esibizione in inglese, ha confessato in italiano di essere l’Accademico della Bugia Massimo Borgioli, sosia quasi perfetto dell’attore, avvezzo a scherzi cinematografici simili.
    “Ancora una volta – ha concluso il magnifico rettore dell'Accademia della Bugia – ci siamo divertiti. Fantasia e Bugie hanno trionfato. Un grazie alla Misericordia e alla Pro Loco de Le Piastre senza le quali non avremmo potuto organizzare tutto questo. Grazie anche al pubblico che è stato, come sempre, numeroso e partecipe. E ora avanti con i lavori per la realizzazione del nostro nuovissimo Spazio Bugia, l’ex cinema paesano che metteremo a disposizione dell’intera montagna pistoiese e dei suoi abitanti. Insomma, continuate a seguirci e ne vedrete delle belle. Anzi delle bellissime”.

Maria D'Asaro, 18.9.22, il Punto Quotidiano


venerdì 16 settembre 2022

Nulla è in regalo...

Pino Manzella: Wislawa Szymborska
Nulla è in regalo, tutto è in prestito.
Sono indebitata fino al collo.
Sarò costretta a pagare per me
con me stessa,
a rendere la vita in cambio della vita.

È così che è stabilito,
il cuore va reso
e il fegato va reso
e ogni singolo dito.

È troppo tardi per impugnare il contratto.
Quanto devo
mi sarà tolto con la pelle.

Me ne vado per il mondo
tra una folla di altri debitori.
Su alcuni grava l’obbligo
di pagare le ali.
Altri dovranno, per amore o per forza,
rendere conto delle foglie.

Nella colonna Dare
ogni tessuto che è in noi.
Non un ciglio, non un peduncolo
da conservare per sempre.

L’inventario è preciso,
e a quanto pare
ci toccherà restare con niente.

Non riesco a ricordare
dove, quando e perché
ho permesso che aprissero
questo conto a mio nome.

La protesta contro di esso
la chiamiamo anima.
E questa è l’unica voce
che manca nell’inventario.


Wislawa Szymborska, La gioia di scrivere - Tutte le poesie (1945-2009),
Adelphi Edizioni, Milano 2009, pag. 551(trad. Pietro Marchesani)


mercoledì 14 settembre 2022

All'ombra dei cipressi... Ciao, Penelope


... e dentro l'urne
confortate di pianto è forse il sonno
della morte men duro?
                           (I sepolcri, Ugo Foscolo)










       

    "Io ho sempre pensato che Penelope doveva regnare. Ma la storia delle donne è questa: una casa piena di maschi avvinazzati e violenti pieni di pretese (anche al trono), un marito così lontano da diventare una leggenda, un figlio fragile ossessionato dal padre assente. E lei, Penelope, alle prese col problema millenario delle donne: difendersi, proteggersi, sopravvivere. Nel luogo in cui è la "regina della casa" e non conta nulla, è la moglie del re e la madre del principe e non conta se non come merce aggiunta ai beni, alle terre, al trono. E lei cosa fa? S'inventa uno stratagemma, tesse e scuce, tesse e disfa, fa di giorno e distrugge di notte. Però polytropon chiamano lui, Odisseo piedelungo, girèro e femminaro. Lei la chiamano perifron. Lui è "astuto" e "dal multiforme ingegno", lei è solo "saggia". Non sia mai.
    Lei che era nata femmina, ed era stata buttata via, per ordine del padre, e salvata dalle anatre. Solo dopo i genitori l'avevano ripresa, hai visto mai che ci fosse lo zampino di qualche dio (maschio).  Quando ho visto Penelope di Irene Papas (quando ero piccola io gli sceneggiati duravano interi decenni, si mescolavano alla vita con una forza mai più sperimentata) ho capito che era lei. 
     Erano anni di bionde, di donne spumose e leggere, lei era bistrata, corvina, densa come vino nero. Con una bellezza talmente antica da uscire dal tempo, farsi perenne, ancestrale. Qualunque cosa facesse, quell'anima mediterranea, piena di demoni meridiani, di luci accecanti come buio, splendeva. 
     Oggi è morta, aveva 96 anni (come la regina Elisabetta: pensate che coppia regale e opposta, l'inglese rimpicciolita e tosta nei suoi colori pastello, la greca ieratica e severa nei suoi costumi dorici, pensate se ci fosse un aldilà che ingresso trionfale, che coincidenza di estremi). Per me è lei Odisseo, è lei la regina che doveva regnare. E' lei il mito."

                               Dalla pagina FB di Anna Mallamo, (grazie a Rosalba Mendolia che lo ha condiviso)

martedì 13 settembre 2022

domenica 11 settembre 2022

A Milo scultura in onore di Franco Battiato e Lucio Dalla

     Palermo – Franco Battiato era nato il 23 marzo 1945, a Ionia, in provincia di Catania, Lucio Dalla era emiliano, nato a Bologna il 4 marzo 1943 (come il titolo di una sua celeberrima canzone): entrambi si erano innamorati di Milo, paesino alle pendici dell’Etna, a 700 metri, circondato da boschi e da tante profumatissime piante mediterranee. Tanto che sia Battiato che Dalla a Milo avevano preso casa: Franco per abitarci stabilmente, Lucio vi trascorreva il tempo libero.
       A dieci anni dalla scomparsa di Dalla e a uno da quella di Battiato, il comune di Milo ha voluto onorare la memoria di due concittadini così speciali commissionando la realizzazione di una scultura bronzea che li raffigura.  
    Esaminate le proposte di diversi artisti, è stata scelta la proposta scultorea dello scultore di Acireale Placido Calì che, in un anno circa, ha realizzato l’opera presso la Fonderia Nolana, officina artistica di Nola (in provincia di Caserta), sulla base di un bozzetto predisposto dal medico e artista Gianfranco La Pira, anche lui siciliano.
     La scultura, collocata nella centrale piazza Belvedere “Giovanni D’Aragona”, è stata inaugurata la sera del 12 agosto scorso, alla presenza, tra gli altri, del sindaco di Milo Alfio Cosentino, di Andrea Faccani, presidente della Fondazione Lucio Dalla di Bologna, di Alfredo Cavallaro, presidente della Pro Loco di Milo, ideatrice e promotrice dell’opera, realizzata grazie al contributo finanziario di sponsor pubblici e privati e di libere donazioni.
    La scultura raffigura i due grandi cantautori italiani a grandezza naturale, con posture ed espressioni che li ricordano bene: Lucio Dalla, col suo sorriso caldo e ironico, è seduto davanti a un pianoforte con le mani poggiate sui tasti come se stesse per iniziare a suonare (il piano è stato il suo strumento preferito, anche se Lucio sapeva suonare anche sassofono e clarinetto), Franco Battiato è in piedi, di fronte a lui, con la sua espressione pensosa e assorta: pare seguire il filo dei suoi pensieri, come se meditasse su misteriose meccaniche celesti, su ‘orizzonti perduti che non ritornano mai’, su ‘codici di geometrie esistenziali che nascondono i segreti di questo sistema solare’…
    Numeroso il pubblico intervenuto all’inaugurazione; tante le foto scattate davanti alle statue dei cantautori così amati. Infatti, anche se Battiato e Dalla non avevano bisogno della scultura per essere ricordati, la realizzazione dell’opera ha permesso di esternare concretamente l’ammirazione, l’affetto, il rimpianto, la profonda gratitudine per i due cantautori che, con le loro canzoni, hanno commosso e toccato il cuore di tutti, regalando tante emozioni, gioia pura e un assaggio d’infinito.

Maria D'Asaro, il Punto Quotidiano, 11.9.22


sabato 10 settembre 2022

Che qualità deve avere una persona che si occupa di politica?

     Passione, senso di responsabilità, lungimiranza; competenza; rifiuto della via qualunquistica del dilettantismo; capacità di capire la differenza tra etica delle intenzioni ed etica della responsabilità: ecco alcune delle qualità necessarie a chi si vuole occupare di politica, in vista del bene comune. Grazie a Rossana Rolando che ha proposto nel suo blog alcune preziose riflessioni tratte dal testo di Max Weber, La politica come professione, in La scienza come professione. La politica come professione, Einaudi, Torino 2004

      “Pensare la politica come professione può, di primo acchito, suscitare un sentimento di insofferenza, riconducibile allo squallore di una politica spesso ridotta alla poltrona, in cui quel che conta è mantenere una qualche carica e rimanere a galla.
       E tuttavia, da questo spettacolo indecoroso, può nascere una tentazione altrettanto dannosa, eppure sempre ricorrente, fin dalla nascita della democrazia: pensare che chiunque, in qualsiasi momento, con o senza formazione specifica, possa fare politica, al fine di favorire il periodico ricambio e di evitare il carrierismo immorale. Lo slogan “uno vale uno”, senza riferimento a competenze e conoscenze, è sorto all’interno di questo sentire e ha trovato, nella precedente tornata elettorale, ampio consenso.
      All’avvicinarsi della nuova scadenza del voto, leggere e rileggere la conferenza-saggio di Max Weber, La politica come professione, può essere d’aiuto, indipendentemente dalla posizione partitica di ciascuno.
    Elaborata nel 1919, subito dopo la grande guerra, in un momento drammatico per la Germania, la conferenza è rivolta ai giovani studenti rivoluzionari e mette in guardia - profeticamente - dagli esiti di una cattiva politica, esposta al rischio di rigurgiti reazionari (come tragicamente avverrà nel 1933, con la Germania nazista, più di un decennio dopo la morte di Weber, nel 1920).
     Ben consapevole del possibile deterioramento della democrazia, spesso divenuta macchina elettorale – in cui la gestione del voto è finalizzata alla distribuzione e al mantenimento delle cariche - la riflessione di Weber rifiuta però la via qualunquistica del dilettantismo, per chiarire bene il significato del termine professione, applicato all’ambito politico ...(continua qui)"

giovedì 8 settembre 2022

Parole ultime, parole penultime

Pino Manzella: Picasso visita "Il trionfo della Morte" a Palermo
      Nei momenti e nei luoghi più impensati – mentre accompagnava il nipotino a scuola, quando affettava le zucchine, mentre leggeva un bel testo di Giovanni o di Andrea o di Augusto – a nostra signora balenavano strani pensieri: che senso aveva educare i bambini alla pace, al rispetto degli altri, che senso aveva esercitare professioni di cura, che senso aveva scrivere splendidi libri di psicologia sociale, di spiritualità, di filosofia, che senso avevano cultura e formidabili scoperte scientifiche… se poi l’ultima parola spettava a una ventina di pinco pallini che decidevano se digitare o no un codice scaglia missili, nucleari e non, per uccidere tante persone e forse la terra intera?
     Nostra signora, davvero, non lo capiva: che non contasse niente lei, povera donna le cui viscere si contorcevano all’idea della guerra e della violenza, ci stava: quando mai le donnette hanno contato nei libroni polverosi della Storia… Ma che non si smuovessero i Magnifici Rettori, i Primari dei reparti ospedalieri – quanto ci manchi, caro Gino … - tutti gli esperti di Sociologia, Antropologia, Psicologia, Filosofia, Scienze Umane, i Capi Gabinetto dei Ministeri che hanno dei nipotini … che lor Signori non si unissero per cambiare l’assetto idiota della politica e delle scelte militari belliciste, questo, proprio non lo capiva.
     Era come se da sempre nella società si giocasse a briscola e ci si ostinasse a far valere solo quelle a spade o bastoni, in mano a politici e militari, mentre il resto del mondo si trastullava con coppe e denari… E’ chiaro che la partita è persa da chi non potrà mai giocare asso e tre di briscola… Ci sarebbe mai stato uno scatto di reni, un soprassalto di orgoglio, una ventata di buon senso da parte del resto del mondo?
    Altrimenti quasi quasi a nostra signora passava la voglia di occuparsi di cultura, psicologia sociale e compagnia bella…  le loro erano solo parole inutili, perché parole penultime, sottomesse, in ultima analisi, alla violenza e ai tristi Signori della guerra.

      E nostra signora non sapeva più che storie raccontare, al suo nipotino…

martedì 6 settembre 2022

Francesco: uomo semplice, sapiente e amante

    Dal tesoro di libro di Giovanni Salonia: Il Signore mi condusse,Cinisello Balsamo (Milano), Ed. San Paolo, 2022) pp.43-47   (a breve, la recensione)

     «Ci sono due tratti della personalità di Francesco, del suo modo di essere, che sorprendono e affascinano chiunque volga lo sguardo alla sua figura. Se nel cuore del suo pensiero c’è la fraternità, al centro della sua vita appaiono, in forme inedite, la sapienza e l’amore. Come se in Francesco si coniugassero, in una maniera sconosciuta, i due orizzonti dell’esistenza autentica e matura: l’essere sapienti e l’essere amanti. (…)
     Francesco opera una grande distinzione tra sapere multum e sapere multa. Non è sapendo ‘molte cose’ che si vive meglio, bensì sapendo ‘molto’. I  nuovi paradigmi del sapere ci ricordano che la cultura non è data dalla molteplicità di dati che una persona possiede (…), ma dalla capacità di saper entrare in relazione con gli altri. Goleman ha sostenuto che la vera intelligenza è la capacità di comprendere e usare le proprie e le altrui emozioni per migliorare la qualità della vita (‘intelligenza emotiva’). A me è sempre piaciuto parlare di ‘intelligenza relazionale’, della capacità, cioè, di vivere in modo significativo e nutriente le relazioni interpersonali. Ѐ questo il multum da apprendere al di là dei multa. (…)
     Con grande intuito, Francesco chiede alla semplicità di ‘proteggere’ (di ‘autenticare’) la sapienza. Sapienza e semplicità sono per lui così intimamente connesse che la definizione dell’una deve includere l’altra: occorre parlare di una sapienza semplice e di una semplicità sapiente.
    La sapienza semplice è leggera, di quella leggerezza che – come dice Calvino – rende vitale ogni sapere. La semplicità sapiente acquista il peso della concretezza che la riscatta da ogni fuga nel vago. In definitiva, è  un ossimoro a svelarci il senso profondo di una sapienza non astratta e di una semplicità non banale: l’ossimoro come coesistenza dinamica degli opposti e come icona di una personalità capace di coniugare dentro di sé la dignità della cultura e il rispetto della vita come essa è, nella sua immediatezza, nella sua realtà di relazioni e di incontri. 
Ragusa, 22.8.22: presentazione del testo
(dal periodico ibleo: L Opinione)
   La sua chiave è l’esperienza, ovvero l’apertura a far nascere ogni parola, ogni conoscenza, ogni atto vitale dal confronto vivo con il mondo e con l’altro. D’altronde, per esperienza parlano i bambini e i folli, i “custodi dell’essere”, che avvertono immediatamente, in maniera per noi spietata e imbarazzante, tutta l’inadeguatezza delle parole svuotate dalle mode e dalle abitudini. (…)
    Maestro di sapienza ‘illetterata’, Francesco ci ricorda in definitiva che non è ‘ingoiando’ libri e nozioni che si diventa sapienti, ma per la via della ricerca dell’interiorità, dell’essenzialità, della creatività, della relazione, dell’umile mettersi in discussione. Francesco, maestro di una sapienza "folle", ci ricorda l’inutilità di una saggezza impaurita e la necessità dell’audacia, frutto dell’essere in contatto con la propria ispirazione e con l’Altro, unica protezione dalle seduzioni dell’applauso e del consenso degli opinion-leaders.
   La semplicità francescana non è semplicioneria o ignoranza della complessità dell’esistenza, bensì capacità ascetica di purificarsi del superfluo, faticosa ricerca dell’essenziale, ascolto attento del proprio cuore e di quello del fratello.»

Tra gli altri, ho recensito questi testi del prof. Salonia:




domenica 4 settembre 2022

Con Dalla Chiesa uccisa anche la speranza?

     Palermo - «Qui è morta la speranza dei palermitani onesti»: queste parole, scritte su un cartello il 4 settembre 1982 in via Isidoro Carini a Palermo, danno il senso dello sgomento e del dolore dei ‘palermitani onesti’ il giorno dopo l’assassinio per mano mafiosa del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, della moglie Emanuela Setti Carraro e dell’agente di scorta Domenico Russo, morto qualche giorno dopo per le gravissime ferite riportate.
      Quarant’anni dopo l’agguato mortale a un così importante rappresentante dello Stato, bisogna confessare che, nella capitale siciliana, la sera del 3 settembre 1982 la speranza di combattere la mafia, infiltrata nell’economia, nelle Istituzioni, nella politica, era stata, se non annientata, davvero duramente colpita.
 Il generale Dalla Chiesa, nominato nel 1982 Prefetto di Palermo con l’incarico di combattere Cosa Nostra, nei suoi circa cento giorni di permanenza nel capoluogo – da cui il titolo ‘Cento giorni a Palermo’ del film di Giuseppe Ferrara - lamentò più volte il mancato sostegno da parte dello Stato e del governo in carica. 
    Espresse la sua disapprovazione per il fatto che i promessi "poteri speciali" tardavano ad arrivare (non gli furono mai concessi: sarebbero arrivati solo al suo successore), denunciando amaramente: «Mi mandano in una realtà come Palermo con gli stessi poteri del prefetto di Forlì; se è vero che esiste un potere, questo potere è solo quello dello Stato, delle sue istituzioni e delle sue leggi, non possiamo delegare questo potere né ai prevaricatori, né ai prepotenti, né ai disonesti».
    Nell'agosto del 1982, il generale rilasciò un'intervista a Giorgio Bocca, in cui dichiarò ancora una volta la carenza di sostegno e di mezzi necessari per la lotta alla mafia, che nei suoi piani doveva essere combattuta strada per strada, rendendo palese alla criminalità la massiccia presenza di forze di Polizia.
Ma allora la mafia a Palermo era così forte che a fine agosto, con una telefonata anonima fatta ai Carabinieri del capoluogo probabilmente dal boss Filippo Marchese, venne in qualche modo preannunciato l'attentato mortale al Prefetto. Al telefono l’anonimo dichiarava che «l'operazione Carlo Alberto è quasi conclusa, dico quasi conclusa».
    Eppure le Istituzioni dello Stato e le Forze dell’Ordine si sarebbero dovute mobilitare con una reazione forte ed efficace, essendo state già duramente colpite con decine di omicidi eccellenti: si ricordano qui solo Boris Giuliano, capo della Squadra Mobile di Palermo, ucciso la mattina del 21 luglio 1979; Cesare Terranova, giudice istruttore del Tribunale di Palermo, ucciso il 25 settembre 1979, sotto casa, insieme al Maresciallo di Pubblica Sicurezza Lenin Mancuso; Piersanti Mattarella, Presidente della Regione Siciliana, ucciso il 6 gennaio 1980, anche lui sotto casa, mentre era in auto con la moglie e i due figli; Gaetano Costa, giudice presso il Tribunale di Palermo, assassinato il 6 agosto 1980; Pio La Torre, segretario regionale del PCI, e il collaboratore Rosario Di Salvo, assassinati il 30 aprile 1982. 
     Proprio dopo quest’ultimo omicidio, venne chiamato d’urgenza a Palermo il generale Dalla Chiesa, che vantava un curriculum di tutto rispetto nella lotta alla criminalità: negli anni ’50, aveva combattuto banditismo e mafia in Campania e in Sicilia, dove poi, tra  il 1966 e il 1973, con il grado di colonnello, era divenuto comandante della Legione Carabinieri di Palermo, compiendo importanti indagini su Cosa nostra. 
    Divenuto generale di brigata a Torino dal 1973 al 1977, fu protagonista della lotta contro le Brigate Rosse: su sua proposta venne creato il "Nucleo Speciale Antiterrorismo" attivo tra il 1974 e il 1976. Promosso generale di divisione, fu nominato nel 1978 coordinatore delle Forze di Polizia e degli agenti informativi per la lotta contro il terrorismo, con poteri speciali. Dal 1979 al 1981 comandò la Divisione Pastrengo a Milano e, tra il 1981 e il 1982, fu vicecomandante generale dell'Arma.
La reazione dell’opinione pubblica alla strage di via Isidoro Carini fu di rabbia e indignazione. Il giorno dei funerali, celebrati nella chiesa palermitana di san Domenico, la folla protestò contro tutti i politici, accusati di non aver sostenuto l’operato di Dalla Chiesa. Venne risparmiato dalla contestazione solo il Presidente della Repubblica Sandro Pertini. 
    L’indignato dolore dei ‘palermitani onesti’ fu espresso nella sua vibrante omelia dal cardinale di Palermo Salvatore Pappalardo, che, citando un passo di Tito Livio, paragonò Palermo all’antica Sagunto e disse: «Mentre a Roma si pensa sul da fare, la città di Sagunto viene espugnata dai nemici. Ma questa volta non è Sagunto, ma Palermo. Povera la nostra Palermo…».
     Povera davvero la martoriata Palermo che avrebbe pagato la sua battaglia contro la mafia ancora con tanto sangue, anche quello di coraggiosi commercianti come Libero Grassi, ucciso il 29 agosto 1991 perché aveva dichiarato di non voler pagare ‘il pizzo’. 
    Gli omicidi eccellenti sarebbero culminati dieci anni dopo con le stragi di Capaci e di via D’Amelio, dove il 23 maggio e il 19 luglio 1992 sarebbero stati uccisi con autobombe i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, la moglie di Falcone Francesca Morvillo, e gli agenti di scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro,  Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.
     Forse è stato proprio il sangue coraggioso e innocente di tanti integerrimi cittadini e servitori dello Stato ad onorare Palermo anche come capitale dell’antimafia e ad annaffiare l’assai fragile piantina della speranza. Che vivrà solo se ogni cittadino onesto farà la sua parte. 

Maria D'Asaro, il Punto Quotidiano, 4.9.22





Vedi anche il post del 3.9.2017: Un amore spezzato, tre vite recise