Palermo – Che libri o e/book leggere quest’estate in spiaggia, in montagna o, semplicemente, nel terrazzino di casa? Non mancano certo le proposte, nell’affollato e variegato universo della narrativa contemporanea, italiana e straniera. A partire dai sei romanzi finalisti del premio Strega, assegnato poi a Sandro Veronesi con “Il colibrì”.
Ma se si ha voglia di conoscere, o rileggere, autori del ‘900, si potrebbe prendere in mano: “Lessico famigliare” di Natalia Ginzburg, col quale nel 1963 la scrittrice vinse il Premio Strega. “Lessico famigliare” è un classico che va bene per tutte le età: in esso la Ginzburg racconta la storia della sua famiglia di origine, composta da papà,
il professore Giuseppe Levi, insigne luminare di anatomia comparata; dalla
mamma, Lidia Tanzi “con quella sua natura così lieta, che investiva ed
accoglieva ogni cosa, e di ogni cosa e di ogni persona rievocava il bene e la
letizia, e lasciava il dolore e il male nell’ombra, dedicandovi appena, di
quando in quando, un lieve sospiro”; da cinque figli: Gino, il maggiore “che si
interessava di storia naturale, di cristalli e d’altri minerali, ed era molto
studioso; e quando tornava a casa dopo un esame, e diceva che aveva preso
trenta, mio padre chiedeva: - Come è che hai preso trenta? Come è che non hai
preso trenta e lode? -; Mario e Alberto, che litigavano spesso: Mario “con gli
occhi piccoli, stretti e lunghi, da cinese”, Alberto “che passava le giornate o
sui campi di foot-ball, da cui tornava sudicio, a volte con le ginocchia o la
testa insanguinate e bendate: o in giro con i suoi amici […] di noi, il più
comunicativo, espansivo ed allegro”, la sorella Paola, con la sua malinconia e
predilezione per Proust e Verlaine.
E poi c’è lei, la figlia
più piccola, Natalia, che a un certo punto del libro di memorie, scrive: “Noi
siamo cinque fratelli. Abitiamo ora in città diverse, alcuni di noi stanno
all’estero; e non ci scriviamo spesso. […] Ma basta, fra noi, una parola. Basta
una parola, una frase: una di quelle frasi antiche, sentite e ripetute infinite
volte, nel tempo della nostra infanzia. […] Una di quelle frasi o parole, ci
farebbero riconoscere l’uno con l’altro, nel buio d’una grotta, fra milioni di
persone. Quelle frasi sono il nostro latino, il vocabolario dei nostri giorni
andati, sono come i geroglifici degli egiziani o degli assiro-babilonesi, la
testimonianza d’un nucleo vitale che ha cessato d’esistere, ma che sopravvive
nei suoi testi, salvati dalla furia delle acque, dalla corrosione del tempo”.
E allora, leggendo
o rileggendo “Lessico famigliare” si familiarizza non solo con
l’indimenticabile famiglia Levi, della quale, grazie al tocco leggero e
sapiente di Natalia, ci si sentirà magicamente di far parte; ma si farà anche
un suggestivo e intrigante viaggio nel tempo, nel clima della Torino degli anni
venti e trenta, della quale si conosceranno sfumature e aspetti inediti: il deciso
e coraggioso antifascismo di papà Beppino consentirà di intravedere Filippo
Turati, per una decina di giorni ospite di nascosto in casa Levi, prima di
riparare fuggitivo in Francia; si vedrà di sfuggita un giovanissimo Gian Carlo
Pajetta in calzoni corti, amico di Alberto, e un coraggioso Vittorio Foa. E
Natalia non mancherà di presentarci anche l’imprenditore Adriano Olivetti,
futuro marito di Paola, e un già inquieto Cesare Pavese.
Se vorremo farci
un’idea più completa dello stile e dello spessore narrativo di questa
scrittrice, non potranno mancare, sotto l’ombrellone, in campagna o accanto
alla nostra poltrona preferita, le raccolte di saggi “Le piccole virtù” e “Mai
devi domandarmi”, la cui prima edizione del 1970 fu accompagnata da un risvolto
di Enzo Siciliano che scriveva: “Natalia Ginzburg possiede la capacità di
comunicare col proprio lettore senza diaframmi. […] La sua libertà compositiva
e la rigorosa unità di fondo legano ogni sua pagina: tanto che il suo discorso
[…] appare come un continuo, un’opera in progress, nel corso della quale
polifonicamente i diversi temi – dalla vita di casa alla vita in pubblico, dall’esperienza
dell’arte a quella del pensiero – si rincorrono, si incastrano ‘musivamente’
fra loro così da comporre un quadro sottilmente elaborato, dalla precisa
filigranatura. E poi la presa immediata sul lettore: quasi una virtù medianica
attraverso cui Natalia Ginzburg arriva a toccare certe ansie nascoste, certi
bisogni di luce che si annidano dentro l’anima di tutti. E dentro le pieghe
delle emozioni ella sa muoversi inavvertibilmente, trovando subito la parola
giusta, o nella parola da altri pronunciata una verità che nessuno vi
sospetterebbe”.
Buona lettura
dunque e grazie di cuore alla cara Natalia Ginzburg, palermitana di nascita:
infatti, anche se vissuta dai tre anni in poi a Torino, la scrittrice nacque a
Palermo il 14 luglio del 1916, poichè il padre allora insegnava nell’ateneo
universitario del capoluogo siciliano. Proprio davanti alla casa dove è nata - in
una palazzina di Via Libertà, angolo Via Tommaso Gargallo - alla presenza del
figlio Carlo, nel 2016, in occasione del centenario della sua nascita, è stata installata
una targa per onorarne la memoria.
Un bel libro per ripercorrere un pezzo anche della nostra storia, con i tanti nomi che frequentarono casa Levi...
RispondiEliminaUn bacio Maria, serena settimana.
@Santa: un abbraccio affettuoso cara Santa. Buona settimana e buon tutto anche a te.
EliminaAppassionata ricostruzione di "Lessico famigliare", ma anche dello spirito che anima i libri della Ginzburg, da parte di chi - si capisce bene - la conosce approfonditamente e la porta nel cuore. Bellissima questa espressione: "Natalia Ginzburg arriva a toccare certe ansie nascoste, certi bisogni di luce che si annidano dentro l’anima di tutti."
RispondiEliminaGrazie, un caro abbraccio.
@Rossana: grazie a te per la tua attenzione costante e affettuosa. Amo tantissimo la Ginzburg...
RispondiEliminaRicambio l'abbraccio. Buone vacanze!
Uno dei miei libri preferiti!
RispondiEliminaIl padre È un personaggio indimenticabile!
@Silvia: benvenuta! Grazie della condivisione: Lessico famigliare è un libro stupendo, con la famiglia Levi eternamente viva.
RispondiElimina