venerdì 30 novembre 2012

Web-log? Thank you/Si, grazie.


(Someone reads my blog in U.S.A. Every so often, I’ll translate my writing in English)
 On 18th of July in 1997, in U.S.A. Dave Winer announced first blog was born: an original way to assemble ideas and links on web. Now, there’re over 181 millions of bloggers. 63 Italians over 100 – who use Internet – have a blog. One blogger over 10 brings up to date own blog every day, while 43 over 100 once at month. Though “web-log” has been used since in 1997, first time “blog” was used in 1998. Originally log is the book/diary on the sheeps; log  is an important file in a p.c., too.
Today it’s the fourth birthday of my blog. It is for me as my fourth son. I thank all my followers and who comment on my wards with good grace and cleverly. Your web company give me great pleasure. With your comments, you broaden my outlook. 
Paraphrasing Feuerbach: We are what we write. I’m agree with the italian journalist Beppe Severgnini, who says: What we write – and how we write – can change our life.

1996. Il blog è stato partorito nel 2008.

Il 18 luglio 1997 lo statunitense Dave Winer annunciava la nascita del blog: primo sistema per raccogliere link e pensieri sul web. Oggi esistono oltre 181 milioni di blog e il 63% dei fruitori italiani di Internet ne ha uno. Uno su dieci ci scrive tutti i giorni, mentre il 43% almeno una volta al mese. Anche se Web-log era stato usato già nel 1997, il termine blog fu usato per la prima volta nel 1999. “Log” indica il giornale di bordo delle navi, ma viene anche usato per indicare il file che raccoglie le attività compiute su un computer.
Oggi sono quattro. Gli anni di vita del mio blog. Che - chiedo scusa per il paragone azzardato - considero un po’ il mio quarto figlio. Perché ho una sorta di rapporto materno e viscerale con le parole. Ringrazio chi continua a leggermi e a donarmi i suoi commenti: intelligenti, garbati, affettuosi. Con le vostre riflessioni, ampliate i miei orizzonti e mi fate compagnia.
Parafrasando Feuerbach, siamo anche quello che scriviamo. E, sono d’accordo con Severgnini: “Quello che scriviamo, e come scriviamo, può cambiare la nostra vita.”

giovedì 29 novembre 2012

Angelo e Gina


“Io, Gina, accolgo te, Angelo come mio sposo. Con la grazia di Cristo, prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita.” Lo stesso promette Angelo a Gina. L’eccezionalità consiste nel fatto che tale promessa è stata  pronunciata sessanta anni fa. Ad essa i due sposi hanno mantenuto fede in tutti questi anni, nonostante burrasche e momenti duri.
Nella società italiana dai legami liquidi, dove la durata media del matrimonio è di quindici anni e in cui, secondo recenti dati Istat, su mille matrimoni 286 finiscono in una separazione e 179 terminano  in un divorzio, i 60 anni di unione dei genitori della mia migliore amica ci regalano una speranza: che a volte sia possibile. Convivere, tollerare i propri difetti, darsi la mano. Se ci si ama davvero, se ci si crede insieme.
Maria D’Asaro
(“Centonove”del 23.11.2012)

martedì 27 novembre 2012

Il Presidente che vorrei


Come per Giorgio Gaber, anche per me “libertà è partecipazione”. Io sono una di quelle che in genere a votare ci va, anche turandosi il naso. Domenica però non sono andata alle primarie del centro-sinistra sia perché fortemente indecisa su chi votare (il cuore mi diceva Nicky, la testa un altro candidato) sia perché non stavo bene. 
Chiunque vinca al ballottaggio, mi piacerebbe che abbia presente l’esempio di Josè Mujica, l’attuale presidente dell’Uruguay. Mujica, dei suoi 250mila pesos mensili, 10.040 euro, devolve il 90% in beneficenza, tenendo per sé circa 800 euro. Così è il presidente più povero del mondo. Ma afferma: “Sto bene con quella cifra. Devo starci bene, perché ci sono molti uruguaiani che vivono con molto meno”. 
Il presidente Josè Mujica
Il presidente vive nella sua fattoria. La casa presidenziale, nella capitale Montevideo, l’ha messa a disposizione dei senzatetto. Niente auto blu per lui. O meglio: l’auto che utilizza, una vecchia Volkswagen, è blu per pura coincidenza. Non ha conto in banca, né scorte: unica sua scorta è la cagnolina Manuela. Appassionato di giardinaggio e di agricoltura, vende i suoi prodotti in un mercatino popolare della domenica. “Non mi travesto da presidente e continuo ad essere come ero”, ha dichiarato José. “Le cose più belle della vita sono avere degli amici, godere moderatamente del cibo e molto della natura. Io non sono povero, ho tutto ciò di cui ho bisogno”. (notizie tratte dai siti: frontierenews.it e lettera43.it)
D’altra parte Gandhi, in India, viaggiava in terza classe e tesseva da sé, con l’arcolaio, il suo perizoma. Mandela è diventato presidente del Sudafrica dopo ventisette anni di carcere.
In Italia, dobbiamo solo decidere che modelli vogliamo, sia nella vita privata che in quella pubblica. Ai miei tempi, si diceva che il privato è politico. Io ci credo ancora.


venerdì 23 novembre 2012

C come chimica e Creedence Clearwater ...

La mia sorellina con nonno Turiddu (Foro Italico, Palermo, 1968)
Quando Maruzza si trasferì dal paesino alla grande città, per qualche tempo visse nella stessa casa col nonno Turiddu. Così papà e mamma, che lavoravano entrambi, potevano contare per lei e la sorellina  su un baby-sitter d’eccezione. Era comunque Maruzza a tenere il timone dei pomeriggi. 
Spesso si navigava a vista: i compiti, le briscole, la Tv dei ragazzi. A volte, la ragazzina assegnava un obiettivo preciso alla traversata. Come quando decideva: - Oggi facciamo gli esperimenti. – A dire il vero, a parte il nonno che continuava a guardare imperterrito la televisione, la sorellina non era del tutto convinta. Ma, vuoi perché non aveva alternative, vuoi per “sorerna” condiscendenza affettuosa, non opponeva resistenza e seguiva le movenze rapide della maggiore.
 – Prendiamo un bicchiere. Cominciamo col vino … Va bene, così. Ci vuole lo zucchero:  mezzo cucchiaino … Dai, adesso l’olio e il parmigiano. Ehi, c’è il sugo di pomodoro in frigo: versiamone un pochino. Ora, il pepe, il bicarbonato, l’aranciata … Nonno, dov’è l’idrolitina? Ah, eccola, grazie: versiamo tutta la bustina. Guarda, nonno, che belle bollicine! –
A questo punto, Maruzza diceva con voce suadente alla sorellina: - Assaggia, dai: questa volta non c’è il detersivo! - Per fortuna, la sorellina non aveva smarrito l’istinto di sopravvivenza e trovava la forza di rifiutare l’invito un po’ crazy. Maruzza, bontà sua, non insisteva più di tanto.
Prima dell’arrivo dei genitori, la piccola chimica lavava mani, bicchieri e stoviglie e gettava via, con  sguardo sognante, il tutto nel lavandino. Pensando già a che pozione speciale poteva venire fuori la prossima volta, se avesse aggiunto magari anche l’aceto e un tocco di  frullato di peperoni …

(Che c'entrano i Creedence Clearwater Revival? Quando faceva gli esperimenti di chimica, a Maruzza piaceva ascoltarli.)

giovedì 22 novembre 2012

I gatti and me


Felicetta, la gattina di Adriana e Augusto: le ho chiesto di mettersi in posa ...
E' facile dire: sono sciocchezze, puoi superarle. Bisogna esserci dentro. Provare, ad esempio, quell’angosciosa sensazione di vuoto quando sei in aereo. Oppure temere che il volante ti scappi di mano, quando percorri un viadotto: tanto forte ti batte il cuore, perché hai paura che il precipizio ti inghiotta.
E' duro convivere con le proprie paure, portatrici insane di autentici attacchi di panico. Ognuno ha le sue. Mia figlia ha una paura nera del buio: urla se va via la luce. Dorme con una lucina, perché, se è buio pesto, teme che la luce sia andata via dai suoi occhi. C’è a chi fanno schifo gli insetti: l’idea che un verme con le ali possa sfiorarli, li costringe a stare al chiuso, persino col caldo d’estate. Una mia amica ha paura degli ascensori e si sobbarca otto piani a piedi pur di non provare quel sudore freddo lungo la schiena, dentro la scatola chiusa.
Per tanto tempo, ho avuto terrore dei gatti. Strano, perché quand'ero bambina ho convissuto con due bei gattini. In seguito, però i gatti sono diventati simboli negativi persino nei miei sogni. Ero spaventata dalla sola idea di essere sfiorata da un felino e avevo remore a frequentare le case che li ospitavano.
Questa fobia mi ha tenuto prigioniera sino a qualche anno fa. Poi, non so bene cosa sia capitato. Forse la frequenza con Augusto e Adriana che fanno coppia fissa con Felicetta; forse le chiacchiere col mio collega dalle tante consonanti che, da sempre, ha vissuto con splendidi esemplari felini; forse la consuetudine di sguardi con i gatti che incrocio ogni giorno, quando mi reco a piedi al lavoro. Un giorno, mi sono svegliata guarita.
Guarita è poco. Adesso sono capace di prenderli in braccio, di accudirli, di accarezzarli.
Persino di parlare con loro. 


martedì 20 novembre 2012

Piove

Piove, e se piovesse per sempre
sarebbe questa tua carezza lunga
che si ferma sul petto, le tempie;
eccoci, luccicante sorella,
nel cerchio del tempo buono, nell'ora
indovinata
stiamo noi, due sguardi versati in un corpo,
uno stare senza dimora
che ci fa intangibili, sottili come un sentiero
di matita
da me a te né dopo né dove, amore,
nello scorrere
quando mi dici guardami bene, guarda:
l'albero è capovolto, la radice è nell’aria.


Pierluigi Cappello
(raccolta Mandate a dire all'imperatore)

domenica 18 novembre 2012

Questo rogito non s’ha da fare …




Palermo, anno 1994. Una giovane coppia, due onesti lavoratori a reddito fisso, decide di investire i sudati risparmi nell’acquisto di un appartamento: 100 metri quadri, tra Corso dei Mille e il Foro Italico. Espletati tutti i preliminari, si fa il compromesso. A questo punto cominciano i guai. Si scopre che il costruttore è praticamente in mano alla mafia, se non mafioso anche lui. L’intero immobile viene confiscato e passa allo Stato. E per la famiglia comincia il calvario amministrativo: non si sa più a chi pagare il resto della somma, peraltro mutuabile, perché si possa stipulare il regolare rogito. I coniugi, dal ’94 ad oggi, si sono rivolti ad Addiopizzo, a giornalisti, a politici di tutte le casacche: nessuno è riuscito a sbloccare la situazione. La famiglia Bonanno non sa più a quale santo rivolgersi per stipulare il benedetto atto di compravendita. Pare incredibile: ma a Palermo succede anche questo.
Maria D’Asaro    (“Centonove” del 16.11.2012)

venerdì 16 novembre 2012

Da lontano

Qualche volta, piano piano, quando la notte
si raccoglie sulle nostre fronti e si riempie
di silenzio,
e non c’è più posto per le parole,
e a poco a poco si raddensa una dolcezza
intorno
come una perla intorno al singolo grano
di sabbia,
una lettera alla volta pronunciamo
un nome amato
per comporre la sua figura; allora
la notte diventa cielo
nella nostra bocca, e il nome amato
un pane caldo, spezzato.


Pierluigi Cappello
dalla raccolta Mandate a dire all'imperatore

martedì 13 novembre 2012

Alla ricerca del regno perduto


L’abito non fa il monaco. Ma rende riconoscibili gli adepti della setta fondata a fine ‘800 da Charles Russell.  I cui seguaci, anche se non hanno in mano la celebre rivista “Torre di Guardia”, indossano sempre camicia e cravatta e portano un immancabile desueto borsello. Le donne invece si vestono con gonne lunghe, camicette accollate e sandali dal tacco basso. I Testimoni di Geova, ben prima dell’imminente e strombazzata profezia dei Maya, da decenni annunciano ricorrenti apocalissi, sempre smentite. Eppure mi colpiscono per l’onesto candore e per la gentilezza testarda con cui vogliono convertirci a tutti i costi. E per la disinvoltura con cui, mettendo tra parentesi illuminismo, sessantotto, metodo scientifico e approccio storico-critico ai testi biblici, affermano con disarmante sicurezza che un giorno la Terra sarà trasformata in un Paradiso e che gli eletti destinati  alla vita eterna in cielo saranno 144.000. 
Non uno in più né in meno.
(Maria D’Asaro, pubblicato su “Centonove” del 9.11.2012)

domenica 11 novembre 2012

San Martino


Nel mio libro di scuola elementare degli anni ’60, san Martino è l’uomo di Tour che divide il suo mantello con un povero. Dio, per ricompensare il suo gesto di generosa condivisione, fa splendere il sole.
San Martino è anche legato all’omonima poesia di Giosuè Carducci, magistralmente interpretata dal mio conterraneo Fiorello (con qualche anno in meno e qualche capello in più …).
Ho scoperto belle cose su l’uomo Martino che la Chiesa cattolica venera come 
santo: chi vuole, legga la voce Martino di Tours su Wikipedia.







La nebbia a gl'irti colli
piovigginando sale,
e sotto il maestrale
urla e biancheggia il mar;

ma per le vie del borgo
dal ribollir de' tini
va l'aspro odor dei vini
l'anime a rallegrar.

Gira su' ceppi accesi
lo spiedo scoppiettando:
sta il cacciator fischiando
su l'uscio a rimirar

tra le rossastre nubi
stormi d'uccelli neri,
com'esuli pensieri,
nel vespero migrar.

sabato 10 novembre 2012

Tu


Tu,
amore mio,
mi salverai forse
dal male di vivere?
Tienimi.   

venerdì 9 novembre 2012

Le età dell’uomo


Se abiti per tanto tempo nello stesso quartiere, negli anni vedi sfilarti davanti la coppia fresca di viaggio di nozze, poi con tre figli, che poi si separa. Vedi i bambini che giocavano a palla, giocare oggi a palla con i propri bambini. Vedi imbiancare i capelli al panettiere e al signore che vende panelle. Vedi passare la nera signora che, senza preavviso, si porta via la figlia dell’ostetrica, poi Antonio, così gentile allo sportello del Caaf, infine gli occhi azzurri del signore del primo piano. 
Allora, con Guccini, ascolti e non capisci, la vita come è fatta e come uno la gestisce … i mille modi, i tempi, le scelte, il fato, le possibilità.Diremo forse un giorno, ma se stava così bene, avrà il marmo con l’angelo che spezza le catene …  A poco a poco andrà via dalla nostra mente piena, soltanto un' impressione che ricorderemo appena ... 
Maria D’Asaro (“Centonove” del 2.11.2012)

mercoledì 7 novembre 2012

I have a dream


            Anche se insigni opinionisti mi hanno fatto capire che, Obama o Romney, vista l’attuale congiuntura economica, non cambierà molto nel mondo, io sono contenta della vittoria di  Barack Obama.
Che non sarebbe Presidente degli USA se Martin Luther King non avesse avuto il coraggio di sognare:




Io ho sempre davanti a me un sogno
E’ un sogno profondamente radicato nel sogno americano, che un giorno questa nazione si leverà in piedi e vivrà fino in fondo il senso delle sue convinzioni: noi riteniamo ovvia questa verità, che tutti gli uomini sono creati uguali.

Io ho davanti a me un sogno, che un giorno sulle rosse colline della Georgia i figli di coloro che un tempo furono schiavi e i figli di coloro che un tempo possedettero schiavi, sapranno sedere insieme al tavolo della fratellanza.
Io ho davanti a me un sogno, che un giorno perfino lo stato del Mississippi, uno stato colmo dell’arroganza dell’ingiustizia, colmo dell’arroganza dell’oppressione, si trasformerà in un’oasi di libertà e giustizia.
Io ho davanti a me un sogno, che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una nazione nella quale non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per le qualità del loro carattere. 
Ho davanti a me un sogno, oggi! Io ho davanti a me un sogno, che un giorno ogni valle sarà esaltata, ogni collina e ogni montagna saranno umiliate, i luoghi scabri saranno fatti piani e i luoghi tortuosi raddrizzati e la gloria del Signore si mostrerà e tutti gli essere viventi, insieme, la vedranno. E’ questa la nostra speranza. 
Con questa fede saremo in grado di trasformare le stridenti discordie della nostra nazione in una bellissima sinfonia di fratellanza. Con questa fede saremo in grado di lavorare insieme, di pregare insieme, di lottare insieme, di andare insieme in carcere, di difendere insieme la libertà, sapendo che un giorno saremo liberi. (…)
E quando lasciamo risuonare la libertà, quando le permettiamo di risuonare da ogni villaggio e da ogni borgo, da ogni stato e da ogni città, acceleriamo anche quel giorno in cui tutti i figli di Dio, neri e bianchi, ebrei e gentili, cattolici e protestanti, sapranno unire le mani e cantare con le parole del vecchio spiritual:  "Liberi finalmente, liberi finalmente; grazie Dio Onnipotente, siamo liberi finalmente".

lunedì 5 novembre 2012

Grazie, Alda


L’amico blogger Valerio da Rimini, con il post  A volte il mare, ci ha ricordato che il 1° novembre del 2009 ci ha lasciati la grande Alda Merini.
La ricordo anch’io con commossa ammirazione.
Ecco un video con alcune poesie d’amore da lei stessa recitate. 
Grazie, Alda.



domenica 4 novembre 2012

Fedelissimi ...

Papà e mamma di Maruzza erano cattolici doc. Papà, se poteva, andava a messa ogni giorno. Con mamma recitava il rosario ogni sera; anche se mamma spesso si addormentava a metà delle 50 ave marie e papà completava la preghiera da solo. Maruzza, sebbene bambina, partecipava sempre alla messa domenicale.
Al centro Maruzza: 7 anni, I comunione.
A volte le toccavano gli straordinari: nel paesino dove trascorreva le vacanze estive, le zie – ancora più religiose dei suoi genitori - ogni pomeriggio la portavano in chiesa per le funzioni pomeridiane: rosario, vespri e adorazione eucaristica.
Il parroco, austero vegliardo dal portamento quasi cardinalizio, per l’ultima parte della liturgia indossava una sorta di manto, avanzando lentamente verso l'altare che custodiva le ostie consacrate. Poi apriva il tabernacolo, prendeva un’ostia e la deponeva nell'Ostensorio.[1] Protetto da una sorta di enorme ombrello tenuto dal sacrestano, ritornava all'altare principale dove lo aspettavano i fedeli: poco più di una dozzina di vecchiette, oltre a Maruzza, unica bimba presente, a fianco delle ziette. Il rito raggiungeva il culmine quando il sacerdote, dopo aver cosparso d'incenso l'altare e i presenti, con gli occhi semichiusi e i lineamenti più impenetrabili del solito, a braccia unite innalzava solennemente l'Ostensorio e compiva  un lento semi giro, a destra e a sinistra. A questo punto, la solennità della funzione si scioglieva nelle note del "Tantum ergo", cantato  anche dalla bambina che, pur non conoscendo il latino, ripeteva a gran voce quelle parole per lei senza senso. 
Alla fine c’erano le benedizioni, ripetuta all'unisono da tutti i fedeli: - Benedetto Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo … Benedetta la Gran Madre di Dio, Maria Santissima ... Benedetta la sua santa e immacolata concezione ... Benedetta la sua gloriosa assunzione ... Benedetto san Giuseppe suo castissimo sposo ... Benedetto Iddio nei suoi angeli e nei suoi santi. -
Maruzza, pur se provvista di tanta pazienza, si annoiava a stare ferma per tanto tempo. Ma alla fine del rito, con le narici piene del buon profumo d'incenso, sentiva una particolare allegria. Intanto perché la forzata permanenza in chiesa era finalmente finita. E poi per la convinzione che tanto latino cantato e tante preghiere dovevano per forza aver  ristabilito l'Ordine nell'Universo. Insomma, il mondo era salvo. 
Almeno per quella sera.

Fonte Wikipedia[1] Oggetto usato per l'esposizione solenne dell'Ostia consacrata, per l'adorazione eucaristica e per la benedizione eucaristica. Solitamente è forgiato in oroargento e/o altri metalli preziosi ed è spesso a forma raggiera, come un sole.