mercoledì 21 settembre 2022

Francesco, maestro umile di nonviolenza

     “Le agiografie raccontano tanti episodi in cui Francesco si accosta a briganti e delinquenti non come persone da giudicare (né in primis da convertire), ma unicamente da rispettare e amare, perché lui è fratello minore. Rivoluzionaria in questo senso l’indicazione che dà ai frati in missione presso i Saraceni: il primo modo di comportarsi è che «non facciano liti o dispute, ma siano soggetti ad ogni creatura umana per amore di Dio».  
    
E se a Francesco viene chiesto di risolvere dei conflitti tra fratelli non riveste mai la parte del giudice, ma rimane un fratello che aiuta. Possiamo dire che inventa il ruolo di quello che oggi si chiama mediatore. 

    Basti pensare al racconto del lupo di Gubbio. Sia stato un lupo o un brigante ha poca rilevanza, il titolo del racconto (Del santissimo miracolo che fece santo Francesco quando convertì il ferocissimo lupo d’Agobbio) parla in modo unilaterale di un Francesco che ammansisce il lupo, ma scorrendo la narrazione è chiaro come Francesco, da fratello (ecco il suo essere mediatore) ristabilisce una circolarità fraterna.
      Riconosce che il lupo mangia le persone, ma che lo fa per fame, per cui gli eugubini devono cambiare atteggiamento: non cacciare bensì sfamare il lupo. Francesco resta così fratello del lupo e degli eugubini.

    La conversione non sarà solo del lupo (come dice il titolo), ma anche degli abitanti di Gubbio. Restare fratello delle parti in gioco si rivela il modo migliore per la soluzione dei conflitti.”




Da:  Il Signore mi condusse, di Giovanni Salonia, Cinisello Balsamo (Mi), Ed. San Paolo, 2022, p.59

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