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Chiesa s.Francesco Saverio, Palermo - 19 luglio 2018
don Cosimo Scordato e don Francesco Stabile (foto mari@dasolcare) |
L’unico momento di commemorazione che i figli del giudice Paolo Borsellino – Manfredi, Lucia, Fiammetta - hanno voluto oggi 19 luglio 2018 è stata la messa di suffragio concelebrata stamattina alle 8.30 nella chiesa di san Francesco Saverio, a Palermo, da don Cosimo Scordato e da don Francesco Michele Stabile. Qui di seguito l’omelia pronunciata da don Cosimo Scordato in ricordo del giudice Paolo Borsellino e degli agenti di scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.
(…) Avete sentito questo testo di Isaia: Il sentiero del giusto è diritto, il cammino del giusto tu lo rendi piano. Compiere un atto di giustizia porta con sé implicito il credere nella giustizia. E la giustizia è uno dei nomi di Dio, somma giustizia, come la verità.
Tutti i titoli di Dio si ricapitolano poi nell’Amore, nell’Agape. Dio è Amore, ricapitola tutte quelle espressioni umane con le quali noi balbettiamo il suo nome, invochiamo la sua presenza.
E quindi quando una persona lavora in direzione della giustizia sta cercando Dio, nella scelta che compie nel suo cammino, si sta impegnando per il Signore. Ecco perché può avere senso la radicalità di quest’impegno sino a compromettere anche la propria vita: Di notte anela a te l’anima mia, quando sto cercando la verità sto dando spazio a Dio e do la precedenza a lui perché possa avere il suo posto nella vita nostra.
Perché questo? Perché se questo non avviene – avete sentito questa metafora bellissima usata dal profeta – è come se ci fosse una donna incinta che sembra stia dando alla luce la vita e poi invece abbiamo partorito solo vento, non un bambino, non un nuovo abitante della terra. Ed è possibile, purtroppo: la finzione, la non verità della vita è sempre possibile, purtroppo.
E noi invece desideriamo che sia portata alla luce la vita autentica, che sia illuminata dalla verità e dalla giustizia vera. Verso cui noi ci vogliamo muovere. Verso cui Paolo e tutte le persone che si sono impegnate nel nome di Dio che è la giustizia (…) questa testimonianza che consegnano a noi. Solo facendo così vivranno i tuoi morti, risorgeranno i cadaveri … Solo così noi possiamo tenere desta la memoria dei nostri cari che ci hanno consegnato questo gesto altissimo di donazione per la vita e la vita in abbondanza, come ci dice il Vangelo di Giovanni.
E’ impressionante questo brano di Isaia, come se ci volesse riportare continuamente al Signore ma facendo i conti con la resistenza l’opacità della realtà rispetto alla quale non dobbiamo desistere, sia per fedeltà al Signore, sia per fedeltà a coloro che ci hanno anticipato in questo percorso di fedeltà. E così la rugiada potrà essere luminosa e la terra sarà sgombrata dalle sue ombre. In tutto questo, noi lo sappiamo, la resistenza al male, in tutte le sue forme, non è facile: ci stanca, ci delude, qualche volta ci potrebbe fare desistere, come a consideraci impotenti …
E invece la parola di Gesù ci viene incontro dicendoci Non ti preoccupare, le tue difficoltà sono le mie difficoltà, il tuo peso è il mio … lo portiamo insieme. Ti garantisco che m’impegno con te a portarti anche oltre gli ostacoli, oltre le difficoltà quotidiane in cui ci imbattiamo.
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Statuetta della Madonna donata a don Cosimo Scordato
dalla signora Agnese, moglie del giudice Paolo
(foto mari@dasolcare) |
E quindi ci fermiamo davanti a quest’appello di Gesù: Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi o depressi qualche volta addirittura … Ci aspetta l’abbraccio di Gesù Cristo che ci risolleva, ci rimette in cammino e ci dà la sua parola. Ecco perché la stiamo proclamando: non ci fondiamo solo sui nostri buoni propositi, che ci vogliono e sono doverosi, non ci fondiamo solo sulle cose che la società costruisce, le buone Istituzioni che la società va costruendo e cerca di migliorare - rispetto alle quali dobbiamo prendere atto che c’è quando funzionano, quando funzionano meno bene e qualche volta funzionano male – ci fondiamo anche sulla Parola del Signore che ci rende capaci di guardare oltre.
E su quest’oltre vorrei legare il sorriso di Paolo, perché di Paolo fondamentalmente ricordo una serata – credo in occasione di una ricorrenza lieta di suo cugino, Paolo Borsellino come lui – una serata in cui lui era molto divertito, “babbiava” , scherzava, rideva … Paolo era un tipo ironico …
In questo legame tra la Parola del Signore che ci promette il compimento e questo suo sorriso, ironico ma anche trascendente la banalità della realtà, vorrei che noi potessimo raccogliere il suo impegno e a nostra volta farci portatori di svilupparlo sino in fondo.
Con lui ricordiamo tutte le altre persone che, come lui hanno lottato per la giustizia e come lui sono stati perseguitati a causa della fedeltà ad essa. Beati i perseguitati a causa della giustizia perché di loro è il Regno di Dio. Di loro è Dio. Dio appartiene a loro. Ed è una profezia laica, è una beatitudine laica che non riguarda solo i credenti. Il Vangelo dice: Beati i perseguitati a causa della giustizia perché di loro è Dio.
E vogliamo essere parte di questa schiera, sull’esempio di questi nostri cari familiari, della famiglia di Dio, sempre più allargata e impegnata.
(il testo non è stato rivisto dall’autore, don Cosimo Scordato: eventuali errori o omissioni sono della scrivente, Maria D’Asaro, che si assume pertanto la responsabilità delle eventuali imprecisioni e manchevolezze della trascrizione)
Questo l'articolo pubblicato il 22 luglio su
Il Punto Quotidiano:
Palermo
– Domenica 19 Luglio 1992, in via Mariano D’Amelio, fu assassinato a Palermo il
giudice Paolo Borsellino, sotto casa dell’anziana madre dalla quale si stava
recando. Con lui furono uccisi cinque agenti della scorta: Agostino
Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li
Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio
Traina. L’impressione e l’orrore dei palermitani fu enorme, anche perché
l’eccidio seguiva, a meno di due mesi, la strage di Capaci dove morirono
Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti Rocco Dicillo,
Antonio Montinaro e Vito Schifani.
Oltre
al dolore per la barbarie inaudita messa in atto ancora una volta dalla mafia, negli
anni successivi i familiari delle vittime, e con loro tutti gli italiani onesti, hanno subito anche
l’oltraggio della mancanza di verità su mandanti ed esecutori della strage.
Sugli errori investigativi commessi dagli inquirenti, proprio in questi giorni la Corte
d’Assise di Caltanissetta, nelle motivazioni della sentenza del processo
Borsellino quater ha dichiarato: "È uno dei più gravi depistaggi
della storia giudiziaria italiana”. Scrive ancora la Corte: "È lecito interrogarsi sulle finalità
realmente perseguite dai soggetti, inseriti negli apparati dello
Stato, che si resero protagonisti di tale disegno criminoso, con specifico
riferimento ad alcuni elementi”. E nella sentenza si sostiene quanto i
familiari del giudice hanno sempre denunciato: "il collegamento tra il depistaggio dell’indagine e l’occultamento
dell’agenda rossa di Borsellino".
Indignati
da ventisei anni di “fumo” investigativo-giudiziario, i figli del giudice Paolo
Borsellino – Manfredi, Lucia, Fiammetta - hanno voluto presenziare a Palermo un
unico momento di commemorazione pubblica: la messa di suffragio nella chiesa di san
Francesco Saverio, messa celebrata da don Francesco Michele Stabile e dal
teologo don Cosimo Scordato, quest’ultimo amico del magistrato ucciso e dei
suoi familiari. Ecco alcuni passi significativi dell’omelia pronunciata da don
Cosimo in ricordo del giudice Paolo: “Quando
una persona lavora in direzione della giustizia sta cercando Dio, nella scelta
che compie nel suo cammino, si sta impegnando per il Signore. Ecco perché può
avere senso la radicalità di quest’impegno sino a compromettere anche la
propria vita … E noi desideriamo che sia portata alla luce la vita autentica,
che sia illuminata dalla verità e dalla giustizia vera. Verso cui noi ci
vogliamo muovere. (…)
Solo così noi possiamo tenere desta la memoria
dei nostri cari che ci hanno consegnato questo gesto altissimo di donazione per
la vita (…).
E su quest’oltre vorrei legare il sorriso di
Paolo … In questo legame tra la Parola del Signore che ci promette il
compimento e questo suo sorriso, ironico ma anche trascendente la banalità
della realtà, vorrei che noi potessimo raccogliere il suo impegno. Con lui
ricordiamo tutte le altre persone che, come lui hanno lottato per la giustizia
e come lui sono stati perseguitati a causa della fedeltà ad essa. Beati i
perseguitati a causa della giustizia perché di loro è il Regno di Dio. Ed è una
profezia laica, è una beatitudine laica che non riguarda solo i credenti (…)”
Maria
D’Asaro