mercoledì 9 luglio 2025

Le donne e la guerra...

Carlo Zoli: Ettore e Andromaca (ceramica, 2016)
        “Le donne sono profondamente investite dalla guerra, dal razzismo e dalla povertà, i tre mali nominati da Martin Luther King. Ma quando ci ergiamo per la pace come donne, è (…) per rappresentare una differente visione della forza. 
      Le azioni pensate e guidate da donne hanno una speciale energia, uno speciale potere. Il potere non viene dall’escludere gli uomini, anzi, la maggior parte di queste azioni dà il benvenuto agli uomini come partecipanti, il potere viene dalla gioia e dalla potenzialità della visione che sorge quando siamo insieme come donne a difendere il valore della vita e a prenderci cura di ciò che abbiamo caro. (…)
     Nessun tipo di qualità è esclusivamente o in modo innato ‘femminile’ o ‘maschile’. Gli uomini possono essere compassionevoli, amorevoli e gentili, come le donne possono essere dure, coraggiose o insensibili.
Tuttavia, il patriarcato assegna le specificità associate all’aggressione e alla competizione agli uomini, e relega le donne a ruoli svalutati di nutrimento e servizio. Il patriarcato dà valore al ‘duro’ sopra il ‘morbido’, alla punizione, alla vendetta e al risentimento sopra la compassione, la negoziazione e la riconciliazione. Le qualità ‘dure’ sono identificate con il potere, il successo e la mascolinità e vengono esaltate. Le qualità ‘morbide’ sono identificate con la debolezza, la mancanza di potere, la femminilità, e vengono denigrate.
       Sotto la logica del patriarcato gli uomini vengono svergognati e considerati deboli se mostrano qualità associate con le donne. I politici vincono le elezioni se sono duri contro il terrorismo, duri contro il crimine, duri contro le droghe, duri contro il sostegno economico alle madri. Le richieste di cooperazione, negoziazione, compassione o riconoscimento della nostra reciproca interdipendenza sono correlate alla debolezza femminile. (…) Forza, punizione e violenza sono le risposte del patriarcato ai conflitti e ai problemi sociali.
    Il patriarcato trova la sua espressione ultimativa nella guerra. La guerra è il campo in cui i duri possono provare la loro durezza e i vincitori trionfare sui perdenti. I soldati possono venire indotti a morire o a uccidere quando la loro paura di essere etichettati come simili alle donne o ai vigliacchi supera la loro paura di fronteggiare o maneggiare la morte.
    La guerra rimuove ogni argomento a favore della tenerezza e dissolve ogni biasimo con la violenza. La guerra è la giustificazione per la morsa con cui i dominatori impongono il controllo su ogni aspetto della nostra vita. Le femministe sagge non dicono che le donne siano naturalmente più gentili, più dolci, più compassionevoli degli uomini. (…) Diciamo che il patriarcato incoraggia e ricompensa chi ha un comportamento brutale e stupido. Abbiamo bisogno di voci femministe rauche e incaute che pungano la pomposità, l’arroganza, l’ipocrisia della guerra; che indichino come battersi il petto del gorilla non sia diplomazia, come l’avere la più vasta collezione al mondo di armi falliche a proiettile non costituisca un’autorità morale, come l’invasione e la penetrazione non siano atti di liberazione. 
      E abbiamo bisogno di ricordare al mondo che la guerra moderna non risparmia mai la popolazione civile. Lo stupro è sempre un’arma di guerra e i corpi delle donne sono usati come premio per i conquistatori. In guerra, donne, bambini e anche uomini, che non hanno voce nelle politiche dei loro governanti, subiscono la morte, mutilazioni, ferite e la perdita delle loro case, dei loro mezzi di sussistenza, delle persone amate”. 

In Monica Lanfranco Donne disarmanti. Come e perché la nonviolenza riguarda il femminismo
VandA ediz. Milano, 2024 pp. 97-99 (si riporta qui un testo di Miriam Simos, detta Starhawk)

2 commenti:

  1. La guerra è l'apoteosi della stupidità umana, figlia di una società piena di preconcetti.

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  2. @Cavaliere: hai ragione... buona serata.

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