mercoledì 11 dicembre 2024

Buon compleanno, Daniela

        Nostra signora non utilizza certo il suo blog per fare gli auguri a destra e a manca, tranne che non si tratti di eventi per lei assai cari quali compleanni o ricorrenze particolari dei suoi gioielli, parafrasando la celebre Cornelia, o di amici davvero unici, come Augusto
        Oggi però gli auguri di buon compleanno vanno a una donna speciale, che nostra signora si dispiace avere conosciuto solo da pochi anni. Una donna lucida, intelligente, colta, determinata. Che sa di cosa parla quando discute di femminismo, di pace, di nonviolenza, di politica, di diritti.  Palermo e la Sicilia dovrebbero essere grate a donne come lei: raggio di luce nel buio dell’indifferenza  per le guerre e le ingiustizie che feriscono l’umanità. Grazie allora a Daniela Dioguardi che, con lungimiranza e resilienza,  ripete che la guerra è frutto della società patriarcale e violenta.  E va bandita dalla Storia.
 Auguri di cuore, cara Daniela.





(Ho parlato di suoi scritti o iniziative anche qui:









Qui il suo magistrale intervento durante la III marcia mondiale per la Pace, il 24/11/24, a Palermo:


martedì 10 dicembre 2024

La danza delle grandi madri

J.Sorolla: Donne che ballano il flamenco al Cafè Novedades di Siviglia - 1919
     "Il compito fondamentale della grande madre non è che questo: vivere la vita nella sua pienezza. Non a metà. Non a tre quarti. Non un giorno da pecora e il giorno dopo da leone. Ma piena vita, ogni giorno. Non secondo la pienezza di un altro. Ma secondo la pienezza determinata dal proprio destino e dalla spontanea volontà che dona la vita e non la affievolisce. (…)
    Una delle mie grandi madri, Viktoria, aveva un cagnolino con la mascella inferiore sporgente che lo faceva sembrare un terribile Cerbero in miniatura ma, in realtà, era dolcissimo.     Mia nonna aveva anche un gattino nero che saltava sui rosari appesi alle maniglie delle porte di tutta la casa… «per quando ho molta fretta di pregare per qualcuno». Parlava al cane e al gatto come fossero persone… «Le creature hanno un’anima, sai» mi ripeteva.
    Quando tutto a un tratto il cane scattava sulle zampe per fiutare una nuova scia nell’aria, pure il gatto prendeva improvvisamente a scorrazzare per la stanza. Allo stesso modo, quando il gatto saltava dall’alto della vecchia radio di celluloide sullo schienale della sedia di mia nonna orlato di centrini, avanti e indietro, il cane lo osservava e si metteva a saltare come un pazzo anche lui, tutto allegro. In quelle occasioni mia nonna diceva che non potevamo non partecipare alla danza. Mi afferrava le manine e compievamo piccoli balzi e saltelli a tempo, secondo il ritmo scandito dalla danza felino-canina. 
    E lei ripeteva: «Quando una vive pienamente, così fanno anche gli altri». E tutti gli animali, noi compresi, tornavamo selvaggi, per pochi semplici attimi. Lei voleva dire che quando una persona decide di vivere la vita il più pienamente possibile, anche i molti altri che le sono accanto «prenderanno fuoco». Nonostante le barriere, le restrizioni e persino le sofferenze, se una persona le supera e vive davvero, anche gli altri vivranno più pienamente, compresi i bambini, i compagni, gli amici, i colleghi, gli estranei, le creature e i fiori. «Quando una vive pienamente, così fanno anche gli altri». 
   È questo l’imperativo principale della donna saggia: vivere in modo tale da ispirare anche gli altri.

Clarissa Pinkola Estés La danza delle grandi madri Frassinelli pp. XIII, XIV, XV

domenica 8 dicembre 2024

Cambiamenti climatici: difficile non crederci

     Palermo – Gli scienziati ce lo ripetono: il riscaldamento globale, dovuto all’enorme aumento dei gas serra in atmosfera, in particolare dell’anidride carbonica, è purtroppo già in atto. Nel marzo 2023, lo ha ribadito anche il sesto rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), l’organismo istituito nel 1988 dal Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP) e dall’Organizzazione meteorologica mondiale (OMM) per fornire ai leader politici valutazioni scientifiche periodiche sui cambiamenti climatici. La comunità scientifica concorda quindi sul fatto che il cambiamento climatico, causato dalle attività umane, sia purtroppo una realtà. Eppure in tanti continuano ancora a negarne o a minimizzarne l’esistenza e sono ostili a qualsiasi azione che voglia contrastarlo.
    Al Festival della Scienza di Malnisio, in provincia di Pordenone, a fine novembre scorso, la giornalista Greta Durante e il ricercatore Lorenzo Gagliardi hanno comunicato cosa accade nella mente dei negazionisti, sulla base di un progetto di ricerca e divulgazione scientifica realizzato all’Università di Padova presso il Dipartimento di Psicologia dello Sviluppo e della Socializzazione. Il progetto, denominato Non è la Zebra, si occupa di scienze del comportamento e di processi decisionali, ed evidenzia le trappole del pensiero che influenzano i giudizi e le previsioni. 
     “Il negazionismo climatico, anche se non è un fenomeno così diffuso, come altri sistemi di credenze anomale, o meglio antiscientifiche, arruola però al suo interno tanti scettici o indecisi, persone dubbiose alle quali bisogna saper comunicare perché possano approcciarsi alla ‘verità’ scientifica – queste le parole di Lorenzo Gagliardi, intervistato da Natascia Gargano per il TG scientifico Leonardo.
    “In particolare – ha proseguito poi lo studioso - sono due le modalità di pensiero che albergano nella mente dei negazionisti: (continua su il Punto Quotidiano)

Maria D'Asaro, 8.12.24, il Punto Quotidiano

giovedì 5 dicembre 2024

Arrivederci, professore Borgna: grazie di esserci (stato)

      "La fragilità è il nostro destino, certo, ma essa nasce, si svolge e si articola in una stretta correlazione con l'ambiente in cui viviamo, e cioè con gli altri da noi.
     La coscienza della nostra fragilità ... rende difficili e talora impossibili le relazioni umane: siamo condizionati dal timore di non essere accettati, e di non essere riconosciuti nelle nostre insicurezze e nel nostro bisogno di ascolto, e di aiuto.
     La nostra fragilità è radicalmente ferita dalle relazioni che non siano gentili e umane, ma fredde e glaciali, o anche solo indifferenti e noncuranti. Non siamo monadi chiuse, assediate, ma siamo invece, vorremmo disperatamene essere, monadi aperte alle parole e ai gesti di accoglienza degli altri; e, quando questo non avviene, le dinamiche relazionali si fanno oscure e arrischiate: dilatando fatalmente le nostre fragilità e le nostre ferite, le nostre insicurezze e le nostre debolezze, le nostre vulnerabilità."

Eugenio Borgna, La fragilità che è in noi

(Grazie di cuore a Lucia Contessa, dal cui profilo FB ho ripreso il testo che precede)

Ho avuto modo di ascoltare alcune volte il professore Borgna durante collegamenti on line: 
ad esempio durante la presentazione del saggio del prof.Salonia su san Francesco

Eugenio Borgna (Borgomanero, 22 luglio 1930 – Borgomanero, 4 dicembre 2024) è stato uno psichiatra e saggista italiano.
    Come primario di servizi psichiatrici ospedalieri, fin dai primi anni '60 ha adottato metodi di cura che, esorbitando dalla comune prassi clinica, si sono incentrati sul dialogo reciproco e l'ascolto empatico del paziente psichiatrico, non soggetto ad alcuna forma di coercizione, contenzione o imposizione, sperimentando così, per la prima volta in Italia, una nuova maniera di accostarsi alla malattia psichiatrica, più umana, rispettosa e comprensiva del dolore del paziente

    Fu tra i primi, in Italia, che agli inizi degli anni '60 applicano i principi teorici dell'antropoanalisi e della psicopatologia fenomenologica allo studio della malattia mentale. Fra i principali e più significativi esponenti della psichiatria fenomenologica e della psicologia esistenziale in Italia, che pongono al centro della loro attenzione non la malattia in sé stessa ma il paziente, contesta, rigettando ogni forma di riduzionismo biologico, l'interpretazione naturalistica delle patologie mentali che ne ricerca le cause nel malfunzionamento dei centri cerebrali e la sua cura solo attraverso interventi biologici, quali farmaci e terapia elettroconvulsivante. Egli – similmente a quanto asserito da parte di alcuni esponenti della cosiddetta antipsichiatria – riteneva che le malattie mentali, nel senso proprio del termine, non esistono, poiché «non si possono dimostrare».
     Strenuo sostenitore di una "psichiatria dell'interiorità", capace di individuare o cercare di scorgere quella dimensione profonda e soggettiva del disagio psichico, attraverso una prospettiva interdisciplinare che coinvolge discipline e campi eterogenei, quali la letteratura, la filosofia e l'arte, nel tentativo di evidenziarne la dimensione plurima e complessa restituendo così un significato condiviso alla dimensione esistenziale del dolore, condusse interessanti e innovativi studi sulla malinconia, la depressione e la schizofrenia, nonché sui fondamenti epistemologici e metodologici della psichiatria.
     Fu autore di numerosi saggi, nei quali alternò una produzione più specialistica a libri maggiormente divulgativi, uno dei quali ispirato nel titolo da uno dei poeti prediletti, Clemente Rebora (Apro l'anima e gli occhi. Coscienza interiore e comunicazione, Interlinea).
     Sulla sua opera, con interviste, testimonianze e saggi, è uscito in occasione dei novant'anni un numero della rivista "Microprovincia": Eugenio Borgna. Curare con la parola. (da Wikipedia)

(E qui, dalla Pagina FB Centro Veneto di Psicoanalisi, grazie a Anna G. e a Maria Gabriella G.)

"La parola, in psichiatria, può salvare una persona, o può perderla. 
Quasi al di là dei suoi contenuti, sono i modi, con cui la parola è comunicata (i gesti e il silenzio, lo sguardo e le espressioni del volto), a definirne la dimensione terapeutica, o quella antiterapeutica. La parola è esposta a rischi molto alti: è una parola sempre arrischiata; e chiunque sia sommerso, o anche solo sfiorato, da una esperienza umana, che trascini con sé angoscia e tristezza, dissociazione e smarrimento, rivive in sé antenne sensibilissime nel cogliere il senso nascosto delle parole; e ogni parola può essere, di volta in volta, quella decisiva: la parola che crea fiducia, e stabilisce un contatto emozionale (la parola che incrina le solitudini e libera gli aquiloni della speranza nei vortici storditi del vento); ma la parola, anche, che accresce nella sua indifferenza, o nelle sue dissonanze, l'isolamento e la introversione, il dolore e la fuga dal reale." ("Le intermittenze del cuore,2008, p.45)
Eugenio Borgna mancherà a tutti coloro che considerano la clinica come un incontro profondamente umano.  Lo ricorderemo sempre con affetto.  

https://m.youtube.com/playlist...

Su POL.it Psychiatry on line ITALIA è disponibile una lunga playlist di interviste a questo grande maestro della fenomenologia.


martedì 3 dicembre 2024

La dittatura del presente: noi, i nuovi Sumeri

     "Noi viviamo in un eterno presente. Frattalmente, dalla dimensione più ampia e collettiva (l’impossibilità di capire il passato del mondo, si pensi alla cancel culture, o di immaginare il futuro come qualcosa di diverso e non come un presente potenziato) fino alla dimensione personale e corporea (il lifting, i vestiti tutti uguali dai sedici agli ottant’anni, la rimozione della morte) si mostra non la fine della storia (…) ma più radicalmente della nostra possibilità di concepire la stessa storicità delle cose. (…)
    E non si pensi che tutto ciò riguardi un argomento più che un altro, oppure che riguardi soltanto la cultura umanistica, il canone occidentale, la cultura alta. È solo che questi argomenti fanno, ancora per poco, più impressione di altri. Quando Nuccio Ordine scrive «in alcune facoltà o in alcuni dipartimenti, sono addirittura a rischio discipline come la filologia e la paleografia. Questo significa che nel giro di pochi decenni – quando saranno andati in pensione gli ultimi paleografi e gli ultimi studiosi delle lingue del passato – bisognerà chiudere biblioteche e musei e rinunciare, perfino, a scavi archeologici e alla ricostruzione di testi e di documenti» si sente il cigolio di una macchina millenaria che si ferma. Ma se ciò accade è perché è il passato e l’idea di una temporalità più distesa a svanire ormai nelle nostre menti.
    Un piccolo test personalmente condotto. Ho chiesto a dei ragazzi appassionati di calcio, in possesso di una conoscenza dettagliata di formazioni, carriere scolastiche, risultati e trofei, se conoscessero alcuni calciatori. Ho scelto i calciatori tra quelli in attività nel decennio immediatamente precedente alla nascita dei ragazzi, comunque giocatori da nazionale e di squadre di vertice (…). I ragazzi (sedicenni) non ne conoscevano neanche uno. Alcuni di loro volevano diventare calciatori (si può supporre anche per la fama) e non si accorgevano di segare l’albero alla radice.
    Si sia onesti, la contrazione del tempo è semplicemente il tempo del rinnovo e del consumo delle merci che si è fatto totalità della realtà che siamo in grado di percepire. Ci sentiamo dire dal libraio che il libro uscito tre anni fa è vecchio e non può più procurarlo perché il libraio si limita ad applicare al suo ambito la concezione del rinnovo delle merci e del succedersi delle mode che servono a smerciarle. Il sistema economico ha corroso tutte le altre possibili angolazioni di sguardo e pensiero, tutte le altre tradizioni. Sta per restare unico. Essere colti oggi significa riuscire a contrastare concettualmente, almeno per se stessi, la morsa della contrazione del presente”.
    In caso contrario è come se tutti ci stessimo preparando a pensare di essere i primi e gli ultimi uomini. Tutti Sumeri: il popolo che secondo il sumerologo Kramer «considerava gli eventi storici come affacciantisi belli e pronti sulla scena del mondo. Credeva, per esempio, che il proprio paese, questo paese che egli vedeva pieno di città e di Stati prosperi, disseminato di villaggi e di fattorie, ricco già di tutto un sistema perfezionato di tecniche e di istituzioni politiche, religiose ed economiche, fosse sempre lo stesso, dall’origine dei tempi». 
Tutti Sumeri, con qualche giustificazione in meno rispetto a loro",

 Davide Miccione La congiura degli ignoranti Valore italiano, editore Roma 2024, pp.73,74,75

domenica 1 dicembre 2024

La magica Siviglia, capitale dell'Andalusia

      Palermo – Scoperta l’anno scorso la Spagna, grazie a due viaggi a Valencia e a Madrid (qui l’articolo sulla capitale spagnola), per la scrivente è stato subito amore a prima vista. Così a metà ottobre, due settimane prima della disastrosa alluvione che avrebbe colpito la regione valenciana, si è ritagliata alcuni giorni in Andalusia, con prima tappa nella capitale Siviglia.
Sebbene a 12 km dalla città ci sia l’aeroporto San Pablo, in mancanza di un volo diretto da Palermo, chi scrive ha preferito atterrare a Madrid e poi, dalla stazione di Atocha, continuare in treno per Siviglia. Treno che ha rischiato di perdere, perché lei e i familiari sono arrivati due minuti prima della partenza al binario, dove due addette ai controlli dicendo Cerrado, cerrado (chiuso, chiuso) spiegavano che l’accesso ai treni dell’alta velocità va fatto almeno cinque minuti prima della partenza programmata. 
     Sarà stata l’espressione mortificata e contrita della turista italiana, sarà stato il buon cuore delle lavoratrici, fatto sta che comunque le due signore hanno chiamato il capotreno che, non proprio volentieri, ha riaperto le porte e ha permesso al gruppo di partire. La buona sorte, incarnata nella compassione delle addette al controllo, non aveva abbandonato i turisti italiani. 
    "No me ha dejado" ("Non mi ha abbandonato") è proprio la frase che risolve il rebus/logotipo della bandiera del capoluogo andaluso, dove, a caratteri gialli  su fondo rosso, c’è una matassa di filo (in castigliano madeja), simile al numero otto, preceduta da "NO" e seguita da "DO":  appunto NO8DO,  cioè "NO-MADEJA-DO". La frase è tradizionalmente riferita al re Alfonso X, che aveva trovato protezione a Siviglia quando nel 1282 il suo regno era rimasto coinvolto in una guerra dinastica. Nel 1283, il re avrebbe permesso ai sivigliani di inserire questo motto nello stemma cittadino. 
Siviglia non ha deluso le aspettative. 
     Intanto ci sono state belle giornate (primavera e autunno sono le stagioni ideali per visitarla, visto che d’estate fa piuttosto caldo), inoltre, poiché è una città grande ma non grandissima (684.000 abitanti, 1.500.000 con l’hinterland, quarta città spagnola dopo Madrid, Barcelona e Valencia) se si è abituati a camminare,  è assai piacevole visitarla a piedi, specie se si ha un punto d’appoggio centrale, come è stato per la scrivente, che ha soggiornato in una struttura ricettiva nel Barrio de san Bartolomè (quartiere di san Bartolomeo), proprio nel centro storico di Siviglia.
Dove ...(continua su il Punto Quotidiano)

Maria D'Asaro, 1.12.24, il Punto Quotidiano












sabato 30 novembre 2024

La gioia di scrivere: i 16 anni del blog



Oggi il blog compie sedici anni.


 
Scrivere è un piacere per nostra signora dei... mari da solcare: il blog è un respiro dell’anima, uno spazio di espressione creativa.






Alcuni pezzi su il Punto Quotidiano, il giornale in cui scrive:

- Matematica, niente Nobel? C’è il premio Abel
- Sofia, Daniel, Tarteel e Aisfa, uniti per la Pace

Qui, la sua prima volta in Rai, per la presentazione del libro Una sedia nell'aldilà

Qui un pezzo della sua lettera all'amatissimo Alex Langer


Qui la recensione del testo La logica della guerra nella Grecia antica

Qui si parla di Natalia Ginzburg, scrittrice assai amata

Nell'etichetta Mari di poesia, tanto spazio alla magnifica Wislawa e ai petit onze



giovedì 28 novembre 2024

Tu vali, caro A.

       Sere fa, in una viuzza buia vicino casa, lo sguardo di nostra signora incrocia quello di un bel ragazzone di quasi due metri. I due vanno in direzioni opposte e per qualche secondo continuano a camminare. 
    Poi entrambi si fermano di botto, si guardano di nuovo, si riconoscono ed esclamano: Prof.! – A.! – Non si abbracciano per pudore. 
     L’ex prof. fa ‘prio’ all’ex alunno, quest’anno di maturità, gli chiede dei suoi progetti: - Vorrei fare una scuola di doppiaggio, però è a Padova… Intanto studierò qui Economia aziendale… Poi si vedrà – 
    Si salutano con tanto affetto cordiale. Nostra signora è contenta. Si ricorda quando, in I media, ha asciugato le lacrime di A. bambino a cui un collega aveva detto, né più né meno, che era poco intelligente: - Tu vali, ce la farai alla grande – lo aveva rassicurato - A volte noi prof. diciamo sciocchezze. – Proprio così, caro A.

martedì 26 novembre 2024

Colombo, il Guadalquivir, Cordoba, Sevilla ...

Cordoba
È gia stanco di vagabondare sotto un cielo sfibrato
Per quel regno affacciato sul mare che dai Mori è insidiato
E di terra ne ha avuta abbastanza, non di vele e di prua
Perché ha trovato una strada di stelle nel cielo dell'anima sua




Se lo sente, non può più fallire, scoprirà un nuovo mondo
Quell'attesa lo lascia impaurito di toccare già il fondo
Non gli manca il coraggio o la forza per vivere quella follia
E anche senza equipaggio, anche fosse un miraggio ormai salperà via

E la Spagna di spada e di croce riconquista Granata
Con chitarre gitane e flamenco fa suonare ogni strada
Isabella è la grande regina del Guadalquivir
Ma come lui è una donna convinta che il mondo non pùo finir lì

Ha la mente già tesa all'impresa sull'oceano profondo
Caravelle e una ciurma ha concesso, per quel viaggio tremendo
Per cercare di un mondo lontano ed incerto che non sa se ci sia
Ma è già l'alba e sul molo l'abbraccia una raffica di nostalgia

E naviga, naviga via
Verso un mondo impensabile ancora da ogni teoria
Naviga, naviga via
Nel suo cuore la Niña, la Pinta e la Santa Maria


Guadalquivir, Cordoba
È da un mese che naviga a vuoto quell'Atlantico amaro
Ma continua a puntare l'ignoto con lo sguardo corsaro
Sarà forse un'assurda battaglia, ma ignorare non puoi
Che l'Assurdo ci sfida per spingerci ad essere fieri di noi






Quante volte ha sfidato il destino aggrappato ad un legno
Senza patria bestemmia in latino, quando il bere è l'impegno
Per fortuna che il vino non manca e trasforma la vigliaccheria
Di una ciurma ribelle e già stanca, in un'isola di compagnia

E naviga, naviga via
Sulla prua che s'impenna violenta lasciando una scia
Naviga, naviga via
Nel suo cuore la Niña, la Pinta e la Santa Maria

Non si era sentito mai solo come in quel momento
Ma ha imparato dal vivere in mare a non darsi per vinto
Andrà a sbattere in quell'orizzonte, se una terra non c'è
Grida, "Fuori sul ponte compagni, dovete fidarvi di me!"
Guadalquivir, Sevilla


Anche se non accenna a spezzarsi quel tramonto di vetro
Ma li aspettano fame e rimorso se tornassero indietro
Proprio adesso che manca un respiro per giungere alla verità
A quel mondo che ha forse per faro una fiaccola di libertà

E naviga, naviga là
Come prima di nascere l'anima naviga già
Naviga, naviga ma
Quell'oceano è di sogni e di sabbia

Tomba di C.Colombo, Sevilla
Poi si alza un sipario di nebbia
E come un circo illusorio s'illumina l'America
Dove il sogno dell'oro ha creato mendicanti di un senso
Che galleggiano vacui nel vuoto affamati d'immenso

Là babeliche torri in cristallo già più alte del cielo
Fan subire al tuo cuore uno stallo come a un Icaro in volo
Dove da una prigione a una luna d'amianto "l'uomo morto cammina"
Dove il Giorno del Ringraziamento, il tacchino in cucina
E mentre sciami assordanti d'aerei circondano di ragnatele
Quell'inutile America amara leva l'ancora e alza le vele

E naviga, naviga via
Più lontano possibile da quell'assordante bugia
Naviga, naviga via
Nel suo cuore la Niña, la Pinta e la Santa Maria

                                                                        

                                                                                                                Grazie Francesco (Guccini)


domenica 24 novembre 2024

Vestiti solidali per aiutare le donne vittime di violenza

        Palermo – Il 25 novembre si celebrerà la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, ricorrenza istituita dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite, con la risoluzione approvata il 17 dicembre 1999.
      “A noi donne del sindacato pensionati Cgil di Palermo è venuta l’idea di dare concretezza a una giornata importante come questa, non con le solite cerimonie durante le quali, a volte, ci parliamo addosso e alla fine non concludiamo niente… Abbiamo pensato a un’iniziativa di raccolta e rivendita dell’abbigliamento usato, per fare un’azione concreta: reperire fondi da destinare alle associazioni che aiutano le donne vittime di violenza, associazioni che lo stato finanziava poco e ora finanzia ancora meno”. Queste le parole di Marisa Cuccì, della segreteria del Sindacato pensionati italiani (SPI) della Cgil di Palermo, intervistata da (continua su il Punto Quotidiano)

Maria D'Asaro, 24.11.24, il Punto Quotidiano