domenica 19 maggio 2024

Maggio 2021/24: tre anni senza Francuzzo...

     Caro Francuzzo,

      cu lavia a diri ca passaru già tri anni di la tua morti… Da maiu 2021 unnavemu cchiu la gioia granni di aviriti ‘nta chista diminsioni tirrena. 
    Ma tu unni si ora? In quali scunusciuti universi ti luciunu l’occhi? Senti forse l’energia potente di autri munni?  
    Misteru granni chiddu chi capita quannu muremu… 
     Natri ni cunsulamu ‘cca sutta cu ‘la tua musica speciali, ca nun mori mai. 
     E tu, Francuzzu, vivi eternamenti ‘nta lu nostru cori. 
    Io sugnu pi sempri grata a la tua bon'armuzza. Tu sai picchì...

A Francuzzo ho scritto una lettera postuma qui.

sabato 18 maggio 2024

Commiato di un licopodio

     "Vi abbiamo visto arrivare. Quasi 10.000 anni fa, lo ricordiamo bene. Anche se allora avevamo già centinaia di migliaia di anni, ma lo ricordiamo bene perché le nostre fronde erano piene di vita e di speranza. 
      Anche noi eravamo arrivate lì da poco, a mano a mano che i ghiacci si ritiravano e si spostavano più in alto, trascinandovi i nostri cugini che non sopportavano il caldo e che ora ritrovate mescolati ai rododendri e al ginepro nano lassù nelle vostre terre alte. 
     Lo ricordiamo bene. Allora insieme ad altre specie avevamo costruito le brughiere, dove il brugo e la felce aquilina la facevano da padrona, ma anche tutte noi altre eravamo rigogliose, perchè da sempre sappiamo che se una sparisce, tutte poi si diventa più povere.
     Vi abbiamo visto arrivare da sud, inseguendo piccole e grandi prede. Allora non vi fermavate molto, giusto il tempo della buona stagione e poi, come tanti uccelli, tornavate nelle terre calde. Il vostro ritorno da noi era un momento di gioia, perché ben prima del Sole e degli uccelli annunciavate la primavera. Altre erano allora per noi le preoccupazioni. Una in particolare, l’avanzare delle foreste che togliendoci il sole ci avrebbero tolto anche la vita. In nostro soccorso giungeva spesso il fuoco. Nessuna di noi ha mai saputo come e perché, ma, misteriosamente, repentinamente, divampava tra noi per poi spegnersi pian piano. Un momento di sofferenza anche brutale, ma passeggera, che lasciava il campo a una vita che ricresceva rigogliosa. Dopo ogni passaggio la brughiera sembrava più forte, perché ad uscirne malconce erano le piante più alte che cercavano di entrare nei nostri territori.
      Vi abbiamo visto arrivare e una cosa di voi ci aveva subito incuriosito. Quel vostro essere alti nel cielo, drizzati su due zampe. Non eravate come gli altri animali, che hanno testa, sensi e cuore vicino alla terra da cui dipende la loro vita. La vostra testa, i vostri sensi, il vostro cuore sembravano puntare verso l’alto, quasi disdegnaste l’umile suolo della brughiera. E infatti non vi siete fermati nelle nostre terre. Né altrove. Dovunque, siete andati altrove. E anche là dove vi siete fermati, voi eravate altrove.
        Che cosa cercavate? noi ci si chiedeva. Eravate così in tutti gli ambienti. Era come se foste insoddisfatti di quello che la terra vi offriva e foste alla ricerca di qualcos’altro, che fiutavate tenendo alta la testa, nel cielo. Forse quello è il vostro destino, come il nostro è lottare tra i rami del brugo.
Vi abbiamo visto arrivare e notato con sorpresa che alle vostre spalle sempre più spesso divampava il fuoco. Già lo conoscevamo. Ma voi ne sembravate i padroni. 
        All’inizio abbiamo visto quasi con gioia che lo usavate per farvi spazio nell’enorme foresta della pianura, offrendo anche a noi qualche possibilità in più, che qua e là abbiamo sfruttato. Con il passare del tempo avete cambiato il modo di vivere, vostro e di tutti gli esseri che vi circondano. 
    Prima vi muovevate continuamente per la caccia e la raccolta dei frutti stagionali nei nostri territori, lasciandoli immobili nel loro equilibrio raggiunto. Ora avevate preso a far muovere le specie per poter stare fermi voi. Avete disboscato per piantare cose che prima non c’erano, portandole da altri luoghi. Avete piantato specie che nascono, vivono, producono per poi venir raccolte e usate come cibo per voi in un ciclo perenne calibrato sui vostri bisogni. Avete portato con voi specie che neppure mangiate né usate per altro. Solo perché vi sembravano belle. Avete portato animali di cui vi nutrite e per poterli tenere avete trasformato un’enorme foresta in una pianura coltivata. Tutto è cambiato nel nostro mondo perché tutto è cambiato in voi. Per fare tutto questo avete costruito specie meccaniche, creature di un mondo che nessuna di noi ha mai visto né pensato. 
       Ecco! finalmente l’avevamo capito quel vostro star ritti verso il cielo! Gli altri animali hanno testa, sensi e cuore a terra, perché quello è il loro mondo e non vogliono cambiarlo. Voi invece volevate allontanarvene, in qualche modo. Anche rimanendoci. Abbiamo capito che voi, pur fermi tra noi, pensavate ad altri mondi in cui vivere. Li avevate dentro e li avete realizzati fuori, a vostro piacere e spesso a nostro danno. A noi non restava che ritirarci là dove era più difficile per voi governare la terra. Avevamo scelto i primi colli che si affacciano sulla vostra pianura. In verità abbiamo potuto occupare solo zone che voi tenevate sgombre dall’invadenza del castagno, che tempo addietro avete portato qui per il suo seme prelibato, cambiando in modo definitivo l’aspetto dei boschi di prima. Le radure sui colli vi servivano per far pascolare gli armenti e per cacciare al passo gli uccelli. Il pascolamento degli animali non ci ha danneggiato, anzi, brucando i teneri germogli di altre specie e disdegnando i nostri, ci hanno aperto a una nuova speranza. Nonostante tutto abbiamo convissuto bene  per molti secoli. 
        Poi avete abbandonato la terra, perché avete perso qualcosa in voi, l’equilibrio, il senso della misura, il gusto per la bellezza. Ancora non molti decenni fa vivevamo al Ponte Secco, sul Canto Alto, sulla Cima Tagliate, sul Colle d’Argon, sul M. Croce e sul M. Sega. La chiusura degli spazi ci aveva ridotto dieci anni fa a sopravvivere nelle ultime due località, dove nel 1999 ancora ci avete visto.    
Ma già cinque anni dopo non ci avete più ritrovato. Ci avete annientato e il modo ci rattrista, perché potevamo continuare a convivere, se solo aveste avuto il senso della misura e del bello! Con una ruspa sui fianchi del Monte Sega avete tracciato una strada che ha tagliato la nostra popolazione, senza preoccupavi di stabilizzare il versante su cui ancora resisteva una piccola frazione, che pian piano ha dovuto cedere alla legge della gravità, finendo sulla strada tra le ruote delle auto. La stessa cosa avete fatto più in alto, a fianco di una radura con capanno. Lì il danno sembrava ben assorbito, il ciglio dello sterrato non aveva ceduto. Ma la scorsa stagione avete decorticato completamente tutta la radura. Nulla si è salvato della piccola brughiera che la impreziosiva. Infine quella sul M. Croce l’avete devastata con mille profondi solchi di motocross. Il castagno è stato più pietoso di voi. Ci ha ricoperto consegnandoci all’oblio.
    Noi siamo certe che la nostra fine non è stata il frutto di una vostra malevola intenzione, ma il risultato per noi doloroso della sbadataggine con cui spesso intessete la relazione con la natura che vi circonda. Il nostro augurio per voi è che questo non succeda anche tra voi. Quello per noi è di poter rivedere i vostri volti radiosi quando, credendoci perse per sempre in polverosi fogli d’erbario, ci avete invece ritrovate sui vostri bellissimi colli. 
Firmato: Diphasium tristachyum (Pursh) Rothm
(articolo apparso nel notiziario n.42  dell'11/2012del FAB  (https://www.floralpinabergamasca.net/

Ne è autore il professore Germano Federici, con cui ho avuto il piacere di condividere delle ‘cenette filosofiche’ on line e che ringrazio di cuore per questo suo contributo.
Il professore si presenta così: "Sono un biologo appassionato di natura in ogni suo aspetto. Ho insegnato fino al 2008 in un liceo scientifico di Bergamo. Assieme ad amici floristi di Bergamo e Brescia ho lavorato per diversi decenni in campo, ma anche tra erbari e bibliografia botanica, per raccogliere dati sulle specie vascolari presenti nei territori e pubblicare nel 2012 una sintesi corposa (Flora vascolare della Lombardia centro-orientale) e altre dedicate a realtà minori (es. Flora spontanea della città di Bergamo, nel 2015). Sono impegnato da anni con altri amici nella difesa del territorio dalla vorace predazione di suolo e di ambienti di pregio."

giovedì 16 maggio 2024

Addio ad Alice Munro, Nobel per la letteratura nel 2013

      Il 13 maggio scorso è morta a 92 anni Alice Ann Munro, la scrittrice canadese vincitrice del premio Nobel per la letteratura nel 2013, con la seguente motivazione: "maestra del racconto breve contemporaneo".
     Si legge su Wikipedia: "La maggior parte dei racconti di Alice Munro è ambientata nella sua regione natale, il Southwestern Ontario, e indaga le relazioni umane attraverso la lente della vita quotidiana, con uno stile solo ingannevolmente semplice. La sua scrittura è stata definita rivoluzionaria per come ristruttura completamente l'architettura del racconto breve, in particolare per il suo trattamento del tempo del racconto, la cui narrazione si sposta continuamente dal passato al futuro."


Io ho amato i racconti della Munro. 
Alcuni li ho letti una decina di volte, perché mi hanno acchiappato l’anima.
Chi vuole un’idea della sua scrittura può leggere questi miei post: 

La recensione di Amico, nemico, amante…

Qui la chiusa di uno splendido racconto tratto dalla raccolta Uscirne vivi;




martedì 14 maggio 2024

Frammenti di memoria





Frammenti

Di memoria

Emergenze del cuore

Onde danzanti di antica letizia

Mammina   







(compleanno di mamma, in questa dimensione...)

domenica 12 maggio 2024

Edgar Morin: “Urgente riscoprire la fraternità”

      Palermo – Ci voleva un centenario lucido e acuto come Edgar Morin per riscoprire il senso e la necessità della fraternità umana: in La fraternità, perché?, libretto di una settantina di pagine scritto nel 2021 alla vigilia dei suoi primi cento anni (ne compirà 103 a luglio!), il filosofo e sociologo francese consegna alcune riflessioni basilari su questa dimensione oggi fraintesa e spesso dimenticata.
      Nella parte iniziale del testo, Morin evidenzia innanzitutto che libertà, uguaglianza, fraternità - i tre valori tanto osannati dal tempo della Rivoluzione francese, nel 1789 – dovrebbero essere tre termini complementari, che però non si riesce a integrare insieme: “Perché la libertà, soprattutto economica, tende a distruggere l’uguaglianza, come vediamo oggi con l’espansione di questo liberalismo economico che provoca enormi disuguaglianze. Al tempo spesso, imporre l’uguaglianza mette a rischio la libertà. Il problema è allora quello di saperle combinare.” È necessario allora che la comunità umana riesca ad associare libertà e uguaglianza e, soprattutto, che riscopra e risvegli la fraternità. Che però: “Non può essere imposta dall’alto o dall’esterno; non può venire che dalle persone.
    Qual è dunque la fonte umana e indispensabile della fraternità?  (continua su il Punto Quotidiano)

Maria D'Asaro, il Punto Quotidiano, 12.5.2024


Edgar Morin


giovedì 9 maggio 2024

Votare o non votare? Cosa votare?

       Oggi pomeriggio, a Palermo, alla Casa dell’Equità e della bellezza alcune persone si sono interrogate sul voto alle prossime elezioni europee. Ne è venuto fuori un confronto autentico, appassionato e costruttivo su candidati, programmi, legge elettorale, quorum e meccanismi di voto. 
    Nell’Italia odierna che sfiora il 50% di astensionisti, che un gruppo di persone senta l’esigenza di parlare di politica e discutere di programmi e di liste magari potrebbe fare notizia… Certamente chi ritiene riduttivo e manchevole il sistema democratico bollerà come ingenui e illusi coloro che andranno a votare, e i partecipanti a detta riunione tra questi. Ma qual è l’alternativa costruttiva al non voto? Come cercare di dare il proprio contributo in una società complessa? Quale futuro per l’Europa? 
     Grazie oggi, allora, a Schumann, Moro e Peppino Impastato che avevano buone idee politiche: in particolare a Moro e Peppino che hanno pagato con la vita il loro impegno.
Maria D’Asaro


R. Schuman



martedì 7 maggio 2024

Lutto 2.0: come esprimerlo, come elaborarlo...

Marc Chagall: Paradiso (1961)
       Adesso che la nostra vita è Onlife - per utilizzare la fortunata definizione con cui il professore Luciano Floridi ha espresso l’ormai inscindibile connessione tra vita fisica e virtuale – tra gli altri, sorge un nuovo problema: come esprimere ed elaborare il lutto per la dipartita delle persone conosciute e frequentate solo nel web? 
      Quando si scopre che un amico/a virtuale non c’è più, la fitta di dispiacere è forte: è la stessa sensazione fisica che ti attraversa quando scopri che è morto un/a  tuo/a vicino/a di casa… A comprova che i legami relazionali che si creano attraverso le comunicazioni virtuali - legami fatti di scambi intellettuali, di saluti cordiali, ma anche di condivisioni esperienziali ed emotive - non sono meno forti ed intensi di quelli che si stabiliscono tra vicini di casa.
     Forse non abbiamo ancora analizzato abbastanza le potenzialità relazionali, in positivo e in negativo, fornite dalla nostra vita onlife (“siamo probabilmente l'ultima generazione a sperimentare una chiara differenza tra offline e online”;  “le dicotomie scontate come quelle fra reale e digitale o umano e macchina non sono più sostenibili in maniera nitida”, affermano rispettivamente Luciano Floridi e Giorgio Fontana). La vita onlife è una vita sicuramente aumentata: l'aumento è arricchimento e peso insieme.
       Allora,  bisogna essere preparati agli incontri e anche alle dipartite, sul web spesso inspiegabili e improvvise, maggiormente che nel mondo solo fisico.
     Per una vecchia blogger come la scrivente (nel web ormai dal lontanissimo 2008) ci sono state svariate sparizioni senza spiegazioni: blogger scomparsi che, esagerando, si possono accostare ai ‘desaparecidos’ di cui non si hanno più notizie e la cui esistenza si dissolve nel nulla. E poi, purtroppo, ci sono le morti vere, annunciate da parenti degli scomparsi.
     Così, nel 2013, è stato doloroso sapere ufficialmente dallo zio che una blogger amica era morta suicida (quanto rammarico allora: avrei potuto scriverle qualcosa in più? Potevo esserle più vicina? Avevo la sua mail, avevamo anche una corrispondenza privata…). 
     Assai triste, qualche giorno fa, apprendere dai figli della morte improvvisa di Gus, blogger dal 2015, attento ed assiduo lettore del mio blog e io del suo.
     Ciao Gus: nel mistero insondabile dell’aldilà mi auguro che tu abbia potuto riabbracciare tua moglie che amavi tanto. Grazie per avere lasciato in questa dimensione una traccia gentile, intelligente e garbata.

(Inserito in un commento del 27 febbraio scorso, in un mio post del giorno precedente in cui riportavo una poesia di Attilio Bertolucci (Assenza) per ricordare il compleanno mancato di mia sorella, Gus mi ha donato questa lirica assai toccante: 

L'assenza non è nulla.
Un tavolo poggiato contro l'oceano del silenzio,
dell'inchiostro, della carta.
Tutto è molto forte, la notte svanisce o
la notte viene, non ho paura.
La testa un po' inclinata, guardo solo il foglio di carta.
Le parole volano via e tu sei là. L'assenza non è nulla,
un po' di tempo purissimo per inventare domani.
L'assenza è un'assoluta neutralità, indifferenza,
quiete apparente, stasi, uniformità opalescente
e grigiore appena tiepido.
Io non c'entro nulla con le more nei boschi d'estate,
le conversazioni attorno al tavolo di cucina sgranando piselli,
il profumo delle mele in cantina,
la voce di chi si ama che dice più di
quanto dicano le parole,
il rosso cupo di un bicchiere di Porto da centellinare,
il lieve fruscio della dinamo contro la ruota
durante una pedalata notturna.
Istanti preziosi, che vanno colti nella loro
immediatezza e assaporati con tranquillità.
La Première gorgée de bière, Philippe Delerm

Grazie ancora di cuore per esserci (stato), caro Gus

domenica 5 maggio 2024

Telmo Pievani e l’uomo, castoro fuori controllo

      Palermo – Organizzata dal Politecnico di Torino dal 18 al 21 aprile scorso, si è appena conclusa la quarta edizione della Biennale di Tecnologia, che quest’anno ha avuto un titolo particolare “Utopie Realiste”: “Perché senza le utopie non sapremmo dove andare, senza il realismo non sappiamo da dove partire – ha sottolineato Luca De Biase, curatore scientifico della manifestazione, assieme a Juan Carlos De Martin.
     Tra i vari interventi scientifici alla Biennale c’è stato quello del professore Telmo Pievani, filosofo delle Scienze Biologiche presso l’Università di Padova. Pievani ha proposto una riflessione basata sul cosiddetto ‘Principio del Castoro’: “Lo si chiama Principio del Castoro perché il castoro è un esempio paradigmatico di cosa significa questo modello. Il castoro è un tecnologo a tutti gli effetti nel senso che, come molti animali, costruisce degli artefatti, vale a dire modifica attivamente l’ambiente per renderlo più consono alle proprie esigenze. Il castoro, quando costruisce le sue nicchie, diviene una sorta di ingegnere ecosistemico che promuove comunque la biodiversità negli ambienti modificati. E, da circa 11.000 anni, noi specie di Homo Sapiens ci comportiamo come i castori: nel tempo abbiamo modificato circa l’80% degli ecosistemi terrestri”. -
       Ma c’è un grande problema, ha poi evidenziato il professore: modificando in modo così significativo gli ecosistemi, abbiamo moltiplicato le linee di ereditarietà. Che significa? (continua su: il Punto Quotidiano)

Maria D'Asaro, 5.5.24, il Punto Quotidiano

venerdì 3 maggio 2024

Cara Giorgia,

        vederti oggi accanto al Ministro della Difesa a passare in rassegna l’esercito, nel 163° anno dalla sua costituzione, mi ha impressionata. Per te è stato un grande successo personale diventare Presidente del Consiglio. Complimenti sinceri per questo. 
      Ma mi chiedo se l’uguaglianza sia davvero un traguardo. Dobbiamo fare le stesse cose che da sempre hanno fatto gli uomini: creare eserciti per difenderci e attaccare, fare guerre per risolvere i conflitti?
     Scriveva Carla Lonzi: “Per uguaglianza della donna si intende il suo diritto a partecipare alla gestione del potere nella società mediante il riconoscimento che essa possiede capacità uguali a quelle dell’uomo. Ma… ci siamo accorte che, sul piano della gestione del potere, non occorrono delle capacità, ma una particolare forma di alienazione molto efficace. Il porsi della donna non implica una partecipazione al potere maschile, ma una messa in questione del concetto di potere”. 
       Forse abbiamo sbagliato tutto. Non credi? 

Maria D’Asaro


mercoledì 1 maggio 2024

Festa del Lavoro (se ci fosse...)

Accursio Miraglia
       Art. 1. L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. 
Art. 2. La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. 
Art. 3. Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Art. 4. La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.

Quanti disoccupati ci sono in Italia 2024?

OCCUPAZIONE ITALIA, I DATI DI FEBBRAIO 2024

Il tasso di disoccupazione è aumentato al 7,5% (+0,2 punti rispetto al mese precedente, dato rivisto) ed è aumentato al 22,8% tra i giovani (+0,7 punti). 

(la media al Sud può arrivare però al 14% degli occupabili)

"Per  i componenti  di età tra 18 e 59 anni, di famiglie con ISEE fino a 6000 euro   per i quali è terminata ad agosto scorso  la percezione del reddito di cittadinanza  l'accesso alla nuova misura del Supporto per la formazione e il lavoro è  scattata   il 1 settembre  2023  e prevede 
un sussidio mensile di 350 euro per 12 mesi 
a condizione che la persona si iscriva alla piattaforma telematica ministeriale SIISL rendendosi disponibile a percorsi di formazione e riqualificazione nel mercato del lavoro, attraverso i Centri per l'impiego o Agenzie per il lavoro." (da qui )

(Di fatto, abolito il reddito di cittadinanza (ne parlo qui) in molte regioni italiane, non esistono più dal 2024 percorsi di formazione e riqualificazione nel mercato del lavoro e i disoccupati vivono grazie agli aiuti dei familiari occupati. Altrimenti finiscono alle mense della Caritas o in strada…)

I morti sul lavoro sono stati oltre mille nel 2023, quasi tre al giorno (Notizie - Ansa.it.16.2.24)

(Di cosa avremmo bisogno oggi? 
Di donne e uomini che sappiano tracciare la via: vedi il profilo di Accursio Miraglia;  vedi il pensiero di Erich Fromm)

(le frasi in corsivo sono di chi scrive, MD)