sabato 15 marzo 2025

L'Europa, la pace, la guerra: come la pensa(va) Aldo Capitini

           “Una prova della difficoltà o impossibilità da parte del riformismo e dell’autoritarismo di formare il ‘nuovo uomo’ è nel fatto che l’uno o l’altro sono disposti ad usare lo strumento guerra. Si sa che cosa significa, oggi specialmente, la guerra e la sua preparazione: la sottrazione di enormi mezzi allo sviluppo civile, la strage di innocenti e di estranei, l’involuzione dell’educazione democratica e aperta, la riduzione della libertà e il soffocamento di ogni proposta di miglioramento della società e delle abitudini civili, la sostituzione totale dell’efficienza distruttiva al controllo dal basso.
     Tanta è la forza spietata che la decisione bellica mette in moto, che essa viene ad assomigliare ad una delle terribili manifestazioni della ‘natura’, le più assurde e crudeli e spietate, e certamente ora la supera in numero di vittime. 
È difficile pensare che la natura possa distruggere in pochi minuti tante persone quante ne distrusse la bomba atomica a Hiroshima, riducendone alcune in una semplice traccia segnata sul muro. E quella bomba era di forza molto modesta rispetto alle bombe attuali…
     Il rifiuto della guerra è perciò la condizione preliminare per parlare di un orientamento diverso, e se vediamo l’antitesi tra la natura come forza e la compresenza come unità amore, è chiaro che la guerra aggrava la natura, la sorpassa nella sua distruttività, nella sua spietatezza rispetto ai singoli esseri, alla cui attenzione la compresenza richiama costantemente…
L’esercito si pone come sostegno dell’imperio o potere assoluto centrale, e perciò va rifiutato dalla radice, per un rinnovamento profondo.
    La trasformazione in nazione armata, a parte la sua inattualità, non toglie la mentalità militaristica, che può darsi suoi organi di pressione e di potere. Per una posizione di nonviolenza è da generalizzare l’insegnamento delle tecniche della nonviolenza, addestrando tutti a saperle usare e fornendo loro i mezzi necessari: tali tecniche possono valere per le trasformazioni, o rivoluzioni, interne o per l’eventuale lotta contro invasori. 
    Perciò il rifiuto assoluto della guerra e della guerriglia, e della tortura e del terrorismo (che accompagnano la guerra e la guerriglia), è il punto di partenza, la svolta, la condizione assoluta di una nuova impostazione del potere: l’onnicrazia (termine credo coniato da Capitini che significa: il potere di tutti)  autentica comincia da quel rifiuto, perché non elimina nessun avversario e dà vita permanente ai due preziosi strumenti che sono le assemblee e l’opinione pubblica.
La ragione del pacifismo integrale non è soltanto il fatto evidente che la guerra, una volta accettata, conduce a tali delitti e a tali stragi, specialmente oggi, che è assurdo presumere di farla e poterla contenere (…).
      È chiaro che bisogna arrivare a moltitudini che rifiutino la guerra, che blocchino con le tecniche nonviolente il potere che voglia imporre la guerra. L’Europa ha sofferto per non aver avuto queste moltitudini di dissidenza assoluta, es. riguardo al potere dei fascisti e dei nazisti. L’onnicrazia deve prender corpo anche in questo modo: nella capacità di impedire dal basso le oppressioni e gli sfruttamenti; ma questa capacità delle moltitudini ha il suo collaudo nel rifiuto della guerra, intimando un altro corso nella storia del mondo.”

Il potere di tutti, Firenze 1969, 
citato in Fabrizio Truini, Aldo Capitini, Ed.Cultura della Pace, Fiesole, pp.174-175, 181

giovedì 13 marzo 2025

"Il nibbio", un film per ricordare Nicola Calipari

      Condivido il ricordo di Nicola Calipari, nel bel pezzo della collega Francesca Sammarco, che ha recensito il film "Il nibbio" ne il Punto Quotidiano.

    RIETI – A 20 anni dall’uccisione di Nicola Calipari, funzionario del Sismi, ucciso il 4 marzo 2005 all’aeroporto di Bagdad, è uscito in questi giorni nelle sale cinematografiche il film “Il nibbio” diretto da Alessandro Tonda, interpretato da Claudio Santamaria, che per l’occasione è dimagrito di 12 chili. Il nibbio, uccello rapace, si prende cura della sua compagna durante la cova delle uova, abbellisce il nido, in molte culture europee è sinonimo di nobiltà e libertà, simbolo di protezione e potere, grazie alla sua capacità di dominare i cieli con grazia e forza, per gli Egiziani si occupava della protezione del re: averlo come animale totem garantisce protezione durante il viaggio. Al Nibbio (che provò per la prima volta la compassione dopo aver rapito Lucia Mondella) l’Innominato nei Promessi Sposi affidava gli incarichi più delicati.
      Calipari, agente del Sismi, stava scortando la giornalista del Manifesto Giuliana Sgrena, sequestrata il 4 febbraio da un’organizzazione della Jihad islamica, durante la guerra in Iraq. In quei 28 giorni si mobilitarono in Italia e in tutta Europa governi e società civile per la sua liberazione. Sonia Bergamasco interpreta la giornalista, Anna Ferzetti è la moglie Rosa Valleco. Calipari era riuscito grazie alla capacità di mediazione e la fiducia di cui godeva anche tra i sequestratori, aveva accettato quella che avrebbe dovuto essere la sua ultima missione, prima di rientrare nella polizia e tutto stava andando come previsto, ma a 700 metri dall’aereo, un posto di blocco di soldati americani, che non era previsto (Calipari era meticoloso e studiava tutto nel dettaglio), sparò una raffica di mitra sulla macchina e lui venne colpito in pieno, avendo fatto scudo con il suo corpo alla giornalista, che rimase ferita a una spalla. (continua qui
Francesca Sammarco

martedì 11 marzo 2025

Europa, Europa! Sì, ma quale?

        Sulla manifestazione indetta per il 15 marzo prossimo, condivido le considerazioni dell’amico Augusto Cavadi: 
“In questi giorni la proposta di Michele Serra di convocare una grande manifestazione di piazza a Roma, per urlare la necessità che l’Europa abbia un sussulto di dignità e si ponga come soggetto autonomo rispetto alle grandi potenze mondiali, sta dividendo l’Italia trasversalmente all’interno degli schieramenti partitici, delle organizzazioni sindacali, dei movimenti pacifisti.
Se non vedo male, sono in gioco due questioni distinte che vanno affrontate separatamente.
La prima nasce da una (suppongo intenzionale, data l’abilità comunicativa di Serra) ambiguità del suo appello: scendere in piazza per questa Europa (dalla fondazione dell’Unione Europea a oggi) o per un’Europa radicalmente rifondata secondo i suoi primi ideatori a Ventotene (dunque sui princìpi dell’Ottantanove – libertà, uguaglianza, fraternità - , sulla partecipazione democratica, sul perseguimento della giustizia sociale, sul ripudio della guerra come mezzo di risoluzione dei conflitti etc. etc.)? 
      La moltiplicazione delle esegesi del testo mi pare inutile: nessuno può stabilire a quale delle due Europe si riferisca Serra perché egli per primo si è voluto rivolgere indistintamente ai sostenitori di entrambe. Infatti, se avesse voluto dirimere l’equivoco, avrebbe potuto spendere una parola o di approvazione esplicita o di critica esplicita alla strategia adottata dalla Commissione europea in questi anni di guerra in Ucraina, di stragi a Gaza, di conflitti armati nel mondo. Ha preferito parlare a tutti in modo da convincere la maggior parte: e in effetti stanno aderendo realtà di ogni colore ideologico e di ogni schieramento politico. (continua qui)

Di questioni europee pregresse ho scritto qui,  qui e qui. 

E, saggiamente, Francesco Vignarca, coordinatore della Rete Italiana Pace e Disarmo, scrive: 

"Credo che sia profondamente sbagliato tutto questo peso che si sta dando al 15 marzo: è una manifestazione voluta da altri (sulla base di una prima piattaforma vuota) che alcuni stanno pensando di riempire con i contenuti giusti. Altri invece non ci vogliono andare per non far sorgere confusione. Va bene tutto, ma dopo un po' vorrei che si ritornasse ad occuparsi dei temi veri, dei percorsi concreti, delle scelte di politica... Questa continua "crociata" su dettagli di parole e presenza/assenza ad una manifestazione, come ho già scritto per me denota una certa sudditanza culturale (E l'errore ormai storico anche delle nostre parti di confondere strumenti con obiettivi) "

domenica 9 marzo 2025

Fulco Pratesi, strenuo difensore della natura

           Palermo – Una vita piena e intensa quella di Fulco Pratesi, morto a 90 anni il 1° marzo scorso a Roma, dove era nato nel 1934. Nel 1960 si era laureato in Architettura, ma aveva lasciato la professione quando comprese che un’architettura eccessivamente ‘disinvolta’ causava danni all’ambiente. 
     Prima di sposare a tempo pieno l’impegno ecologista, Pratesi è stato un cacciatore. Poi, come raccontò lui stesso, durante una battuta di caccia in Turchia, accadde qualcosa che cambiò il suo sguardo sul mondo, sulla natura e gli animali: «Tanti anni fa io ero un cacciatore. Un giorno, mentre mi trovavo a caccia di orsi nei boschi della Turchia, ho assistito ad una scena che mi ha cambiato la vita: un'orsa con i suoi tre cuccioli, a pochi metri da me. In una manciata di secondi ho capito che stavo facendo una follia. Sono tornato in Italia, ho venduto i fucili e, con un gruppo di amici appassionati di natura, ho fondato il WWF. In me era nato un sogno: proteggere gli animali, gli ambienti, fare qualcosa per costruire un mondo di armonia tra uomo e natura...»
     Così, nel 1966, con pochi amici, fondò l'Associazione Italiana per il World Wildlife Fund, acronimo del WWF, oggi nota come WWF Italia: (continua su il Punto Quotidiano)

Maria D'Asaro, 9.3.25, il Punto Quotidiano

sabato 8 marzo 2025

Dal femminismo molti doni...

Etty Hillesum
      "Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che vi è una sola umanità  composta di persone tutte differenti le une dalle altre e tutte eguali in diritti.
    Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che sfera personale e sfera politica non sono separate da un abisso: sempre siamo esseri umani.
    Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza del partire da sè.
    Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza dell'incontro con l'altro.
     Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che  è la nascita, l'esperienza e la categoria che fonda l'umana convivenza, l'umano sapere.
    Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che la pluralità, e quindi la relazione, è la modalità di esistenza propria dell'umanità.
   Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che i corpi contano, che noi siamo i nostri corpi.
   Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che ogni forma di autoritarismo, ogni forma di militarismo, ogni forma di dogmatismo reca già la negazione dei diritti umani di tutti gli esseri umani.
   Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che la prima radice dell'organizzazione sociale e della trama relazionale violenta è nel maschilismo e nel patriarcato.
  Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che solo la nonviolenza contrasta la violenza, che solo il bene vince il male, che solo l'amore si oppone alla morte, che solo l'ascolto consente la parola.
  Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che compito comune è generare e proteggere la vita, prendersi cura delle persone e del mondo per amore delle persone e del mondo.
   Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che compito comune è opporsi ad ogni oppressione, ad ogni sfruttamento, ad ogni ingiustizia, ad ogni umiliazione, ad ogni denegazione di umanità, ad ogni devastazione della biosfera.
   Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che solo l'arte della compassione fonda la lotta di liberazione.
Il femminismo che  è il massimo inveramento storico della nonviolenza.
Il femminismo che  è la corrente calda della nonviolenza.
Il femminismo che è il cuore pulsante del movimento di autocoscienza e di liberazione dell'umanità.
E diciamo femminismo e sappiamo che dovremmo dire femminismi, che dovremmo dire pensiero delle donne e movimenti delle donne.
Ma diciamo femminismo e pensiamo a una tradizione che lega infinite donne che hanno praticato l'etica della responsabilità e della liberazione, da Saffo a Vandana Shiva, da Simone Weil a Virginia Woolf, da Edith Stein a Milena Jesenska, da Etty Hillesum a Ginetta Sagan, da Rosa Luxemburg ad Hannah Arendt, da Germaine Tillion ad Anna Politkovskaja, da Simone de Beauvoir a Franca Ongaro Basaglia, da Olympe de Gouges a Luce Fabbri.
Dal femminismo molti doni tutte e tutti abbiamo ricevuto.
In questo otto marzo di ascolto, di memoria, di lotta, diciamo anche la nostra gratitudine.

(Da Peppe Sini, giornale telematico La nonviolenza è in cammino)

Tra i tantissimi omaggi poetici di Peppe a donne che hanno onorato l’umanità, eccone alcuni:

a Etty Hillesum, o la Forza della verità

Scegliere il bene, pensare col cuore,
condividere il dolore, avere cura
degli afflitti, totalmente ripudiare
la violenza, rifiutare
la salvezza per se' che affoga gli altri.

Fare la scelta della compassione
in nulla cedere al male
salvare tutti dinanzi all'orrore
salvare almeno l'umanita' futura.

Virginia Woolf

La coscienza di Virginia Woolf

Alla corsa per l'accaparramento
sottrarsi, e preferire
altro sentiero, la propria autonomia
l'uso corretto delle tre ghinee
l'analisi serrata che connette
e smaschera per sempre
il maschilismo, il fascismo, la guerra.

E la guerra, il fascismo, il maschilismo
combattere con voce e forme proprie
trovando in  sè la stanza denegata.

E' questo che chiamiamo nonviolenza.

Bertha von Suttner, o della liberazione

Che cosa resta di lei?
Ma la vera domanda è: perché 
a milioni, a miliardi si danno gli umani la morte?

E la vera risposta' ancora quella
che diede allora la saggia e gentile:
giù le armi.

E' il disarmo la scelta necessaria
per aprire la necessaria via.







Anna Politkovskaja

Ci sono le parole
e ci sono le pallottole.
E solo le parole salvano le vite.

Ci sono i corpi palpitanti e fragili
e ci sono le pallottole.
E dopo le pallottole i corpi diventano sasso.

C'è la verità viva
e ci sono le pallottole
che tutto riducono a menzogna, strazio, nulla.

C'è l'umanità fatta di persone
e ci sono le guerre
che l'umanità  estinguono.

Scegliere le parole, i corpi, le persone,
scegliere l'umanità. Salvare le vite. Dire
ancora e sempre la verità. Contrastare
tutte le uccisioni.

É questo che chiamiamo nonviolenza.

(e la voce potente di Fiorella Mannoia, evocata dalla carissima amica Maria Di Naro)

mercoledì 5 marzo 2025

Che senso ha il volontariato oggi?

       Che senso ha essere volontari oggi?  E ancora: la punizione del carcere è la migliore soluzione possibile per i colpevoli di un reato? 
Nell'ambito delle iniziative per Palermo capitale del volontariato 2025 e per ricordare i 25 anni dell'AS.VO.PE. (Associazione  di Volontariato Penitenziario), ne discuteremo insieme venerdì 7 marzo, a Palermo, alle ore 16.30, al Cre. Zi. Plus (Cantieri Culturali della Zisa), con un intermezzo musicale a cura  del maestro violinista Giorgio Gagliano e un aperitivo offerto dall'ASVOPE.

Ecco il programma dettagliato dell'incontro:

VENERDI’ 7  MARZO 2025, presso i locali del CRE.ZI.PLUS, Cantieri Culturali della Zisa, via Gili, 4 Palermo, nell’ambito delle iniziative per PALERMO CAPITALE DEL VOLONTARIATO, l’ASVOPE ODV (Associazione di Volontariato Penitenziario)  INVITA all’inizio delle  CELEBRAZIONI di 25 ANNI di VOLONTARIATO.

Il programma, che si svolgerà nell’intento di lanciare un  PONTE  FRA IL CARCERE E LA  CITTA’,
prevede due momenti, distinti, ma collegati:

1)  VOLONTARI OGGI: BELLEZZA E CRITICITA’ DI UN IMPEGNO CIVICO;

2)  LA DETENZIONE IN CARCERE:      LA MIGLIORE SOLUZIONE POSSIBILE?

Ore 16.30-18,00   

Saluto del Presidente dell’ASVOPE, dott. BRUNO MARIA DISTEFANO

MARIA D’ASARO dialoga con AUGUSTO CAVADI a partire dal volumetto di quest’ultimo “Volontariato in crisi? Diagnosi e terapia” (Il Pozzo di Giacobbe, Trapani). Introduce l’incontro e modera gli interventi del pubblico il  coordinatore dell’area comunicazione del CESVOP,  NUNZIO BRUNO.

Ore 18.00-18.30  APERITIVO offerto dall’ASVOPE 
Interventi musicali del Maestro Violinista  GIORGIO GAGLIANO

Ore 18.30-20.00: SANTI CONSOLO e FRANCESCO FORACI dialogano con GIOVANNI  FIANDACA  a partire dal volumetto di quest’ultimo “Punizione”  (Il Mulino, Bologna)

Introduce l’incontro e modera gli interventi del pubblico il giornalista ROBERTO GRECO

Sono previsti interventi programmati da parte di PINO APPRENDI e di ENRICO LA LOGGIA


lunedì 3 marzo 2025

Da Bertha von Suttner no a tutte le guerre

       Palermo – È sua la frase “Fuori la guerra dalla Storia”, utilizzata da donne di varie associazioni palermitane che, dopo l’inizio della guerra in Ucraina, da tre anni manifestano ogni 24 del mese contro tutte le guerre. 
       Scrittrice, amica di Alfred Nobel, sostenitrice del disarmo totale e dell’istituzione di una corte d'arbitrato internazionale per risolvere i conflitti internazionali, chi era Bertha von Suttner che, nel 1905, fu la prima di diciannove donne che da allora hanno ricevuto il premio Nobel per la Pace? (continua ne il Punto Quotidiano)

Maria D'Asaro, 2.3.25, il Punto Quotidiano

sabato 1 marzo 2025

Giuliana Saladino: la guerra, l'America...

      A cento anni dalla nascita e a 25 dalla morte, Giuliana Saladino (1925-1999) – giornalista, scrittrice, impegnata nella società e in politica, prima nel ‘grande e glorioso’ partito comunista, poi da indipendente – ha ancora tante cose da dirci.
    Ad esempio sull’America. 
Qui stralci del suo articolo titolato Disperazione per una guerra evitabile, scritto nel febbraio 1991, in occasione della cosiddetta prima guerra del Golfo, per la rivista palermitana Segno.

“America. Una parola carica di segno positivo, specie in Sicilia, dove «Trovasti l’America?» vuol dire trovasti ricchezza, abbondanza, benessere. La mia generazione, di chi aveva vent’anni nel ’45, ama l’America. E non solo per i ricordi ‘fisici’ e profondi come il profumo delle prime Camel, il primo pane bianco, le prime notti senza bombardamenti, ma per quell’orizzonte che si squarciò e di cui non sapevamo niente, o ben poco, libertà di associazione, di stampa, di parola, Faulkner, il cinema, il jazz, insomma tutti i crismi di un grande amore che ha resistito al tempo e alle delusioni. Hanno massacrato gli indiani, sì, ma hanno scritto ben prima della rivoluzione francese la Dichiarazione d’indipendenza del 4 luglio 1776; hanno il Klu Klux Klan, la sedia elettrica, il Bornx-Zen, la corruzione e l’arroganza, certo, ma rimane pur sempre un grande paese libero, sede di tutto il male e di tutto il bene dei tempi moderni. (…)
    Ma ora stiamo diventando tutti antiamericani. Nessuno, se onesto, può credere che davvero il piano Iraq-Gorbaciov fosse da buttare all’aria in fretta, per passare allo scontro. Personalmente, la famosa notte del 16 gennaio mi rifiutavo di credere che l’America avrebbe attaccato per prima. (…) 
   A chi gli ha chiesto la scorsa settimana per che cosa dovrebbero combattere gli americani, il segretario di stato ha parlato poco di principi. Non ha parlato di alleati. Ha parlato invece di vitali questioni economiche. “Se volete che riassuma in una parola, ha detto Baker, sono affari (it’s jobs). (…)
   La notte dal 16 al 17 gennaio ha cambiato molte cose intorno a noi e dentro di noi. (…) Dentro: una tremante confusa disperazione, un non sapere che fare, che dire, che credere, un assurdo rimpianto dell’89, di un mondo idilliaco mai esistito, tutto inventato da noi, milioni di cretini, che vedevamo cadere il muro di Berlino senza uno sparo, senza un graffio, non siamo in piazza Tien An Men, siamo in Europa, e l’Europa la lezione della storia l’ha appresa e digerita. Ma dove? (…) Ci baloccavamo col mondo nuovo. Quella notte di gennaio sembra lontanissima. (…) Baghdad, il cui solo nome evoca voluttà orientali e ghirigori e mille e una notte era tutta verde marcio, ripresa agli infrarossi, tutta luci vaganti di contraerea, tutta sbuffi di fumo di esplosioni. Non credevamo ai nostri occhi, e nemmeno alle nostre orecchie che registravano boati e tonfi su un brontolio di tuono che non cessava e che non è ancora cessato fino ad oggi 24 febbraio mentre scriviamo…”

giovedì 27 febbraio 2025

Inquinamento, Priolo chiede l’eco-giustizia

     Palermo – “Eco-giustizia subito: in nome del popolo inquinato”: ecco lo slogan della campagna nazionale promossa da sei associazioni, laiche e cattoliche (ACLI, AGESCI, ARCI, Azione Cattolica Italiana, Legambiente e Libera) che il 12 febbraio scorso hanno organizzato un flash mob di protesta davanti al depuratore sotto sequestro dell’I.A.S. (Industria Acqua Siracusana) a Priolo Gargallo, comune distante pochi Km da Siracusa. 

    Dopo Casale Monferrato, Taranto e Marghera, la campagna nazionale promossa dalle sei associazioni ha scelto come quarta tappa Priolo, per affermare il principio di giustizia ambientale nei principali siti d’interesse nazionale (S.I.N.) da bonificare.
Questo l’inizio della sentenza simbolica letta da un finto giudice, l’attore siracusano Giancarlo Latina, durante l’iniziativa di protesta: “In nome del popolo inquinato la giustizia di Priolo, Augusta, Melilli e Siracusa riunita oggi emette la seguente sentenza. Visto il disastro ambientale e il danno subito dalle persone, dall’ambiente e dal futuro delle nuove generazioni, e rilevato che chi inquina non può continuare a farla franca, sentenzia che gli inquinatori sono dichiarati colpevoli… ed il popolo inquinato richiede giustizia immediata, riparazione dei danni ed azioni concrete per fare finire immediatamente l’inquinamento...”     
     Il S.I.N di Priolo si (continua su il Punto Quotidiano)


mercoledì 26 febbraio 2025

Canzoni, il 26 febbraio

Lame

Di ghiaccio

Gelano il respiro

Come sopravvivere alla notte?

Canzoni










Febbraio

Giorno ventisei

Niente di peggio

Di un compleanno mancato

Così