Papà e mamma di Maruzza erano cattolici
doc. Papà, se poteva, andava a messa ogni giorno. Con mamma recitava il rosario
ogni sera; anche se mamma spesso si addormentava a metà delle 50 ave marie e papà completava la preghiera
da solo. Maruzza, sebbene bambina, partecipava sempre alla messa domenicale.
Al centro Maruzza: 7 anni, I comunione. |
A volte le toccavano gli straordinari: nel
paesino dove trascorreva le vacanze estive, le zie – ancora più religiose dei
suoi genitori - ogni pomeriggio la portavano in chiesa per le funzioni pomeridiane:
rosario, vespri e adorazione eucaristica.
Il parroco, austero vegliardo dal
portamento quasi cardinalizio, per l’ultima parte della liturgia indossava una
sorta di manto, avanzando lentamente verso l'altare che custodiva le ostie
consacrate. Poi apriva il tabernacolo, prendeva un’ostia e la deponeva
nell'Ostensorio.[1] Protetto da una sorta di enorme ombrello tenuto dal sacrestano, ritornava all'altare principale
dove lo aspettavano i fedeli: poco più di una dozzina di vecchiette, oltre a Maruzza,
unica bimba presente, a fianco delle ziette. Il rito raggiungeva il culmine
quando il sacerdote, dopo aver cosparso d'incenso l'altare e i presenti, con
gli occhi semichiusi e i lineamenti più impenetrabili del solito, a braccia
unite innalzava solennemente l'Ostensorio e compiva un lento semi giro, a destra e a sinistra. A questo punto, la solennità della
funzione si scioglieva nelle note del "Tantum ergo", cantato anche dalla bambina che, pur non conoscendo il
latino, ripeteva a gran voce quelle parole per lei senza senso.
Alla fine c’erano
le benedizioni, ripetuta all'unisono da tutti i fedeli: - Benedetto Gesù Cristo,
vero Dio e vero uomo … Benedetta la Gran Madre di Dio, Maria Santissima ... Benedetta
la sua santa e immacolata concezione ... Benedetta la sua gloriosa assunzione ...
Benedetto san Giuseppe suo castissimo sposo ... Benedetto Iddio nei suoi angeli
e nei suoi santi. -
Maruzza, pur se provvista di tanta
pazienza, si annoiava a stare ferma per tanto tempo. Ma alla fine del rito, con
le narici piene del buon profumo d'incenso, sentiva una particolare allegria. Intanto
perché la forzata permanenza in chiesa era finalmente finita. E poi per la
convinzione che tanto latino cantato e tante preghiere dovevano per forza aver ristabilito l'Ordine nell'Universo. Insomma, il
mondo era salvo.
Almeno per quella sera.
Fonte Wikipedia[1] Oggetto
usato per l'esposizione solenne dell'Ostia consacrata, per l'adorazione eucaristica e per la benedizione eucaristica. Solitamente è
forgiato in oro, argento e/o
altri metalli preziosi ed è spesso a forma raggiera, come un sole.
Molto significativo, anch'io ho vissuto da ragazzo qualcosa di simile. Allora mi annoiavo, oggi rimpiango,se non i luoghi, almeno i tempi.
RispondiEliminaTestimonianza molto bella, be scritta, significativa.
Mi associo, ho sentito l'odor dell'incenso le parole latine un pò storpiate, la pompa magna dell'officiante..........aveva raggiunto un suo alto grado di potere - almeno agli occhi delle vecchiette - saranno state le stesse che erano nella mia chiesa? Mah tutte le fedeli vecchiette si assomigliavano. Poi finalmente fuori sul sagrato a giocare erano i rari momenti di libertà..... ma era forse fede vera, si credeva
RispondiEliminache teneri ricordi Mari, peccato non poter anche vedere la tua foto.
RispondiEliminaVissuta in tutt'altro contesto, questo è il mio ricordo più tenero riguardo alla messa: la mia mamma, non credente, costretta a cantare con me in Chiesa durante la preparazione alla Comunione.... che non si fa per i figli :-)
Ricordi, tanti, tutti.
RispondiEliminaRimpianti, pochi, più per l'età che per altro.
Vedi, Marì, un buon bicchiere di vino fa sangue e mette allegria. Se ne scoli un paio di litri in una volta sola, ti ubriachi, con gli annessi e connessi che questo stato comporta. Dopodiché, il vino ti va in uggia, solo l'odore ti fa star male.
Al posto del vino mettici una frequenza esagerata, ripetitiva per anni, soprattutto forzata, di tutte le funzioni previste in calendario, e i risultati possibili sono solo due: ti innamori del 'vino' e letteralmente lo 'sposi', ovvero lo accantoni nel cassetto dei ricordi, belli e piacevoli, ma pur sempre solo ricordi.
Ciao, buona settimana.
Nonostante il disagio eri una fedele credibilissima, in quella foto ;-) Io non vedevo l'ora di uscire dalla chiesa per andarmi a comprare le figurine degli Aristogatti, pensa un po'. Questo scorcio d'altri tempi è una vera chicca. Ciao, buona serata.
RispondiElimina@Costantino: grazie dell'apprezzamento e della condivisione. Un saluto cordiale.
RispondiElimina@civettacanterina: grazie della visita e della condivisione. A presto!
@curly: tu mi vedi, meglio di altri, col tuo sensibile e delicato sguardo interiore. Che tenera e forte, tua madre ... Un abbraccio.
@gattonero: le tue visite mi fanno un grande piacere. La tua metafora è davvero azzeccata. A presto. Buona settimana anche a te. Un abbraccio.
@DOC: grazie dell'apprezzamento, birba di un DOC che pensava più agli Aristogatti che al divino... Mi sa che eri più "normale" di me. Buona serata. Un abbraccio.